"Si prenderei il
farmaco. Lo farei anche se fosse pericoloso". Nelle vene di Joao -
oltre alla speranza - viene iniettato due volte al giorno il T20, un
nuovo medicinale che dovrebbe proteggerlo dall'Aids. Joao è di Sao
Paulo ed è un paziente volontario. Impresta il proprio corpo alla
Roche, la multinazionale farmaceutica Elvetica, la quale sperimenta in
Brasile il nuovo "inibitore di fusione", classe A.
Nel grande e remoto paese sudamericano, sono attualmente in corso circa
10 mila ricerche in cui sono usati o coinvolti esseri umani. Mille di
queste sperimentazioni riguardano nuovi farmaci, quasi tutti prodotti da
multinazionali straniere. Secondo la Conep (Commisao Nacional de Etica
em Pesuisa), organo legato al Ministero della Sanità brasiliano, nel
2000 i corpi di mezzo milione di brasiliani sono stati usati dalla
scienza per verificare l'efficacia di nuovi medicinali. "Solo dal
1996 - afferma Màrio Scheffer esperto alla Sanità e membro a Brasilia
del Conselho Nacional de Saude - esistono delle regole per la
sperimentazione scientifica sugli esseri umani. La regolamentazione è
avvenuta con l'istituzione della Conep. Prima di questa data, il Brasile
era terra di nessuno: venivano e sperimentavano senza nessun
controllo."
Secondo Scheffer in passato sono avvenuti dei veri abusi nei confronti
dei pazienti volontari. Alcuni di loro sarebbero morti: "Ci sono
stati dei casi veramente assurdi, come quello della MErk&Co (Sharp).
Per due anni hanno continuato ad effettuare ricerche di mono terapia
farmaceutica nei malati di Aids, quando era già stata dimostrata
l'inutilità di tale trattamento", dichiara Scheffer. Oggi sono
più di trecento le commissioni etiche presenti nel Paese.
Un'armata composta da 3500 persone: medici, giudici, filosofi,
antropologi e portatori di patologie. Sono loro a giudicare l'etica e
gli abusi della ricerca scientifica. "Gli studi presentati alle
commissioni - aggiunge implacabile Scheffer - sono pessime. Qausi la
metà sono bocciate. Direi che il 40% dei progetti presenta un problema
etico. Le domande di ricerca giungono nelle mani delle commissioni con
informazioni poco chiare: scarsi dati sugli effetti collaterali dei
farmaci; non dichiarano chiaramente la destinazione dei dati
raccolti".
Joao non si sente una "cobaia", una cavia umana. Quello che
conta è vivere. Ogni giorno annota con perizia ogni sintomo del proprio
corpo e lo riferisce ai ricercatori. Non ci sono orari, può farlo
quando vuole. In cambio non riceve un soldo, ma solo medicine e
attenzione medica. In Brasile, al contrario di altri paesi anglosassoni,
il volontario non è ricompensato: è proibito per la legge. "Negli
Stati Uniti - afferma Rafael Stelmach, medico e ricercatore di patologie
respiratorie nell'immenso ospedale pubblico di Clinicas, a Sao
Paulo - un volontario potrebbe guadagnare come minimo 3mila, 4mila
dollari". Per una ricerca come quella condotta da Stelmach
(sperimentazione di un farmaco per problemi respiratori), una
multinazionale offre alla ricerca brasiliana circa 2, 3 mila reais,
circa 600 dollari: "Per questo vengono nel Terzo Mondo. Per mesi
hanno a disposizione medici, ricercatori e strutture sanitarie
pubbliche. Il nostro paziente vale tanto quanto un americano. Adesso
cominciamo a chiedere di più, ma all'inizio ricerche di questo tipo
erano realizzate praticamente a gratis".
Stelmach non è il solo a rivoltarsi: "Mi batto molto per il fatto
che un ospedale pubblico sia remunerato bene, altrimenti effettivamente
utilizzeremo la struttura pubblica per gli interessi dell'iniziativa
privata", afferma Jorge Kalil, professore titolare alla facoltà di
Medicina della Universidade Stadual de Sao Paulo e presidente della
Commisao Etica Analisi Projectos Pesquida dell'ospedale Clinicas.
Stelmarch, inoltre, è contrariato a qualsiasi tipo di ricompensa in
denaro versata direttamente agli studiosi. In alcuni centri, i soldi per
la ricerca andrebbero direttamente nelle tasche dei ricercatori i quali
coordinano l'investigazione scientifica. Stelmarch, però, i pochi soldi
ricevuti in questi anni li ha investiti per comprare scrivanie, computer
e attrezzatura medica per il suo carente, ma pubblico reparto medico.
Esperimenti a buon
mercato
Ogni anno, solo negli Stati
Uniti, l'indurstria farmaceutica spende in test di laboratorio 3
miliardi di dollari. Come per altri beni di consumo, prodotti a basso
costo nel Terzo Mondo e rivenduti a prezzi più alti nei paesi ricchi, i
malati brasiliani generano per la ricca industria farmaceutica
informazioni preziose. Il Brasile, ancora una volta, offre al mercato
della ricerca internazionale un'abbondante "materia prima":
un'enorme massa di malati molto poveri, assistiti precariamente e,
spesso, senza nessuna speranza di vita. Gente mal curata, con corpi
vergini da ogni tipo di trattamento farmaceutico, ideale per la
sperimentazione di nuove medicine. Qui come altrove, la prevenzione
medica rimane una cosa per i soli ricchi. Se in Europa e negli Stati
Uniti i malati di cancro in stato avanzato sono sempre più rari, in
Brasile, al contrario, sono numerosissimi. Tanti malati e molte
malattie, di tutti i tipi: questo è un altro motivo per cui la ricerca
privata internazionale si interessa al paese "Abencoado por
Deus". Il grande numero di infermità facilita il reclutamento di
volontari, sempre più difficili da procacciare nei paesi ricchi. In
Brasile non è arduo trovare un volontario. Vengono arruolati tra i
malati dei grandi e caotici ospedali pubblici. Gente silenziosa, triste
che rimane lunghe ore in fila per essere assistita. Stanchi, esausti, i
malati non esitano ad accettare le offerte dei ricercatori. Lo fanno in
cambio di un'attenzione medica differenziata; per le consulte mediche in
orario fissato; e per gli esami clinici pronti in pochissimo tempo. Ma
non è sempre facile. "Cerchiamo personale che sappiano almeno
leggere e scrivere. - afferma Stelmach - Su cento malati che
contattiamo, ne riusciamo a selezionare solo trenta. Scegliamo coloro
che hanno studiato almeno sei, sette anni. Volontari in grado di
intendere, rispondere e annotare.
L'analfabetismo riduce considerevolmente il numero dei pazienti".
Andrea Pereira Marques ha 28 anni. Ha crisi asmatiche tanto violente da
non fargli tenere in braccio suo figlio. Impiega due ore per giungere a
Clinicas, il più grande ospedale pubblico dell'America Latina.
"Con questo nuovo medicamento ho ricominciato ad avere una vita
quasi normale. Ora cammino e faccio nuovamente le faccende di
casa", afferma Marques. Andrea sta sperimentando da alcuni mesi un
nuovo farmaco contro l'asma. Vive nella lontana e sterminata periferia
di Sao Paulo. Non gli sembra vero di avere tanta gente intorno a sé.
Per lei la curano: "Confondono ricerca con trattamento medico, -
afferma Màrio Shaffer - e spesso sono ricerche inutili che non
apportano nessun beneficio reale ai volontari".
Nonostante sia stato informato di tutti i rischi, e firmi un documento
che lo comprometta con lo studio, il volontario accetta la
sperimentazione medica pensando di essere curato.
Cavie povere per
farmaci da ricchi
Un altro aspetto criticato da
Shaffer è il fatto che i volontari brasiliani verrebbero usati per la
sperimentazione di farmaci destinati a curare malattie dei paesi ricchi:
"Si contano sulla punta delle dita le ricerche che servirebbero a
curare infermità di un povero paese tropicale, come malaria, chagas,
tubercolosi, diarrea", afferma. Secondo l'Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), il 90% degli investimenti per la ricerca e lo
sviluppo di nuovi medicinali sono spesi per risolvere i problemi
sanitari, ma anche di bellezza e dimagranti, del 10% della popolazione
mondiale, i ricchi del mondo. Solo lo 0.2% degli investimenti è
stanziato per l'investigazione di nuove medicine che potrebbero
debellare le malattie dei poveri sulla Terra. Circa 15 milioni di esseri
umani muoiono ogni anno a causa delle malattie infettive nel Terzo
Mondo.
Anche se i risultati delle ricerche vengono pubblicati nelle riviste
specializzate, ci sarebbe sempre una certa cautela delle multinazionali
a non fare pervenire tutte le informazioni: "Per questo lo stesso
esperimento scientifico, condotto da una multinazionale, in realtà
viene realizzato in varie nazioni del mondo. In questa maniera i
ricercatori non avranno mai una casistica scientifica sufficiente per
essere pubblicata", dice Kalil. La scienza é legata alla
statistica medica. Senza di esse, un medicinale non potrà mai essere
approvato da nessuna autorità sanitaria. "C'é la ricerca, ma
anche molto marketing. - afferma il professore Kalil - Il farmaco da
sperimentare arriva molte volte in Brasile a un livello di ricerca
equivalente al 4, ossia sanno già che funzionerà". In questa
maniera - sempre secondo Kalil - la sperimentazione del medicinale
servirebbe, in realtà, a diffondere commercialmente il nuovo prodotto.
Le autorità sanitarie e accademiche, dando il loro riconoscimento ai
dati raccolti attraverso la sperimentazione, contribuirebbero, in
seguito, a lanciarlo sul mercato farmaceutico del Paese. La pubblicità
si traveste di scienza, ma questo, ai malati brasiliani, nessuno glielo
ha detto. A loro, per non soffrire, non gli rimane altro che offrire il
corpo e la malattia.
tratto da Avvenimenti
nr.2 - 18 gennaio 2002 |