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politica
- Libri sul terrorismo
Il
terrore che nasconde la verità
di Giulietto Chiesa –
tratto da www.megachip.info
Siamo ormai tutti
immersi in un bagno di terrore. E il terrore funziona a meraviglia per
far eleggere George Bush. Qualcuno ha rilevato che solo gli americani
votano in questa elezione, ma che essa, in realtà, è ormai
l’elezione dell’imperatore del pianeta. Locuzione delle più
imprecise perché solo una piccola parte degli americani votano e quindi
se ne deduce che l’imperatore del pianeta è in realtà espressione
solo delle classi abbienti (quelle che votano negli Usa), cioè di meno
del 40% della popolazione statunitense...
Questa
è la verità, che nessuno o quasi dei nostri giornalisti ama ricordare.
Così come nessuno ama ricordare che George Bush non è il presidente
degli Stati Uniti d’America perché truccò le carte nel 2000. Se a
qualcuno restano dei dubbi in proposito sarà sufficiente la lettura (e
la verifica delle fonti) di “Stupid White Men” e i primi dieci
minuti di “Farenhet 9/11, dove si può constatare fino a che punto il
bipartitismo perfetto degli Stati Uniti sia da tempo divenuto un sistema
a partito unico “con due ali destre”, secondo l’espressione
sintetica di Gore Vidal.
Infatti non si troverà un solo senatore (nemmeno tra i democratici)
disposto a sostenere l’inchiesta sui brogli elettorali (del tutto
ormai acclarati) organizzati in Florida dal fratello di Bush,
governatore dello Stato, sebbene diversi parlamentari neri del Congresso
avessero chiesto a termini di legge, tra i lazzi dei senatori di
entrambi i partiti, che il falso risultato elettorale venisse rimesso in
discussione. Il bello è che tutto ciò venne sancito dalla viva voce
dello sconfitto Al Gore, che in qualità di vicepresidente uscente,
doveva presiedere alla seduta decisiva del Congresso.
Se
questa è la democrazia americana, Dio ce ne guardi!
Ma
eravamo partiti dal terrorismo. E il sistema della menzogna
generalizzata funziona anche in questa direzione. Poiché è evidente il
tentativo, nemmeno più mascherato, di fare di ogni erba un fascio, in
modo che il grande pubblico – che deve essere terrorizzato – non
riesca più a distinguere nella notte buia in cui tutti i terrorismi
sono uguali, in cui tutto viene da quell’entità misteriosa e
probabilmente inesistente denominata Al Qaeda.
Scoppia
una bomba in Indonesia ed è Al Qaeda. Probabilmente. Poi si avvia la
serie degli attentati terroristici in Russia e il riflesso condizionato
fa scrivere a molti (non a tutti, per fortuna, perché il numero dei
cretini che fanno i giornalisti è numerabile ma non infinito) che è
sempre Al Qaeda. Vladimir Putin gioca anche lui sull’equivoco e
proclama la lotta senza quartiere al terrorismo internazionale. Vero?
Falso naturalmente. Ma Bush gli dà corda perché Beslan gli ha fruttato
un balzo verso l’alto del suo rating di almeno sei punti sullo smorto
John Kerry. Perché tranquillizzare gli elettori americani dicendo loro
che Beslan con Al Qaeda non c’entra niente?
Scoppiano le bombe a Baghdad. Certo che è terrorismo! Quando muoiono
innocenti è sempre terrorismo. Ma è Al Qaeda? Lo sforzo principale di
tutti i media più importanti è quello di convincerci che la fonte è
sempre una sola: Al Qaeda. E così appaiono su siti internet tanto
misteriosi quanto assai stranamente non identificati (sebbene
identificabili) le rivendicazioni, le dichiarazioni tracotanti, i
filmati delle decapitazioni. E tutto viene preso per buono. Al Zarkawi
ha ormai sostituito da mesi la figura ieratica di Osama bin Laden e
quella del suo vice Al Zawahiri. Lo vediamo tutte le sere, su tutti i
canali, in immagini che sono state evidentemente “trattate” da
esperti manipolatori.
E
nessuno che sollevi la voce per dire l’ovvia verità che tutte queste
informazioni sono false. E anche se non si può provare che sono false,
si può dire subito, con assoluta certezza, dopo averle viste o udite,
che non sono utilizzabili giornalisticamente perché sono tutte non
verificabili, per il semplice fatto che provengono tutte da servizi
segreti di questo o quel paese e quindi sono già manipolate in
partenza.
Scoppia una bomba a Gerusalemme. E’ terrorismo? Certo che è
terrorismo! Quando muoiono innocenti è sempre terrorismo. Ma ecco che
tutti strillano al terrorismo internazionale. Perché? Ma è ovvio:
perché, esattamente come nel caso ceceno e nel caso iracheno, si vuole
evitare che la gente si soffermi un attimo a pensare alle cause, alle
differenze delle situazioni. Per impedire che la gente sappia che i
palestinesi che si fanno saltare in aria non hanno nulla in comune con i
kamikaze dell’11 settembre 2001. Nulla se non il fatto di suicidarsi
per uccidere. Sarebbe come dire che i suicidi sono tutti uguali e si
uccidono per gli stessi motivi. Chi ci crederebbe?
Non si vuole che la gente capisca, parimenti, che i ceceni hanno altre
storie e altre “motivazioni”, e anche altre strategie, altri
obiettivi. Si cerca di evitare che la gente guardi alla realtà
dell’Irak di oggi, in cui una resistenza armata di massa è in atto.
La gente comune, l’uomo della strada, che non ha il tempo né i mezzi
per radunare i cinque minuti di tempo al giorno necessari per
riflettere, non deve rendersi conto che non ci sono solo le autobombe a
Baghdad, ma che i tre quarti del paese non sono controllati dalle truppe
degli occupanti.
In tal modo l’uomo comune non rifletterà sull’evidenza che tutto ciò
che accade, di mostruoso, di inumano, ha avuto un’origine precisa
nella guerra bugiarda che George Bush ha scatenato contro un paese
indipendente.
I
leader del mondo “libero” potranno così inondare i media
compiacenti di tutta la retorica necessaria, dell’esecrazione
indignata, dello sdegno e della condanna: cortine fumogene per
nascondere la realtà.
Le
italiane rapite e la loro compagna irachena sono state liberate. Ed è
stata una gioia per tutti. Con la motivazione dichiarata di volerle
salvare l’opposizione si era seduta allo stesso tavolo del governo. La
prima, con molta fatica, era giunta comunque a chiedere il ritiro delle
truppe italiane dall’Irak; il secondo le truppe ce le ha mandate,
creando le premesse per la tragedia in cui comunque due italiani sono
stati uccisi dopo essere stati presi in ostaggio e altri, molti, sono già
morti a Nassiryia. Si sono riuniti – hanno detto – per salvarle.
Ma non è stato spiegato come mai la così raggiunta “unità
nazionale” avrebbe facilitato la loro liberazione. Ogni logica dice il
contrario. Perché se a rapirle fossero stati i “resistenti”
iracheni, o i terroristi di Al Qaeda, proprio quella riunione –
comunque impudica – avrebbe incrementato la loro furia omicida. E se
invece si è trattato dell’azione di un gruppo di banditi qualunque,
quell’unità nazionale non avrebbe avuto alcun effetto, perché
pecunia non olet e un riscatto l’avrebbero preso anche da Berlusconi,
come probabilmente lo prese qualcuno per liberare i tre avventurieri
sopravvissuti alla morte di Quattrocchi.
Dunque
perché quella riunione insensata (per l’opposizione, non certo per il
governo?). Perché tutti quei seduti attorno a quel tavolo prendono
parte al gioco dell’inganno e del terrore. Fanno finta di non saper
distinguere.
Nemmeno
l’evidenza. Bisognerebbe chiedere loro se sanno come mai la Procura
della Repubblica di Genova (pm Francesca Nanni e Nicola Piacente) abbia
iscritto nel registro degl’indagati per la morte di Quattrocchi anche
una certa Valeria Castellani. Avrebbero scoperto che la signorina, molto
intraprendente, era arrivata a Bassora, prima della guerra, attraverso
l’associazione “Un ponte per…” , per aiutare i produttori
iracheni del famoso dattero Al Bakhri a riattivare le esportazioni.
Ma
Valeria Castellani, guarda caso, era anche la compagna di Paolo Simeoni,
il genovese reclutatore delle quattro “guardie del corpo”, anche lui
entrato in Irak mediante la collaborazione di associazioni non
governative, con la copertura di esperto di sminamento e bonifica dei
terreni. E la Castellani era, nel contempo, manager della DTS Itc.
Security, azienda con sede nel Nevada (Usa), specializzata in
reclutamento addetti alla sicurezza privata. Irak incluso.
Non gli è venuto il sospetto – a Fassino, e Rutelli, e anche a
Bertinotti – che il rapimento di Simona Pari, di Simona Torretta, dei
loro due accompagnatori iracheni, abbia poco a che fare con il
“terrorismo internazionale” contro il quale dicono di volersi
battere? Non è venuto a nessuno il sospetto che anche il rapimento dei
quattro “avventurieri” italiani, poco o nulla avesse a che fare con
lo stesso “terrorismo internazionale”?
Non
gli è passato per la testa che vi siano inquinamenti di ogni qualità,
criminali ma soprattutto politici, dietro operazioni di questo genere,
che però, guarda caso, hanno avuto l’effetto di sconvolgere milioni
di italiani, accentuando l’odio e la paura, producendo migliaia di ore
televisive dedicate al “terrorismo islamico”?
Non si sono ricordati che il primo a rilevare queste stranezze fu un
certo Giuliano Ferrara – che, in qualità di ex informatore della Cia,
è persona attenta a questi dettagli – il quale affacciò l’ipotesi
di una guida dall’esterno di queste operazioni (solo che lui voleva
insinuare che si trattava di suggeritori provenienti dal mondo
pacifista, ma basta invertire l’ordine dei fattori per arrivare alla
stessa conclusione: che i suggeritori ci sono e che resta dunque
soltanto da individuarli, invece di continuare a blaterare di lotta
contro il terrorismo islamico)?
Ma queste sono le miserie (e purtroppo le tragedie) italiane.
Il
fatto è – come ha scritto assai precisamente Roger Cohen (International
Herald Tribune, 25-26 Settembre 2004) – che “il grave pericolo di
mescolare tutti questi conflitti in una sola ‘guerra al terrore’
confonde gli obiettivi e complica la missione [di sconfiggere il
terrorismo, ndr]. Cohen si riferiva al conflitto ceceno, a quello
israeliano-palestinese e alla guerra tra Bush e l’Irak. Ma lo stesso
ragionamento si applica per tutto il resto.
Il
problema è che ormai quasi nessuno è più in grado di ragionare.