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La
strenna di Babbo Fioroni
di Carlo Bertani – 2 gennaio 2007
Che
bella data il 19 dicembre! Mancavano solo cinque giorni alla vigilia di
Natale e ciascuno di noi attendeva con impazienza di scartare i
pacchetti sotto l’Albero!
Nelle scuole – inutile negarlo – si faceva un po’ di fatica a
continuare con il solito tran tran: i ragazzi volavano già con il
pensiero ai regali di Natale. Vuoi vedere che quest’anno – che alle
“pagelline” non ne avevo nessuna “sotto” – mi regaleranno quel
nuovo cellulare che invia anche filmati, musica ed una prenotazione per
la pizza?
Anche gli insegnanti erano un po’ più assenti e tolleranti del
solito: loro, dovevano pensare a dove trovarli i soldi per i regali di
Natale.
Tutti
gli anni – con tanta retorica – giungono gli auguri del Ministro di
turno: ricordiamo…bla bla…la grande importanza della scuola…bla
bla…la formazione dei nostri giovani…bla…
Quest’anno, invece, per Natale il Ministro Fioroni ci ha fatto dono
della circolare n. 72: pascetevi e gioite – pargoli, genitori e
docenti – del Verbo emanato da viale Trastevere, del sommo pensiero
che v’invio nell’occasione del Santo Natale.
Oddio, agli auguri della Moratti eravamo abituati: bisognava stare
attenti a firmarli per “presa visione”, giacché potevano contenere
un comma nascosto nel quale era compreso il tuo trasferimento ad Addis
Abeba.
Dal buon faccione – tenero e rubicondo – di Fioroni ci aspettavamo
un po’ di retorica democristiana e niente di più: ci sbagliavamo, e
di grosso.
L’ANSA
titola: “Fioroni: pene più severe per i docenti”. Oddio, che avremo
fatto per meritarci questo sacco di carbone a Natale? L’ho sempre
detto che sotto le Feste e durante le vacanze estive bisogna stare
attenti: è lì che si firmano le condanne più pesanti e si tenta di
colpire l’avversario sotto la cintura.
Già, perché proprio di un colpo basso si tratta: che avranno fatto gli
insegnanti italiani per meritarsi – come afferma l’ANSA – “pene
più severe”?
Il
pensiero del Regio Ministro parte da alcuni fatti di cronaca: pare che
una supplente abbia fatto uno “strip” o qualcosa del genere con gli
studenti. Dico “pare” perché non sarebbe la prima volta che si
sbatte il mostro in prima pagina per poi rettificare anni dopo – con
un trafiletto nella cronaca locale – che ci si era sbagliati.
C’è poi il triste caso del filmato girato in una scuola nel quale
alcuni poveri dementi se la prendono con un compagno portatore di
handicap: pare che l’insegnante abbia fatto finta di niente. Anche
qui, ovviamente, “pare”: staremo a vedere cosa concluderanno i
magistrati.
Da
qui la necessità di un intervento, e la circolare n. 72 non stupisce
perché è stata accuratamente preparata: come si fabbrica
l’informazione nel Bel Paese?
Articolo 1: recarsi dall’Insetto.
Per prima cosa il buon Fioroni
si è recato dall’Insetto: Fichi e Vespe – si sa – vanno a nozze.
Lì è stata celebrata la prima udienza del processo alla scuola
italiana, che è stato subito aggiornato a data da destinarsi perché
erano in calendario una dozzina d’udienze sul caso Cogne (i magistrati
d’Appello di Torino potranno ritirare la sentenza già firmata
dall’Insetto direttamente in via Teulada, quelli di Cassazione la
riceveranno tramite un “pony express” direttamente a Roma,
In
ogni modo, già nel salotto delle bianche poltrone qualcosa s’è
detto: con un po’ di pruderie
da provincia francese dell’800 sono stati “sentiti” i testimoni
del caso – genitori, studenti, bidelli, docenti, ecc – e la sentenza
per la povera supplente molisana è stata praticamente già emessa.
Prima la gogna, poi la ghigliottina. Potrei consigliare alla redazione
del Vespone qualche buon romanzetto francese d’appendice, da gustare
insieme al Beaujolais
invecchiato: non sono cose che s’adattano al “novello”. Vive
Articolo 2 : amplificare la cassa di
risonanza.
Qui entrano in gioco i
cacciatori di teste, che scovano su Internet filmati ambigui,
testimonianze a luce rossa: spero solo che non sia mai pubblicato il
filmato dove il sottoscritto si spidocchia in classe – perché si sa
– gli insegnanti italiani sono sporchi, si lavano con la benzina per
la scabbia e preferiscono spidocchiarsi negli asili nido. Maledetti
untori.
Altri utili idioti si sperticano nella difesa della purezza
dell’adolescenza tradita. Sapessero cosa cova sotto la cenere dei 14
anni: la stagione degli oratori e degli esercizi spirituali è finita da
un pezzo. Caro Fioroni, venga qualche volta nelle scuole – ma in
incognito, magari travestito da dottor Balanzone, a Carnevale – e se
ne “prenda una vista”.
Articolo 3: quando il clima è propizio e
l’attenzione scarsa emanare il Verbo, ossia la circolare 72.
Ma cos’hanno fatto di tanto
grave gli insegnanti italiani da meritarsi un titolo che chiede “pene
più severe”?
Il 95% della circolare è dedicato a coloro che subiscono condanne
penali: per loro sono previsti “snellimenti” nelle procedure
d’espulsione. Il trasferimento di competenze passa da Roma alle
province dell’Impero, ossia ai Sovrintendenti Regionali: ogni Ponzio
Pilato avrà così la sua razione di gloria e potrà macchiare di sangue
un asciugamani.
Questa
non è una gran novità, se solo la legge fosse applicata, e vale per
tutti i dipendenti pubblici: proprio per tutti?
Proprio negli stessi giorni, un’apposita commissione deciderà se
Cesare Previti decadrà da parlamentare: oh, mica è decaduto, eh? Prima
dobbiamo pensarci. Si è “beccato” una sentenza definitiva? Va
beh…ma adesso sarà annullata…si farà un nuovo
processo…vedremo…in fondo Cesarino è un bravo figliolo…la
supplente molisana? Ma quella è soltanto una tr…che c’entra?
Solo di “Cesarino” si tratta?
No, miei cari, perché sono in tanti fra i banchi del Parlamento ad
avere subito condanne definitive, soltanto che per loro la
legge…beh…sono super partes?
Al di là “del bene e del male”?
Vediamo se sono soltanto balle di un ipocondriaco dipendente del
“dipendente” Fioroni[1]:
Massimo
Maria Berruti (deputato FI): 8 mesi definitivi per
favoreggiamento nel processo tangenti Guardia di Finanza.
Alfredo Biondi (deputato
FI): 2 mesi patteggiati per evasione fiscale a Genova. La sentenza di
condanna a suo tempo resa dal tribunale di Genova nei confronti di
Alfredo Biondi è stata revocata in data 28 settembre 2001 per
intervenuta abrogazione del reato.
Vito Bonsignore (eurodeputato
Udc): 2 anni definitivi per tentata corruzione appalto ospedale Asti.
Umberto Bossi (eurodeputato
e segretario Lega Nord): 8 mesi definitivi per tangente Enimont.
Giampiero Cantoni (senatore
FI): come ex presidente della Bnl in quota Psi, inquisito e arrestato
per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati, ha patteggiato
pene per circa 2 anni e risarcito 800 milioni.
Enzo Carra (deputato
Margherita): 1 anno e 4 mesi definitivi per false dichiarazioni al pm su
tangente Enimont.
Paolo Cirino Pomicino (eurodeputato
Udeur):1 anno e 8 mesi definitivi per finanziamento illecito tangente
Enimont, 2 mesi patteggiati per corruzione per fondi neri Eni.
Marcello Dell’Utri (senatore
FI e membro del Consiglio d’Europa):condannato definitivamente a 2
anni per frode fiscale e false fatturazioni a Torino (false fatture
Publitalia); ha patteggiato 6 mesi a Milano per altre vicende di false
fatture Publitalia.
Antonio Del Pennino (senatore
FI): 2 mesi e 20 giorni patteggiati per finanziamento illecito Enimont;
1 anno 8 mesi e 20 giorni patteggiati per i finanziamenti illeciti della
metropolitana milanese.
Gianni De Michelis (eurodeputato
Socialisti Uniti per l'Europa): 1 anno e 6 mesi patteggiati a Milano per
corruzione per le tangenti autostradali del Veneto; 6 mesi patteggiati
per finanziamento illecito Enimont.
Walter De Rigo (senatore
FI): 1 anno e 4 mesi patteggiati per truffa ai danni del ministero del
Lavoro e della Cee per 474 milioni di lire in cambio di falsi corsi di
qualificazione professionale per la sua azienda.
Gianstefano Frigerio (deputato
FI): condannato a Milano a oltre 6 anni di reclusione definitivi per le
tangenti delle discariche (3 anni e 9 mesi, corruzione) e per altri due
scandali di Tangentopoli (2 anni e 11 mesi per
Giorgio Galvagno (deputato
FI): ex sindaco socialista di Asti, nel ’96 ha patteggiato 6 mesi e 26
giorni di carcere per inquinamento delle falde acquifere, abuso e
omissione di atti ufficio, falso ideologico, delitti colposi contro la
salute pubblica (per l’inquinamento delle falde acquifere) e omessa
denuncia dei responsabili della Tangentopoli astigiana nello scandalo
della discarica di Vallemanina e Valleandona (smaltimento fuorilegge di
rifiuti tossici e nocivi in cambio di tangenti).
Lino Jannuzzi (senatore
FI): condannato definitivamente a 2 anni e 4 mesi per diffamazioni
varie, è stato graziato dal capo dello Stato proprio mentre stava per
finire in carcere.
Giorgio
Roberto Maroni (deputato
Lega Nord ed ex Ministro Lavoro): condannato definitivamente a 4 mesi e
20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale durante la perquisizione
della polizia nella sede di via Bellerio a Milano.
Augusto Rollandin (senatore
Union Valdôtaine-Ds): ex presidente della giunta regionale Valle
d’Aosta è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione nel
’94 a 16 mesi di reclusione, 2 milioni di multa e risarcimento dei
danni alla Regione per abuso d’ufficio: favorí una ditta “amica”
nell’appalto per la costruzione del compattatore di rifiuti di
Brissogne. Dichiarato decaduto dalla Corte d’appello di Torino, in
quanto “ineleggibile”, nel 2001 si candida al senato con l’Union
Valdotaine, i Ds e i Democratici.
Vittorio Sgarbi (deputato
FI): 6 mesi definitivi per truffa aggravata e continuata ai danni dello
Stato, cioè del ministero dei Beni culturali.
Rocco Salini (gruppo
misto) condannato in Cassazione a un anno e 4 mesi per falso ideologico.
Calogero Sodano (senatore
Udc): già sindaco di Agrigento, condannato definitivamente a 1 anno e 6
mesi per abuso d’ufficio finalizzato a favorire i costruttori abusivi
in cambio di favori elettorali.
Egidio Sterpa (deputato
FI): condannato a 6 mesi definitivi per tangente Enimont.
Antonio Tomassini (senatore
FI): Medico chirurgo, condannato in via definitiva dalla Cassazione a 3
anni per falso.
Vincenzo Visco (deputato
Ds): Condannato definitivamente dalla Cassazione nel 2001 per abusivismo
edilizio, per via di alcuni ampliamenti illeciti nella sua casa a
Pantelleria: 10 giorni di arresto e 20 milioni di ammenda. Piú
l’“ordine di riduzione in pristino dei luoghi”. Cioè la
demolizione delle opere abusive.
Alfredo Vito (deputato
FI): 2 anni patteggiati e 5 miliardi restituiti per 22 episodi di
corruzione a Napoli.
Questi
sono soltanto i parlamentari condannati in via definitiva: non
dimentichiamo che sia Berlusconi che Andreotti non sono mai stati
totalmente prosciolti dai reati loro ascritti, ma si sono salvati solo
per la prescrizione del reato, come tanti altri. Ci sono poi coloro che
trascinano interminabili processi per anni, nell’attesa di una
benedetta prescrizione (che loro stessi possono accorciare od allungare
con un intervento legislativo!).
Che
ne dice, Fioroni? Che ne facciamo della supplente molisana? Proporrei di
creare un’apposita cattedra di strip-tease per le scuole femminili: le
future modelle e “veline” – con i tempi che corrono – ne
trarrebbero più vantaggio che da una laurea nelle Arti Figurative.
Il rimanente 5% della circolare, invece, definisce meglio i
comportamenti da attuare nei casi privi di rilevanza penale. Chi sono
costoro? Dei cattivoni, evidentemente, solo che non sono abbastanza
cattivi per poterli consegnare al boia. Sono gentaglia che non va a
scuola, che si dà malata, che non rispetta le consegne: macchiano i
registri con il sugo, le pagelle con l’olio che trasuda dalla
focaccia, si fanno sorprendere a fumare nei cessi…che gentaglia,
maledizione…
Che
si fa con costoro?
Sentite il Fioron-pensiero: “la
sospensione cautelare può essere disposta dal direttore didattico o dal
preside” (leggasi dirigente scolastico) “sentito il collegio dei
docenti per il personale docente…” Pronto? Panini-CGIL? Se ci
sei batti un colpo! Oppure t’hanno già promesso un posto a
Montecitorio?
Ma che bella pensata! Propongo che il collegio dei docenti in versione
“giudicante” si svolga in un saloon con whisky e sigari a volontà:
il Preside (pardon…Dirigente Scolastico), a mio avviso, dovrebbe
portare in bella mostra una stella da sceriffo.
Il successivo corteo fino al palo della forca dovrebbe svolgersi a
cavallo, condito con nutrite scariche d’armi da fuoco in aria: il
segretario del collegio – dopo essersi accertato della bontà del
cappio – dovrebbe menare con gesto rapido e deciso il sonoro schiaffo
sulle natiche del cavallo del condannato. Infine, un bel canto di gloria
rivolto al Signore degli Impiccati.
Perché la circolare n. 72 fa male?
Perché liquidare la scuola
italiana con una comparsata dal Vespone, un po’ di farfugli sul sito
del Ministero ed una circolare gelida come una lama era l’ultima cosa
che ci aspettavamo per Natale.
Di tutti i guai della povera scuola italiana manco una parola: ne
vogliamo raccontare qualcuno di quelli veri, dei quali dall’Insetto è
proibito parlare?
La
scuola superiore italiana fu riformata da Giovanni Gentile nei primi
anni del Fascismo, e si trattò di una riforma equilibrata ed
innovativa: grazie alla saggezza di Gentile, si creò un buon equilibrio
fra le discipline umanistiche, scientifiche, tecniche ed artistiche. Un
“mix” che consentì all’Italia d’avere una buona classe
dirigente (soprattutto nell’industria) nel dopoguerra e durante il
“miracolo economico”.
Passano gli anni, cambiano le esigenze e – finalmente – intorno al
1997 Berlinguer riflette che è oramai giunto il tempo di cambiare:
riconosciamogli il merito d’averci almeno pensato.
Il problema è che ci pensa e basta. Apparentemente, viene emanata una
grande riforma – l’autonomia scolastica – ma si tratta del solito
intruglio gattopardesco: niente cambia, solo poca aria fritta.
La
riforma dell’autonomia scolastica consente alle scuole superiori –
semplificando al massimo – di gestire il 15% del “monte ore” per
introdurre nuove discipline oppure per dare più spazio al alcune e meno
ad altre: ad esempio, un’ora in più di Scienze ed una in meno di
Latino, oppure un’ora di Diritto al posto di quella di Storia.
Ovviamente, l’85% delle discipline deve rimanere immutato, ma già qui
s’incontrano i primi problemi: quanto si può “premere
sull’acceleratore” per introdurre nuovi contenuti? Quanto deve
rimanere del vecchio ordinamento?
Il Ministro fa sapere che – rapidamente – saranno segnalati alle
scuole i “saperi minimi”, ossia ciò che è obbligatorio insegnare.
La promessa è del 1999, ed i “saperi minimi” li aspettiamo ancora
nel 2006.
Parte
Berlinguer ed arriva De Mauro, che per un paio d’anni gestisce la
reggenza nell’attesa del “ciclone” Moratti.
Berlusconi parte subito in quarta:
la scuola italiana sarà rivoltata come un calzino. Cosa si insegnerà?
Le tre famose “I”: Internet, Impresa ed Inglese. Gli insegnanti si
chiedono con curiosità mista ad apprensione cosa capiterà, quelli di
Francese si sentono gelare il sangue nelle vene.
Insegnare “Impresa” nelle scuole è un concetto noto solo a
Berlusconi, giacché nulla si è visto: a dire il vero, qualche scuola
(soprattutto Istituti Commerciali) ha da tempo sottoscritto degli
accordi con banche ed imprese per favorire dei circuiti virtuali
d’impresa. In altre parole, le banche aprono dei conti correnti
virtuali e le imprese prospettano agli studenti delle situazioni reali
nelle quali devono intervenire per la gestione economica e
l’organizzazione del lavoro. Dove è stato fatto funziona, ma il
merito non è di nessun Ministro né, tanto meno, di qualche politico:
sono i frutti di buone gestioni della Scuola da parte di Presidi
lungimiranti ed insegnanti capaci.
La
riforma Moratti passa sotto mille forche caudine e giunge alla
diciassettesima bozza (sì, 17, e poi dicono che non porta jella!):
quando viene, infine, controfirmata dal Presidente Ciampi il testo è
ancora cambiato in extremis; altrimenti – voci di corridoio – il
buon Azeglio non avrebbe firmato.
Finalmente giungono alle scuole i quadri orari dei futuri Licei: le ora
d’inglese sono diminuite mentre l’informatica di base è totalmente
scomparsa dallo schermo radar. E l’impresa? Chi era costei? A momenti
ci perdiamo la “I” di Italia, figuriamoci chi si ricorda delle tre
“I” di Berlusconi.
La
triste fine della riforma Moratti avviene dallo sfasciacarrozze: punto
per punto viene “smontata” e rimandata a data da destinarsi, perché
assurda ed incompleta. Non si sa nemmeno se i titoli un tempo rilasciati
dagli Istituti Tecnici avranno ancora valore giuridico, che fine faranno
gli Istituti Professionali (manca l’accordo con le Regioni che è alla
base della riforma) e, ciliegina sulla torta, nell’ultima stesura
scompare anche il Liceo Musicale e Coreutico. Se volete imparare la
musica andate in un negozio e compratevi una chitarra.
Giunge
infine il nuovo governo e si comprende subito che, con la nomina di un
ex democristiano, la minestra sarà ancora una volta la solita sbobba
riscaldata.
Ma, a fronte di tanto clamore sulle (mancate) riforme, qualcuno racconta
come si vive nelle scuole?
Con la riforma Dini delle pensioni, scompaiono le vergognose pensioni
“19 anni, sei mesi ed un giorno” che per le donne sposate si
riducevano a “14 anni, sei mesi ed un giorno”. Riscattati quattro
anni d’Università, a 36 anni s’andava in pensione.
Ovviamente,
ci andava chi dello stipendio non aveva un gran bisogno: per campare con
una pensione non certo abbondante bisognava avere altri redditi. Ci
pensava il marito, oppure il giorno seguente ritrovavi le ex colleghe
dietro al banco del negozio di papà.
Venne Dini e fece giustizia, ma a volte un atto di giustizia genera
frutti perversi, e così fu.
Un tempo, s’entrava nelle scuole per concorso: dopo qualche supplenza
c’era il concorso e si diventava insegnanti di ruolo a tempo
indeterminato.
Con
il tempo, è iniziata la perversa pratica del precariato: nella scuola
mancano decine di migliaia d’insegnanti ma non si assume, i posti
vengono coperti di anno in anno con i precari. Perché?
La ragione è semplice: quando, finalmente, con i capelli che iniziano
ad incanutire, s’entra in ruolo viene effettuata la cosiddetta
“Ricostruzione di carriera”, mediante la quale si fa il conteggio
degli anni di servizio.
Gli anni trascorsi da precari contano come gli altri? Eh no, signori
miei, contano ma con un diverso coefficiente.
Risultato:
12 anni da precario contano pressappoco (ci sono molte “variazioni sul
tema”, e questo è soltanto un esempio indicativo) come 9 di ruolo
cosicché – se, poniamo, il malcapitato ha 40 anni – per giungere ai
fatidici 40 anni di carriera dovrà insegnare per altri 31, ossia
lasciare la cattedra alla veneranda età di 71 anni, quando dovranno
portarlo in classe con la carrozzella.
Oggi, la gran parte degli insegnanti italiani ha un’età fra i 50 ed i
60 anni, e sono proprio quelli che si videro passare avanti legioni di
pensionati baby: gli altri – quelli che hanno meno di 50 anni – in
genere sono precari, oramai a vita.
Vuoi
entrare in ruolo? Benissimo: prima frequenta il corso abilitante
per…facciamo un paio d’anni…poi si vedrà. Il corso abilitante per
la tua classe di concorso si tiene a Milano e tu abiti a Belluno? Che
peccato…come ci dispiace…beh, intanto abituati a viaggiare così
dopo, quando ti sbatteremo ad insegnare a Rovigo (graduatorie su base
regionale), non ti lamenterai troppo.
Così, ognuno si sente in qualche modo defraudato: i “vecchi” perché
si sentono i veri coglioni della situazione: oh, vuoi vedere che di
quelli del mio corso abilitante sono rimasto solo io? I “giovani”
perché pensano: quei maledetti fra poco se ne andranno in
pensione…almeno loro l’avranno…a noi daranno soltanto una pasticca
di cianuro…
Anche
se di fronte al proprio dovere la gran parte degli insegnanti non
indietreggia – ossia si rende conto che i ragazzi non devono pagare il
conto per le scelleratezze della classe politica – la volontà ne esce
fiaccata, il morale piagato, l’incertezza dilaga. Sempre più spesso,
nei corridoi, si sente chiedere: «Quanto
ti manca?». La scuola sta
diventando il luogo dove s’incontrano i lavoratori più anziani: e
dire che dovrebbe essere il posto dei giovani!
Finito?
Manco per idea.
Siccome la classe insegnante invecchia e non riesce a stare al passo con
i tempi, allora bisogna “aggiornarla”. Come se fossimo dei computer
nei quali s’infila un dischetto.
Fioriscono allora le iniziative di “formazione”, rivolte a docenti e
non docenti che sono nati quando ancora nelle campagne circolavano i
carretti trainati con i cavalli e si pretende che queste persone, dopo
una vita trascorsa in un determinato tipo di scuola (da studenti e da
docenti), cambino totalmente la loro didattica, utilizzino le nuove
tecnologie, i contenitori multimediali, nuovi linguaggi per
l’apprendimento.
Risultato:
soldi spesi per istruire corsi rivolti a persone che – nella maggior
parte dei casi – li frequentano per pura buona volontà o con la
speranza che l’ennesimo “pezzo di carta” frutti qualche punto in
graduatoria, la possibilità d’avere un trasferimento, magari anche
solo 5 euro in busta paga. Il tutto poi – puntualmente – non
avviene. Ciò che invece regolarmente avviene è un sensibile incremento
nel conto in banca dei “formatori”.
Parliamo
degli studenti?
Lo sa – caro Fioroni – che oramai il 10% degli studenti è figlio
d’immigrati? Nella maggior parte dei casi, per fortuna, hanno
frequentato la scuola elementare italiana ma con regolare frequenza
giungono ragazzi dall’estero, a causa dei ricongiungimenti familiari.
Che si fa con questi ragazzi che non spiaccicano una parola
d’italiano? Ho visto personalmente poveri russi trafficare con un
vocabolarietto della lingua italiana mentre scrivevano un tema. Giungono
poi i sudamericani che – a contatto con la scuola italiana, chissà
perché – s’intristiscono subito. Ci sono poi i balcanici: un
universo variegato che si porta appresso il dolore di generazioni,
l’incomprensione cocciuta per un mondo che non capiscono. Che si fa?
Per uno di loro chiedemmo – a settembre – l’intervento di un
mediatore culturale, che giunse puntualmente nel secondo quadrimestre:
immagini un po’ com’è andata a finire. Nessuno fa nulla? No, il
prof. Natale Vadori ha scritto un breve volumetto, “L’allievo
balcanico”, che ha gentilmente messo in rete: una trentina di pagine
utilissime per capire, per avere qualche riscontro in più nel rapporto
con questi ragazzi.
Ovviamente,
non è stato patrocinato da nessuno, ma solo dalla sua buona volontà:
se può, gli mandi almeno un’agenda, un biglietto per la partita o per
il teatro, gli faccia sapere che il Ministero esiste.
Parliamo
di soldi?
Erano ancora lire – caro Ministro – quando una scuola di 600 allievi
si trovava a disposizione 3 milioni per pagare i libri agli studenti
meno abbienti. Sei allievi su 600 avevano diritto ai libri gratis:
l’1%, quando sappiamo che circa il 15% delle famiglie italiane vive
sotto la soglia di povertà.
Oppure vogliamo ribadire che un insegnante italiano con 30 anni di
carriera guadagna circa 1.600-1.700 euro? Non c’è paese europeo dove
siano così poco pagati. Anni fa ebbi una discussione con un maresciallo
dei Carabinieri: avevamo la stessa età e gli stessi anni di servizio:
io, allora, guadagnavo 1 milione e 200 mila lire, lui 1 milione e 600
mila. Perché?
Non
voglio negare che un maresciallo dei Carabinieri abbia delle importanti
responsabilità, ma noi – se commettiamo degli errori – buttiamo nel
cesso intere generazioni. E’ una responsabilità da poco?
La cosa che fa male – caro Ministro – è quella frasetta della
circolare dove compare la possibilità di licenziare per “evidente
scarso rendimento”.
A parte il fatto che simili provvedimenti possono essere presi solo dopo
aver sentito la controparte, ossia i sindacati – e non dal vezzo di un
Dirigente Scolastico o di un Sovrintendente – c’è
“l’evidente” problema di giudicare l’operato di un docente.
Lo
deve fare il Sovrintendente (che manco lo conosce)? Su segnalazione del
Dirigente Scolastico? Ah, ma allora torniamo al saloon ed al giudizio
sommario, con un’aggravante.
Se, poniamo il caso, un docente legge il giornale in classe e non fa
null’altro per tutto il tempo – ma appartiene alla stessa corrente
politica del Dirigente – secondo Lei verrà segnalato?
Oppure sarà indicato il rompiscatole di turno – che magari da anni si
batte per segnalare le mille “camarille” interne al Collegio dei
Docenti per spartirsi i quattro soldi marci delle attività
complementari (i corsi pomeridiani facoltativi) – al quale, scommetto,
troveranno anche una collezione di “Playboy” nel cassetto della
cattedra?
Venga
a trovarci, Ministro, venga in incognito e partecipi a qualche Collegio
dei Docenti: le consiglio un travestimento da Maga Magò poiché –
data l’ormai veneranda età degli insegnanti italiani – nessuno
s’accorgerà di nulla e la scambieranno per la supplente di Religione.
Oramai, si fa i supplenti anche a sessant’anni.
Scoprirà così l’alto livello della dialettica usata per dirimere
importanti questioni educative e didattiche: ah, si porti un pugnaletto
corto – lo chieda a Tremaglia, dovrebbe aver conservato quello da
“Ardito” – perché, quando si deve decidere come suddividere il
monte-ore pomeridiano (ed i relativi compensi), i colleghi ex ufficiali
si portano appresso la sciabola e le colleghe i ferri da calza. Stia
attento: si difenda senza pietà e non lesini fendenti a destra ed a
manca, desideriamo che lei torni a Roma sano e salvo.
Sarà
un’esperienza interessante anche sotto l’aspetto commerciale e
d’impresa: potrà partecipare alla stesura del “piano di
battaglia” per l’acquisizione delle materie prime. Libri? Film? No:
gli allievi, le nuove iscrizioni, quello che molti colleghi – a
microfono spento – chiamano il “mercato delle vacche”.
Si tratta di un’esperienza entusiasmante perché il genio italico
esplode in una fantasmagoria di mille colori e vibrazioni: pur di non
perdere allievi – la facciamo o no questa nuova prima? Riuscirò a
tenermi il posto fin quando
Nelle
“Offerte Formative” compariranno dunque viaggi a Disneyland, piscine
riscaldate, pizzette gratis. Se non ci siamo già arrivati, fra un po’
regaleremo anche qualche scheda telefonica: l’imperativo è convincere
qualche bambinone di terza media (ed i loro poveri ed ignari genitori) a
preferire l’artistico invece del commerciale, il classico al posto del
tecnico.
Tutto frutto della pochezza e della miseria morale dei docenti? No, c’è
di più: è colpa – come Lei ricorda nella circolare –
dell’“evidente scarso rendimento”. Dei docenti? Dei Dirigenti
Scolastici? Del personale ATA?
No,
caro Ministro: anche se Lei è appena arrivato, e quindi non può essere
accusato delle colpe dei suoi predecessori, lo “scarso rendimento”
è quello della classe politica nei confronti della Scuola italiana.
Noi – che guadagniamo circa 1.500 euro (una media molto approssimativa
fra le varie figure e gli anni d’anzianità) – dobbiamo fare questi
salti mortali per creare delle Offerte Formative che ci consentano di
garantirci il posto nella scuole dove insegniamo.
E’ una bestemmia tentare di trascorrere almeno gli ultimi anni
d’insegnamento nella stessa scuola? Negli anni nei quali ci si ritrova
a combattere su due fronti – figli grandi (e tutti a carico dei
genitori) e genitori anziani (per i quali sono sempre gli stessi a
doverci pensare) – non sarebbe giusto avere almeno la certezza di un
luogo di lavoro?
Lo
dico per
Ci siamo sobbarcati il peso della riforma Berlinguer – inventandoci
mille cose nuove – perché quelli che guadagnano 19.700 euro il mese
(i parlamentari) per decenni della Scuola se ne sono stra-fregati.
Vogliamo ricordare la “provvisoria” riforma “Sullo” della
maturità – 1969 – che smise d’essere “provvisoria” solo nel
1999 con la riforma dell’esame “targata” Berlinguer? Poi venne la
riforma (dell’esame) Moratti ed ora giungerà la sua.
Senza
nulla togliere all’importanza dell’esame, vogliamo scommettere che,
se ci mettessimo in quattro insegnanti attorno ad un tavolo per qualche
pomeriggio, riusciremmo a partorirne un’altra – forse meglio, forse
peggio – da aggiungere alla lista?
Certo, se ci fosse un “buon rendimento” non ci si limiterebbe alle
varie riforme dell’esame, non si ridipingerebbe soltanto il portone
della scuola, non si cambierebbe soltanto le scritte – da “Istituto
Tecnico” a “Liceo Tecnico” – ma si andrebbe alla sostanza.
Una persona che attua un “buon rendimento” entrerebbe nella scuola
ed inizierebbe dai banchi alle dotazioni, per finire con le materie
d’insegnamento e le classi di concorso dei docenti. E dovrebbe farlo
con attenzione e rispetto per chi tutte le mattine entra in classe e si
prende carico di generazioni di giovani sempre più sbandati ed
insicuri, ai quali le famiglie non ce la fanno più a prospettare rosei
futuri.
I
ragazzi non sono stupidi: fanno gli stupidi, ma sanno perfettamente
quale sarà il loro domani. Magari, dopo una laurea triennale, saranno
premiati con un posto part-time e precario in un call-centre.
Per questa e mille altre ragioni – caro Ministro – datevi da fare
perché del vostro “cattivo rendimento” siamo un po’ stufi e tanto
avviliti: si ricordi che in classe non ci vanno i Ministri ed i
Sovrintendenti, ci vanno gli insegnanti e stanno tirando avanti la
baracca da anni, nonostante il vostro pessimo rendimento di classe
politica.
Da ultimo, le ricordo che anche questa è una “circolare”, perché
circolerà – e tanto, mi creda – su Internet e la leggeranno
senz’altro decine, forse centinaia di migliaia di persone. La faccia
leggere ai suoi colleghi, fra una seduta e l’altra del Parlamento:
chissà che si mettano finalmente al lavoro. Noi già lo facciamo, da
sempre.
Nell’attesa
di un sollecito riscontro, le porgo i miei più sentiti auguri di Buona
Pasqua.
Saliceto, 31 dicembre 2006
prof. Carlo Bertani
bertani137@libero.it www.carlobertani.it