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Tononi,
quel lungo filo rosso con Prodi
Sergio Rizzo
– Il Corriere della Sera -
lunedì 11 settembre 2006
Gli
anni dell’università. Poi quelli dell’Iri.
E’ un marchio di provenienza che si chiama Goldman Sachs
Il problema «del riassetto delle istituzioni economiche che in Italia si pone in maniera urgente in Italia, il cui capitalismo è del tutto anomalo, dato che non si basa né sul mercato né sugli intermediari finanziari». Sono parole pubblicate nell’aprile del 1993, due settimane prima che si insediasse il governo di Carlo Azeglio Ciampi, in un articolo del Sole 24 ore. E’ una specie di manifesto delle privatizzazioni, scritto dal professor Romano Prodi con due suoi allora giovanissimi collaboratori: Daniele De Giovanni e Massimo Tononi
Le loro strade si erano incrociate già da qualche tempo,
ma non si sarebbero mai più separate. Quando qualche settimana dopo
Prodi venne richiamato alla presidenza dell’Iri, entrambi lo
seguirono. E oggi, a 13 anni di distanza, sono ancora lì. De Giovanni
è il capo della segreteria e Tononi è sottosegretario all’Economia,
con deleghe pesantissime: la privatizzazione dell’Enel, le aziende pubbliche, i rapporti con
Massimo Tononi è nato a Trento il 22 agosto 1964. la sua
biografia dice che è sposato e ha due figlie. Laureato in economia
aziendale alla Bocconi, prima di andare con Prodi all’Iri ha lavorato cinque anni alla banca d’affari americana Goldman
Sachs, ufficio di Londra. Dopo l’esperienza all’Iri ci è
tornato fino a diventare manager director e amministratore delegato
della Goldman Sachs sim, ed è rimasto fino ai mesi scorsi, quando il
presidente del Consiglio e il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa l’hanno voluto al Tesoro. Certamente non
per caso.
Sulla Goldman Sachs e i suoi uomini ne sono circolate di
tutti i colori. Ai tempi della visita dell’ex direttore generale del
Tesoro Mario Draghi sul
panfilo Britannia la destra
sospettò che fossero proprio i banchieri d’affari americani e inglesi
i direttori d’orchestra delle privatizzazioni. Con l’obiettivo di
far passare i gioielli di famiglia italiani sotto le insegne del grande
capitale internazionale. Ma ci fu anche chi non mancò di sottolineare
(allora come oggi) l’esistenza di un filo rosso fra l’inizio di
quella stagione e la seconda nomina, nel 1993, di Prodi alla guida
dell’Iri.
Alcuni degli uomini della Goldman Sachs | |||
Romano Prodi | Massimo Tononi | Mario Monti | Mario Draghi |
Proprio l’ex ministro dell’industria, che già era stato per sei anni presidente della holding pubblica, era allora fra i più importanti consulenti della Goldman Sachs. Che è diventata oggi, a tanti anni di distanza, una specie di marchio di fabbrica per i grandi tecnocrati in odore di incarichi pubblici. Qualche mese fa anche l’ex commissario europeo Mario Monti, già candidato al posto di ministro dell’Economia nel governo di Silvio Berlusconi ma considerato a suo tempo fra i papabili per avere quell’incarico anche con Prodi, è diventato consulente della banca d’affari. E Draghi, che l’attuale premier avrebbe visto bene come responsabile di via XX settembre se le cose fossero andate in un altro modo, prima di essere nominato governatore di Bankitalia occupava il posto di vicepresidente della Goldman Sachs.
Sede a New York della Goldman Sachs, 30 Hudson Street,
Jersey City
Come Prodi, anche Tononi ha fatto esperienza alla banca
d’affari americana. E dire che la sua affinità con il presidente del
Consiglio sia soltanto «tecnica»,
non sarebbe giusto. Negli ambienti politici, fino a qualche settimana
fa, del nuovo sottosegretario al Tesoro non si sapeva praticamente
nulla. Soltanto i più curiosi avevano notato che il suo nome compariva
nella lista dei finanziatori della campagna elettorale di Prodi. Con una
cifra nemmeno da buttare via: 100 mila euro, che lo colloca in prima
fila fra i sostenitori di Prodi. Insieme, per esempio, a Linda
Costamagna, moglie di un altro capitano di lungo corso della Goldman
Sachs. Claudio Costamagna, 50
anni, ha appena lasciato la banca d’affari americana e c’è chi
giura che il suo nome circolerà presto nei possibili organigrammi delle
più prestigiose aziende pubbliche. Qualche voce lo voleva già
candidato alla guida della Cassa Depositi e prestiti con la missione di
trasformarla in una vera banca d’affari. Ma non è escluso che
Costamagna scenda invece in pista più in là, magari quando nella
primavera del 2008 scadranno gli incarichi dell’amministratore
delegato dell’Eni, Paolo
Scaroni, e di quello dell’Enel, Fulvio
Conti.