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«Nessun paese è al di sopra della legge». Sul serio?
Marcello Pamio - 22 settembre 2004

«Nessun paese è al di sopra della legge»! Non è la scritta appesa presso il Tribunale internazionale ma bensì la laconica denuncia di un Kofi Annan stanco e provato, all’assemblea generale dell’ONU tenutasi ieri.
Il rappresentante fantoccio delle Nazioni Unite si scaglia contro lo strapotere statunitense reo di strumentalizzare il terrorismo semplicemente per «violare i diritti civili». Sul serio?
Strano che il canuto segretario si sia accorto, dopo 3 anni da quel fatidico 11 settembre 2001, dopo qualche migliaia di arresti ingiustificati in tutto il mondo, e qualche decina di migliaia di morti civili in Afghanistan e Iraq, che la politica dei neoconservatori guerrafondai statunitensi è illegale e tendente ai crimini contro l’umanità.

Direbbe il saggio: «meglio tardi che mai»!
Ma in questo caso mi trovo assolutamente in disaccordo con il detto popolare, perché, una persona (nonostante sia un burattino nelle mani del potere) con la responsabilità pesantissima di gestire una organizzazione che raggruppa i paesi dell’unione europea, non può esternare simili idiozie e poi continuare a far finta di niente. Non è ammissibile attaccare semplicemente con le parole, ripulendosi così la coscienza (se ovviamente esiste a quei livelli una coscienza) di fronte all’opinione pubblica, e dormire comodamente la notte, sapendo benissimo del genocidio che sta avvenendo oggi in Iraq, in Cecenia, o in Afghanistan, di ciò che accade in Israele, e in moltissimi altri paesi del globo. No, mi dispiace, ma «meglio tardi che mai» in questo caso è fuori luogo.

Le accuse di Annan fanno sorridere i benpensanti, a partire dallo stesso George W. Bush, che pensante però non è, il quale durante l’assemblea ha rincarato la dose affermando che gli USA «saranno al loro fianco (si riferiva alle popolazioni irachene e afgane) finché le loro speranze non saranno completamente realizzate». Non si capisce bene a quali «speranze» il figliol prodigo texano si stava riferendo; probabilmente a quelle delle lobbies del petrolio (che lo hanno finanziato in campagna elettorale) che nei due paesi in questione – guarda la misteriosa coincidenza - hanno molti interessi...
Oppure il povero Dabliu sperava e spera di non dover attingere al «fondo di emergenza» per l’Iraq per pagare la missione in Mesopotamia? Missione che sta costando ai contribuenti una cifra senza precedenti. L’agenzia di stampa Reuters ha diffuso infatti la notizia che Mr. Bush jr. sarebbe intenzionato a «pescare» nel «fondo di emergenza» qualche miliardo di dollari (ne ha già pescati almeno un paio) per far fronte alle enormi spese dell’occupazione armata!

Cosa non si è costretti a fare per installare la democrazia all’interno di popolazioni barbare e incivili? Addirittura il presidente Bush, per concludere al meglio questa sua opera messianica, è arrivato a vendere a Israele oltre 5000 super-bombe per un ammontare di 319 milioni di dollari! La notizia della vendita di queste armi (di distruzione di massa oppure semplice distruzione?) è apparsa sul quotidiano israelita Haaretz, dove l’autore dell’articolo ha precisato che la metà di queste bombe pesano una tonnellata (si può parlare di distruzione di massa!). L’esecutivo israeliano afferma di non avere soldi per far fronte all’aumento della povertà, eppure hanno i fondi per acquistare migliaia di smart-bomb intelligenti. Non è una politica questa molto simile a quella statunitense?
D’altronde il mantra mediatico lo conosciamo a memoria: «dall’11 settembre in poi il mondo non è più lo stesso!». Verissimo! Da quel martedì fatidico di 3 anni fa, la lotta al terrorismo viene prima di tutto, e in nome del terrorismo oggi si violano tutte le libertà personali, si fa guerra in ogni luogo (possibilmente ricco di petrolio), si vendono armi di distruzione di massa (possibilmente a stati «amici»), si possono portare avanti azioni politiche contro l’umanità e minacciare interi stati (come l’Iran e il Venezuela, che vorrebbero scambiare il petrolio non in dollari ma in euri), ecc.

La domanda allora sorge spontanea: cui prodest? Cioè, a chi giova una simile situazione di terrore e di instabilità? A noi base della piramide, oppure a qualcuno che sta in alto, molto in alto, ai vertici di qualche lobbies politico-militare-industriale?
Per rispondere a questa domanda, pensiamo a cosa accadrebbe se il terrorismo sparisse dalla faccia della terra in un colpo solo…
Come giustificherebbero dinnanzi all’opinione pubblica le loro politiche i principali artefici della guerra preventiva e della lotta al Male?
Pensiamo al povero George in Iraq e in Afghanistan? Ariel in Palestina? E Vladimir in Cecenia…
Anche loro hanno dei diritti, oppure no?
Certo che sì, perché il loro motto è: «nessun paese è al di sopra della MIA legge».


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