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L’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite
UN News, Report, 6
Maggio 2004
L’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite ha riaffermato che lo status dei territori
occupati della Palestina, compresa Gerusalemme est, conferma la loro
occupazione.
Con 160 voti a favore, 6 contrari e 11 astensioni, l’assemblea ha
anche riaffermato che il popolo Palestinese ha il diritto
all’auto-determinazione e alla sovranità sull’intero territorio, e
che Israele, come potenza occupante fin dal 1967, ha soltanto doveri e
obblighi e non ha nessuna sovranità su qualsiasi parte di quel
territorio.
La bozza della risoluzione era stata presentata congiuntamente da
Algeria, Bahrain, Bangladesh, Isole Comore, Cuba, Gibuti, Egitto,
Indonesia, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Mauritania,
Marocco, Namibia, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Senegal, Somalia, Sud
Africa, Sudan, Siria, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Yemen e Palestina.
Nasser Al-Kidwa, osservatore ufficiale per la Palestina, ha riassunto
all’Assemblea le sue considerazioni sulla bozza della risoluzione sul
problema della Palestina (documento A/58/L.61), dichiarando che la
sovranità dei territori palestinesi occupati da Israele dal 1967,
compresa Gerusalemme est, devono essere la base fondamentale che la
comunità internazionale deve prendere come base per future decisioni.
Il funzionario dell’ONU ha dichiarato che l’atto odierno
dell’Assemblea Generale è inteso come un contributo verso il
raggiungimento di un giusto e comprensivo negoziato di pace basato sulla
soluzione dei due stati. Dato che la parte palestinese ha da lungo tempo
preso la decisione storica necessaria a raggiungere la pace accettando
l’esistenza d’Israele e la soluzione dei due stati, la sola ragione
per la continuazione del conflitto e del bagno di sangue è stato il
rifiuto d’Israele di questa soluzione e la sua continua occupazione ed
espansione nel territorio palestinese.
Ha
dichiarato come il proseguimento da parte di Israele di politiche e
pratiche illegali abbiano assicurato la negazione e la violazione
continua dei diritti nazionali del popolo palestinese, compreso il loro
diritto all’auto-determinazione e ad uno stato indipendente. Il
problema è la terra, l’occupazione militare di quella terra per quasi
37 anni e i progetti d’espansine illegale d’Israele a spese del
popolo palestinese e in violazione dei loro diritti. Il problema è il
rifiuto d’Israele di aderire alla legge internazionale.
La situazione è desolatamente chiara, ha aggiunto. Non soltanto Israele
ha preso terre di proprietà privata, in particolare i 5,5 milioni di
dunums (un dunum=1.000 metri quadrati) posseduti privatamente dai
profughi palestinesi, ma ha proceduto con la colonizzazione del
territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme est, con tentativi
di annettere gran parte di quel territorio. Il contenuto di un agitato
scambio di lettere il 14 aprile scorso tra il Primo Ministro israeliano
Sharon e il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush furono un
tentativo di conferire legittimità su alcuni degli insediamenti
illegali d’Israele, di negare i diritti dei profughi palestinesi, e di
indebolire l’opposizione internazionale contro la catastrofica e
illegale espansione del muro.
La proposta israeliana, come riflesso nelle lettere, va ben al disotto
di ogni reale ritiro, dato che essa punta a mantenere il controllo dei
confini internazionali, degli spazi aerei e delle acque e a mantenere il
cosiddetto diritto di intervento militare o di attacco contro Gaza.
Invece di essere un reale e completo ritiro da Gaza, il ritiro proposto
è stato un tentativo di isolarla dal resto dei territori occupati e dal
resto del mondo, e finalizzare la sua trasformazione in una “prigione
densamente stipata” per più di un milione e duecentomila palestinesi
che ci vivono. Alla luce di tutto ciò, non sembra che la Road Map possa
essere implementata e che il lavoro del Quartetto possa essere
continuato con estrema difficoltà.
E’ doveroso che il Quartetto
affermi chiaramente che per salvare la Road Map e la soluzione dei due
stati sia reiterata la necessità per una completa cessazione di tutte
le attività degli insediamenti, così come la completa cessazione della
costruzione del muro. Ora la scelta è tra le regole della legge
internazionale e i tentativi di imporre de facto la situazione illegale.
E’ tra la soluzione reale tra due stati, un vero stato di Palestina, o
l’imprigionamento del popolo palestinese in bantustan murati su metà
delle loro terre e il tentativo di chiamare quello uno Stato. La scelta
è tra la soluzione che ottiene la giustizia e una sciarada che può
soltanto portare alla continuazione della violenza.
Il Voto sul Problema della Palestina
Lo status del territorio palestinese occupato, inclusa Gerusalemme Est
(documento A/58//L.61) è stato adottato
con 140 voti a favore e 6 contro, con 11 astensioni, come segue: