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storie dalla Somalia
Di Antonella
Randazzo – 23 aprile 2007
Autrice del libro: "DITTATURE: LA STORIA OCCULTA"
Le autorità americane continuano a martoriare un paese già
devastato sotto tutti i punti di vista, utilizzando le truppe etiopiche
o i gruppi terroristici assoldati dalla Cia e da altri servizi segreti
occidentali. Ogni giorno muoiono centinaia di persone, quasi tutte
civili. La giustificazione data è che bisogna combattere il terrorismo
di al Qaeda, ma come ormai molti sanno, tale motivazione è stata creata
ad oc per giustificare le guerre di aggressione, che hanno lo scopo
principale di impedire che il potere dell'élite dominante venga messo
in discussione.
Ieri era il Vietnam,
Ieri un piccolo paese di umili contadini attirò la furia
delle autorità di un paese ricchissimo e potentissimo, oggi un piccolo
paese abitato da meno di 10 milioni di persone attrae la stessa furia
distruttiva, impietosa e disumana. Ieri qualche commentatore parlava di
"effetto domino", ossia del timore dei governi statunitensi
che se anche un piccolo paese fosse riuscito a liberarsi, l'effetto
sarebbe stato dilagante e avrebbe decretato il crollo definitivo del
dominio statunitense. Ieri si parlava di "lotta al comunismo"
oggi si parla di "lotta al terrorismo". Ieri milioni di
persone in tutto il mondo manifestavano a favore del Vietnam, oggi la
gente nemmeno sa cosa effettivamente sta accadendo in Somalia. E' questa
la differenza sostanziale fra ieri e oggi: la maggiore capacità dell'élite
dominante di rendere la realtà poco comprensibile, in modo tale che
l'opinione pubblica non possa schierarsi con certezza e chiarezza dalla
parte delle vittime. Ieri tutti sapevano che c'era Ho Chi Minh, e che
egli lottava contro il colonialismo attraverso ideali tratti dal
comunismo. Oggi non si sa se c'è un Ho Chi Minh anche in Somalia, o in
Iraq. Ma se c'è una resistenza popolare, di sicuro c'è anche un Ho Chi
Minh, però non ci è dato saperlo.
La differenza fra la vecchia situazione vietnamita e quella
dei paesi aggrediti oggi sta nella capacità degli aggressori di
nascondere la vera realtà, e di riuscire a convincere che la guerra
possa essere inevitabile o necessaria. Il concetto di
"terrorismo" ha consentito di acquisire tale capacità.
Infatti, esso, sfuggendo a una definizione precisa, viene propagandato
come un coacervo di tutte le crudeltà possibili, rendendo il nemico
talmente malvagio e disumano che la guerra risulta una sorta di
intervento umanitario.
Non si sta affatto dicendo che il terrorismo non esiste, al contrario,
esistono numerosi gruppi terroristici assoldati dai servizi segreti
occidentali, ed esiste anche il terrorismo che potremmo definire
"mascherato", cioè quello spacciato per operazione
umanitaria. Mi sto riferendo a tutte le operazioni di guerra degli
occupanti o ai bombardamenti, che anche in questo momento stanno
terrorizzando e uccidendo la popolazione somala. Cos'altro sono se non
terrorismo?
La capacità dell'élite dominante di nascondere la realtà
o di mistificarla, a tal punto da renderla incomprensibile o del tutto
falsata, ha oggi raggiunto livelli mai avuti prima. E' per questa
capacità che non ci sono nelle piazze le folle che c'erano ai tempi
della guerra contro il Vietnam. Oggi viene diffusa quasi esclusivamente
la versione dei fatti bellici data dalle agenzie possedute dalle stesse
persone che promuovono e fanno le guerre. Di conseguenza, in primo piano
appare un nemico assai malvagio e contrapposto alla cultura occidentale.
Un nemico primitivo, barbaro e crudele, che taglia teste e pratica
violenze per soddisfare la sete di sangue. Peccato però che non venga
detto che le persone che decapitano e uccidono civili sono assoldate da
quelle stesse autorità che le denunciano come disumane e terroriste.
Ritorniamo alla situazione somala: i nostri telegiornali
parlano di "guerra civile" e di un governo "debole"
che non riesce a creare sicurezza e a proteggere i civili. Poi parlano
anche di gruppi che si temono "affiliati ad al Qaeda", e
quindi dell'intervento "umanitario" degli Usa. Occorre dire
che le immagini che i nostri Tg mandano in onda mentre danno queste
notizie sono fornite dalle stesse persone che hanno voluto la guerra. Si
tratta o di immagini di repertorio (talvolta si riferiscono ad altre
zone di guerra africane e non al paese di cui si sta dando notizia) o di
combattenti che sparano per conto degli occupanti. Attraverso immagini
di persone africane che sparano, il più delle volte in abiti civili, si
vuole dare ad intendere che si tratta
di gruppi in guerra fra loro, ma in realtà non si tratta di
persone che fanno parte della resistenza. In altre parole, vengono
mostrate immagini di africani che combattono, per dare ad intendere che
lì c'è una guerra civile, ma si tralascia di dire che si tratta di
persone a servizio della forza militare occupante, assoldate per creare
paura e scoraggiare le lotte contro il governo. Ovviamente, questi
servizi non sono mai corredati da interviste a persone somale o a
commentatori locali, per evitare che la vera realtà possa saltare
fuori.
Il cosiddetto "governo debole" somalo è un
governo fantoccio voluto dalle autorità statunitensi per impedire che
possa essere costituito un vero governo, e i signori della guerra sono
vari gruppi di terroristi che servono a seminare paura. Per capire
meglio il ruolo e la natura dei signori della guerra, possiamo trovare
un'analogia nella paura prodotta dalle organizzazioni mafiose e nelle
illegalità criminali che esse attuano.
Ai tempi del Vietnam l'avversario statunitense era un
popolo con tradizioni comunitarie, che aveva sofferto così tanto
durante il colonialismo e
Le Corti islamiche raggruppano persone che avrebbero voluto
realizzare un nuovo assetto economico-politico, ma sono state
trasformate dalla propaganda Usa in "terroristi", affinché
potessero avere licenza di ucciderli. All'inizio dell'aggressione
etiopico-americana, nel dicembre scorso, i rappresentanti principali
delle Corti erano fuggiti, anche per evitare che gli occupanti
continuassero ad uccidere civili, ma vedendo il livello di distruttività
delle forze americane, che hanno continuato a bombardare e ad uccidere,
sono ritornati, e con l'appoggio della popolazione hanno riorganizzato
la resistenza. Le milizie islamiche sono milizie popolari, e non sono
comandate da nessun signore della guerra e da nessun terrorista di al
Qaeda, al contrario di quello che sostiene la propaganda occidentale. La
popolazione somala è con le Corti islamiche, come ai tempi della nostra
resistenza la maggior parte degli italiani sosteneva i partigiani, e non
era certo dalla parte degli occupanti. Ciò è ovvio, ma l'élite
dominante ha oggi il potere mediatico di confondere o nascondere persino
quello che dovrebbe essere del tutto evidente.
Ricordiamo che dal febbraio del 2006,
A dicembre si ebbe l'aggressione etiopico-americana, la
fuga delle Corti, il ritorno dei signori della guerra e del caos, e
infine l'insediamento del governo fantoccio, che permette agli americani
di continuare a bombardare e ad uccidere centinaia di persone inermi,
colpevoli soltanto di aver voluto sfuggire al loro dominio. Oggi
qualcuno parla di "guerra dimenticata", osservando quanto poco
si parli dell'agonia che il popolo somalo sta vivendo. Infatti, pochi
sanno che soltanto nel periodo che va dal 29 marzo al 1 aprile, a
Mogadiscio sono state uccise 1089 persone, ferite 4334, e almeno 57.000
persone sono state costrette a fuggire.
Le truppe del Governo Federale di Transizione (GFT) hanno deciso
di massacrare senza pietà tutti coloro che avversano il governo, e le
ultime offensive hanno colpito la popolazione di Mogadiscio con
operazioni terrestri e aeree, supportate dall'esercito etiopico.
La presunta "guerra civile", occorre precisarlo,
è in realtà una guerra del terrorismo statunitense contro il popolo
somalo, che è l'unica vittima della furia distruttiva degli occupanti.
I civili somali stanno vivendo una situazione terribile, come spiega il
giornalista Abukar Albadri: "Gli ospedali sono stracolmi di feriti,
i trasporti sono fermi, l'elettricità non funziona, le linee
telefoniche neanche. Le strade sono tutte bloccate, la gente non può
neanche scappare dalla città."[1]
Anche il giornalista della Reuters, Sahal Abdulle, descrive
una situazione terrificante: "Gli etiopi hanno esploso razzi
katiusha e colpi di cannone sulle case, senza neanche avvertire i
civili, provocando un numero imprecisato di morti e decine di feriti...
Tra le vittime ci sono almeno cinque soldati, non è chiaro se etiopi o
somali... I cadaveri di due di loro sono stati trascinati per le strade,
prima di venire bruciati. Un segno di come la popolazione sia
psicologicamente stanca di una situazione in cui gli insorti e le truppe
somalo-etiopi combattono dentro la città, non risparmiando ospedali né
aree residenziali".[2]
Questi resoconti, seppur confusi e incerti, fanno emergere
le condizioni tragiche della Somalia e la situazione da incubo che le
autorità di Washington impongono ai somali, per far perdere ogni
speranza di autodeterminazione.
Si punta alla massiccia militarizzazione, e a questo scopo sono
state mobilitate anche truppe africane, come racconta il giornalista
Paddy Ankunda: "Al momento in Somalia abbiamo 1.500 soldati
ugandesi, tutti schierati a Mogadiscio mentre non si sa quando
arriveranno gli altri contingenti (dovrebbero diventare 4.000)".[3]
Militarizzare significa peggiorare la situazione e
continuare a spacciarla per situazione di guerra, mentre invece la
guerra è stata creata per evitare di concedere l'autonomia
dall'Occidente. I media occidentali parlano di "stabilire le
condizioni di sicurezza", ma nascondono che le truppe mandate in
Somalia (dell'Onu o dell'Ua) sparano contro civili inermi, e non credo
che questo possa essere definito "portare sicurezza". E' certo
che i somali non ne possono più del livello di militarizzazione che
subiscono da molti anni. All'arrivo delle truppe dell'Ua hanno reagito
con ostilità, come già fecero nel 1993, quando furono costretti a
subire l'occupazione delle truppe dell'Onu e dei marines americani, che
torturarono e uccisero migliaia di persone (anche i nostri soldati si
macchiarono di orrendi crimini).
Oggi il popolo somalo è costretto a vivere in una situazione surreale e pazzesca, descritta così da Albadri:
La situazione a Mogadiscio è peggiore che durante la
guerra civile, ogni volta che si esce di casa lo si fa a proprio rischio
e pericolo, senza essere sicuri di tornare. La maggior parte dei negozi
è chiusa, le scuole hanno sospeso le lezioni e metà della gente è
scappata dalla città. L'esodo è così massiccio da aver fatto
raddoppiare i costi di tutti i mezzi di trasporto, dagli aerei ai
minibus... Ogni ora, in ogni strada, i miliziani rubano, stuprano,
uccidono in totale impunità. Le truppe etiopi e somale proteggono loro
stesse, così come gli uomini dell'Ua. La polizia, con la scusa di
raccogliere le armi, perquisisce casa per casa e ruba radio, tv, soldi,
tutto quello che trova.[4]
Per sostenere la versione della "guerra civile"
si dice che le Corti islamiche fomentano la popolazione contro il
governo, ma si tralascia di dire che in Somalia tutti sanno che Yusuf è
complice degli aggressori, e anche un bimbo somalo è capace di
distinguere chi ha voluto questa guerra e chi lotta per il bene dei
somali. La propaganda dei nostri media ci impedisce di vedere la vera
realtà somala, così come, del resto, ci impedisce di vedere molte
altre altre questioni assai più vicine a noi della Somalia.
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);
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[1]
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=2&ida=&idt=&idart=7584
[2]
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=2&ida=&idt=&idart=7584
[3]
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=2&ida=&idt=&idart=7584