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Trichet-Draghi,
la diarchia che governa l'Italia
Gabriele Battaglia - http://it.peacereporter.net/articolo/29886/Trichet-Draghi,+la+diarchia+che+governa+l'Italia
Una lettera
“segreta” rivela che il governo è commissariato e anticipa in
fretta e furia misure di cui non si conosce l'efficacia
L'Italia è
governata dal gotha della finanza europea,
rappresentata da Jean-Claude
Trichet e Mario
Draghi, attuale e futuro presidente
della Banca centrale. Una lettera che avrebbe dovuto restare segreta e che
invece è "miracolosamente" filtrata, rivela una vera e
propria "lista della spesa" che la
diarchia di Francoforte ha imposto
al nostro Paese. È stata recapitata tra giovedì e
venerdì; venerdì sera, guarda caso, Berlusconi
e Tremonti hanno convocato un'improvvisata
conferenza stampa per comunicare i "quattro
pilastri" della politica economica futura: l'anticipo al 2013 del pareggio di bilancio,
il suo inserimento in
costituzione, la riforma
dell'articolo 41 sulla libertà economica e una non
meglio precisata "riforma del lavoro".
Nei "consigli"
di Draghi e Trichet al nostro esecutivo, immediatamente rilanciati da Merkel e Sarkozy - che hanno caldamente
consigliato a Berlusconi di fare tutto entro settembre - ci sono misure
draconiane e tempi (rapidi) per farle: privatizzazione
accelerata di tutto il patrimonio pubblico; meno rigidità sui licenziamenti
dei lavoratori a tempo indeterminato, interventi
sul pubblico impiego, superamento del modello attuale
basato sull'estrema flessibilità
di giovani e precari e sulla totale protezione degli altri, contrattazione aziendale che
incentivi la produttività.
Procedere per
decreto, da subito.
Una economista e un
operatore di borsa si esprimono sulla situazione italiana e
macroeconomica alla luce delle ultime novità. Sullo sfondo, la lettera
di Trichet e Draghi che ha dato il via libera all'intervento della Bce
sui nostri bond.
L'economista -
Annamaria Simonazzi, Dip. di Economia Pubblica, Univ. La Sapienza, Roma
La Bce interviene quando
c'è un accordo politico tra i governi europei. Il problema è che
l'accordo tra i governi avviene sempre in situazioni di crisi, mai
prima, per scongiurarle.
Quindi quello che manca è una vera e propria politica europea per il
rilancio, per la crescita, perché quello è il modo migliore per
evitare le crisi. Attualmente il mercato dei titoli di Stato cresce,
ovviamente, perché la Bce li compra. Ma gli altri mercati azionari
restano asfittici. La realtà è che l'Italia non può essere lasciata
fallire come la Grecia, perché un fallimento del genere coinvolgerebbe
anche gli altri Paesi europei: per cui l'Europa, Merkel e Sarkozy
intervengono.
Non si esagera quando si dice che l'Europa ha commissariato il nostro
governo. Di fatto gli ha fatto anticipare la manovra, ma i punti
enunciati nella conferenza stampa dell'esecutivo, convocata in fretta e
furia venerdì scorso, restano piuttosto fumosi. In particolare, come è
già stato scritto altrove (Tito Boeri su Repubblica, ndr), appare
addirittura controproducente l'inserimento in costituzione del pareggio
di bilancio. Cosa vuol dire? Potrebbe procurare più rigidità, come si
è visto nel dibattito sull'innalzamento del debito Usa.
E poi si parla di
riforma del mercato del lavoro. Anche qui, cosa si intende? Un'altra
campagna come quella contro l'articolo 18? Ma non si è capito quindi
che ormai si è flessibilizzato tutto quello che si poteva
flessibilizzare, che il punto invece è quello di far ripartire i
consumi e quindi i punti di Pil?
Il questo quadro, il declassamento del debito Usa da parte di
Standard&Poor ha fatto capire che l'Europa non può più sperare che
Washington tiri la crescita globale e che la posta in gioco dei prossimi
anni è politica: il conflitto provocato dalla destra Usa. A questo
punto la Cina si lamenta perché è seduta sulla montagna del debito Usa
e non vuole vedere crollare il valore delle proprie riserve. Potrebbero
diversificare i loro investimenti? D'accordo, però non è che al mondo
ci siano così tanti franchi svizzeri o corone norvegesi per assorbire
la capacità d'investimento cinese. Quindi si può prevedere un maggiore
protagonismo cinese a livello macroeconomico in futuro.
Quello che manca è l'Europa: per ora siamo capaci di mettere le pezze
alla situazione deficitaria dei singoli Paesi europei, ma non di
generare crescita.
Il trader - Niccolò
Mancini
Primo elemento: Il
massiccio intervento della Bce. Bastava il segnale. Più che un
intervento massiccio è moral suasion, la Bce dichiara alla
stampa che ci mette le mani e i bond spagnoli e italiani rimbalzano
forte. Occorre però sottolineare che i nostro spread è ormai
stabilmente sopra quello spagnolo: siamo andati sopra a 300 più volte e
i bond spagnoli viaggiano tra i 13 e i 15 punti sotto i nostri, anche
sui titoli a 10 anni che sono quelli che vengono presi come parametro.
Questo significa che il problema in Europa siamo noi.
Secondo elemento: la
borsa. Era partita bene e poi si sono scatenate le vendite su tutte le
piazze. C'è un disinvestimento globale legato al rallentamento della
crescita Usa e ai timori di una nuova recessione, il double
dip, che porta a vendere tutti i titoli che hanno un legame
stretto con il ciclo economico: Fiat, Pirelli, etc.
Vanno meglio le banche, anche perché se vanno bene i titoli di Stato
vanno bene anche le banche che ce li hanno in portafoglio. Comunque non
è che abbiano performance così brillanti.
Questo significa che la situazione resta molto incerta anche se sul
mercato dei bond, che è quello più importante, continua il rimbalzo:
il BTP a 10 anni valeva 90 venerdì, vale 96 e mezzo oggi, una ripresa
notevole, chiaramente generata dall'annuncio della Bce.
Siamo commissariati,
questo ormai non lo negano neanche quelli del governo. Adesso voglio
vedere come faranno il pareggio di bilancio. Credo che ci sia un piano B
che a mio avviso non può essere che la patrimoniale, per incassare
subito i soldi.
Quello di cui nessuno parla è che il problema dei mercati è il
problema di quanto siano condizionati dal fattore finanziario. Se tutte
la attività economiche dei mercati di tutto il mondo valgono 100, i
derivati valgono 800. Si continua a farli prosperare e a non regolarli
nonostante si sia sull'orlo del baratro. Il ruolo da padrone ce l'hanno
le grandi banche: loro fanno quello che vogliono, poi magari ti
impediscono l'operabilità ponendoti dei vincoli. Questo è il vero
problema: gli scambi sui derivati sono ormai fuori controllo