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Il
mistero dei Templari
Tratto
da “I misteri di Torino: un viaggio nei segreti più magici di
Torino”
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Il
nostro libro di storia chiude un capitolo, per aprirne un altro,
inquieto e denso di fatti misteriosi, legati agli antichi Custodi del
Tempio, i Templari appunto, che avrebbero posseduto i segreti del mondo
orientale, traslati nelle loro realizzazioni architettoniche, che
costellarono le vie dei grandi pellegrinaggi.
Ogni castello prendeva corpo da un edificio centrale, per enfatizzare
l'idea del centro, che si rifletteva in edifici sacri riproducenti il
Santo Sepolcro, il simbolo assiale che poteva collegare la vita terrena
con il suo ordine soprannaturale.
In Piemonte, le tracce di questo Ordine sono numerose.
A Susa, l'eco dei Templari vibra nella chiesa di Santa Maria, mentre a
Villastellone si celebra la loro epopea a San Martino della Gorra e, in
zona San Bartolomeo, c'è ancora una loro casa-fortezza ed una chiesa; a
Moncalieri, si afferma che appartenne ai Templari il Castello della
Rotta e, il loro genio costruttore, sembra essersi concentrato
nell'erigere un ponte di pietra sul Po, poi affidato all'Ordine dei
Gerosolimitani e, ora, sparito nella distruzione. Altre sedi furono a
Chieri, Ivrea e San Giorgio Canavese.
La notevole presenza in Piemonte di Templari trasformò Torino in uno
dei punti fondamentali per lo studio di questo misterioso Ordine.
In città, le principali sedi templari furono le chiese di Santa
Margherita del Tempio, la magione di San Severo, e l'abbazia di San
Giacomo di Stura.
La loro presenza appare attestata già dal 1156, anche se il primo
documento ufficiale risulta datato 9 giugno 1219.
Con
questo atto, la badessa del monastero torinese di San Pietro, Benlivenga,
accese un'ipoteca su alcuni beni di proprietà di Arcimbaldo, tra cui un
campo confinante con l'ecclesia di Santa Margherita del Tempio. Questa
chiesa faceva parte di un più ampio complesso, costituito da un
ospedale e da una domus vera e propria, ricordata in un atto di vendita
del 6 maggio 1234.
I documenti tramandano il nome di un dignitario, frate Ogerio,
precettore di Santa Margherita del Tempio, nel 1273. Vengono fatti anche
i nomi di due Templari, ovvero Pagano Canaverio, presente nella mansione
torinese, nel 1267, e Guglielmo de Templo. Entrambi fecero parte della
comunità rossocrociata di Santa Margherita, nel 1296.
Nella seconda metà del XIII secolo, i Templari, a Torino, ebbero anche
la domusecclesia di San Severo, il cui precettore, nel 1274, fu Isnardo,
dopo una precedente reggenza a Chieri, nel 1245. Egli partecipò anche
ad alcuni importanti capitoli che si tennero presso la domus di Santa
Maria, a Piacenza, nel 1244.
Secondo un documento del 1418, la fondazione gerosolimitana torinese si
trovava oltre porta «Phibellionis».
La congregazione rappresentò la sintesi suprema di uno dei movimenti
iniziatici più significativi di un'epoca, che anche dopo il suo
scioglimento continuò a influenzare tutta una serie di correnti
sotterranee.
L'ordine
di distruggere il Santo Sepolcro a Gerusalemme, da parte dei pagani, fu
la scintilla che provocò anni prima, nel 1095, la prima crociata,
indetta da Urbano II.
Da questo momento, l'uomo devoto diventò il crociato, un
pellegrino armato, che acquisiva meriti e privilegi, partecipando in
prima persona alla guerra o finanziando le spedizioni.
Questo fatto provocò un
inaridimento della dimensione spirituale dei pellegrinaggi, in quanto
essi divennero elementi stimolatori di energie belliche, all'interno dei
quali la funzione dell'uomo era relegata ai meriti ottenuti in
battaglia, che producevano indulgenze troppo indulgenti, sviluppando il
concetto, fino ad allora sconosciuto, di Purgatorio.
A seguito di questi avvenimenti, a Gerusalemme, venne istituito il primo
ordine religioso/militare: l'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del
Tempio di Re Salomone, in una parola i Templari.
I Templari, all'inizio della loro storia, intorno al 1118, avevano lo
scopo di proteggere i pellegrini in viaggio verso la Terra Santa. I
guardiani del Sepolcro, così come vennero anche definiti, divennero i
paladini non solo di questi luoghi sacri, ma soprattutto dei simboli
sotterranei, che questi siti rappresentavano.
Il sepolcro era considerato il centro assiale, ovvero il punto
irradiante di un'energia profonda e misteriosa, che doveva essere
protetta e non divulgata ai profani. In tutte le culture esoteriche, il
centro rappresentava il punto di partenza di ogni cosa, ma anche il
perno attorno al quale ruotava l'energia primaria della vita stessa.
Lo
scopo dei Templari era quello di mantenere intatta questa fonte di
comunicazione, che non doveva espandersi verso l'esterno, ma rimanere
collegata ai soli adepti. Per questo motivo, all'inizio del loro
percorso, i cavalieri rimasero in numero di nove, per circa dieci anni.
Questi vennero accolti da Baldovino II di Gerusalemme, in un'ala del suo
palazzo, costruito sulle rovine del tempio del leggendario re Salomone,
personaggio legato a profonde conoscenze magiche. Nei primi tempi essi
condussero una vita di povertà, infatti, vennero spesso ritratti in due
su un solo cavallo, mangiavano in orari prestabiliti e portavano tuniche
bianche tutte uguali.
Dal 1128, il gruppo cominciò a crescere e con ciò anche il loro
patrimonio e le loro ricchezze, che andarono sempre più ad aumentare,
fino al punto da cominciare a interessare potenti governanti.
Fu proprio uno di loro, Filippo il Bello, che, utilizzando come pretesto
le usanze misteriose che facevano parte dell'Ordine, diede il via ad una
delle più cruente persecuzioni che la storia abbia mai ricordato. In
effetti, le abitudini dei Templari, come quelle di altri gruppi
iniziatici, potevano destare sospetti.
L'eresia di cui furono accusati riguardava tra l'altro la blasfemia,
l'apostasia, la sodomia, e l'infanticidio. Tutti reati che prevedevano
l'intervento della Santa Inquisizione e della tortura, che portarono
spesso alla confessioni di: rinnegamento di Cristo, e lo sputo sulla
Croce “di bocca e non di cuore"; l'assoluzione dei peccati
impartita dal commendatario, che non è un sacerdote; il consiglio di
sfogare con l'omosessualità l'eventuale eccitazione dei sensi; lo
scambio di baci osceni al momento di entrare nell'Ordine.
Si riteneva che essi adorassero un idolo demoniaco, il Baphomet,
raccontato come una testa barbuta d'uomo che era in grado di conferire a
chi l'adorava poteri occulti enormi, tra cui il modo per ottenere la
ricchezza, fare fiorire e germogliare le piante, dare fertilità.
Tutti
questi attributi erano legati al Graal, sulla cui letteratura si
innestarono molti temi derivati dai Templari. Su questa idolatria, si
sono fornite molte versioni, anche per via delle troppe confessioni che
ne parlano, per cui è presumibile che questa immagine non fosse solo
un'invenzione dell'Inquisizione per accusarli.
Secondo alcune fonti, il Baphomet sarebbe associato a una scultura
simbolica demoniaca, che si trovava nelle loro sedi. Altri parlano di
un'associazione o deformazione della parola araba Mohamet in lingua
provenzale, Baphomet-Bafometto-Maometto, che ribadirebbe i contatti con
la fede islamica, o ancora, una derivazione della parola araba abufihamet,
nella Spagna moresca bufihimat, in altre parole, Padre della
Conoscenza o della Sapienza, indicando forse un principio divino.
Eliphas Lévi utilizzò la sua sapienza cabalistica per leggere il nome
dell'idolo in senso inverso, ottenendo Tem Oph Ab, abbreviazione di
TEMpli Omnium Pacis Hominum ABbas, col significato di Padre del Tempio
della pace universale.
Nel processo alchemico, vi è un'operazione che è chiamata Caput
Mortum, in altre parole, testa di morto, essa è la Nigredo o Putrefatio;
in questo caso, l'estrema bruttezza della testa richiamerebbe il momento
della distacco della parte materiale, da quella spirituale, ravvisata in
un'immagine di mostruosità volgare e nauseante.
Si può continuare con il lungo elenco di attribuzioni che vedono in
esso la venerazione per la testa di Hugues de Payen, fondatore dei
Templari; il collegamento con la sacra Sindone di Torino, che sembra
essere stata realmente in possesso dell'Ordine fra il 1204 e 1307, e
poteva essere custodita ripiegata su sé stessa, per cui mettere in
evidenza solo la testa; la connessione con Giovanni il Battista,
affermando, in questa direzione, il legame tra i Templari e l'eresia
giovannita o mandea, cosa che spiegherebbe il rinnegamento di Cristo.
Per il celebre
alchimista Fulcanelli - un uomo che Torino conosce bene! - la figura
rappresenta la fusione mistica degli elementi dell'Opera, simboleggiati
dalle corna, che evocano la falce lunare poste sulla testa solare.
Probabilmente, all'inizio della
sua rappresentazione, era costituito da un triangolo isoscele dal
vertice orientato verso il basso, geroglifico dell'acqua che, secondo
Talete di Mileto, fu il primo elemento ad essere creato.
Un secondo triangolo simile, ma contrario rispetto al primo e più
piccolo, si inscriveva al centro e occupava lo spazio in relazione al
naso nella faccia umana. Questo triangolo rappresentava il Fuoco e più
precisamente il fuoco contenuto nell'acqua, la scintilla divina che
penetra nella materia. Sulla base capovolta del grande triangolo era
posta la lettera latina H, però più larga, con la barra centrale
tagliata da un cerchio mediano. Questo segno ermetico rappresenta lo
Spirito universale e cioè Dio stesso. Sempre all'interno del triangolo
grande era segnato a sinistra il cerchio lunare a spicchio e a destra il
cerchio solare con al centro il punto apparente. Questi due ultimi segni
erano posti come se fossero gli occhi del volto umano.
Infine, alla base del piccolo triangolo interno, la croce messa sul
globo rappresentava il duplice segno dello zolfo, principio attivo
associato al Mercurio, principio passivo e solvente di tutti i metalli.
Spesso, un segmento più o meno lungo, posto al vertice del triangolo si
divideva in linee verticali, che simulavano una sorta di barbetta.
Ciò spiegherebbe le diversità delle descrizioni che sono state fatte
del Baphomet, che lo vedono come testa di morto con l'aureola, come
bucranio, talvolta con la testa dell'egizio Api, o di un capro o
addirittura come Satana e da ciò si collegarono anche le innumerevoli
accuse di stregoneria che dovettero subire gli adoratori di questa
strana creatura.
Nella
pura espressione ermetica, la parola Baphomet deriva dalle radici greche
tintore e luna. La parola luna è in relazione con il termine greco che
significa genitivo, madre o matrice. Da ciò si evince che la Luna è la
vera madre e matrice mercuriale che riceve la tintura o sperma dello
zolfo, che rappresenta il maschio, il tintore, nella generazione
metallica. Ciò si collega al battesimo simbolico di Meti in quanto la
parola latina Bapheus significa tintore e il verbo meto, raccogliere
e mietere.
Nel loro insieme, indicherebbero, quindi, la capacità del
Mercurio o Luna dei Saggi di cogliere e captare la tintura prodotta
durante il processo alchemico: una sorta di Graal.
L'accademico tedesco Nicolai dà
un'interpretazione leggermente diversa:
Baphomet che potrebbe essere tradotto in Battesimo di Meti è in
relazione a un rito realmente esistito tra gli Ofiti. Infatti Meti era
una divinità androgina che rappresentava la Natura naturante. Proclus
dice testualmente che Metis, chiamata anche Natura germinans era il dio
ermafrodita degli adoratori del Serpente. Sappiamo che anche gli Elleni
indicavano col nome Metis, la Prudenza, venerata come sposa di Giove.
Questa discussione filologica dimostra in modo incontestabile che il
Baphomet era l'espressione pagana del dio Pan. Ora, come i Templari, gli
Ofiti avevano due battesimi: uno, quello dell'acqua, o essoterico;
l'altro esoterico, quello dello spirito e del fuoco.
Quest'ultimo
si chiamava Battesimo di Meti, che divenne poi il battesimo della luce
dei Frammassoni.
L'elemento
che però fece agire Filippo il Bello, probabilmente, fu soprattutto
legato ai possedimenti che questi avevano guadagnato, anche perché dopo
un'accusa per eresia, una delle prime condanne era appunto la confisca
dei beni. Per questo, fu ordinato un arresto in massa, praticate torture
ed effettuate giustizie per lo più sommarie.
Dopo la soppressione dell'Ordine, morì quasi subito Filippo il Bello,
che la tradizione racconta come conseguenza della maledizione templare.
Gli appartenenti a questo Ordine furono i grandi ricercatori della
leggendaria Arca perduta, che tanto fece fantasticare artisti, scrittori
e pensatori.
Il loro pensiero si rifaceva alle antiche culture arabe, permeate di
valori simbolici ed esoterici.
La tipologia costruttiva ad essi legata aveva come base il numero otto,
in collegamento alla rinascita e al potere di portare le proprie
ideologie all'infinito.
L'ottagono richiama il significato simbolico del numero otto, collegato
alla resurrezione, che ricorre spesso negli impianti occulti dei
Templari. Esso corrisponde al ritmo perfetto dell'armonia e della
felicità che derivano dalla riconquista del Paradiso. L'iniziato, dopo
avere solcato i sette cieli corrispondenti ai sette pianeti, arriva alla
meta, all'ambita rigenerazione, che è il sintomo di un nuovo inizio su
di un piano di coscienza superiore.
Da un punto di vista dinamico, l'ottagono è, inoltre, considerato la
figura geometrica intermedia al cerchio ed al quadrato. Se il quadrato
rappresenta lo stato terreno ed il cerchio la coscienza divina,
l'ottagono è il termine simbolico di passaggio tra la Terra ed il
Cielo, una porta verso l'unione tra il maschile - visualizzato nel Cielo
- ed il femminile - la Terra - ed in questo significato ravvisa il
compimento della Grande Opera alchemica.
Come
termine di coesione, nella somma 7 + 1 evoca il superamento della
dimensione temporale del numero sette e l'accesso nell'assoluto,
simboleggiato dal numero uno.
Secondo il punto di vista di Réné Guénon, le costruzioni basate
sull'ottagono hanno una valenza cosmica.
Questa figura di mediazione tra terra e cielo (quadrato e cerchio), si
avvicina però maggiormente al cerchio che al quadrato. Si può
osservare che nella serie di poligoni ottenuta partendo dal quattro e
raddoppiando ogni volta il numero dei lati, l'ottagono è il primo
termine, ed è dunque il più semplice tra questi poligoni, e nello
stesso tempo rappresenta tutta la serie intermedia.
Per ottenere la forma ottagonale bisogna considerare i quattro punti
intermedi che sono presenti tra i quattro elementi, che formano con essi
le otto direzioni, altrimenti dette gli otto venti. D'altronde anche la
Torre dei Venti ateniese era ottagonale, così pure la rosa dei venti.
Nelle loro sedi adottavano modelli costruttivi che tenevano presente la
pianta di templi più antichi, ove la visione di una struttura materiale
doveva rispecchiare quella celeste e superiore.
Infatti, il linguaggio simbolico dell'antica Libera Muratoria, già
presente dal IV all'VIII secolo ed ulteriormente confermato nei secoli
XI-XII-XIII, utilizzato per trasmettere le antiche conoscenze
esoteriche, divenne anche il tesoro dei Templari e delle culture
orientali. Per questo, molte di queste corporazioni di Liberi Artigiani
si andò radunando attorno all'Ordine dei Templari.
Si sono voluti rintracciare i primi Muratori tra i membri dei Collegia
Artificum o Fabrorum nell'antica Roma, che hanno lasciato
una traccia del loro sapere iniziatico nei simboli che decoravano le
loro opere, come ad esempio la squadra e la livella; i Maestri Comacini,
presenti in età longobarda, che definirono maggiormente il carattere di
operatività di tale Arte; poi gli Stenmetzcn tedeschi; i Compagnons
francesi e i Free-Masons inglesi e scozzesi.
Alcuni
li videro, in seguito, in collegamento con la confraternita dei
Rosa+Croce, con lo scopo di compenetrare i misteri dell'alchimia, della
magia naturale, della cabala e dell'astrologia sacra.
Nel 1314, con la soppressione del loro Ordine, venne a mancare il filo
conduttore tra tutte le correnti iniziatiche dell'epoca e il suo
simbolismo fu ripreso da altri gruppi iniziatici, come quello della Fede
Santa a cui fece parte anche Dante Alighieri.
Per concludere, riportiamo di seguito una serie di documenti relativi a
donazioni, che attestano una parte importante della storia dei Templari
a Torino. Infatti, ricordiamo che, all'epoca, era d'uso lasciare
beneficiari testamentari i Templari, in quanto questi godevano di
posizioni talmente prestigiose, tanto da divenire un tramite importante
tra potere temporale e spirituale.
Tra gennaio e luglio 1196, Pietro, cardinale di Santa Cecilia e legato
apostolico in Lombardia, donò ad Alberto, magistro Militie Templi,
l'ospedale del ponte di testona, il ponte stesso e la cappella di
Sant'Egidio.
Il 21 ottobre 1203, apparve up atto di consenso relativo ad alcuni
terreni confinanti con il «monte domus Templi» di Torino.
L'11 giugno 1208, Giacomo, vescovo di Torino, prese decisioni relative a
questioni tra gli Ospitalieri di Chaumont, in diocesi di Torino, ed
Ugone, prepositus Ulciensis, del quale furono testimoni due Templari,
ovvero frate Uberto de Acquis e frate Ogerio.
Il
7 maggio 1273, il già nominato frate Ogerio, precettore di Santa
Margherita del Tempio di Torino, apparve quale teste in un atto di
quietanza.
Il 27 luglio 13 10, vi fu un atto inquisitoriale, a proposito del quale,
avvenne un interrogatorio presso il palazzo della Rocca di Palombara
Sabina. Gli inquisitori interrogarono frate Gualtiero Giovanni di
Napoli, servente. Dalla sua deposizione risultava che egli entrò
nell'Ordine, nell'aprile o maggio del 1300, insieme con altri
personaggi, tra cui spiccava il nome di Rolando Lombardo di Torino.
Sempre in tema inquisitoriale, il 21 maggio 1310, a Cipro fu interrogato
frate Nicola de Moncucco miles della diocesi di Torino, il quale dichiarò
di essere stato ricevuto nell'Ordine, il Venerdì Santo di sette anni
prima ad Asti.
Egli presiedette alla cerimonia iniziatica di frate Giacomo de
Montecucco, precettore in Lombardia. Inoltre, dichiarò agli inquisitori
di aver visto fare elemosine nelle domus di Acri e di Cipro.