Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
Dietro
il sogno americano
Il ruolo dell’ebraismo nella
cinematografia statunitense
Tratto dal
libro: "Dietro il sogno americano", Gianantonio Valli, ed.
Barbarossa
Se
da una parte tutte le maggiori case di produzione hollywoodiane sono
strettamente in mani ebraiche (ma lo sono anche catapecchie
cinematografiche come
L'unica, parziale eccezione è rappresentata dalla Bank of Italy,
fondata nel
Fattosi
largo a forza in uno establishment ostile, allora dominato dai banchieri
anglosassoni, l'italiano si appoggia agli ebrei, stipulando, attraverso
il produttore Sol Lesser, un'alleanza con i produttori di Hollywood e
con i banchieri di New York interessati allo sviluppo dell'industria
cinematografica.
Il propulsore di tale impegno non è però direttamente Amedeo, ma suo
fratello Attilio, detto «Doc» per via di una sua laurea in medicina.
Quando
Fondata
nel 1919, la Loews Incorporated
vede l'interessamento anche di altri banchieri. Come abbiamo accennato
parlando della MGM, è per questo motivo che nella direzione della Loew
compaiono i «gentili» W.C. Durant, dirigente della General Motors, e
H. Gibson, presidente della Liberty National Bank.
Un altro banchiere perno dello sviluppo dell'industria cinematografica
americana è Otto Hermann Kahn. Nato nel
In
tempo rimarchevolmente breve, da impiegato Otto diviene alto dirigente e
socio. Dal 1903 al 1917 è presidente del Consiglio di Amministrazione
della Metropolitan Opera Company. Adolph Zukor, già finanziato da
Pierpont Morgan, lo contatta intorno al 1919 tramite suo fratello Felix
Kahn, proprietario di una delle più estese catene teatrali newyorkesi.
Quando
Cosi si esprime ancora il Gabler: «Zukor aveva una forte affinità con
i Kahn. I due fratelli erano apostati dal giudaismo, senza speranza di
assimilazione, sebbene essi fossero in proposito più decisi che non
Zukor. Otto aveva completamente rigettato il giudaismo e si era fatto
episcopaliano. Essi affettavano uno stile di vita "imperiale",
pensando di consolidare in tal modo il loro status di gentleman. Ed
ancora credevano nelle arti come mezzo di mobilità sociale. In effetti,
sembra che Otto Kalm si riferisse a Zukor quando, pochi anni più tardi
notificò ad un gruppo di soggettisti e produttori che "nell'arte
come in ogni cosa il popolo americano ama essere guidato in alto e in
avanti", continuando poi a riferirsi "alla grande importanza
ed alla potenzialità del cinema come industria, influenza sociale ed
arte"».
Un
gustoso aneddoto sul suo conto merita a questo punto di essere riportato.
Fattosi protestante, Kahn cerca per anni di ignorare e di far ignorare
la sua origine ebraica. Passando un giorno per
Come
Solo Williarn Fox avrebbe «osato» accordi con banchieri «gentili»
non legati alla finanza ebraica, e subito l'A T & T, Halsey, Stuart
& Co. ed altri finanzieri avrebbero cospirato per sottrargli il
potere di controllo sulla filmografia sonora, campo nel quale Fox si
trovava allora all'avanguardia e nel quale essi avevano investito
considerevoli mezzi finanziari.
La
crisi dell'ottobre 1929 costringe le grandi case a fare ricorso alla
Chase National Bank di Rockefeller, oppure alla Atlas Corporation di
Morgan, che impongono una drastica politica di organizzazione e
sottomettono alla fine la produzione al loro diretto controllo.
«Il 1935» - scrive Sadoul - «è
l'anno in cui le conseguenze della crisi economica e della nuova
"guerra dei brevetti sonori" portano ad un rafforzato
controllo dei grandi gruppi finanziari sulla città del cinema. Otto
Grandi regnano ormai su Hollywood; cinque "maggiori": la Paramount,
la Warner, la Loew-MGM,
I
veri padroni degli oligopoli cinematografici rappresentati dalle
maggiori case di produzione sono ancor oggi i grandi finanzieri di Wall
Street (anch'essi nella maggior parte di ascendenza ebraica). I maggiori
trust finanziari e bancari statunitensi, le «Big Three», sono ancor
oggi i gruppi Rockefeller, Morgan, e
Come continua Georges Sadoul, l'attività dei monopoli cinematografici
di Hollywood sarà da allora prevalentemente diretta da fini
commerciali: «I dirigenti, che sono praticamente i delegati dell'alta
finanza, stabiliscono con precisione quanto deve rendere ogni film e se
il bilancio risulta in deficit tutti quelli che hanno concorso a crearlo
(attori, directors e producers) si troveranno presto o tardi licenziati.
I finanziatori americani padroni di Hollywood liquidano spietatamente
questi executives, che sembrano tanto potenti, non appena il bilancio
delle grandi case da essi dirette si rivela passivo».
Tuttavia, nota sempre Sadoul, in talune circostanze i finanzieri di Wall
Street autorizzano delle spese «disinteressate». Uno degli esempi più
chiari si manifesta nel primo decennio del dopoguerra.
Nel
1948
«Per la Fox, la MGM,
I
film anticomunisti contribuiscono a creare nell'opinione pubblica il
panico della guerra fredda e pertanto a determinare commesse militari,
atomiche o di altro genere, a tutto vantaggio delle grandi ditte e degli
interessi che controllano anche le maggiori case cinematografiche di
Hollywood. Pertanto il bilancio complessivo è largamente attivo.
I legami che uniscono Hollywood al mondo del big business risultano
quanto più chiari nella pittoresca figura del multimiliardario «gentile»
Howard Hughes.
Nato nel 1905 (e deceduto nel 1976), questo figlio di un milionario
californiano si interessa ben presto, come abbiamo visto, al cinema (nel
1932 è tra l'altro produttore di Scarface). Fin dall'età di
venticinque anni finanzia, e talvolta anche dirige, numerose pellicole
nelle quali ha gran parte l'aviazione, attività tra l'altro a lui cara
anche dal punto di vista sportivo. Mentre conquista alcuni record come
aviatore, egli consolida così la fama di talune dive che godono dei
suoi favori.
Nel
1948 il Nostro acquista per parecchi milioni di dollari, dal gruppo
finanziario Rockefeller,
«Si disse allora» - scrive Sadoul - «che
In
breve, secondo la rivista, Flughes è uno dei dieci maggiori proprietari
di industrie belliche americane. Nel bilancio militare degli USA la Howard Hughes
Aircraft Co. (i cui stabilimenti occupano un'area di trenta ettari in
California e in Arizona) incide ogni anno per duecento milioni di
dollari sulla fornitura di missili teleguidati fabbricati da una delle
aziende affiliate,
Anche
se il loro bilancio complessivo è quindi deficitario, la loro
propaganda contribuisce tuttavia a determinare una situazione che viene
cosi riassunta da Time: «Gli Stati Uniti avevano ormai trasmesso tutte
le loro commesse di materiale antiaereo ad un unico gruppo finanziario,
affidandosi completamente nelle mani di Howard Hughes, come egli stesso
ebbe a dichiarare».
E’ dunque difficile considerare la grande produzione filmica americana
indipendentemente dai grandi gruppi industriali e finanziari che la
controllano, poiché, nell'azione tendente a monopolizzare il cinema
mondiale, Hollywood è collegata, da oltre mezzo secolo, agli altri
grandi monopoli statunitensi (banche, petrolio, industrie aviatorie,
automobilistiche, elettriche, chimiche ed atomiche).
I
«grandi» di Hollywood ed i monopoli americani nel 1950. La percentuale
(ad esempio, Paramount 20 per cento) indica quella di ogni compagnia,
nel 1939, rispetto alla cifra d'affari complessiva delle otto majors.
Le principali case bancarie ebraiche statunitensi del XX secolo. Le
linee interrotte indicano i legami matrimoniali; la doppia
sottolineatura, i membri attivi delle varie banche. Strettissima è
l'interconnessione tra le maggiori, con perno sulla Kuhn, Loeb & Co.
e sulla J. & W. Seligman & Co.
I «grandi» di Hollywood ed i monopoli americani nel 1950. La
percentuale (ad esempio, Paramount 20 per cento) indica quella di ogni
compagnia, nel 1939, rispetto alla cifra d'affari complessiva delle otto
majors.
A
pp. 154-5: Le principali case bancarie ebraiche statunitensi del XX
secolo. Le linee interrotte indicano i legami matrimoniali; la doppia
sottolineatura, i membri attivi delle varie banche. Strettissima è
l'interconnessione tra le maggiori, con perno sulla Kuhn, Loeb & Co.
e sulla J. & W. Seligman & Co.