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contro la televisione
UNO
STUDIO SUI NEURONI DEL BAMBINO
La
tv prima dei 3 anni causa danni al cervello
Pierangelo Sapegno - tratto da
"La Stampa" 25 ottobre 2004
ROMA
Fa davvero così male la tv ai bambini? Secondo uno studio
dell’American Academy of Pediatrics può addirittura portare un
piccolo durante la sua crescita al cosiddetto Attention Deficit
Hyperactivity Disorder, in pratica un disturbo da deficit di attenzione
con iperattività, definito dagli scienziati ADHD oppure ADD in UK. Ne
è affetto il 12% dei bambini statunitensi, e questa condizione
particolare ha cominciato a diffondersi negli States proprio durante gli
ultimi cinquant’anni, guarda caso proprio con l’avvento della
scatola magica dentro le nostre case. L’American Academy of Pediatrics
ha preso in esame duemila bambini da uno a tre anni, li ha spiati,
seguiti e analizzati e il risultato dello studio è stato
inequivocabile: tutta colpa della tv. Fra l’altro si tratterebbe di
una ricerca molto importante anche perché dimostrerebbe per la prima
volta che i neuroni del cervello di un bambino si sviluppano in maniera
diversa se resta attaccato allo schermo per qualche ora al giorno.
Sarebbe la velocità delle immagini che deformerebbe il suo senso della
realtà. Il dottor Dimitri A. Christakis, direttore del Child Health
Institute at Children’s Hospital and Regional Medical Center, di
Seattle, che ha condotto questa ricerca, sostiene che guardando la tv si
ricostruisce il cervello di un bambino. Il danno appare più evidente
dai 7 anni quando il piccolo ha difficoltà a prestare attenzione a
scuola. «Al contrario della vita quotidiana», dice Christakis, «il
passo della tv è molto accelerato rispetto alla realtà di tutti i
giorni». Le immagini che un bimbo cattura nel suo cervello dagli
schermi della scatola nera vanno troppo veloci e magari senza neppure
una precisa connessione logica: «Così la loro rapidità diventa
normale per quei bambini che in realtà non sono più normali»,
aggiunge Christakis. Come disse Jane Healy, psicologa dell’infanzia,
il problema è capire se il rumore insistente della tv in una casa può
interferire con lo sviluppo dell’«inner speech», la costruzione del
discorso, il passaggio da quello che si sente dentro a quello che si
esprime, dal quale un bambino impara a pensare attraverso i problemi, i
progetti e la riflessione.
Lo
sviluppo cerebrale rischia di fermarsi
Un bimbo che gioca con le sue dita ha il sistema neurale che gli viene
proprio dal flettere, tirare e stirare ed esercitare quelle dita. La
stessa cosa avviene per il cervello, che deve in pratica allenarsi nello
stesso modo. Gli scienziati, però, ci spiegano pure che il cervello
sviluppa un sistema unico dalla nascita ai tre anni. E se un bambino
siede come ipnotizzato davanti a qualcosa, quelle vie neurali non si
creano. Questo è l’importante sviluppo del cervello che rischia di
fermarsi all’età di tre anni. Certo, sembra impossibile che qualcosa
di così innocente come anche solo un programma educativo della tv possa
nuocere tanto. «Non riesci a pensarlo», dice Claire Eaton, 27 anni, da
Lewisham, Australia, al giornalista Jean Lotus che ha costruito un lungo
servizio sull’ADHD. «Basta davvero una mezz’ora di pace e di quiete
in casa per creare dei problemi al futuro di tuo figlio?».
I
danni si riscontrano all'età di 7 anni
Possono
genitori che si servono di video come «Baby Einstein» e «Teletubbies»
portare i loro figli al rischio di una vita passata nelle ”Classi
speciali” o a riempirsi di Ritalin, che è un calmante tipo Tabor da
somministrare ai più piccoli? Nella sua ricerca condotta su duemila
bambini, Christakis ha trovato che per ogni ora passata alla tv
nell’età compresa fra uno e tre anni, i soggetti più piccoli hanno
quasi il dieci per cento in più di probabilità di sviluppare problemi
di attenzione che possono essere diagnosticati all’età di 7 anni come
ADHD. Un bimbo ai primi passi che invece si puppa tre ore di televisione
al giorno ha il 30% in più di probabilità di avere seri difficoltà a
scuola.
Insonnia
e ritardo nel linguaggio
Come si manifesta nelle sue forme più elementari questa malattia? Un
esempio potrebbe essere quello di M., un bambino di dieci anni. Dai dati
anamnestici si rivelano: l’assenza di problemi antecedenti familiari
per problemi di linguaggio o di apprendimento; la presenza, nei primi
periodi della sua vita, di un sonno irregolare con frequenti risvegli
notturni. Le tappe dello sviluppo motorio sono risultate nei limiti
della norma, mentre si è evidenziato un ritardo nello sviluppo del
linguaggio, con lieve compromissione sia delle componenti fonologiche
che di quelle semantiche e sintattiche. Con l’ingresso nella scuola
elementare il bambino ha manifestato ritardo nell’apprendimento di
lettura e scrittura. Frequenta regolarmente la quinta elementare, ma con
uno scarso rendimento scolastico, per la presenza di cadute soprattutto
nella capacità di rievocazione di racconti, di attenzione e
concentrazione durante lo studio, nel ragionamento logico e
nell’esecuzione dei problemi. Secondo genitori e insegnanti, il
bambino ha sempre presentato difficoltà a portare avanti da solo i
compiti assegnati e una tendenza a «non stare a sentire».
Esistono
altri modi
Il
26% dei bambini americani ha una tv nella sua stanza, e il 36 per cento
delle famiglie americane lascia la tv accesa quasi tutto il tempo, anche
quando non c’è nessuno a guardarla. Eppure le buone notizie vengono
dalla medicina: in realtà i bambini più piccoli non hanno nessun
bisogno di una tv per distrarsi, come dimostra non solo la nostra storia
visto che fino a 50 anni fa siamo riusciti a farne a meno. «Il tuo
bambino può crescere benissimo imparando a vivere con se stesso o a
giocare sotto la tua supervisione», scrive Jean Lotus nella sua
inchiesta. Lasciare i bambini da soli con la tv non è proprio una bella
idea, dice invece Nancy Hall della Yale University’s Bush Center in
Child Development and Social Policy. «Ti sentiresti davvero di far
passare il tempo di tuo figlio assieme a una baby sitter così speciale
come il set di una televisione?».
Una
malattia cresciuta insieme alla televisione
Conclusioni.
Questa malattia colpisce il 12% dei bambini americani in età scolastica
ed è cresciuta drammaticamente negli ultimi cinquant’anni. Altre
ricerche avevano già dimostrato che l’ADHD era aumentata di pari
passo con l’avvento della tv nelle nostre case, a partire dagli Anni
50, e che si era impennata ancora di più a partire dagli Anni 80,
quando sono arrivati di moda i registratori e i video per bambini.
Sappiamo che la malattia è anche genetica, ma gli scienziati hanno
notato che è trasversale a tutte le classi sociali, che colpisce
indifferentemente senza distinzioni di reddito e cultura, e che potrebbe
esserci forse una causa unica legata al suo espandersi. Quest’ultima
ricerca potrebbe aver risposto a questa domanda: guardar la tv per i
bambini sarebbe un pericolo.