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Spiegaci,
Massimino…
di Carlo Bertani – 31 agosto 2006
«Non
perder l'ora;
ma parla, e chiedi a lui, se più ti piace».
Dante Alighieri – Inferno – Canto XIII
Mentre si
stanno ancora stilando i tristi inventari della guerra in Libano –
circa 1500 morti libanesi e 250 israeliani – Tel Aviv ha ripreso con
regolarità la mattanza a Gaza: dal 28 giugno ad oggi, i morti
palestinesi a Gaza sono stati 225 (fra i quali ben 62 bambini) e 900
feriti (ANSA, 30 /8/2006).
Quando fu decisa la missione in Libano, mi par di ricordare che il
Ministro D’Alema “non escluse” l’invio di un contingente ONU
anche a Gaza, perché è intollerabile che quotidianamente s’ammazzi
la gente (i 62 bambini erano “terroristi”?) nel silenzio più
assoluto delle cancellerie europee. Non è molto “fine”, via,
ammettiamolo.
E passi che,
oramai, Washington non tenti nemmeno più di recuperare un minimo di
credibilità nel mondo arabo: quel poco che rimaneva sta svanendo con il
sangue che arrossa le strade dell’Iraq, ma noi andiamo là per una
missione di pace. O no? Il pericolo che i soldati italiani corrono non
è quello di prendersi un razzo da Hezbollah oppure una bomba da un
aereo israeliano: i danni possono farli solo i politici, con le loro
dichiarazioni poco attente alla realtà internazionale, soprattutto per
uno che di mestiere fa il Ministro degli Esteri.
La dichiarazione sorprendente di Massimo D’Alema riguarda il disarmo
di Hezbollah: mentre tutti sembrano d’accordo per un graduale
accorpamento delle milizie sciite nell’esercito libanese, Massimino
Settebellezze se ne esce bello bello a dichiarare che “se
Ora,
Massimino, sappiamo che tu vivi tranquillo fra Roma, Gallipoli e la tua
sontuosa barca a vela, ma così non è per i militari italiani che fra
pochi giorni si troveranno catapultati fra l’esercito israeliano al
quale brucia ancora il sederino per la constatazione di non essere
riuscito a distruggere Hezbollah e le milizie sciite che sono fiere
d’aver fermato Tzahal.
Non si tratta proprio di una scampagnata – questo il governo italiano
lo ha più volte ricordato – ma se così non è, proprio il Ministro
degli Esteri italiano deve mettercela tutta per dar fuoco alle polveri?
Si potrà replicare che la risoluzione 1701 prevede “il disarmo delle
milizie”, ma non si fa cenno a chi debba disarmarle:
art. 8
…
Full implementation of the relevant
provisions of the Taif Accords, and of resolutions 1559 (2004) and 1680
(2006), that require the disarmament of all armed groups in Lebanon, so
that, pursuant to the Lebanese cabinet decision of 27 July 2006, there
will be no weapons or authority in Lebanon other than that of the
Lebanese State;
-- no foreign forces in Lebanon without
the consent of its Government;
-- no sales or supply of arms and related materiel to Lebanon except as
authorized by its Government;
-- provision to the United Nations of all remaining maps of land mines
in Lebanon in Israel’s possession;
Esecuzione completa delle disposizioni relative degli accordi di Taif e delle risoluzioni 1559 (2004) e 1680 (2006), che richiedono il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano, di modo che, conforme alla decisione del governo libanese del 27 luglio 2006, non ci siano armi od altre autorità in Libano tranne quelle dello stato libanese;
-- non ci
siano forze straniere nel Libano senza il consenso del relativo governo;
-- non ci sia vendita o rifornimento di armi nel Libano tranne quelle
autorizzate dal governo libanese;
-- consegna alle Nazioni Unite di tutte le mappe dei campi minati nel
Libano ancora in possesso d’Israele;
Nella
risoluzione – in moltissimi punti – si richiama alla responsabilità
del governo di Beirut per il disarmo di Hezbollah: per quale motivo?
Il compito di gestire le forze armate di un paese spetta al legittimo
governo di quella nazione ed a nessun altro: sarebbe un precedente assai
rischioso – per l’ONU – creare un precedente grazie al quale siano
le Nazioni Unite a decidere della politica di difesa di una nazione.
Il caso dell’Afghanistan fu diverso; in quel caso, il governo talebano
di Kabul era riconosciuto da soli tre stati: Arabia Saudita, Pakistan
(!) ed Emirati Arabi Uniti, mentre il governo libanese è pienamente
riconosciuto in tutti i consessi internazionali.
Israele ha
quindi ragione quando addossa al governo di Fouad Siniora la
responsabilità delle azioni militari di Hezbollah: il problema è che
Hezbollah è un partito politico, ed è difficile sostenere che si
tratti di una forza straniera, giacché è composta da libanesi.
La presenza di militanti d’altre nazionalità non deve stupire troppo:
siriani e libanesi si considerano quasi un solo popolo (furono entrambi
colonizzati dai francesi) ed è inutile qui ricordare che le
“frontiere di burro” del Medio Oriente nascono dalle squadrette con
le quali i solerti geografi inglesi e francesi le tracciarono sulle
mappe, che non avevano alcun riscontro con le realtà locali.
Il
“disarmo” di Hezbollah è quindi un problema d’assetto interno
libanese – che il Libano dovrà risolvere – ma nessun potere esterno
al Libano (tanto meno Israele, che ha dovuto ricorrere all’ONU per
salvare la faccia in una situazione militare che diventava sempre più
critica) può esigere che Hezbollah sia disarmato.
Ovviamente, una forza armata riceve rifornimenti: se
Sempre per
l’annosa questione delle armi, il sottoscritto ha la ventura
d’abitare proprio sotto un corridoio aereo, e qualche volta riesce a
notare i velivoli commerciali che strapazzano i cirri, lassù, nel
silenzio delle alte quote.
Ebbene, nei giorni della guerra era tutto un passa e ripassa di strani
voli che sembravano commerciali, ma che dal rumore dei motori – quel
buu-buu basso – non parevano carichi di gente che andava in vacanza.
No, erano i C117 dell’USAF che portavano i rifornimenti d’armi ad
Israele: non lo sapevi? Sì, volano bassi – fra i 10 ed i
La sera del
10 agosto mi recai alla spiaggia per vedere qualche stella cadente –
cosa vuoi, noi comuni mortali chiediamo solo un po’ di salute e di
riuscire a pagare il mutuo, mica veleggiamo su yacht da milioni di euro
– e, mannaggia se riuscii a vederne una!
Sì, c’era qualche nuvola, ma che traffico!
In un’oretta e mezza ne contai sette: alcuni volavano a coppie, altri
soli soletti e tutti si dirigevano verso sud est come una mandria, una
carovana di some colme d’esplosivo.
Mi è venuto allora un dubbio: chi decide chi può ricevere rifornimenti
e chi no? Bella domanda vero?
Non mi
sembra che le bombe israeliane (con targa USA) si comportino meglio dei
razzi (con targhe siriane, iraniane, ecc) di Hezbollah: Oddio, forse si
comportano meglio: la “partita” è finita con un centinaio di civili
israeliani massacrati dai razzi che giungevano dal Libano e con un
migliaio di civili libanesi spappolati dalle bombe israeliane. Sì, le
armi americane si comportano meglio, hanno una ben diversa reputazione.
C’è qualcuno – che so io, un “Comitato Planetario della Buona
Bomba” – che pone l’imprimatur sui rifornimenti d’armi? C’è
un apposito ufficio che timbra le bombe ad una ad una, mette una
targhetta, un segno con il pennarello indelebile, cosicché noi possiamo
riconoscere una bomba buona da una cattiva? Oppure dobbiamo giudicarle
solo dopo che sono scoppiate? Dai, diccelo…
No, perché
ci assalgono dei dubbi che giungono da lontano, dal 1999, dal Kosovo.
Rammenti?
Ricordiamo tutti la solerzia con la quale concedesti l’uso delle basi
italiane per bombardare Belgrado, poi – all’improvviso – crepi
l’avarizia! Inviasti anche i nostri AMX a buttar bombe, ovviamente
buone. Nulla da eccepire per gli aerei: sappiamo che gli AMX cadono da
soli – fino ad oggi 18 sono caduti in esercitazione, parecchi piloti
morti, perché per risparmiare hanno montato su un aereo da
combattimento il motore di una cinquecento, al punto che alcuni anni fa
la magistratura italiana (unico caso al mondo!) sequestrò tutti e
quanti gli AMX dell’AMI – ma non era proprio il caso di mandarli a
piovere sulla testa dei poveri jugoslavi! E poi: che figura, dai…
La curiosità che ci coglie è quella di sapere se anche questa volta
hai concesso l’uso delle nostre aerovie per trasportare le bombe
americane ad Israele, bombe buone, lo abbiamo notato, e se qualcuno ci
ha detto qualcosa in merito. Sì, perché ci coglie un dubbio: le bombe,
forse, non sono buone o cattive per loro natura, ma ogni governo può
decidere in autonomia del loro valore morale (!). Se i greci si sono
permessi – nel 1999 – di giudicare “cattive” le bombe americane,
perché tu le consideri tutte buone? Guarda che bisogna osservare sempre
con attenzione: il settebello non vale mica come il sei di picche!
Per quanto
riguarda la consegna delle mappe dei campi minati – un aspetto non
poco importante, perché è su quelle mine che ci lasciano la pelle i
civili – siamo certi che Israele lo ha già fatto: confermi Massimino?
Beh, altrimenti…chiedilo di nuovo ad Olmert, prova a genufletterti, a
metterti in testa la kippà…prova a corteggiare
Ah, c’è un’altra cosa che devi chiedere ad Olmert – quando lo
vedi, per carità, senza fretta – che riguarda anch’essa la
risoluzione 1701:
art. 5
Also reiterates its strong support, as
recalled in all its previous relevant resolutions, for the territorial
integrity, sovereignty and political independence of Lebanon within its
internationally recognized borders, as contemplated by the
Israeli-Lebanese General Armistice Agreement of 23 March 1949;
Inoltre reitera il suo forte richiamo, come ricordato in tutte le relative risoluzioni precedenti, per l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza politica del Libano all'interno dei relativi confini internazionalmente riconosciuti, come contemplato dall'accordo generale Israeliano-Libanese d’armistizio del 23 marzo 1949;
Ma Porca l’oca! Scusa se mi è scappata…stiamo qui a raccontarci mille storielle su chi deve ritirarsi per primo, chi deve aspettare la forza ONU, chi deve rimanere e chi deve migrare, chi sono quelli autorizzati a stare a sud del Litani e quelli che invece possono pescare solo sulla riva nord…e questi è dal 1949 che non rispettano le risoluzioni dell’ONU? Massimino, spiegaci l’arcano: perché nel terzo millennio – nella grande Era Acquariana della pace e della prosperità per tutti i popoli – dobbiamo andarci ad impelagare con un accordo di pace del 1949?!? Ma, israeliani e libanesi, stavano in pace od in guerra? Tu lo sai?
Per quel che
so io non lo sanno più nemmeno loro, ma c’è un altro aspetto che mi
sembra interessante; il Libano non è ritenuto uno stato, una nazione,
un paese come tanti altri: è uno stato-sandwich, anzi è quasi un
salame od un prosciutto, perché gli israeliani non l’hanno invaso ed
occupato a più riprese tutto intero, ma a fette.
Sharon se ne fece una bella abbuffata nel 1982 – quasi mezzo chilo
tagliato a fette spesse, ed un po’ gli rimase sullo stomaco, bisogna
ammetterlo – e forse perché era un po’ indigesto gli israeliani se
ne andarono, ma non da tutto il Libano: qualche fettina rimase attaccata
alla carta, di quelle che restano dimenticate nel fondo del frigorifero
e che si finisce per darle al gatto.
Se la
politica internazionale si è ridotta a comportarsi come un pizzicagnolo
– con la mano sudata appoggiata all’affettatrice – allora c’è
speranza per tutti! Io sono un “innamorato” della Dalmazia: che
dici, se entro in politica riuscirò a comprare tre etti dell’isola di
Pago oppure quattro fette di Lussino?
Fammi sapere, perché mi piace osservare le dolci pennellate delle
barche a vela sull’azzurro del mare, soprattutto se hanno due alberi e
tante vele, come la tua.
Vorrei
raccontarti altre storielle, sapere cosa ne pensi della riunione di 600
capitribù iracheni che hanno solennemente giurato di non ammazzarsi più
fra di loro, ma so che hai tanto da fare e che sei pure un po’
incavolato perché hai passato un’estate di m… mentre Berlusconi
aveva un sacco di tempo libero e si trastullava con la barca in
Sardegna.
Che dici, i capitribù iracheni sono sinceri? E se non sono loro a
soffiare sul fuoco dello scontro etnico in Iraq, c’è qualcun altro
che ci prova? Magari perché non sa più che pesci pigliare e teme di
non farcela a vincere le prossime elezioni, nonostante le macchinette
della Diebold?
No, perché
la teoria dell’affettatrice può essere applicata anche all’Iraq.
Rimangono gli avanzi, i resti delle cene mai concluse. Che ne facciamo
del Kosovo? Una parte la consumiamo subito e quel che resta lo infiliamo
nel congelatore? E della Bosnia?
Dai, rispondici, raccontaci veramente come stanno le cose perché –
sai – un giorno o l’altro potremmo stufarci di farcelo fare a fette,
e non sarebbe proprio un gran brutto giorno.
Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it