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Gli
stacanovisti della kippà
di
Carlo Bertani - www.disinformazione.it
“Questo
farà sì che il nostro proposito apparirà necessario e non ispirato
all'odio,
di modo che così sembrando agli occhi del volgo, ci chiameranno
purificatori e non assassini.”
William
Shakespeare – Giulio Cesare
– Atto II, Scena I
E’ giunta l’ora d’affrontare seriamente – ma con fermezza –
non tanto la politica israeliana bensì la sua strategia
nell’informazione, la sua penetrazione nel mondo politico europeo ed
americano, l’aggressività di una diplomazia che controlla le grandi
banche d’affari a sostegno di Tel Aviv.
Negli ultimi anni abbiamo visto espandersi e crescere – per numero ed
importanza – le iniziative per ricordare
L’obiettivo
dichiarato è quello di non perdere la memoria del massacro nazista (ed
europeo), poiché lo scorrere delle generazioni, inevitabilmente, ne
scolora gli attributi. E’ giusto farlo, nessuno lo mette in dubbio.
Quello che sarà difficile attuare – dopo il Libano del 2006 – sarà
circoscrivere l’eccidio nazista senza che qualcuno, con gran semplicità
ed immediatezza, non compia un parallelo fra i mucchi di cadaveri che
attendevano i forni crematori – in bianco e nero – e le immagini dei
bambini straziati dalle bombe israeliane, tutte a colori.
Chi è nato nell’epoca del bianco e nero sa che quella scelta era
determinata soltanto da questioni tecniche ed economiche: per i ragazzi
di oggi, il bianco e nero è sinonimo di vecchiume, d’antichità. Di
conseguenza, iniziano a confondere
La
classe politica italiana è attentissima nel soggiacere a qualsiasi
desiderio che provenga dal mondo ebraico: diligentemente, calano la kippà
su crani stempiati e s’inchinano dolorosamente di fronte a bandiere ed
a bracieri che ricordano quegli eccidi. Ergo: il popolo italiano
dovrebbe essere rappresentato da quegli inchini e da quei formalismi,
mentre così non è.
I personaggi che oggi sono al potere in Italia – Prodi, Rutelli,
Fassino, D’Alema ed altri – non sono lì perché rappresentano ciò
che la nazione veramente desiderava per il suo futuro. Sono stati eletti
soltanto per fermare una banda d’avventurieri composta di piduisti
corrotti e ministri condannati che tentavano di svendere la scuola
italiana alle aziende private, il sangue dei nostri soldati alle
esigenze imperiali di Bush, la sovranità dello Stato ad un gruppo di
facinorosi in camicia verde che non sono nemmeno in grado di scrivere
una legge, figuriamoci una Costituzione.
Detto
questo, però, non s’illudano: nessuno è profondamente infatuato dal
buonismo di frà Romano o dall’arguzia del tovarish
D’Alema. Nessuno prende sul serio Di Pietro, quando non sa nemmeno che
un senatore da lui messo in lista faceva “pappa e ciccia” con il
centro destra. Nessuno crede più all’ex sindacalista Bertinotti,
entrato anch’egli nel recinto degli Agnelli.
Oddio, un sostegno l’hanno: quello che proviene loro dai settori
direttamente controllati della politica – cooperative bianche e rosse,
gruppi parrocchiali e consiliari – ossia da quanti dalla politica –
da questa politica – traggono ricchezze ed allori. Agli altri, frega
assai poco di loro: hanno assegnato al centro sinistra il compito di
tenere lontano una sciagura come Berlusconi; non s’illudano,
nient’altro.
La
prova di tutto ciò, la discrepanza fra il servilismo della nostra
classe politica – puntualmente richiamata all’ordine
dall’ambasciatore israeliano Gol – e la realtà apparve chiaramente
nel sondaggio che l’UE sottopose ad campione rappresentativo dei
cittadini europei sul problema medio orientale un paio d’anni or sono.
Ebbene, a larghissima maggioranza, i cittadini europei ritenevano
Israele il principale responsabile dello sfacelo del Vicino Oriente,
senza zone d’ombra e ripensamenti.
Il sondaggio fece scalpore a Tel Aviv e vi furono vibranti proteste, ma
per chi non frequenta i palazzi del potere non fu un’eclatante
sorpresa. Per il cittadino italiano medio – quello che lavora, studia,
è in pensione o s’arrabatta – contano di più le immagini di
distruzione nei territori palestinesi che le genuflessioni di Fassino e
Rutelli in kippà.
Tutto
ciò non avviene per la perfida presenza di Al-Jazeera o per qualche
oscura macchinazione degli immigrati islamici: capita semplicemente
perché gli italiani sono più intelligenti della loro classe politica.
Gli italiani ricordano quella stretta di mano fra Rabin, Peres ed Arafat
sul prato della Casa Bianca di fronte ad un soddisfatto Clinton: gli
italiani non sono coglioni, e sanno benissimo che quella stretta di mano
– conseguente al lavoro diplomatico iniziato ad Oslo – significava
“pace contro territori”.
Chi poteva attuare quel “pace in cambio di territori”? I
palestinesi, che non hanno né l’una né l’altra?
Gli
ultimi anni del millennio furono anni di relativa pace in Israele e nei
Territori, non ci furono più attentati e morti: tutti attendevano la
nascita dello stato palestinese che avrebbe posto fine a decenni di
sangue.
Cosa avvenne invece? Un giorno, di buon mattino, l’allora leader
dell’opposizione Sharon pensò bene d’andare a fare una
“passeggiata” sulla spianata della Moschea di Al-Aqsa – il terzo
luogo sacro dell’Islam – accompagnato da troupe televisive e da un
plotone di fucilieri armati di tutto punto, che non esitarono – a
fronte del lancio di pietre – a sparare sui palestinesi disarmati,
assassinando a sangue freddo un bambino che il padre cercava
disperatamente di proteggere con il proprio corpo.
La giustificazione? Nessuna, come non è mai giunto da Israele un
documento ufficiale sul futuro stato palestinese.
Quando
Gli italiani non sono mica fessi come Prodi e Di Pietro: sanno che se
vuoi vivere in uno stato devi avere dei confini, un governo, un
parlamento, un esercito, ecc. Sarebbero felici – i nostri penitenti in
kippà – di vivere in una
nazione senza forze armate proprie e costellata di colonie israeliane
super protette da cannoni e missili pronti ad abbattersi su chiunque,
senza dover render conto né all’ONU né ad altri?
Ed oggi, questi signori che hanno scoperto la kippà,
vorrebbero inviare qualche migliaio di soldati italiani per proteggere
il confine nord di Israele – perché è chiaro che, nonostante le
strombazzate vittorie, Israele non ce la fa a “chiudere la faccenda”
con Hezbollah – cosicché i
decennali errori della politica israeliana verrebbero pagati con il
sangue dei giovani europei?
Quello
di cui non si rendono conto questi goim
che si fingono devoti ebrei, è che “scollando” le loro posizioni
politiche da quelle di gran parte della popolazione non rendono certo un
buon servizio alla causa israeliana.
Gli altri nemici della causa ebraica sono invece gli ebrei della
diaspora, quelli che vivono da sempre in Europa: da anni, oramai, la
dirigenza delle Comunità Ebraiche è “scivolata” sempre di più
verso la destra – quella dei Fini in kippà,
che è proprio una garanzia – non accorgendosi di fare il classico
patto fra il Diavolo e l’Acqua Santa.
Sanno, i solerti ebrei italiani ed europei, quanto antisemitismo di
vecchia matrice ancora s’annida fra le file della destra italiana ed
europea, quante rune e croci uncinate, quanti “Arbeit macht frei” sopravvivono nelle memorie della parte politica
che li perseguitò?
Non
compaiono se non in alcune rare manifestazioni nostalgiche – che
spesso vengono represse – ma ciò che spaventa non sono le croci
uncinate od i gadget nazisti: ciò che dovrebbe far paura è quella
“terra di nessuno” che esiste fra i tatuaggi dei naziskin e la kippà di Fini, “mandata giù” a malincuore anche da tanti
aderenti o simpatizzanti del suo partito.
Oggi, invece, sembrerebbe la sinistra la grande nemica d’Israele:
bella riuscita, bella trovata quella che hanno meditato a Tel Aviv!
Si ricordino – gli estremisti askenazi e sefar – che
chi difese gli ebrei dalla Shoà fu principalmente la sinistra, mentre i
cattolici – per lavare ogni macchia – dovrebbero prima render noti i
carteggi di Pio XII tuttora secretati e le connivenze fra il cardinale
di Genova, Siri, la compagnia di navigazione Costa e gli ex gerarchi
nazisti per coprire le fughe in Argentina dei vari Gauleiter.
Nel
revisionismo storico dilagante, qualcuno ha provato persino a mettere
sullo stesso piano Hitler e Stalin come persecutori degli ebrei,
dimenticando che nell’Armata Rossa combatterono due divisioni composte
da ebrei sovietici. E’ pur vero che vi furono delle persecuzioni –
nell’URSS – che colpirono gli ebrei, ma colpirono anche gli
ebrei, come colpirono i kulak, gli ucraini, i moldavi, ecc, ossia chi
entrava a far parte dei bersagli “controrivoluzionari” di Stalin.
Ci spiace, signori cari: l’unica parte politica che non ha
“scheletri nell’armadio” nei confronti della Shoà è proprio la sinistra europea, che in gran parte condivise la
sorte degli ebrei nei lager nazisti e noi – che oggi ne siamo i
discendenti – possiamo camminare a testa alta, accusare Israele di
genocidio ed i nazisti di sterminio.
Perché oggi si è giunti ad una frattura fra la sinistra europea da un
lato, le comunità ebraiche e lo stato d’Israele dall’altra,
nonostante che il bon ton e le kippà
di regime tentino di nascondere ciò che non è più occultabile?
Perché
dopo la guerra dei Sei Giorni la sinistra europea non comprese perché
Israele non rispettò la risoluzione 242 dell’ONU – quella che
richiedeva la riconsegna dei territori occupati – e meno che mai si è
lasciata infinocchiare dai proclami di Bush e Sharon, che identificavano
nell’ANP di Arafat un’organizzazione terroristica da colpire.
Oggi, dopo aver gettato i palestinesi nelle braccia di Hamas
– poiché nessuna forza politica resiste a decenni di delegittimazione
– gli israeliani cercano di “riabilitare” Abu Mazen come moderato,
ma al primo attentato o razzo Qassam
che qualcuno lancerà anche Abu Mazen tornerebbe di sicuro nel recinto
dei “cattivi”, poiché per gli israeliani l’unico palestinese
“buono” è quello che accetta d’essere schiavo senza condizioni.
Da ultimo, gli ebrei europei non s’accorgono del rischio che corrono:
per decenni hanno mantenuto posizioni autonome rispetto a quelle di
Israele – mai apertamente contrarie, ma autonome – mentre oggi si
sono appiattiti sulla politica dell’estrema destra israeliana e di
Bush.
Operando
in questo modo, forniscono l’immagine di comunità sempre più avulse
dalla realtà dei paesi dove vivono – che chiedono a gran maggioranza
una pace duratura, con la cessione completa dei territori – e si
presentano come “colonie” di uno stato estero – Israele – che
attua un’aggressiva politica di potenza.
Domandiamo loro cosa si attendono da questa impostazione: le giovani
generazioni, saranno maggiormente colpite dai vecchi filmati in bianco e
nero che narrano della Shoà
oppure dai servizi televisivi che presentano bombardamenti
indiscriminati sulla popolazione civile? E poi: quel “dieci palazzi
abbattuti per ogni razzo degli Hezbollah
caduto su Israele” non ricorda le peggiori rappresaglie nazifasciste?
Infine, le centinaia di fotografie apparse in questi giorni sul Web che
mostrano bambini bruciati nella polvere del Libano – mentre i giovani
israeliani “firmano” le bombe che andranno ad ucciderne altri –
che effetto avranno sui giovani europei?
Gli
arabi ed Israele devono comprendere che la massima del “occhio per
occhio e dente per dente” non è più accettata in Europa, è solo un
ricordo dell’Antico Testamento, perché superata dal “porgi
l’altra guancia” dei Vangeli: l’Europa, non dimentichiamo, ha
profonde radici cristiane.
Non esiste nessuno scambio di sangue fra
Quando – il prossimo anno scolastico – verrà chiesto agli
insegnanti italiani di ricordare
Non
vorremmo che si creasse una sorta di “antiebraismo” di ritorno,
ossia che le malefatte di Israele in Libano si saldassero con quelle
delle frange degli idioti negazionisti. Sarebbe la peggior iattura per
gli ebrei europei – che in Europa vivono in pace – ma sta a loro
dare delle risposte, dei distinguo, anche se si può comprendere che in
parte appoggino le azioni armate di Israele.
C’è però un limite a tutto, ed il disastro umanitario prodotto sulla
popolazione libanese non può passare sotto silenzio: gli ebrei della
diaspora devono farsi sentire, altrimenti saranno sempre di più una
“colonia” israeliana in Italia, e non dei cittadini italiani che
professano una diversa religione.
Che terribile mostro potrebbe rinascere, e non basterebbe nessun vecchio
filmato sulla Shoà per sedare
l’odio ed il risentimento.
Carlo
Bertani bertani137@libero.it
www.carlobertani.it