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I
terroristi di Cernobbio
di
Carlo Bertani - 4 settembre 2006
…e lo Stato s’indigna, s’impegna,
poi
getta la spugna con gran dignità…
Fabrizio
de André – Don Raffaé – 1990
Come
ogni anno, il Gotha dell’economia, dell’industria e della politica
s’incontra a settembre a Cernobbio per definire le linee guida
dell’economia italiana: l’anno economico non inizia mai il primo di
Gennaio ma il primo di Settembre, dopo il ritorno dalle vacanze e quando
si deve preparare
Ah, che bel gioco
A
settembre tutti sono più seri ed attenti: le parole che più vanno di
moda sono “rigore” e “sviluppo”, mentre “speranza” e
“benessere” vengono rinviati alla prossima campagna elettorale, mica
sono fessi.
Per giustificare quello che ci fregheranno nel prossimo anno devono
trovare delle giustificazioni: gli scorsi anni era la crescita a non
essere sufficiente, il gettito fiscale scarso (con tutti quei
condoni…) e bisognava tirare la cinghia.
Oggi la crescita è un po’ aumentata ed il gettito fiscale pure: come
giustificare la “mannaia” per il 2007?
La
prima scusa è l’Europa: ragazzi, se vogliamo rimanere in Europa
mettetevi a novanta gradi e rimaneteci, perché per stare nell’UE
bisogna sollevare il sederino, non lamentarsi e, possibilmente, cantare.
Per parecchi anni Tremonti fece delle leggi Finanziarie che non vinsero
il primo premio soltanto perché quelle di Paolo Cirino Pomicino sono
tuttora un record imbattuto: l’ex ministro democristiano ripropose il
famoso “gioco delle tre carte” nella finanza, dopo che era stato
proibito persino nelle aree di servizio delle autostrade.
Nel 1992, l’allora ministro Goria se ne andò in televisione a dire
che “entro qualche mese non ci sarebbero più stati soldi per pagare
stipendi e pensioni”, ed inaugurò con quell’esternazione una serie
di Finanziarie che ricacciarono in gola agli italiani la voglia di
vivere. Non si fanno più figli in Italia? E lo crediamo bene: con la
cinghia che ci fanno tirare passa anche l’appetito, altro che far
figli.
Quest’anno
va molto di moda la “questione” pensioni: dobbiamo risistemare le
pensioni perché ce lo chiede l’Europa, perché la gente invecchia e
non si decide a morire (ma vi sembra questo il modo di comportarvi
nell’economia liberista globalizzata?), cosicché la finanza langue
per colpa di legioni di sciagurati pensionati che dilapidano la
ricchezza del Paese, comprando pane, latte e – la domenica – un
biglietto del tram per andare a trovare i nipotini.
Abbiamo cercato di ridurre la sanità al minimo per cercare di farli
ragionare – è forse bello continuare a sopravvivere in questo modo?
– ma gli italiani resistono e non crepano, accidenti a loro.
Non
importa se Tremonti presentava delle Finanziarie dove sosteneva di
colmare i “buchi” di bilancio vendendo
Se qualcuno ha ancora dei dubbi, provi a considerare di pagare una rata
del mutuo con la promessa della futura vendita di un bosco ereditato da
un lontano parente: se
Il
bello della faccenda è che per anni l’UE ha accettato le Finanziarie
piene dei “pagherò” che Tremonti s’inventava da un giorno
all’altro: le case dei militari, i palazzi della politica (quelli li
ha venduti, e lo Stato li affitta con una pigione annua astronomica, che
in pochi anni restituirà ai “buoni” acquirenti – i soliti ignoti
– l’intero capitale), le spiagge. Se fosse rimasto sulla poltrona
dell’Economia siamo curiosi di sapere cosa si sarebbe inventato: la
vetta del Cervino? l’interno dell’Etna? il fondo del Tirreno?
Eppure – meraviglia delle meraviglie – l’Europa accettava tutto,
anche i biglietti delle Ferrovie obliterati.
Cambia il governo e da Prodi, l’Europa, s’attende serietà: come può
non essere serio l’ex presidente della Commissione Europea?
Finalmente riforme “strutturali”, ossia mettersi a novanta gradi:
quando sento la parola “strutturale” – non so perché – avverto
un brivido lungo la schiena.
La
prima riforma è quella delle pensioni: italiani, lavorate di più e
sbafate di meno! Qualcuno ricorda che Berlusconi diminuì le aliquote
IRPEF (le imposte sul reddito delle persone fisiche) per i redditi che
superavano i 500.000 euro annui? Lor signori devono continuare a pagare
meno tasse e noi dobbiamo farci tagliare le pensioni?
Puntualmente, giungono statistiche allarmanti (per noi che dobbiamo
rimanere a novanta gradi) e rassicuranti per coloro che devono
sorvegliare che ci restiamo, ben fermi e senza protestare troppo.
“La spesa pensionistica – nel 2006 – è aumentata di 3,8
miliardi”. Punto. Messa giù così sembra una sentenza senza appello:
fintanto che non troveremo i 3,8 miliardi – cari italiani – rimanete
con il sedere all’aria.
Se
invece ci prende la curiosità d’andare a verificare a quanto ammonta
la spesa pensionistica in Italia la cosa si sgonfia da sola: furono
151,8 miliardi nel 2005 e dovrebbero essere circa 155,6 miliardi nel
2006, il che significa che la spesa pensionistica è aumentata di circa
il 2,5%, ossia pressappoco come l’inflazione (quella che ci
raccontano) e le retribuzioni (che, con il trucco di dare gli arretrati
a contratto abbondantemente scaduto, è un’altra presa per i fondelli[1]).
Potrà esserci lo scarto di qualche decimale, ma non sembra proprio che
su simili valori si possa intessere una retorica da Repubblica di
Weimer. Io, quasi quasi, mi rialzerei e proverei a riallacciarmi i
calzoni.
Come possiamo chiamare questo modo di fare?
Terrorismo economico, disinformazione, presa per il…
Non importa: vediamo, invece, come i nostri solerti parlamentari hanno
risolto per loro stessi il problema delle retribuzioni e delle pensioni:
Stipendio
base |
Euro
9.980 |
Portaborse |
Euro
4.030 (normalmente un parente) |
Rimborso
spese affitto |
Euro
2.900 |
Indennità
di carica |
Euro
335 - 6.455 (secondo la carica) |
Stipendio
totale |
Euro
19.150 |
Oh,
per lo stipendio siamo a posto…l’ultimo aumento – a gennaio 2005
– era stato di “soli” 1.135 euro il mese: ah, attenzione, per non
infastidire la ragioneria dello Stato con elaborati calcoli, tutti gli
emolumenti sono esenti da tasse. Fra un po’ saranno due anni senza
aumenti…che dite, è ora di “ritoccare” un po’ lo stipendio?
E
per i “trombati”, ossia per coloro che non riescono nemmeno più a
rimediare un posto da consigliere regionale, provinciale, comunale…che
si fa?
Il dramma della disoccupazione colpisce senza preavviso: da un giorno
all’altro ti ritrovi senza portaborse, solo in una piazza romana
spazzata dal vento e ti tocca osservare i tuoi ex colleghi che entrano a
Montecitorio e che ti salutano appena. Sì, sei diventato come un
lebbroso, un clochard da evitare: chissà se avranno anche cancellato il
mio numero di cellulare dal loro?
Adesso
ti tocca comprare la scheda del telefonino, pagare il dentista, il
ristorante…
Sì, perché ”prima” avevi gratis: cellulare, cinema, teatro, spese
postali, autobus, metropolitana, ferrovie, aerei (nazionali),
autostrade, piscine, palestre, cliniche, ristoranti…
Chi non ha mai provato sulla propria pelle il dramma di perdere il posto
di lavoro non potrà mai capirli: per fortuna, molti italiani possono
– dopo che i vari boiardi di Stato si sono “mangiati” la chimica,
l’elettronica e tanto d’altro – comprenderli per aver vissuto
personalmente quell’esperienza, e potranno capire perché – dopo
soli 35 mesi da parlamentari – hanno diritto a ricevere una pensione
di circa 3.000 euro. Poveracci, caduti così in basso. Noi contiamo gli
anni, loro i mesi; per noi le pensioni si contano con le centinaia, per
loro con le migliaia: e che volete che sia un piccolo salto
d’esponente!
Un
altro difficile problema che gli italiani devono affrontare è quello
delle famiglie monoreddito: con un solo stipendio si campa poco e male.
Non ci sono i soldi per far studiare i figli, per cambiare l’auto che
va in pezzi, per l’affitto: eh, se fossimo in due a lavorare…
I nostri solerti rappresentanti hanno trovato il modo di risolvere il
problema semplicemente, in famiglia: la legge elettorale varata dal
centro destra prevede che siano i partiti stessi ad individuare i
candidati? Che pessima scelta: l’elettore non vota più un
rappresentante, bensì compie un atto di pura e sincera fede nei
confronti di un partito che sceglierà il meglio per lui.
Se
così stanno le cose, tanto vale scegliere il meglio: Ferrando osò
chiamare “resistenza” la guerriglia irachena? Vade retro satana!
Colpito dallo strale di Giove-Bertinotto, oggi assiso sul più alto
scranno della Camera.
Come colmare i vuoti lasciati da questi sostenitori del terrorismo?
Di Pietro ha addirittura messo in lista un tale De Gregorio senza sapere
(?) che era molto stimato in Forza Italia (dalla quale proveniva!), al
punto che si è fatto eleggere Presidente della Commissione Difesa al
Senato con i loro voti ed oggi vota regolarmente – in commissione –
con il centro destra. C’è da chiedersi come fece un simile aquilotto
– quando era magistrato – a sbrogliare una matassa come quella di
Mani Pulite: forse divenne deputato proprio perché seppe fermarsi al
punto giusto, prima di toccare “nodi” troppo dolenti.
Nei
DS, invece, è la famiglia a tenere banco: non dobbiamo forse fonderci
in un solo partito con
Via allora con le mogli!
Le signore Fassino, Bassanini e Bassolino hanno così visto schiudersi
di fronte ai loro occhi i portoni di Montecitorio; comprendiamo le loro
ansie: e se capita una giovane e procace deputata che me lo acchiappa?
Eh no, cari signori, voglio esserci io – là dentro – a controllare!
E poi, suvvia: con il solo stipendio di mio marito non ce la facevamo
nemmeno ad andare in vacanza a S. Moritz per qualche settimana…con
tutte quelle spese…le colf, il mutuo per la villa in Sardegna, gli
autisti…no, con 38.300 euro il mese – adesso – ci siamo proprio
tolti le preoccupazioni!
“Così è se vi pare”, e se non vi pare va bene lo stesso, tanto
comandiamo noi.
Come
abbiamo fatto a giungere a questo punto? Come abbiamo fatto a portare
sui più alti scranni della Repubblica Morticia-Fassino, Rénard-Bassanini,
Bassolino o’ guapp’e, Big-Jim-Rutelli… e poi lo sceriffo di
Nottingham Berlusconi, Fini-Alalà, monsignor Casini (con più
mogli)…Calderoli che ha perso le pecore, Bertinotti la classe operaia,
Tremonti
Tutto è iniziato con un abile gioco di squadra negli anni ’70: in
quella stagione, circa un milione d’italiani sostenevano la cosiddetta
sinistra parlamentare. Il dibattito non verteva sulla liceità dei PACS
o su quella dei ticket farmaceutici ma sul significato del concetto di
proprietà, se essa doveva essere servire per arricchire pochi oppure
garantire una miglior qualità della vita per tutti.
Quello
era vero dibattito politico, non le fregnacce che ci vengono a
raccontare.
Il dibattito di quegli anni, però, non era limitato ai soli gruppi
extraparlamentari, ma coinvolgeva anche i partiti della sinistra e
numerosi ambienti cattolici: un dibattito aperto, a volta aspro,
pericoloso.
Tutto finì affogato nel sangue delle Brigate Rosse: per colpa di circa
5.000[2]
idioti un’intera generazione fu gettata nella spazzatura.
La politica, però, doveva proseguire su binari prestabiliti ed allora
s’iniziarono a premiare con fulgide carriere coloro che si mostravano
“responsabili”: una pletora di portaborse invase le amministrazioni
locali e, da lì, fece il salto verso il Parlamento.
Non
mancarono certo le eccezioni: la pornostar Cucciolina, qualche arbitro
(Lo Bello), alcuni calciatori (Rivera), conduttori televisivi (Jerry
Scotti) e tanti “signor nessuno” che avevano portato borse, fissato
riunioni e cotto le frittelle ai vari festival dei partiti per anni ed
anni.
Risultato: una classe politica più abituata ad obbedire che a
progettare. Se in quegli anni si proponeva “l’immaginazione al
potere”, lo slogan di quella gente fu il logico contrappasso: “non
si muova foglia che il segretario non voglia”.
Trascorsero gli anni e “piccoli portaborse crebbero”: ecco chi
abbiamo eletto al Parlamento, ecco chi sono i nostri rappresentanti.
Vogliamo
fare la controprova? I premi Nobel italiani entrano in Parlamento solo
in età veneranda ed alcuni ne sono tuttora esclusi. Carlo Rubbia?
Colpito da ostracismo – quando presiedeva l’ENEA – giacché osò
dimostrare che era possibile creare energia dal sole con metodi
relativamente semplici e poco costosi. Dario Fo? Cacciato dalla RAI
perché non sufficientemente allineato con il potere democristiano;
quando vinse il Nobel, Berlusconi lo schernì chiamandolo “guitto”:
quel “guitto” – per decenni – mostrò al mondo la bandiera del
teatro italiano, la cultura italiana, mica le visioni oniriche di
Tremaglia.
Il più bravo attor comico che abbiamo – Beppe Grillo – è
considerato alla stregua di un dissidente della vecchia URSS: non lo
mandano in Siberia soltanto perché qui non abbiamo
Il
Festival di Sanremo – la vetrina della canzone italiana – ha sempre
fatto a meno di coloro che la canzone italiana di qualità l’hanno
creata: chi ha mai visto a Sanremo De Gregori, De André, Guccini ed
altri ancora? Ci vanno gli altri, i “portaborse” della
canzone.
La
classe politica italiana è tra le più pagate al mondo – seconda solo
a quella USA – ma vale quel che costa? In altre parole, quel miliardo
e mezzo di euro che ci costa ogni anno, ci viene reso sotto forma
d’interventi che migliorano l’esistente?
Dobbiamo riflettere che non è tanto importante quanto costa una classe
politica, quanto il rapporto fra i costi ed i benefici ottenuti. Vediamo
qualche esempio.
Siamo
stati trascinati in una faida all’arma bianca per il Ponte sullo
Stretto di Messina: chi è contrario viene presentato come un
affossatore dei siciliani ed un inguaribile retrogrado.
Sono
trascorsi trent’anni: cos’è stato fatto? Ci penserà aquilotto Di
Pietro: siatene certi.
Nel 2003, ci fu la prima avvisaglia di un problema che gli scienziati avevano già indicato, ossia la carenza idrica dovuta al mutare del clima, ma che il clima muta non è dimostrato ed allora alla politica non interessa. Magari interessa di più agli agricoltori.
Nel
2006 il fenomeno si ripete, e le organizzazioni di categoria lanciano
l’allarme:
“Ormai i danni accertati arrivano ad un miliardo di euro. Le
conseguenze non sono soltanto per il Nord Italia. Il maltempo di queste
ultime ore sta provocando effetti gravi in quasi tutte le regioni. E si
prospetta sempre più una “ferita” da 1,5 miliardi di euro. Al
momento risultano “tagliate” le produzioni di riso, cereali, mais,
frutta e ortaggi, mentre ci sono pesanti rischi per i vigneti (la
prossima vendemmia si preannuncia al ribasso) e gli uliveti.”[3]
Siccità
e precipitazioni violente sono il mix che causa i disastri: come
reagisce la classe politica? Il governo Prodi crea subito una “cabina
di regia” per sorvegliare la situazione: Berlusconi forse, nel 2003,
non fu nemmeno informato del fenomeno.
Una “cabina di regia” – mentre il mais secca nei campi e l’uva
viene triturata dalla grandine – è certamente quel che serve per
salvare la polenta ed il vino: non sarebbe stato meglio crearla quando
si poteva fare qualcosa per arginare il fenomeno?
La guerra dell’acqua vede sul piede di guerra da un lato gli
agricoltori e dall’altro l’ENEL, ossia l’acqua conservata
gelosamente nei bacini in alta montagna per trasformarla in energia
quando il prezzo è più vantaggioso.
Siamo
alla solita guerra dei poveri, perché c’è poca acqua, i fiumi sono
in secca ed i grandi laghi ai “minimi storici”.
Ora, se i grandi laghi prealpini hanno dei minimi avranno anche dei
massimi, e così è: il Lago Maggiore ha addirittura un’escursione di
circa
In primavera, i laghi raggiungono alti livelli con le piene primaverili
e lo scioglimento delle nevi, ma tutta quell’acqua se ne va con il
finire della primavera ed in estate – quando servirebbe – sono già
ai livelli minimi.
Basterebbero tre chiuse, solo tre chiuse che permettessero di mantenere
i laghi agli alti livelli primaverili per rilasciare poi lentamente
l’acqua durante l’estate ed utilizzarla per gli usi irrigui.
Costo?
Qualche milione di euro, non miliardi come il Ponte sullo Stretto. Poca
roba, non vale la pena d’impegnarsi: c’è poco da “raschiare”.
Quanta acqua si riuscirebbe a trattenere in questo modo?
Circa 1 miliardo e mezzo di metri cubi d’acqua. A quanto ammonta la
portata del Po nella stagione di magra? A circa 420 m3/s [5],
e con quell’acqua sarebbe possibile raddoppiare la portata del Po per
un periodo pari a circa 41 giorni, ossia proprio nei momenti più acuti
della siccità.
Non ci sarebbero problemi tecnici di sorta e la navigazione lacustre non
ne soffrirebbe, con una piccola chiusa di servizio sarebbe garantita
anche la circolazione dei natanti dal lago ai fiumi e, installando delle
turbine Kaplan alla caduta d’acqua per produrre energia elettrica, con
il trascorrere del tempo ci si potrebbe pure guadagnare qualcosa.
Troppo
semplice, non ci si può imbastire sopra una bella polemica con
l’opposizione, non si riesce a litigare a sufficienza: se non
riusciamo a litigare su qualcosa dal Vespone, gli ascolti calano e
Curiosità: chi avranno chiamato a presiedere la “cabina di regia”?
Il portaborse di un portaborse? Un docente universitario parente od
amico di qualche notabile? Scommettiamo che la prossima estate
ricicleranno gli stessi comunicati e la medesima “cabina di regia”?
Oggi
tiene banco il Libano, ed i nostri soldati sono partiti ancora una volta
per l’Oriente: speriamo che tornino tutti sani e salvi. Quanto costerà
la missione? Circa 300 milioni di euro l’anno per cinque anni. Ad
occhio e croce sembrano un po’ pochini, ma prendiamo per buona la
cifra.
L’esborso viene dichiarato “compatibile” con il bilancio dello
Stato, le pensioni e gli stipendi no: gli italiani hanno compreso
d’essere oramai “incompatibili” con il bilancio statale, difatti
non fanno più figli.
Ovviamente la cifra dovrà essere messa a bilancio nelle uscite, e per
le entrate bisognerà tagliare qualcosa: sarà richiesta
“moderazione” nei contratti, la “revisione” delle pensioni,
magari qualche nuovo “ticket” sanitario (vi decidete a crepare sì o
no?).
Eppure
lo Stato getta al vento ogni anno la stessa cifra e non lo sa, oppure lo
sa e fa finta di non saperlo, o ancora lo sa e gli sta bene così.
Sapete che quasi tutte le scuole italiane – durante le vacanze
natalizie e pasquali – rimangono aperte? Per far andare al lavoro
bidelli e segretari si scaldano strutture enormi, mentre se fossero
vuote basterebbe, per evitare danni, la sola impostazione anti-ghiaccio
dell’impianto di riscaldamento.
Le scuole sono tenute aperte giacché devono consegnare certificati e
diplomi anche durante le vacanze: immaginate quante persone (!) si
recano in quei periodi a ritirare un documento, il quale potrebbe anche
essere inviato per via telematica (cosa ha combinato – in cinque anni
– il Ministro per l’Innovazione Stanca? Dev’essersi veramente
stancato molto…oppure era più “attento” alla sperimentazione
informatica del voto elettorale? Non mancava ad una riunione con Pisanu
e Berlusconi…)
Quanto
si spende per scaldare queste scuole vuote? Ho eseguito un rapido
calcolo, considerando cubature medie di
Un calcolo con alcune approssimazioni, ma che conduce a valutare
l’importo fra i 200 ed i 250 milioni di euro l’anno, sparsi
letteralmente al vento: circa la metà di un rinnovo contrattuale per la
scuola, che ad ogni trattativa scatena l’inferno, oppure il
finanziamento della missione in Libano.
Potremmo
trovare molti di questi esempi, ma ciò che manca a questa gente è
proprio la volontà di rimboccarsi le maniche per fare in modo che gli
italiani stiano meglio: con quelle tre misere chiuse, probabilmente non
avremmo avuto 1,5 miliardi di danni in agricoltura nel solo 2006, ed
oggi avremmo più ricchezza e qualche problema in meno.
Ci sarebbero moltissimi comparti nei quali metter mano per risolvere
veramente i problemi: l’energia, i trasporti, l’istruzione,
l’innovazione tecnologica, i rapporti con le realtà economiche
emergenti…
Troppo, per delle persone che sono state abituate ad ubbidire al
segretario di sezione, di federazione, al capogruppo, al cardinale, al
grande finanziere, al potente di turno: quando si trovano a dover
decidere autonomamente sono sperduti, perché non sanno più a chi
obbedire.
Operiamo
un piccolo paragone con
Le banche spagnole sono tornate ad essere un punto d’incontro con
l’America Latina e gli spagnoli – anche se il loro reddito è ancora
inferiore al nostro – sono più felici degli italiani, vedono il
futuro meno nero.
La
classe politica spagnola, però, si formò quasi di sana pianta con la
fine del franchismo nel 1975: Aznar e Zapatero potranno piacere oppure
no, ma sono due seri politici di destra e di sinistra, mica dei
pateracchi informi come i nostri.
In
mancanza d’idee, l’unico spazio che riescono a trovare i nostri
politici è quello di scannarsi all’arma bianca per dividersi fra i
vari dicasteri le risorse disponibili della Finanziaria. E quando non
bastano? Giù a novanta gradi!
In definitiva, se a settembre ci viene chiesto ogni anno che passa
d’accettare qualche sacrificio in più, un po’ di stato sociale in
meno, qualche aggravio – palese o nascosto – per la nostra vita,
perché a questa gente non salta in mente che magari sono loro ad essere
inadeguati, a non essere una classe politica in grado di governare
questo paese?
Non siamo noi a doverci rimboccare le maniche ad ogni settembre che
passa: ‘o pesce, fete da a’ capa.
Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it
[1]
L’ultimo contratto dei lavoratori della scuola prevedeva un
aumento contrattuale del 5% su base biennale e fu firmato a maggio
2005 dall’allora governo Berlusconi. I soldi, però, arrivarono in
due o più scaglioni nei mesi da Gennaio a Marzo 2006, ossia circa
nove mesi dopo. Con un’inflazione al 2,1 % (facciamo finta di
crederci…) in nove mesi lo Stato si riprese circa l’1,7% di quel
5%. Lo stesso trattamento – a volta ancora peggiore – lo
subirono altre categorie, come i metalmeccanici e gli
autoferrotranvieri.
[2]
Tanti furono coloro
che entrarono nei vari processi per le BR, compresi gli imputati
minori, i cosiddetti “fiancheggiatori”.
[3]
Confederazione
Italiana degli Agricoltori, comunicato del 9/8/2006.
[4]
Fonte: Limno – Banca
dati dei laghi italiani – IRSA-CNR.
[5]
Fonte: Consorzio Navigare sul
Po.