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Federparchi, Telethon e le solite bufale scientiste
Alessandra Colla
L’altro
giorno ho scritto a Federparchi per protestare contro il supporto dato a
Telethon (https://www.facebook.com/event.php?eid=109399892480635)
Ne
ho ricevuto in risposta la seguente mail:
Telethon
ha come missione il finanziamento della ricerca scientifica che possa
portare alla cura delle malattie genetiche <http://www.telethon.it/ricercainforma/glossario/Lists/Glossario/DispForm.aspx?ID=25>
. Contemporaneamente Telethon è contro ogni maltrattamento degli
animali.
Grazie
ai progressi della ricerca scientifica che mettono a disposizione dei
ricercatori molteplici sistemi su cui testare l’efficacia delle
terapie sperimentali (ad esempio cellule, tessuti), oggi solo una parte
dei progetti finanziati richiede la sperimentazione su modelli animali.
In questi casi, Telethon richiede ai ricercatori di utilizzare il minor
numero possibile di animali e di applicare un rigido codice di
comportamento che minimizzi la loro sofferenza.
Inoltre,
Telethon vigila affinché si applichi la legislazione vigente in materia
(in Italia è in vigore il Decreto legislativo 116 del 27 gennaio 1992 <http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_normativa_946_allegato.pdf>
, in attuazione della direttiva del Consiglio Europeo 86/609/CEE <http://ec.europa.eu/food/fs/aw/aw_legislation/scientific/86-609-eec_it.pdf>
) e affinché i ricercatori abbiano ottenuto l’autorizzazione dei
comitati etici dei loro istituti. La sperimentazione sugli animali fatta
secondo le leggi e le normative in vigore è tutt’altra cosa rispetto
alla vivisezione, contro la quale anche Telethon si pronuncia in maniera
forte.
Ma
perché è necessario sperimentare sugli animali? La ricerca di una
terapia per una malattia genetica è un percorso lungo e complesso che
normalmente passa da una fase cosiddetta “di base” dove i
ricercatori si concentrano su sistemi cellulari o addirittura molecolari
per identificare i meccanismi che portano alla malattia e i modi per
bloccarne l’insorgenza.
Una
volta che si sono isolati dei sistemi (farmaci, geni, cellule) che
bloccano il percorso della malattia nei sistemi di base, è spesso
necessario, prima di somministrarli ai malati, controllarne
l’efficacia e l’assenza di tossicità in un organismo complesso il
più possibile simile all’uomo. Questo diminuisce considerevolmente il
rischio di commettere errori di formulazione e di somministrazione.
Moltissimi
passi avanti compiuti dalla medicina negli ultimi decenni, passi avanti
che hanno guarito o alleviato le sofferenze di milioni di malati al
mondo, non sarebbero stati possibili senza una motivata, attenta e
accurata sperimentazione sugli animali.
A mia volta, ho risposto come segue:
Egregi signori,
comprendo
benissimo che informarsi seriamente su argomenti tanto complessi come la
ricerca di base o sperimentazione in vivo o sperimentazione su modelli animali o sperimentazione animale o vivisezione
richiede tempo, pazienza e competenza; ma esibire come risposta le
veline di una struttura che fa del supporto alla
ricerca di base o sperimentazione
in vivo o sperimentazione
su modelli animali o sperimentazione
animale o vivisezione la
sua attività principale non è bello. Non è neanche serio e sa un
po’ di presa per i fondelli, ne convenite?
Ora, poiché non tutti i firmatari di petizioni contro la ricerca
di base o sperimentazione
in vivo o sperimentazione
su modelli animali o sperimentazione
animale o vivisezione
agiscono su basi di pura emotività o parlano a vanvera, ma fra loro
figurano medici, biologi, etologi, giuristi, filosofi eccetera, mi corre
l’obbligo di sottoporvi alcune considerazioni sulla validità e
sull’eticità della ricerca di
base o sperimentazione in
vivo o sperimentazione su
modelli animali o sperimentazione
animale o vivisezione.
Voi/Telethon
scrivete:
#
Telethon ha come missione il finanziamento della ricerca scientifica che
possa portare alla cura delle malattie genetiche <http://www.telethon.it/ricercainforma/glossario/Lists/Glossario/DispForm.aspx?ID=25>
. Contemporaneamente Telethon è contro ogni maltrattamento degli
animali.
Dunque Telethon si occupa direttamente di
finanziamenti, che serviranno poi a sostenere la ricerca. Insomma la
mission di Telethon è chiedere soldi.
#
Grazie ai progressi della ricerca scientifica che mettono a disposizione
dei ricercatori molteplici sistemi su cui testare l’efficacia delle
terapie sperimentali (ad esempio cellule, tessuti), oggi solo una parte
dei progetti finanziati richiede la sperimentazione su modelli animali.
In questi casi, Telethon richiede ai ricercatori di utilizzare il minor
numero possibile di animali e di applicare un rigido codice di
comportamento che minimizzi la loro sofferenza.
È
molto bello che Telethon chieda ai ricercatori di “utilizzare
il minor numero possibile di animali e di applicare un rigido codice di
comportamento che minimizzi la loro sofferenza”. Il problema
consiste nel fatto che una tale richiesta non ha nulla di vincolante o
di cogente: richiedere un impegno in questo senso non comporta
automaticamente l’accoglimento della richiesta.
In caso contrario, cioè nel caso in cui Telethon scoprisse che i
progetti finanziati sono stati eseguiti senza tener conto delle sue
richieste, ovvero con l’impiego di un cospicuo numero di animali da
laboratorio senza riguardo alla loro sofferenza, che farebbe Telethon?
Si farebbe ridare i soldi? Sconfesserebbe il progetto e i ricercatori? Esiste
un protocollo etico/deontologico che preveda una simile possibilità?
#
Inoltre, Telethon vigila affinché si applichi la legislazione vigente
in materia (in Italia è in vigore il Decreto legislativo 116 del 27
gennaio 1992 <http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_normativa_946_allegato.pdf>
, in attuazione della direttiva del Consiglio Europeo 86/609/CEE <http://ec.europa.eu/food/fs/aw/aw_legislation/scientific/86-609-eec_it.pdf>
) e affinché i ricercatori abbiano ottenuto l’autorizzazione dei
comitati etici dei loro istituti. La sperimentazione sugli animali fatta
secondo le leggi e le normative in vigore è tutt’altra cosa rispetto
alla vivisezione, contro la quale anche Telethon si pronuncia in maniera
forte.
Telethon
può vigilare quanto vuole, ma la legislazione vigente in materia è
pressoché quotidianamente e ovunque disattesa, come provano le
innumerevoli azioni intraprese (e relative denunce promosse) dalle
associazioni c.d. animaliste.
Quanto alla “autorizzazione dei comitati etici dei loro [cioè dei
ricercatori] istituti”, è un po’ come se i carnefici della
Santa Inquisizione avessero chiesto il permesso al papa…
La vera perla, però, è questa: “La sperimentazione sugli animali
fatta secondo le leggi e le normative in vigore è tutt’altra cosa
rispetto alla vivisezione, contro la quale anche Telethon si pronuncia
in maniera forte”. Sul “Corriere della Sera” del 5 settembre
2010 leggiamo le seguenti parole di Silvio Garattini, leader indiscusso
della ricerca di base o sperimentazione
in vivo o sperimentazione
su modelli animali o sperimentazione
animale o vivisezione in
Italia: «Secondo il farmacologo inoltre è retrogrado parlare di
“vivisezione, parola utilizzata per creare sensazione nell’ opinione
pubblica. Questi studi restano fondamentali, non esistono vie
alternative. Le simulazioni al computer e le colture cellulari non sono
attendibili. Se oggi abbiamo cure contro leucemia, diabete o certi
tumori, se abbiamo debellato alcune gravissime malattie lo dobbiamo ai
test su specie viventi che al 98% coinvolgono i roditori e solo in
minima parte specie più grandi”».
Secondo
Garattini, dunque, l’impiego del termine “vivisezione” è
retrogrado, ovvero serve soltanto a scuotere l’opinione pubblica. Ma
anche se si cambiano i nomi, i significati restano: e il significato di
“vivisezione” è esattamente quello di ricerca
di base o sperimentazione in vivo o sperimentazione su modelli animali o sperimentazione animale.
Ma c’è un’altra cosa: Garattini dichiara che attualmente “i
test su specie viventi … al 98% coinvolgono i roditori”. Ebbene,
sul numero di “Le Scienze” (edizione italiana di “Scientific
American”) del 4 dicembre 2009 è apparso il seguente articolo, che
riporto integralmente:
Distrofia di Duchenne
Uomini e topi: una piccola, grande
differenza
Due
importanti caratteristiche di un gene chiave nello sviluppo della
malattia sono presenti in quasi tutte le specie di mammiferi, uomo
incluso, ma non nei topi e nei ratti
Uomini
e topi hanno mostrato di avere differenze potenzialmente critiche,
finora ignorate, in uno dei geni coinvolti nell’insorgenza della
distrofia muscolare di Duchenne (DMD). A scoprirlo è stato un gruppo di
ricercatori del King’s College di Londra che ne parlano in un articolo
(Profound
human/mouse differences in alpha-dystrobrevin isoforms: a novel
syntrophin-binding site and promoter missing in mouse and rat)
pubblicato sulla rivista “BMC Biology”.
In
particolare hanno scoperto che due importanti caratteristiche di un gene
chiave nella DMD sono presenti in quasi tutte le specie di mammiferi,
uomo incluso, ma non nei topi e nei ratti. Questo risultato mette in
questione il ricorso a questi animali come modello di riferimento per lo
studio della malattia.
La
scoperta è stata fatta da Roland Roberts e collaboratori nel corso
sello studio della alfa-distrobrevina, una sotto-unità citoplasmatica
del complesso proteico associato alla distrofina, che nella DMD è
disfunzionale.
La DMD è una miopatia che provoca la perdita di massa
muscolare in tutto il corpo, ma può essere anche associata a effetti
neurologici che possono manifestarsi come cecità notturna, disturbi
nella visione dei colori o difficoltà di apprendimento. La α-distrobrevina
è espressa in modo particolarmente spiccato proprio a livello
cerebrale.
“Due differenze precedentemente non notate (un interruttore genico, o
promotore, e un nuovo sito di legame per la sintrofina) sono codificate
dal gene per la α-distrobrevina di quasi tutti i tetrapodi, eccetto
che nel topo. Riteniamo che questo riconoscimento tardivo di
caratteristiche chiave di un gene che è intensamente studiato fin dalla
sua scoperta 13 anni fa sia dovuto al predominio del topo quale modello
animale per lo studio della DMD e alla specifica distruzione di queste
parti del gene nel topo”, ha osservato Roberts.
Dal confronto con il genoma di altri roditori, risulta che questa
semplificazione del gene per la alfa-distrobrevina nel topo e nel ratto
si sia verificata fra i 30 e i 40 milioni di anni fa. ( gg)
—————————
Ho
sottolineato i punti che mi sembrano più rilevanti per un corretto
approccio al problema della reale validità della ricerca
di base o sperimentazione
in vivo o sperimentazione
su modelli animali o sperimentazione
animale o vivisezione.
Ma
andiamo avanti.
#
Ma perché è necessario sperimentare sugli animali? La ricerca di una
terapia per una malattia genetica è un percorso lungo e complesso che
normalmente passa da una fase cosiddetta “di base” dove i
ricercatori si concentrano su sistemi cellulari o addirittura molecolari
per identificare i meccanismi che portano alla malattia e i modi per
bloccarne l’insorgenza.
Una volta che si sono isolati dei sistemi (farmaci, geni, cellule) che
bloccano il percorso della malattia nei sistemi di base, è spesso
necessario, prima di somministrarli ai malati, controllarne
l’efficacia e l’assenza di tossicità in un organismo complesso il
più possibile simile all’uomo. Questo diminuisce considerevolmente il
rischio di commettere errori di formulazione e di somministrazione.
È
chiaro che, anche per quanto detto prima, i dubbi sulla reale efficacia
dei metodi attuati dalla ricerca
di base o sperimentazione in vivo o sperimentazione su modelli animali o sperimentazione animale o vivisezione
sono destinati a sussistere. Non si capisce, infatti, perché chi
sostiene la ricerca di base o
sperimentazione in vivo
o sperimentazione su modelli
animali o sperimentazione
animale o vivisezione sia
solito affermare la profonda somiglianza fra uomo e animale quando c’è
da considerare validi e/o attendibili i risultati della ricerca, salvo
poi negare quella medesima somiglianza quando si richiami l’attenzione
sulla sofferenza dell’animale utilizzato per la medesima ricerca o sul
fallimento della stessa…
#
Moltissimi passi avanti compiuti dalla medicina negli ultimi decenni,
passi avanti che hanno guarito o alleviato le sofferenze di milioni di
malati al mondo, non sarebbero stati possibili senza una motivata,
attenta e accurata sperimentazione sugli animali.
Di
tutti i ricatti emozionali messi in atto dai sostenitori della ricerca di base o sperimentazione
in vivo o sperimentazione
su modelli animali o sperimentazione
animale o vivisezione,
questo è veramente il più patetico, risibile e datato. Non voglio
sprecarci neanche una parola, e rimando al “British Medical Journal”
http://archivio.panorama.it/scienze/articolo/idA020001039479.art
È tutto, egregi signori.
Io continuerò a boicottare Telethon, e di riflesso tutte le strutture e
attività che la sostengono. Insieme a me, lo faranno molte altre
persone in Italia e nel mondo.
Voi che farete?
Alessandra Colla