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Chi ha speculato sulla sterlina prima dell'attentato?
Maurizio Blondet - tratto da www.effedieffe.com 

Nei dieci giorni precedenti all'attentato nel metrò di Londra, la sterlina è caduta sui mercati mondiali dei cambi.
Una caduta notevole, del 6% rispetto al dollaro.
Senza alcuna ragione apparente, fino al 7 luglio, quando la strage del metrò ha scosso la valuta britannica per un valido motivo.
La causa del ribasso può essere una sola: qualcuno, che conosceva in anticipo quello che sarebbe accaduto, puntò sul ribasso della sterlina, con operazioni equivalenti a vendite allo scoperto.
Qualcuno che poteva disporre di molti milioni di dollari, se il volume della sua scommessa al ribasso è riuscito a far flettere la divisa britannica.

Ne dà notizia Joseph Farah, autore della newsletter finanziaria "G2 Bulletin" on-line (1).
"E' stata un indebolimento quasi senza precedenti, e troppo rapido per essere una coincidenza: parliamo di una caduta che, annualizzata, supera il 100 %", ha commentato un finanziere con 35 anni di esperienza sui mercati valutari: "le monete di paesi storicamente stabili, semplicemente non crollano così a capofitto. Qualcuno doveva sapere qualcosa in anticipo. O meglio, più di qualcuno".
Secondo l'esperto, la mano che ha mosso il mercato sarà difficilmente rintracciabile: si è trattato di operazioni su derivati valutari ("futures"), che sono un  campo non regolamentato.
Operazioni di questo genere possono partire da una banca svizzera o austriaca, passando da una ditta di Creta o di Cipro, fuori da ogni reale controllo.
"Qualcuno, è certo, ha fatto molti, ma molti soldi".

Questo particolare porta molto lontano dai quattro terroristi suicidi di Londra, di modestissima estrazione economica; ma porta assai vicino ai mandanti, e consente di indovinare la loro reale natura.
Già prima dell'11 settembre "qualcuno" (o diversi "qualcuno") speculò al ribasso sulle azioni delle due compagnie aeree, United e American Airlines, che avrebbero avuto gli aerei distrutti dai "terroristi di Al Qaeda". Allora si gridò che Osama bin Laden era certo dietro quelle speculazioni.
Poi, le indagini si arenarono davanti a una piccola banca americana, la A.B. Brown, da cui erano partite alcune delle transazioni sospette. Dirigente di questa banca, con il compito di seguire i patrimoni dei clienti privati più importanti, era fino al 1998 "Buzzy" Krongard, numero 3 della CIA.
La carriera di "Buzzy" è tutto un andirivieni tra il pubblico e il privato: per qualche tempo va a dirigere una banca, poi torna alla CIA.
Dopo questa scoperta, misteriosamente gli inquirenti persero ogni zelo nel cercare gli anonimi speculatori che avevano lucrato il prezzo del sangue; da cui si calcola abbiano tratto 30 volte l'ammontare della cifra che hanno investito.
Ancor oggi la SEC, l'ente di controllo della Borsa di Wall Street, sta trascinando i piedi in una ricerca che si rivela, evidentemente, difficilissima.
Anche l'inchiesta sul fortunato speculatore di Londra, se mai si aprirà, sarà altrettanto difficile, e finirà nel nulla: è una previsione che anche noi, purtroppo sprovvisti di così lucrose facoltà di premonizione, ci sentiamo di arrischiare senza timore.

Nel frattempo, va segnalato che sulla strage londinese si sviluppa – se solo la si volesse seguire – una "pista americana" almeno tanto promettente quanto la "pista israeliana" e quella "pakistana".
Mohammed Sidique Khan, il più anziano dei quattro terroristi, pochi giorni prima dell'attentato risulta aver fatto una telefonata a un gruppo islamico di New York, il Centro Islamico della moschea del Queens.
Si tratta dello stesso Khan che nel 2003, il 19 febbraio, compì un viaggio lampo di un solo giorno in Israele, superando senza difficoltà i severi controlli all'entrata messi in atto da Israele.
L'altro "terrorista suicida" atipico, il giamaicano convertito ad Allah Lindsey Jermalne, era stato da poco tempo nell'Ohio (2).


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