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Il
significato magico del Solstizio d’Inverno
di Luca Valentini
Tra qualche settimana avrà inizio il periodo delle
celebrazioni e dei festeggiamenti per il Natale e, come ogni anno, la
moltitudine globalizzata, con giustificazioni astrattamente religiose,
si immergerà repentinamente e totalmente nella demonia del consumismo
sfrenato, senza comprendere minimamente o implicitamente che in quei
giorni specifici del ciclo annuale qualcosa di straordinario e di magico
accade, un evento cosmico che assumeva un alto valore simbolico in tutte
le forme assunte dalla Tradizione Primordiale. Questo nostro scritto è
mirato proprio a precisare il suddetto aspetto tradizionale,
compenetrandolo in una visione organica, che liberi il campo da
integralismi e settarismi d’ogni tipo, esplicitando il senso
universale di quello che è comunemente conosciuto come il Solstizio
d’Inverno, appartenente, in forme giustamente diverse, alla
spiritualità di tutte le religioni del mondo. “Non
dimentichiamo, infatti, che quell’avvenimento iniziò ad essere
celebrato dai nostri antenati, ad esempio presso le costruzioni
megalitiche di Stonehenge, in Gran Bretagna, di Newgrange, Knowth e
Dowth, in Irlanda o attorno alle incisioni rupestri di Bohuslan, in
Iran, e della Val Camonica, in Italia, già in epoca preistorica e
protostorica. Esso, inoltre, ispirò il “frammento
Pochi sanno, infatti, che, intorno alla data del 25
Dicembre, quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei
loro esseri divini o soprannaturali: in Egitto si festeggiava la nascita
del dio Horo e il padre, Osiride, si credeva fosse nato nello stesso
periodo; nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco
Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan; il dio Bacco in Grecia, nonché
Ercole e Adone o Adonis; il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era
festeggiato dalle genti del Nord; Zaratustra in Azerbaigian; Buddha, in
Oriente; Krishna, in India; Scing-Shin in Cina; in Persia, si celebrava
il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore ed a Babilonia vedeva la
luce il dio Tammuz, “Unico Figlio” della dea Istar, rappresentata
col figlio divino fra le braccia e con, intorno al capo, un’aureola di
dodici stelle. “Nel giorno
del Natale il Sole, che, nel suo
moto annuo lungo l’eclittica - il cerchio massimo sulla sfera celeste
che corrisponde al percorso apparente del Sole durante l’anno -, viene
a trovarsi alla sua minima declinazione nel punto più meridionale
dell’orizzonte Est della Terra, che culmina a mezzogiorno alla sua
altezza minima (a quell’ora, cioè, è allo Zenit del tropico del
Capricorno) e manifesta la sua durata minima di luce (all’incirca, 8
ore e 50/55 minuti)” (2); raggiunto
il punto più meridionale della sua orbita e facendo registrare il
giorno più corto dell’anno, riprende, da questo momento, il suo
cammino ascendente. “Nella
Romanità, in una data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si celebrava
solennemente la rinascita del Sole, il Dies
Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto,
dopo l’introduzione, sotto l’Imperatore Aureliano, del culto del dio
indo-iraniano Mithra nelle tradizioni religiose romane e
l’edificazione del suo tempio nel campus Agrippae, l’attuale piazza
San Silvestro a Roma, che era praticamente incluso all’interno di un
più vasto ciclo di festività che i Romani chiamavano Saturnalia,
festività dedicate a Saturno, Re dell’Età dell’Oro, che, a partire
dal
Il
mito romano narra che il misterioso Giano, il dio italico, regnava sul
Lazio quando dal mare vi giunse Saturno, che potrebbe essere inteso come
la manifestazione divina che crea e ricrea il cosmo a ogni ciclo, colui
che attraversa le acque, ovvero la notte e la confusione-caos successiva
alla dissoluzione del vecchio cosmo, per approdare alla nuova sponda,
ovvero alla luce del nuovo cosmo, del nuovo creato; come sostiene René
Guénon (4), vi è una qualche
analogia, fra il dio romano e il vedico Satyavrata, testimoniata dalla
comune radice sat, che in sanscrito significa l’Uno. “Nel
Lazio, inoltre, nel corso del mese di Dicembre, il dio Conso era
festeggiato il 15 Dicembre, nel corso delle Consualia, le feste dedicate
alla “conclusione sacrale del vecchio anno” : segnaliamo come dal
latino, “condere”, indica l’azione del “nascondere” e/o del
“concludere”. Il già citato Giano, associato a Conso, poi, era
l’antica divinità latina dalle “due facce”, “dio del tempo”
e, specificamente, “dell’anno” ed il cui tempietto, a Roma,
consisteva in un corridoio con due porte, chiuse in tempo di pace e
aperte in tempo di guerra che, sulla base della sua ancestrale
accezione, designa “l’andare” e , più particolarmente, la “fase
iniziale del camminare” e del “mettersi in marcia”: regolava e
coordinava l’inizio del nuovo anno, da cui Ianuarius, il mese di
Gennaio”. (5) Come ci conferma Franz Altheim (6) “Ianus
e Consus, nella realtà religiosa romana, si riferivano all’inizio ed
alla fine di un’azione” e facevano ugualmente riferimento (… ) “ad eventi fissati nel tempo, ma che si ripetevano periodicamente”,
quelli dell’eterno ritorno della luce a discapito delle tenebre. Non
dimentichiamo, quindi, come la tradizione romana della festa del dies
solis novi affondava le sue
radici, sia nel passato preistorico delle genti indoeuropee, a cui i
Romani e la maggior parte delle genti Italiche appartenevano, che in
quello delle sue stesse basi cultuali: Julius Evola ci ricorda come “Sol,
la divinità solare, appare già
fra i dii indigetes, cioè fra le divinità delle origini romane,
ricevute da ancor più lontani cicli di civiltà” (7). E’
fondamentale a questo punto comprendere come tale rinascita solare
rappresenti “solo” il simbolo di una rigenerazione cosmica, in cui
il Sole e
Questo è il momento in cui, quando la notte diviene padrona e il buio totale, è necessario mantenere accesa la fiamma della Fede, che al mattino, con l’alba, diverrà trionfante. Nei tarocchi ciò che meglio identifica tale rinascita di Luce è la lama del Bagatto, che simboleggia la vera essenza dell’uomo, la cui missione è conseguire l'unione fra spirito e materia. Il Bagatto ha già davanti a sé tutti i simboli del potere materiale ed è il personaggio che intraprende l'Opera alchemica, lavorando con i tre principi e i quattro elementi (i tre piedi e i quattro angoli del tavolo), grazie alla quale ogni uomo è un metallo, che portato alla sua perfezione, viene chiamato Oro. Il senso più alto della carta è dato dal suo numero, che è l’uno e che indica il motore immobile, il Principio di tutte le cose, anche se il suo cappello a forma di otto allungato simboleggia il movimento d’elevazione spirituale che conduce alla quadratura del cerchio. Uscendo dalla Caverna Cosmica, con il Solstizio d'Inverno, perciò, si passa dal nulla all'unità, geometricamente cioè, dal divenire sensibile, rappresentato dal simbolo della circonferenza, si passa all’eterno presente, che nell’uno e nel centro si esplicita perfettamente. Significativo è, inoltre, il passo evangelico in cui Giovanni Battista, nato nel giorno del Solstizio d’estate, rivolgendosi a Gesù, nato nel Solstizio d’Inverno, si pronunci in tal modo: “Bisogna che egli cresca e che io diminuisca”. Parimenti è la rappresentazione classica del dio iranico Mithra, raffigurato mentre uccide un toro, con due dadofori ai suoi fianchi, che simboleggiano il corso del Sole: Cautes con la torcia verso l’alto (21 Giugno) e Cautopates con la torcia verso il basso (21 Dicembre). Ecco il simbolismo tradizionale delle porte solstiziali, che corrispondono rispettivamente all’entrata e all’uscita dalla Caverna Cosmica: la prima porta, quella "degli uomini", corrisponde al Solstizio d'Estate, cioè all'entrata del Sole nel segno zodiacale del Cancro, la seconda, quella "degli dei", al Solstizio d'Inverno, cioè all'entrata del Sole nel segno zodiacale del Capricorno. Dal punto di vista iniziatico la caverna, per via del suo carattere di luogo nascosto e chiuso, rappresenta un momento di totale interiorizzazione dell'essere, vale a dire il luogo dove avviene, accedendovi, la seconda nascita dell’iniziato.
La seconda nascita,
corrispondente nel significato ai Piccoli Misteri, si differenzia dalla
terza nascita, in uscita dalla porta solstiziale d'inverno,
corrispondente, invece, ai Grandi Misteri. La seconda nascita si
realizza sul piano psichico, definendosi come rigenerazione psichica; la
terza nascita, invece, opera direttamente nell'ordine spirituale e non
più psichico, in quanto l’iniziato deve a quel punto aver risolto la
sua individualità, trovando così libero accesso alla sfera di
possibilità della comprensione sovraindividuale. Qui l’iniziato
rivive le tre tappe del processo alchemico: le tenebre s’infittiscono,
l'alba s'imbianca, la fiamma risplende. In prospettiva macrocosmica,
tutto ciò è simboleggiato dall'ingresso del Sole nel segno zodiacale
del Cancro, con il Solstizio d'Estate. Il Solstizio d'Inverno
corrisponde, invece, in senso microcosmico, alla presa di coscienza
della vera spiritualità, in quanto uscita nella luce. Durante questo
processo la comprensione esoterica può essere visualizzata come
un'illuminazione riflessa che rischiara il buio della caverna: un fascio
di luce che penetra da un'apertura nel tetto della caverna e che genera
quell'illuminazione di riflesso, descritta anche dal mito della caverna
sacra di Platone e la cui fonte è il "Sole Intelleggibile".
Nell'ordine microcosmico, per quanto concerne l'organismo sottile
individuale, tale apertura corrisponde al centro energetico che si trova
sulla sommità del capo: il chakra della corona, il kether della
Sefiroth. Esso rappresenta il settimo livello del sistema dei chakra e
corrisponde a ciò che nella Cristianità viene indicato come il settimo
cielo. E' lo stato di consapevolezza della libertà assoluta, la sede
del Creatore. Secondo gli indù al chakra della corona si fondono
2) idem
3) idem
4) René Guénon, Alcuni
aspetti del simbolismo del pesce, in Simboli della Scienza Sacra, ed. Adelphi;
5) tratto dall’articolo “Dies Natalis
Solis Invicti”, Alberto Mariantoni, Identità, 2004;
6) Franz Altheim, Storia della Religione Romana, Ed.
Settimo Sigillo, Roma, 1996, pag. 69 e 70;
7) Julius Evola,