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Terrorismo: il lato oscuro dell’Occidente
Marcello Pamio - 17 agosto 2005
Gli
esperti dell’intelligence, gli analisti militari e anche qualche
giornalista ben oliato, cercano con ogni mezzo di presentare l’annoso
problema del terrorismo come un problema di civiltà, anzi come uno
“scontro di civiltà”, per usare un termine caro allo stratega
Samuel Huntington.[1]
Ovviamente la civiltà incriminata è quella islamica!
Tutti all’unisono, con la compiacenza dei media, puntano il dito
contro l’estremismo islamico, le moschee, le scuole coraniche, il
musulmano, il talebano, il diverso, ecc.
Risultato?
Le moschee da luoghi di culto sono diventate centri pericolosi di
addestramento; il burka e il chador da semplici vestiti sono diventati
scafandri da kamikaze; gli zainetti scolastici sulle spalle delle
possibili bombe, fedeli che pregano in ginocchio dei possibili martiri,
ecc.
Nessuno però di questi esperti internazionali si pone qualche semplice
domanda: cos’è effettivamente il terrorismo? Cos’è questa rete
chiamata al-Qaeda? Ma soprattutto: cosa spinge un giovane a riempirsi di
tritolo e a farsi saltare in aria?
E’ semplice condizionamento religioso, come qualcuno vorrebbe farci
credere? Bastano delle vergini in paradiso a spingere un ragazzo a
immolarsi? O invece c’è dell’altro?
Non è facile rispondere, ma cercheremo di analizzare il problema per
trovare, se esistono, eventuali soluzioni.
Cos’è il terrorismo
Partiamo dalla prima domanda:
cos’è il terrorismo?
Per rispondere a questa domanda è necessario comprendere quali sono le
differenze tra un kamikaze mediorientale che si fa saltare in aria
uccidendo persone civili e un missile occidentale che fa saltare in aria
un mercato o un quartiere uccidendo persone civili.
Mettiamo da parte gli ideali, religioso nel primo caso e materialistico
nel secondo: la risposta, per usare un termine einsteniano, è relativa
e dipende dal sistema di riferimento.
Da punto di vista di un iracheno un missile intelligente
che massacra a Baghdad centinaia di persone civili è un atto
terroristico criminale contro l’umanità, per l’occidente invece
(una parte sempre più ristretta per fortuna) è lo scotto da pagare per
avere la democrazia!
Quando un kamikaze fa una strage
dentro un autobus in pieno centro, dal nostro punto di vista è un atto
terroristico criminale, per il mediorientale (una parte sempre più
ristretta per fortuna) è lo scotto da pagare per sconfiggere il Satana
occidentale.
E allora, come la mettiamo?
Premetto
che tutto quello che va contro la vita è da aborrire, ma cambiando il
punto di riferimento, cambia la percezione anche se la sostanza è la
stessa: sempre un atto criminale è. E infatti il terrorismo è un atto
criminale il cui scopo è quello di creare terrore e paura. Quindi non
esiste il “terrorismo islamico”, piuttosto che il “terrorismo
arabo” piuttosto di quello “basco”, ecc.: esiste solamente “il
terrorismo”.
In questa definizione rientrano tutti coloro che creano terrore e
spavento.
Lascio a voi il compito di stilare una lista (preparate parecchi fogli)
di nomi di personaggi politici e di presidenti che a livello mondiale
foraggiano e creano il terrore.
Siamo arrivati al primo esame di coscienza:
le guerre per il petrolio, per l’oro, per i diamanti, per una
posizione geostrategica o per esportare la democrazia, che ammazzano
sempre e solo persone civili, sono molto diverse dal terrorismo
cosiddetto islamico?
Cos’è al-Qaeda
Passiamo alla seconda domanda:
cos’è al-Qaeda?
Quella che oggi viene definita “la rete di al-Qaeda” altro non è
che una struttura militare creata, organizzata, armata e addestrata
dalla CIA per bloccare e contrastare le truppe sovietiche in
Afghanistan.
All’inizio si trattava di una vera e propria resistenza afgana, poi
nel corso degli anni, e grazie ai parecchi soldi d’oltreoceano, si è
trasformata o l’hanno trasformata in qualcosa d’altro...
Pensate che «fino al 1987 si
stima che gli USA abbiano fornito a queste forze della guerriglia 65.000
tonnellate di armi, fra le quali i micidiali antiaerei Stinger, e aiuti
economici fino a 470 milioni di dollari»[2]
Gli
ultimi stanziamenti al regime afgano sono datati agosto 2001! Avete
capito? Fino ad un mese prima del disastroso attentato alle Torri
Gemelle, il Pentagono ha inviato soldi dei contribuenti ad un paese
lontano e desolato! Ce n’è ancora: il signore del terrore, Osama bin
Laden, l’ingegnere che ha studiato in Inghilterra nonché miliardario
principe saudita, dal 4 al 14 luglio
E’ scontato che, cartina geografica alla mano, chi controlla
l’Afghanistan può decidere quali saranno in futuro i destini
energetici dell’area…
Quindi oggi, il nemico numero uno al mondo (se fosse ancora vivo!) è
una creatura dei servizi segreti statunitensi.
Secondo esame di coscienza: fidarsi è bene, e non fidarsi è meglio si
dice! Prima di scegliere le amicizie (il Saddam, l’Osama, ecc.), prima
di scegliere le dittature da foraggiare e i governi da ribaltare,
sarebbe bene prendere in seria considerazione tutte le possibile
conseguenze.
Cosa spinge una persona a farsi saltare in
aria
L’ultima domanda è
sicuramente la più difficile: cosa spinge un giovane a immolarsi?
Quali motivazioni possono spingere un giovane a farsi detonare?
Prima di tentare una risposta è bene a questo punto smontare una volta
per tutte il mantra classico che vuole inculcarci nelle nostre teste
come l’origine di tutto sia stato l’11 settembre 2001 con
l’attacco al cuore degli Stati Uniti. Assolutamente falso!
L’11 settembre ha decretato l’inizio della Terza Guerra Mondiale:
Bene occidentale contro il Male islamico. Se andiamo però ad analizzare
onestamente su quale terreno fertile il terrorismo di matrice islamica
è nato e si è sviluppato, troveremo sempre lo zampino occidentale, cioè
nostro. Non ci credete? So che è molto difficile da mandare giù.
Jung quando disse che «accettare
se stessi senza riserve è la cosa più difficile», intendeva dire
che accettarci per quello che siamo realmente, e cioè con i nostri
pregi (il lato di luce) ma soprattutto con i nostri difetti (il lato
d’ombra, o lato oscuro) non è facile. E aveva perfettamente ragione:
è molto più semplice dare la colpa agli altri, al diverso, invece che
guardarsi dentro. Ma noi siamo qui per crescere ed evolvere, giusto? E
vogliamo anche trovare una risposta al terrorismo! Bene, proviamo una
volta per tutte a tirare fuori il lato d’ombra occidentale.
Non
serve granché, basta prendere in mano un qualsiasi libro di storia, per
vedere come i paesi europei prima e la succursale britannica poi
(America), hanno sempre messo a soqquadro le popolazioni e le risorse
dei paesi dell’Africa, dell’Asia e del Medioriente. Pochissimi paesi
sono riusciti a sfuggire alle sgrinfie colonialiste europee, e se
possono vantare questo primato, lo devono solo alla scarsità delle
risorse naturali del loro sottosuolo o ad una posizione geografica poco
importante nello scacchiere internazionale.
Quali sono gli stati oggi che sfornano più terroristi? Iraq, Palestina,
Arabia Saudita, Iran, e altri?
Andiamo
per ordine e partiamo dall’Iraq.
Questo Stato sovrano nel 1991 subì l’attacco militare da parte
statunitense per aver ufficialmente intrapreso una iniziativa bellica
contro il Kuwait. Nessuno però ha il coraggio di dire che la guerra fu
pensata, voluta e organizzata dall’allora presidente George Walker
Herbert Bush. Ma veniamo ai fatti.
Il 16 gennaio 1990 l’ex ministro degli Esteri e vice primo-ministro
Tareq Aziz, scrive una lettera al Segretario della Lega Araba avvertendo
che «il Kuwait si sta inoltrando
in modo pianificato e premeditato nel territorio dell’Iraq, costruendo
installazioni militari, infrastrutture per le trivellazioni petrolifere
e creando aziende agricole sul suolo iracheno»[4]
L’Iraq all’epoca era impegnato sull’altro fronte dalla guerra
contro l’Iran.
In pratica le truppe militari del Kuwait penetrando illegalmente sempre
più nel territorio iracheno, spostando volutamente le frontiere e
costruendo stazioni di polizia hanno creato le condizioni per uno
scontro armato.
La guerra non è stata spinta da motivi energetici, per il semplice
fatto che l’Iraq non aveva bisogno di altro petrolio, era la seconda
se non addirittura la prima riserva di oro nero del mondo.
Attenzione
alle date:
L’Iraq ufficialmente entra in Kuwait nell’agosto del 1990. Casualmente
dall’aprile dello stesso anno, e cioè 5 mesi prima dell’invasione,
i principali media americani hanno scritto che Saddam Hussein era
l’uomo più pericoloso del mondo, era il nemico della gente, aveva
armi di distruzione di massa, ecc. ecc.
Non è un po’ strano tutto ciò? Perché questa campagna diffamatoria
ad un ex collaboratore statunitense? Chi c’era dietro, e soprattutto
chi ha istigato i kuwaitiani a una politica insensata? Il prezzo del
greggio all’epoca era 21 dollari al barile: il Kuwait raddoppiò, non
si sa bene perché, la produzione facendo crollare il prezzo a 8-9
dollari. In definitiva cominciarono a perdere denaro e a dare fondo alle
riserve petrolifere! Nessuno sano di mente farebbe una cosa simile, se
non ci fossero dietro altri scopi…
Ma quali scopi?
La
lettera scritta da Tareq Aziz alla Lega Araba non ebbe risposta, e
pertanto l’Iraq schierò
l’esercito lungo la frontiera del Kuwait. Il 1 agosto la delegazione
del Kuwait e quella dell’Iraq non raggiunsero un accordo, e il 2
agosto alle 1:30 di notte, l’esercito di Saddam passò la frontiera.
La guerra che ne conseguì fa parte ahimé della storia.
Il 17 gennaio 1991 l’esercito degli Stati Uniti d’America, assieme a
31 paesi della coalizione diede
il via all’operazione “Desert
Storm”. Secondo un rapporto del Segretario della Difesa
statunitense del 4 novembre 1997, le forze armate usarono munizioni di
105 e
L’aeronautica lanciò in totale 783.514 proiettili ad uranio
impoverito da
Le fonti ufficiali del governo americano e del ministero della Difesa
britannico, affermano che la quantità totale di uranio impoverito
lanciato sull’Iraq è stato di oltre 400 tonnellate!
I danni di tutto questo? Oltre 1.500.000 persone tra donne e bambini
sono morti per gli effetti della contaminazione radioattiva e delle
patologie ad essa collegate[5]
(tumori, leucemie, malformazioni congenite, aborti e feti nati morti,
ecc.). Basti ricordare la tristemente nota “Sindrome della Guerra del
Golfo” che colpì i reduci militari.
Nessuno, dal Segretario delle Nazioni Unite alla Commissione Europea ha
mandato esperti per verificare cosa realmente avvenne e quale crimine
contro l’umanità è stato perpetrato.
Non
ci furono controlli, come pure nessuno investigò sullo stranissimo
comportamento del generale americano che guidò l’operazione “Desert
Storm”. Norman Schwarzkopf infatti dopo la sconfitta
di Saddam riconsegnò agli iracheni gli elicotteri catturati
permettendogli il volo nel paese[6].
Con quegli elicotteri il criminale iracheno soppresse nel sangue (20.000
morti) la rivolta sciita di Najaf, Serbala, Bassora e Nassirya.[7]
Perché fu permesso un simile scempio?
E perché Bush senior, alle porte di Baghdad fece tornare indietro
l’esercito e non sconfisse definitivamente Saddam, se quello era il
suo vero intendimento? Erano lì a pochi metri.
Forse aveva paura che la caduta dell’ex collaboratore portasse alla
nascita di una repubblica islamica sul modello iraniano? Chissà…
Nessuno, tanto meno il sottoscritto, giustifica e accetta il terrorismo.
Sia la guerra che il terrorismo vanno contro l’evoluzione dell’uomo.
Però è d’obbligo morale cercare di comprendere. Comprendere cosa
spinge una persona ad odiare un’altra fino a farsi ammazzare per
ammazzarla.
Certamente una guerra illegittima come quella avvenuta in Iraq nel 1991,
è un ottimo terreno fertile per coltivare e far crescete la pianta
dell’odio. Sterminare senza motivo centinaia di migliaia di persone
innocenti, inquinare il territorio per migliaia di anni con le
radiazioni, significa accendere una miccia molto pericolosa.
Nessuno
giustifica il terrorismo, ma una persona che ha vissuto sulla propria
pelle un simile disastro umanitario, che ha visto morire i propri
parenti dalle radiazioni occidentali, che ha visto morire di fame o di
malattie gli amici cari, che ha perso la casa e tutto ciò che gli
rimaneva, secondo voi, andrà in giro a dispensare amore e fratellanza?
Andrà a professare la grandezza di dio, o è più facile che venga catturato da qualche gruppetto di estremisti esperti
nell’addestrare le menti e fomentare l’odio contro il Satana
occidentale? Che ne so, magari i Fratelli Musulmani, piuttosto che
qualche setta wahabita saudita?
E’ molto più facile per una
persona che non ha più alcuna voglia di vivere, che ha perso tutto
quello che aveva di caro, farsi saltare in aria per un ideale distorto,
rispetto ad una persona che ha vissuto relativamente in pace e non ha
visto soprusi e violenze di ogni tipo.
Siamo
partiti dall’Iraq e adesso saltiamo in Palestina, perché anche in
questa zona molto particolare si sta giocando una partita che riguarda
il mondo intero.
Tutti guardano preoccupati alla Terra Santa e nessuno fa nulla; tutti
sanno dell’importanza di uno Stato Arabo assieme a quello d’Israele
e nessuno muove un dito. Perché?
In questo caso però la colpa è dell’Inghilterra.
Il 2 novembre 1917 il Ministro degli Esteri britannico, Arthur James
Balfour scrive una lettera, diventata la famosa “Dichiarazione Balfour”,
al Lord Rothschild, il filantropo più potente della Federazione
Sionista, nella quale si pone l’accento sulla costituzione «in
Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico»[8].
In pratica è una dichiarazione di simpatia del governo inglese per le
aspirazioni sioniste.
Qualcuno, a ben donde, vide questa dichiarazione come un vero e proprio
tradimento delle promesse fatte! Nell’ottobre 1915 infatti una serie
di lettere tra Thomas Edward Lawrence (il famoso Lawrence d’Arabia) e
lo sceriffo della Mecca, Hussein, dicevano che
Risultato:
iniziò l’immigrazione ebraica in Palestina e gli arabi non videro
alcuno Stato!
Dopo l’immane tragedia dell’Olocausto si cercò un posto nel mondo
dove creare lo Stato d’Israele, e invece di crearlo nel paese che causò
l’ecatombe, e cioè
Non possiamo sapere se Gore Vidal ha ragione quando scrisse nel libro di
Israel Shahak che «nel 1948 Harry
Truman fu avvicinato da un sionista americano sul treno elettorale che
gli consegnò una valigetta con dentro 2 milioni di dollari in contanti.
Ecco perché gli Stati Uniti riconobbero immediatamente lo Stato
d’Israele»[10]
Quello che sappiamo è che gli
inglesi prima e gli americani poi si sono dimenticati di una promessa
fatta e di un intero popolo: quello arabo!
Tutto questo ha portato a gratuiti malesseri e profondi disagi nella
società palestinese e araba in genere. La goccia poi che ha fatto
traboccare il vaso è avvenuta nel 1967, quando lo Stato d’Israele
occupa illegalmente
Oggi
il governo Sharon si sta muovendo, anche in maniera vigorosa, per la
restituzione di alcune colonie, ma il vero problema è un muro di
cemento alto ben
Tutto questo non può aiutare in nessun modo il processo di pace: semmai
fomenta odio, rabbia, violenza e di conseguenza il terrorismo!
Numerose sono le generazioni d’israeliani nate e vissute in quella
terra, e giustamente la considerano la loro patria, ma lo stesso vale
anche per gli arabi.
Gli esperti lo sanno bene: innalzare muri contro il terrorismo non serve
a nulla, quello che serve sono “ponti umanitari”, coscienza,
comprensione, fratellanza!
Terzo
esame di coscienza:
Non sappiamo nulla della natura umana; non conosciamo dove e come
nascono i sentimenti, le emozioni, le angosce, ecc. per cui non possiamo
conoscere cosa muove e spinge un terrorista al suicido. Per noi è
certamente un crimine (e infatti lo è), ma lo è anche muovere guerre
ingiuste, ammazzare centinaia di migliaia di persone civili con missili
intelligenti o con un calibrato embargo, ecc. Cambia il punto di
riferimento ma il concetto della involuzione è lo stesso.
Il discorso che ho appena fatto per l’Iraq e
Soluzioni per il terrorismo
Esistono delle soluzioni per il
terrorismo? Non lo sappiamo, ma le proposte degli esperti fanno ridere i
polli. Nessuno qui ha la bacchetta magica, il nostro strumento
principale è il cervello, un po’ di neuroni e soprattutto buon senso.
Noi però crediamo fermamente che è solo cercando di comprendere le
ragioni dell’altro, facendo un serio e profondo esame di coscienza,
che possiamo sperare in un vero dialogo!
Con le guerre, con le bombe, con i muri si avranno solo che morti,
cadaveri, terrore e divisioni.
Le soluzioni che ci sono venute in mente rappresentano solo una piccola
parte delle possibili, ma sono tutte realizzabili. Hanno solo un difetto
piccolo: si scontrano con interessi geopolitici ed economici enormi e
cozzano contro quelle correnti
oscure che utilizzano la situazione odierna di costante paura e
terrore per poter controllare e governare meglio le masse.
-
Lanciare una Fatwa che separi definitivamente al-Qaeda da tutti i veri
musulmani. Sappiamo bene che al-Qaeda non c’entra nulla con l’islam,
per cui tutti i musulmani del mondo hanno il diritto e dovere di
prendere le distanze da criminali terroristi;
- Uscita immediata delle truppe militari di occupazione da Iraq,
Afghanistan e da qualsiasi altro paese mediorientale. Smantellamento di
tutte le basi ed entrata delle forze di pace internazioni arabe;
- Abbattimento immediato del muro in Palestina, non solo perché
considerato illegale dalla Corte di Giustizia Internazionale dell’AIA,
ma soprattutto perché non serve a prevenire il terrorismo;
- Creazione di uno Stato Palestinese riconosciuto da Europa, Stati Uniti
e soprattutto Israele;
- Controllo serio dei flussi di denaro che partono dall’Arabia Saudita
e che vanno nelle madrasse coraniche
(scuole) per poi arrivare ai gruppi fondamentalisti («Alla
base della casa regnante saudita c’è la setta Wahabita, una delle
tante dell’islam: una setta integralista che dà una lettura molto
restrittiva delle norme del Corano»[11]);
- Eliminazione del cosiddetto brodo di cultura nei paesi mediorientali. Aiuti e finanziamenti per
la creazione di scuole serie che permettano lo studio corretto e non
integralista del Corano;
- Impedire qualsiasi ingerenza e/o intromissione occidentale nelle
politiche locali dei paesi mediorientali;
- Impeachment (accusa, incriminazione) per «menzogna
alla popolazione», «crimini
contro l’umanità», e per aver «fomentato
il terrorismo» a coloro che hanno voluto e collaborato a questa
guerra ingiusta, illegale e illegittima;
- Rivedere i sistemi elettorali nel mondo anglosassone;
- Apertura dell’OPEC alla possibilità di uno scambio diretto
petrolio-euro.
- Dirottare gli oltre 1000 miliardi di dollari (spesi l’anno scorso)
per le armi verso le energie sostenibili ed ecologiche, in modo da non
dipendere più dall’Arabia;
- ecc. ecc.
Non
sappiamo se la realizzazione di questi punti, o di una parte di essi,
sortirà i benefici paventati: certamente non aggraverà la già
preoccupante situazione odierna!
[1]
Samuel Huntington, uno dei massimi esperti di politica estera, già
consigliere del presidente Jimmy Carter è oggi direttore degli
Studi Strategici e Internazionali di Harvard. Fondatore della
rivista Foreign Policy, e autore di una ventina di saggi dalla
storia alla geopolitica
[2]
Carlo Bertani «Al Qaeda: chi è, da dove viene, dove va», ed.
Malatempora
[3]
Anais Ginori – “Dubai, mistero Bin Laden” da
[4]
Documentario “Iraq: il dossier nascosto” di Jean-Marie Benjamin
[5]
Dichiarazioni di Clark Ramsey, ex Procuratore generale degli Stati
Uniti
[6]
Idem
[7]
Idem
[8]
Vittore Querèl «Palestina e
Sionismo», Fratelli Bocca editori 1939
[9]
Idem
[10]
Gore Vidal prefazione: «Storia
ebraica e giudaismo» di Israel Shahak
[11]
Carlo Bertani «Al Qaeda: chi
è, da dove viene, dove va», ed. Malatempora