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"Duri
e puri: aspettando un nuovo 1929" di Eugenio Benetazzo
E' in arrivo la seconda ristampa del libro, riveduta, aggiornata e ampliata |
Tutti
a pecora
di Eugenio
Benetazzo, autore di “Duri e
Puri: aspettando un nuovo
La festa è finita. Vi siete divertiti, vi siete strafogati,
avete cantato e ballato fino all’inverosimilie e vi siete indebitati.
Adesso è il momento che cominciate ad aprire gli occhi ed a svegliarvi
dal torpore innocente del tanto qualcuno ci penserà. Ma soprattutto è
il caso che cambiate. Che vi cambiate. A cominciare proprio dalle
mutande. Un copioso stock di mutande d’acciaio è il miglior
investimento che potete fare per il vostro benessere e per la
consistenza del vostro portafoglio nei mesi ed anni a venire.
Per chi fosse ancora imbambolato e intorpidito dal bombardamento
mediatico del tubo catodico con i suoi pupazzetti e show strippacervelli,
vi riassumo qui sotto l’attuale scenario planetario in termini di
parametri e congiunture strutturali raggiunte:
□
indebitamento
statunitense ai massimi storici con livello di crescita senza alcun
freno inibitorio e conseguente svalutazione del dollaro (ipotesi del
cambio euro/dollaro a 1,5 molto verosimile);
□
livello
dei prezzi delle materie prime (commodities) senza paragoni con la
storia (tanto per ridere una monetina da un centesimo di euro vale più
del suo valore facciale in virtù del suo contenuto di rame);
□
corsa
silenziosa delle banche centrali all’acquisto di oro ed alla svendita
di dollari;
□
outlook
inquietante sul prezzo del petrolio per i prossimi mesi/anni in
conseguenza del raggiungimento del picco di produzione mondiale di
greggio e all’ormai imminente conflitto iraniano;
□
mercati
borsistici ai massimi storici relativi degli ultimi anni (si è
recuperato in tre anni quello che si è perduto in nove mesi);
□
proiezione
di un preoccupante rialzo dei tassi in eurolandia dopo il raggiungimento
di uno storico minimo dell’EURIBOR a due punti percentuali;
□
indebitamento
di grandi multinazionali, banche, fondi e grandi speculatori in yen
giapponesi in virtù del loro ridicolo tasso di sconto (meno dello 0,25
%);
Sono sette punti che meriterebbero ognuno fior di pagine di
esposizione e commento: messi assieme rappresentano in ottica
congiunturale una vera e propria serie di ordigni esplosivi ad
orologeria, pronti a detonare ed a svegliarvi dal vostro “fabulous
dream of life”. Non pensateci due volte, cercate in fretta su Ebay un
paio di slip d’acciaio prima che si esauriscano troppo velocemente. La
maggior parte di voi ne avrà bisogno. Qui di seguito un riepilogo
sommario di alcune considerazioni e conseguenze riguardo a quanto
puntualizzato sopra.
Il raggiungimento del picco di produzione mondiale del
greggio individua un momento storico della civiltà umana senza
precedenti: per la prima volta dopo circa un secolo dalla nascita
dell’era petrolifera, la quantità estratta ed offerta dai paesi OPEC
e NON-OPEC non sarà in grado di soddisfare la domanda complessiva dei
paesi industrializzati, creando un deficit giornaliero di circa 4/5
milioni di barili al giorno (destinati a crescere esponenzialmente anno
dopo anno).
Il dollaro statunitense è una valuta a rischio. A rischio
default. Ne percepiamo il destino dagli ingenti processi di
ristrutturazione delle riserve a favore di oro ed euro da parte di
banche centrali e grandi operatori di mercato: il loro comportamento
dovrebbe dirci qualcosa.
Il rialzo dei tassi in Eurolandia porterà piccole imprese e famiglie
all’agonia finanziaria, con ovvie ripercussioni deflattive sul mercato
immobiliare (che già da mesi ha iniziato ad annaspare).
Sul mercato borsistico non mi esprimo, lascio ormai ognuno di voi alle
proprie certezze ed aspettative: come si può considerare razionale una
tale salita degli indici in rapporto alla salita senza sosta del prezzo
del greggio? Il greggio sale ogni giorno sempre più e le borse che
fanno? Salgono anch’esse, come a voler premiare il fatto che pagheremo
tutto di più e pertanto questo comporterà maggiori utili e dividendi.
Illusioni e fantasie da fantafinanza.
Non da meno il rialzo dei tassi provocherà una lenta ed
inesorabile migrazione di liquidità dai mercati azionari a quelli
obbligazionari in seguito ad un aumento dei rendimenti obbligazionari,
rendendo gli strumenti obbligazionari molto più appetibili di oggi.
Il rialzo lacrimale del tasso di sconto in Giappone negli ultimi mesi ha
già causato un morto sul campo: la borsa islandese. Certo è un mercato
insignificante nei confronti della capitalizzazione mondiale, ma i primi
a collassare sono proprio i più deboli (ed in questo caso i più
piccoli).
Tutti a pecora pertanto. Tutti pronti ad essere scannati o
tutti pronti a mettersi a pigrecomezzi,
perché è così che finirà, per chi non l’avesse ancora capito. I
deficit ed i debiti si pagano con il denaro. Il sistema
turbocapitalistico vive di equilibri e di liquidità. Gli equilibri sono
in forte discussione, alcuni ormai compromessi, come ad esempio il
greggio sotto i 40 dollari o il biglietto verde che perde la sua
posizione egemonica, scalzato dall’euro che diventa la nuova moneta
principe al mondo. E la liquidità è anch’essa terminata. Quell’idilliaco
ciclope (
Ed il suo sbadiglio ha trasformato di colpo i grandi
speculatori da maestosi leoni a conigli bagnati con la coda tra le
zampe, pronti a defilarsi prima che sia troppo tardi (vedi Bath
Thailandese nel 1997). Con la stessa veemenza presto si sveglierà anche
l’altro ciclope fintotonto,
Eugenio Benetazzo
Trader Professionista
tuttiapecora@eugeniobenetazzo.com