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Origine
e significato del concetto di terrorismo
Antonella Randazzo autrice del libro: "DITTATURE:
LA STORIA OCCULTA" - 7 maggio 2007
Il termine "terrorismo" è stato coniato
nell'Ottocento, ad indicare gli indigeni coloniali che si opponevano
alla violenza e al dominio delle autorità europee in Africa e in Asia.
Le oligarchie europee, per preservare il potere assoluto sulle terre
coloniali, elaborarono il progetto di sterminare i popoli indigeni che
non si fossero completamente sottomessi. Tutti coloro che cercavano di
liberare il proprio paese dalla morsa coloniale erano considerati
"terroristi" o "pericolosi ribelli" e, dato che
risultavano inutili o dannosi al progetto imperiale, dovevano essere
uccisi.
Le autorità tedesche decisero di sterminare gli Herero
quando si resero conto che erano sempre più riluttanti a farsi
sfruttare. Il Generale Lothar von Trotha, responsabile del genocidio,
commesso fra il 1904 e il 1907, scrisse: "Io
credo che la nazione come tale (gli Herero) debba essere annientata, o,
se questo non è possibile con misure tattiche, debba essere espulsa
dalla regione con mezzi operativi ed un ulteriore trattamento
specifico... L'esercizio della violenza fracasserà il terrorismo e
anche se con raccapriccio fu ed è la mia politica. Distruggo le tribù
africane con spargimento di sangue e di soldi. Solo seguendo questa
pulizia può emergere qualcosa di nuovo, che resterà".[1]
I crimini contro gli Herero furono attuati anche per
provare che l'impero tedesco era forte, e dunque aveva potere di vita o
di morte. Una Relazione dello Stato Maggiore tedesco diceva: "Von
Trotha capì che la rivolta fu il primo segno di una guerra di razza che
avrebbe sfidato tutti i poteri coloniali in Africa. Ogni cedimento
quindi da parte dei tedeschi avrebbe dato ulteriore alimento al
movimento etiopico secondo il quale l'Africa appartiene solo agli
africani. La guerra deve continuare finché ci sarà il pericolo di una
nuova resistenza degli Herero".[2]
Come le autorità tedesche, anche quelle inglesi, francesi,
belghe, italiane, portoghesi e spagnole, di fronte a popolazioni
indigene che non volevano sottomettersi, reagivano definendole
"terroriste" e attuavano veri e propri genocidi, costruendo
lager e riducendo alla fame. Utilizzavano il potere economico acquisito
attraverso il saccheggio delle risorse e delle terre indigene. Decidendo
cosa coltivare nelle terre africane e privando gli indigeni di tutte le
risorse del loro paese, costringevano milioni di persone a morire di
fame, come accade anche oggi.
I casi di sterminio di popolazioni definite
"terroriste", perché non accettavano la sottomissione
coloniale, sono tantissimi. Ad esempio, nel 1953, si ebbe in Kenya la
rivolta della tribù dei Kikuyu (Mau Mau), che rivendicava le terre dei
padri. Il Kenya era nato come un protettorato britannico, e nel
"Le ultime
settimane di novembre sono state le migliori sia in termini di perdite
inflitte ai Mau Mau sia per quanto riguarda le perdite avute, le armi
sequestrate, gli avversari che si sono arresi, e i furti dei Mau Mau si
sono ridotti. In Dicembre non ci sono state operazioni importanti da
ricordare. Le bande sembrano essersi ritirate nelle foreste e una di
queste è stata attaccata con successo a un'altitudine di
In realtà, erano i Mau Mau ad essere continuamente
terrorizzati dagli inglesi, e in migliaia, anche donne e bambini, furono
rinchiusi in campi di concentramento e torturati con l'elettrochoc[4].
Per terrorizzare quanto più possibile, le autorità inglesi assoldarono
il feroce dittatore Idi Amin,
che commise a danno dei Mau Mau una serie interminabile di torture,
persecuzioni ed esecuzioni sommarie, anche di donne e bambini. Per
queste "imprese", considerate dalle autorità britanniche come
"eroiche", Amin venne elogiato e promosso a
"Signore", che era il grado più alto che il soldato indigeno
poteva avere.
La studiosa Caroline Elkin, nell'opera Britain's
Gulag,[5]
denuncia gli orrori che gli inglesi commisero nei villaggi dei Kikuyu e
nei campi di concentramento allestiti per contrastare la resistenza dei
Mau Mau. Dalle testimonianze di almeno 300 sopravvissuti, emerge un
quadro terrificante di impiccagioni, pestaggi, torture, stupri
collettivi e violenze fatte per terrorizzare i villaggi. Il bilancio dei
"gulag britannici" viene quantificato come superiore ai
100.000 morti. I soldati inglesi ricevevano 5 scellini (circa 7 euro)
per ogni Kikuyu ucciso, e spesso le membra squartate degli indigeni
venivano inchiodate nei segnali stradali, come deterrente per gli altri
patrioti.
Alle guardie inglesi, per fare in modo che diventassero
crudeli verso i Kikuyu, veniva detto che questi ultimi erano feroci
cannibali, e che se non li avessero uccisi li avrebbero divorati. La
studiosa riporta altri fatti terribili: "Ora
sono convinta che alla fine del dominio coloniale in Kenya ci sia stata
una campagna sanguinosa per eliminare il popolo Kikuyu, una campagna che
lasciò decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di morti... Per
molti bianchi in Kenya […] i Mau Mau non appartenevano alla razza
umana; erano animali sporchi e malati che potevano contagiare il resto
della colonia, la cui sola presenza minacciava di distruggere la civiltà
in Kenya. Dovevano essere eliminati."[7]
Durante la guerra, ogni Kikuyu era considerato sospetto,
anche donne, bambini e vecchi, e molti vennero sottoposti a
"screening" (interrogatorio), una parola che a tutt'oggi i
sopravvissuti hanno il terrore di pronunciare.
Durante lo screening venivano torturati, straziati e spesso uccisi. Gli
interrogatori avevano lo scopo principale di creare un clima di terrore,
e di ottenere informazioni sui combattenti Mau Mau. Tutte le persone
sospette subivano torture, venivano frustate, bruciate, picchiate,
sodomizzate, costrette a mangiare feci e a bere urina, castrate. Le
donne venivano stuprate con oggetti, serpenti o bottiglie di birra
rotte.
La propaganda inglese diceva che i campi erano istituiti
allo scopo di "riabilitare", ma in realtà l'obiettivo era lo
sterminio.
Le autorità inglesi, oltre a propagandare una realtà assai diversa da
quella vera, cercarono di cancellare ogni traccia dei crimini, come
testimonia John Nottingham, un funzionario britannico in Kenya: "Il
governo britannico, alla vigilia della decolonizzazione in modo esteso e
deliberato ha distrutto gran parte della documentazione relativa ai
campi di detenzione e ai villaggi recintati. Io stesso, come commissario
del distretto di Nyeri, ricevetti l’ordine di distruggere tutti i
documenti che anche lontanamente riguardavano i Mau Mau, e sapevo che
altri funzionari avevano ricevuto e obbedito a simili ordini."[8]
Nel periodo della guerra ai Kikuyu, i giornali inglesi
diffondevano notizie che descrivevano i Mau Mau come selvaggi e
sanguinari, che massacravano gli inglesi. Si soffermavano soltanto sulla
"barbarie" dei Kikuyu, e nessuna notizia trapelava sui crimini
inglesi, come avviene oggi nelle guerre scatenate dalle autorità
anglo-americane.
I Mau Mau combattenti erano circa 15.000, e si rifugiavano nelle foreste
vicine al Monte Kenya e agli Aberdares. Alla fine del 1955, il Movimento
dei Mau Mau venne sconfitto, 13.500 combattenti erano stati uccisi,
mentre gli inglesi caduti erano circa 100. Nei lager, sotto tortura o
nelle esecuzioni sommarie, erano morti almeno 90.000 civili Kikuyu. Il
governatore, alla fine della guerra, così giustificò il massacro dei
Mau Mau: "L’obbiettivo che
ci siamo prefissati è di civilizzare una grande massa di esseri umani
che versano in uno stato morale e sociale primitivo".[9]
C'era nelle autorità britanniche un forte senso di
superiorità, che faceva loro credere di essere legittimate a commettere
ogni crimine contro coloro che definivano "terroristi". I
governi inglesi non hanno mai ammesso i crimini commessi nelle colonie,
e non hanno mai chiesto scusa a nessuno, al contrario, hanno cercato di
occultare i crimini o di giustificarli, e a tutt'oggi credono di avere
diritto di uccidere tutti coloro che avversano il loro dominio.
Anche oggi il termine "terrorista" viene utilizzato dagli
anglo-americani con la stessa accezione del periodo coloniale, anche se
la propaganda divulga un significato diverso, per occultare la vera
strategia di dominio neocoloniale. I mass media occidentali inducono a
credere nell'esistenza di un nemico dell'Occidente, identificato come
"estremista islamico combattente", ossia
"terrorista". In realtà, i gruppi terroristici estremisti
sono formati, addestrati e finanziati dalle stesse autorità
anglo-americane, allo scopo di criminalizzare i dissidenti, di reprimere
e di giustificare ogni guerra.
Terrorizzare i popoli sottomessi era un metodo di dominio
ritenuto valido dall'inizio del colonialismo. Ad esempio, Winston
Churchill considerava indispensabile utilizzare gas tossici contro gli
indigeni coloniali, perché ciò "avrebbe seminato un grande
terrore". Egli sapeva che un popolo impaurito è incline alla
sottomissione o risulta troppo debole per lottare efficacemente contro
l'oppressore.
I gruppi terroristici utilizzati oggi dall'élite
dominante, sono addestrati e finanziati dai servizi segreti americani,
europei e israeliani. Ad esempio, in Algeria, dal 1994 al 1996 si ebbero
molti attentati terroristici organizzati dai Gruppi Islamici Armati
(Gia) e dal Movimento Islamico Armato (Mia), che venivano considerati
affiliati ad al Qaeda e nemici dell'Occidente, ma in realtà erano
controllati e finanziati dalla Cia e da altri servizi segreti
occidentali. Il capo del Gia era Sid Mourad, un agente addestrato dalla
Cia ai tempi dei combattimenti in Afghanistan contro i russi. Le autorità
statunitensi, appoggiate da quelle europee, utilizzando la maschera
dell'integralismo islamico, terrorizzavano la popolazione algerina, per
costringerla ad accettare l'assetto neocoloniale, che vedeva le
ricchezze del paese nelle mani delle corporation straniere. Negli anni
Novanta, giornali francesi come Le
Figaro e Le Parisien,
fecero emergere i collegamenti fra terroristi del Gia e i governi di
Parigi e Londra. Le Figaro scrisse:
Le tracce di Boualem Bensaid, capo del Gia a Parigi,
conducono in Gran Bretagna. La capitale britannica ha funzionato da base
logistica e finanziaria per i terroristi.[10]
In Algeria,
nel
E' l'esercito il responsabile dei massacri, è l'esercito che ha
compiuto i massacri: non i soldati di leva, ma un'unità speciale sotto
gli ordini dei generali. Va ricordato che stanno privatizzando le terre,
e le terre sono molto importanti. Bisogna prima cacciare la gente dalla
loro terra per poterla acquistare a basso prezzo. E poi ci deve essere
una certa dose di terrore per governare il popolo algerino e rimanere al
potere. Secondo un detto cinese un'immagine vale mille parole. Non
potrei sopportare l'immagine di una ragazza con la gola tagliata. Non
saprei tenere per me quello che ho visto accadere. Ho figli, provate a
pensare che cosa quella ragazza deve aver sofferto, gli ultimi dieci
secondi della sua vita devono essere stati orribili. Credo che sia
nostro dovere parlare di queste cose. Io parlo oggi nella speranza che
altri facciano lo stesso, così che le cose cambino e questi assassinii
abbiano fine.[11]
Fra
il 1993 e il 2000 furono uccisi almeno 30.000 algerini, e oltre 10.000
furono feriti. I gruppi terroristici addestrati dalla Cia cooperavano
col governo fantoccio, che riceveva denaro e armi dagli occidentali. Fra
le persone massacrate dal Gia figuravano anche diversi prelati, oltre a
dissidenti e cittadini comuni.
Fatti analoghi sono avvenuti o avvengono in tutti i paesi
controllati dalle autorità occidentali, come
Oggi, dunque,
il "terrorismo" denunciato è la legittima resistenza delle
popolazioni piegate al dominio delle autorità occidentali, mentre al
Qaeda e molte altre formazioni realmente terroristiche sono al soldo di
Washington e operano per terrorizzare le popolazioni e uccidere i
dissidenti. Anche l'estremismo religioso viene utilizzato in molti paesi
per ridurre i popoli alla passività. Lo studioso francese André
Prenant spiegò l’utilizzo dei gruppi estremistici contro la
popolazione:
Le distruzioni e i
massacri del terrorismo islamico (sono manipolate) da sostenitori legati
tanto al regime di stato quanto al neoliberismo, quello della borghesia
algerina come delle
multinazionali, con beni al sole nelle capitali occidentali, in
particolare a Londra. Costoro strumentalizzano un senso dell’identità
che vogliono confondere con l’Islam come speranza per reclutare gli
emarginati del sistema, in particolare nelle periferie. La violenza
utilizzata fin dagli anni 1980 fa parte di una strategia del terrore, di
matrice fascista. Ha preso di mira prima del 1995 sindacalisti e
intellettuali, artisti, giornalisti, scrittori o universitari che la
combattevano; poi, oltre agli stranieri non musulmani, la massa di
uomini, donne, bambini, di quelli che le disubbidivano lavorando,
votando, studiando, in particolare nelle campagne isolate… Questo
terrorismo, lo si sa meno, ha anche distrutto unità produttive
pubbliche, ma mai le infrastrutture private appartenenti al grande
capitale straniero. Si accanisce contro le istituzioni pubbliche
scolastiche, sanitarie e sociali, in convergenza con la loro
destabilizzazione da parte della speculazione mafiosa e del risanamento
strutturale. La morte di 36 mila civili in sei anni, senza contare
quelli di polizia ed esercito, secondo le statistiche ufficiali, ne è
l’effetto più drammatico.[12]
Con l'accusa generica di "terrorismo", sono state
fatte sparire migliaia di persone in molti paesi del Terzo Mondo, di cui
non si è saputo più nulla.
Gli Stati Uniti e
Gli anglo-americani utilizzano il terrorismo come un mezzo
per spaventare e per reprimere i popoli, e i terroristi sono a loro
servizio, e non contro di loro, come vorrebbero far credere. La
"guerra al terrorismo" è in realtà una guerra contro le aree
più povere del continente, che sono state rese tali da un gruppo di
persone, che creando povertà ha acquisito un potere economico e
finanziario enorme, e lo utilizza per continuare ad attuare guerre e
genocidi. I popoli sfruttati e vessati cercano di combattere per i loro
diritti, ma vengono marchiati come "terroristi" e
perseguitati. Le autorità europee e statunitensi attuano una massiccia
propaganda, che induce a credere che il terrorismo sia un pericolo per
l'Occidente, e che i popoli musulmani avrebbero organizzato una guerra
per contrastare il potere americano. Ma se così fosse, come mai nessuna
autorità americana è mai stata uccisa? Come mai molti terroristi sono
stipendiati dalla Cia e entrano ed escono liberamente dagli Stati Uniti?
Come mai la maggior parte delle vittime del terrorismo sono musulmane o
povere?
Il
terrorismo viene ampiamente utilizzato dalle autorità di Washington
anche per piegare la popolazione irachena. In Iraq, gli Usa, oltre a
fomentare divisioni, rafforzano l'integralismo islamico. Ad esempio,
finanziano segretamente le milizie di Moqtada Al-Sadr, che è un leader
dell'integralismo sciita convinto di dover scatenare un'ondata di
proibizioni contro gli iracheni. Tali proibizioni riguardano quasi tutti
gli aspetti dell'esistenza umana, dall'abbigliamento, alle bevande
alcoliche, con pene corporali che vanno dalla fustigazione alla pena di
morte. Si tratta dell'assetto imposto già alle popolazioni arabe in
Arabia Saudita, in Kuwait e in altre dittature compiacenti verso gli
Stati Uniti.
Dunque
l'estremismo islamico e il terrorismo sono strumenti utilizzati dagli
Stati Uniti anche al fine di opprimere e piegare l'orgoglioso popolo
iracheno, che prima dell'occupazione era il popolo arabo meno legato
all'ortodossia islamica. Prima che le autorità americane si accanissero
per distruggerlo, l'Iraq era un paese industrializzato, con un forte
sviluppo del settore sanitario e scolastico, che valse al governo
iracheno ben tre medaglie dell’Unesco. Anche se il popolo iracheno non
era libero ma oppresso dalla dittatura di Saddam, nel 1991, l’Iraq era
l’unico paese del Medio Oriente che poteva vantare uno sviluppo
paragonabile a quello europeo. La scuola era gratuita per tutti, le
strutture sanitarie erano di alta qualità, e le donne avevano raggiunto
una certa libertà e considerazione sociale e politica. Oggi oltre il
70% degli iracheni non ha più nemmeno l'acqua potabile e l'energia
elettrica, e la sanità pubblica irachena è stata completamente
devastata, provocando la morte di centinaia di migliaia di persone,
specie bambini.
Gli anglo-americani organizzarono la guerra del Golfo con
lo scopo principale di riportare l’Iraq ai livelli preindustriali, per
ricolonizzarlo. Dopo la guerra, l’embargo avrebbe dovuto colpire
l’economia del paese, e indebolirlo a tal punto da aprire la strada
all’occupazione definitiva.
Oggi in Iraq, in Afghanistan, in Somalia, in Sudan e in molti altri
paesi, le autorità americane, pur controllando minuziosamente ogni
zona, non esercitano alcuna protezione della popolazione, al contrario,
scatenano gruppi di terroristi, per creare insicurezza e divisioni. A
questo scopo utilizzano milizie di vario genere, da quelle mercenarie, a
quelle dei governi fantocci che insediano. In alcuni paesi impongono il
potere di terroristi/mafiosi, che oltre ad impaurire le popolazioni si
occupano di svolgere attività criminali, come il traffico di materiale
radioattivo, di droga, di armi e lo sfruttamento della prostituzione.
Gli attentati in Iraq, che i nostri telegiornali ci mostrano, sono
quelli organizzati dalla Cia per terrorizzare la popolazione, mentre le
vere operazioni della resistenza irachena vengono occultate dai mass
media, per evitare che si conosca realmente ciò che accade (ad esempio,
i combattimenti in cui gli Usa utilizzano armi chimiche contro i
civili).
Come molti autori hanno provato, anche l'11 settembre è
stato architettato, o perlomeno voluto, dai servizi segreti
statunitensi. Non soltanto è certo che
Grazie al "pericolo terrorismo", gli Usa hanno attuato una
massiccia militarizzazione in moltissimi paesi del mondo, imponendo basi
permanenti e personale per addestrare le forze armate locali. In molti
paesi africani, come il Marocco, il Congo, il Ciad, il Senegal, il
Niger,
Il terrorismo permette agli Usa di nascondere il controllo
che impone quasi ovunque. Ad esempio, in Africa, è stato creato un
programma di intervento militare chiamato African Coastal Security
Programme (ACSP), con l'obiettivo ufficiale di combattere il terrorismo
di al Qaeda, ma in realtà si tratta di difendere i giacimenti off-shore
americani, e di controllare le principali rotte attraverso cui il
petrolio e gli idrocarburi affluiscono in Europa e nel Mediterraneo. Se
le autorità di qualche paese africano chiedessero di poter esercitare
autonomamente controlli sul traffico marittimo nelle loro acque
territoriali, gli statunitensi le accuserebbero di
"terrorismo", per avere la libertà di reprimerle e di
riportare tutto sotto il proprio controllo.
Nella base americana di Djibouti sono state organizzate
operazioni della forza navale congiunta (statunitense, tedesca,
francese, italiana e spagnola), che ha svolto pattugliamenti lungo il
Golfo di Aden, il Mar Rosso, e il Mare d’Arabia, dichiarando di avere
come obiettivo la cattura di membri e dirigenti di al Qaeda, ma in realtà
si trattava di operazioni di controllo dei governi africani e di tutti
coloro che si opponevano al dominio statunitense, mentre i traffici di
droga, armi e di esseri umani proseguivano indisturbati.
Il terrorismo è un'arma del potere neocoloniale, che oggi ha bisogno di
giustificare con nuovi argomenti la brutalità e i crimini che lo
caratterizzano. Per questo ha elaborato un modo per atteggiarsi a
"difensore dei diritti umani" e al contempo attuare le
più crudeli repressioni contro popolazioni inermi, che hanno l'unica
"colpa" di voler vivere la loro esistenza senza essere
oppressi e saccheggiati.
Col passare del tempo, il termine "terrorismo"
viene sempre più utilizzato per criminalizzare ogni dissidente, o chi
dice la propria contro il sistema di potere. Viene accusato di essere un
terrorista chi chiede un ambiente più protetto e meno militarizzato,
persino chi critica il Vaticano o il governo, e chi osa ragionare con la
propria testa, denunciando i paradossi e i crimini delle autorità
occidentali.
Il "terrorismo" viene utilizzato dalle autorità
europee e statunitensi per tenere impaurite le persone anche nel Primo
Mondo, poiché uno stato perenne di paura garantisce la sottomissione
acritica all'autorità, che si intende "protegga" dal
pericolo. Uno dei modi per impaurire è quello di organizzare
simulazioni o esercitazioni contro il terrorismo, rendendo il pericolo
plausibile e creando una situazione di attesa dell'attentato. Negli
Stati Uniti sono ormai diversi anni che la popolazione viene impaurita
con vari metodi, basti pensare alle installazioni tipo
"semafori" che cambiano colore in ordine al "grado di
pericolo terroristico", sulla base di non si sa bene quali criteri.
In Europa, le autorità stanno introducendo gli stessi metodi già
utilizzati negli Usa. Ad esempio, dal 12 al 26 marzo, si svolse nelle
acque tra
Il fatto assai inquietante è che le stesse autorità che
organizzano le simulazioni sono quelle che realizzano gli attentati
terroristici, e persino durante l'attuazione reale dell'attentato sono
avvenute simulazioni analoghe al vero evento terroristico, come nel caso
dell'11 settembre
Il terrorismo risulta dunque un'arma del sistema di potere, che
oggi si impone su quasi tutto il mondo, per garantirsi la sottomissione
dei popoli e la licenza di portare a compimento guerre ovunque ritenga
necessario. Cadere nelle trappole propagandistiche, che mirano a farci
credere che le autorità occidentali abbiano a cuore i diritti umani, e
che esista un nemico oscuro e inspiegabilmente crudele, significa
ignorare la vera natura dell'attuale sistema di potere, che commette
atroci crimini ma vuole spacciarsi per filantropo, in modo da non
perdere l'indispensabile appoggio dei popoli delle aree ricche del
pianeta.
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);
Se vuoi lasciare un commento agli articoli o ai libri di Antonella
Randazzo vai a http://antonellarandazzo.blogspot.com/
[1]
Il manifesto, 11
agosto 2004.
[2]
Il manifesto, 11 agosto
2004.
[3]
Rapporto C.S.O., della Colonial Political Intelligence, dicembre
1954. Archivio
Privato.
[4]
Vedi Elkins Caroline, Imperial
Reckoning: The Untold Story of Britain’s Gulag in Africa,
Hardcover, 2005.
[5]
Elkins Caroline, Britain's
Gulag. The Brutal End of Empire in Kenya, Jonathan Cape, Londra, 2005.
[6]
Elkins Caroline, op. cit. p. 155.
[7]
Elkins Caroline, op. cit. pp. XIV, 49.
[8]
http://justworldnews.org/archives/001339.html).
[9]
Cit. Pilger John, "Andatevene", http://pilger.carlton.com/
[10]
Le Figaro,
"The Providential of London", 3 novembre 1995. Vedi
anche Le Parisien, 4 novembre 1995.
[11]
Intervista rilasciata alla Tv Svizzera Telévision
Suisse Romande nel gennaio 1998.
[12]
Prenant André, AA.VV. Il
libro nero del capitalismo, Marco Tropea Editore, Milano 1999,
p. 301.
[13]
Palast Greg, Democrazia in
vendita, MarcoTropea Editore, Milano 2003.