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Abbiamo ricevuto dall'ex Gladiatore (nome in codice G-71), Nino Arconte, autore del libro "L'ultima missione", questa lettera sulla recente e vergognosa sentenza di Ustica!
La pubblichiamo integralmente, così come l'abbiamo ricevuta.

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Sentenza finale sulla strage di Ustica
Nino Arconte (G-71) per www.disinformazione.it - 12 gennaio 2007

...davvero una sentenza vergognosa come dicono in molti?
...o si tratta della fine di un incubo per quanti si sono trovati accusati di azioni infamanti senza averne alcuna colpa?
Senza pretendere di avere alcun ipoteca sulla verità vorrei invitare tutti coloro che non hanno interessi ne per una e ne per l'altra ipotesi,  ad un sano e lucido ragionamento, approfittando del sito disinformazione che permette di esprimere liberamente le proprie opinioni senza il filtro degli interessi politici ed economici che inquinano l'informazione in Italia.

Partiamo naturalmente da quanto si può leggere nel capitolo XXII° dell'Affare Maltese, che è possibile leggere nel sito internet The Real History of Gladio dal Giugno 1996, o nel libro “L’Ultima Missione” che la casa editrice “Il Nuovo Mondo” distribuisce.
In esso sono spiegate alcune cose che non sono segrete, ma di comune conoscenza ed altre più tecniche, magari non diffuse ma facilmente verificabili. Resta il fatto comunque che io non ho ragioni politiche e tanto meno economiche per accusare il regime Libico, durante la Guerra Fredda , di avere promosso e a volte ordinato attentati in Europa occidentale ed in particolare in Italia.

Non ho di queste ragioni perché Gheddafi ed il suo regime, se erano ufficialmente dichiarati tra i paesi non allineati, in realtà erano allineatissimi con l’URSS, molto di più di quanto non lo fossero paesi ufficialmente alleati del Patto di Varsavia. Da non dimenticare, inoltre, che la stessa Cuba era membro dei paesi non allineati, ma questa suonava a chi conosceva la storia attuale della Guerra Fredda come una barzelletta.

Una barzelletta sulla quale c’era poco da ridere, considerando gli interventi militari che Cuba effettuava nel terzo mondo, per esempio in Congo ed in ANGOLA,  dove fu autorizzata ad intervenire dall’ONU, perché era un paese non allineato che poteva garantire la pace  tra le diverse fazioni in guerra, dopo la caduta dell’Impero coloniale Portoghese. Invece Cuba appoggiò massicciamente l’MPLA di Agostinho Neto, leader Marxista Leninista e filo sovietico Angolano, anche se non aveva il consenso della maggioranza degli Angolani, garantendogli il potere a Luanda. Neto non era in mala fede e lo dimostrò nel 1979, quando dichiarò apertamente nella Piazza di Luanda, durante l’anniversario della Rivoluzione dei Garofani, che avrebbe chiesto il ritiro delle Forze Militari Cubane e dei consiglieri militari sovietici per poter cercare accordi con l’UNITA di Jonas Savimbi e l’FLN di Roberto Golden. Neto si sentì male la stessa sera e trasportato d’urgenza a Mosca per essere operato morì sotto i ferri e l’occupazione militare del “paese non allineato“ continuò.

Premetto queste cose per arrivare a parlare di operazioni e strategie della Guerra Fredda Italiana, di cui ho cercato di far conoscere tutti i risvolti con le mie opere autobiografiche, anche in relazione alla strage di Ustica e di Bologna perché questa è la verità e non tradimenti da parte di Ufficiali che si sono venuti a trovare tra l’incudine ed il martello e che nemmeno le sentenze di assoluzione finali sembrano restituire all’innocenza che hanno sempre proclamato.

Rientrando nel mediterraneo, racconto nell’affare Maltese che l’Urss in quegli anni di piena Guerra Fredda aveva un grave problema nella sua flotta, la Sovmedron , una flotta davvero immensa e di grande potenza di fuoco, ma inutilizzabile e inutilizzata a causa della mancanza di porti al di fuori del mar Nero dov’era di base a Sevastovol, in Crimea. Infatti, se dovesse essere necessario il suo utilizzo nel mediterraneo, la Sovmedron avrebbe dovuto passare attraverso il Mar di Marmara e lo stretto dei Dardanelli, che erano Turchi e alleati della Nato. Ovvio considerare che nessuna nave da battaglia, per quanto potente, avrebbe potuto passare indenne da li. Si rendeva indispensabile, quindi, trovare una base adatta nel Mediterraneo. Cioè un paese amico che concedesse una base navale alla Sovmedron. La Siria amichevole con Mosca non aveva porti dalle acque abbastanza profonde e il porto di Tartus, dove di quando in quando ormeggiavano Incrociatori Sovietici, non permetteva l’ormeggio a navi dal pescaggio maggiore e lo spazio a disposizione era comunque insufficiente. Lo stesso dicasi per gli altri porti della sponda Nord Africana del Mediterraneo.

Restava l’isola di Malta, appena abbandonata dagli Inglesi per volontà del Premier Dom Mintoff e con porti dalle acque profonde e munite di fortificazioni imponenti costruite da sua Maestà Britannica. L’Ideale per la Sovmedron. Ma l’URSS non poteva farsi avanti, la Nato avrebbe operato per impedire ogni genere di accordo. L’Isola di Malta aveva una popolazione d’origine per metà Italiana e per metà Libica e la Libia aveva offerto aiuto e sostegno ai Maltesi  per rendersi autonomi dall’Inghilterra. Aveva fornito persino i piloti degli elicotteri che costituivano la flotta aerea Maltese e anche i piloti del naviglio militare Maltese erano Libici, come i controllori di volo dell’aeroporto di Lavalletta, abbandonato dai controllori di volo Inglesi appena un anno prima. Insomma, tutta la struttura statale Maltese era in pratica in mano Libica. Non solo, senza il petrolio Libico, concesso a prezzi irrisori al Governo maltese, la stessa autonomia energetica maltese sarebbe crollata. I reparti speciali di controspionaggio Italiani, in codice Nuclei G o Gladio, operanti tra Malta e la Libia a quel tempo, avevano avuto abbastanza informazioni circa i piani Libici per annettersi Malta in seguito ad un incidente che sarebbe occorso al leader dell’indipendenza maltese, Dom Mintoff. Ovviamente l’annessione di malta alla Libia di Gheddafi era di enorme interesse per l’URSS e per tutta la strategia della Guerra Fredda. Gheddafi avrebbe concesso, anche se ufficialmente sarebbe stato il nuovo Governo Maltese a farlo, la base navale all’URSS che avrebbe spostato la sua flotta del mediterraneo a Malta tenendo sotto controllo militare tutta quella parte di scacchiere con danni enormi per tutta l’Europa Occidentale e facendo subire un grave smacco alla Nato. Occorreva intervenire ed evitarlo.

Fu così accordato con Dom Mintoff un trattato che avrebbe sostenuto l’indipendenza di Malta e la sua economia con sostanziosi finanziamenti a fondo perduto per novanta milioni di dollari annui dell’epoca: una cifra enorme per la piccola isola, a patto però che ogni militare straniero lasciasse immediatamente l’isola e che l’isola si impegnasse a non concedere a nessuno le sue basi militari. 
Gli unici militari stranieri presenti a Malta nel 1980 erano i piloti Libici e gli operatori aeroportuali e certamente Gheddafi e l’URSS non presero affatto bene le notizie  che il loro spionaggio era riuscito a ottenere in Italia, addirittura nei palazzi di Governo Italiani e reagirono con le minacce di attentati in Italia. Minacce per niente occulte, ma espresse chiaramente a Tripoli ed anche in pubblico.

Minacce che non fermarono le manovre della diplomazia Italiana, in persona del Ministro Zamberletti, nel portare avanti le trattative sull’indipendenza di Malta.
Il Ministro Zamberletti era Bolognese e per prima cosa esplose in volo un aereo proveniente da Bologna e diretto a Palermo  sul cielo di Ustica, era il 27 Giugno 1980 e in quei giorni c’era stato  anche uno scontro in atto tra navi militari Libiche e navi militari Italiane davanti alle secche di Medina che la Libia considerava sue acque territoriali, mentre invece la SAIPEM Italiana , per conto del Governo maltese, cercava giacimenti petroliferi, si arrivò quasi allo scontro armato. 

Nessuno sembrò interpretare la strage di Ustica come un avvertimento e una minaccia Libica nella richiesta di interrompere la stipula del trattato Italo Maltese sull’indipendenza e l’autonomia Maltese.
Così, il 2 Agosto 1980, il Ministro Zamberletti, firmò il trattato e Malta si garantì l’indipendenza, le risorse economiche e la protezione necessaria. All’uscita da quell’ufficio maltese, il Ministro Zamberletti venne a sapere che in contemporanea era esplosa la bomba nella stazione di Bologna. Il Ministro Zamberletti scrisse anche un libro su questa vicenda che lo vide protagonista intitolato appunto “ La Minaccia e la vendetta”.

Subito dopo l’esplosione della bomba di Bologna, il Presidente del Consiglio in carica, l’on. Cossiga, si recò a Bologna e mentre ancora nessuno aveva accertato che si era trattato di una bomba e non dell’esplosione accidentale di una caldaia, dichiarava apertamente in pubblico che si trattava di una bomba fascista!
Nonostante le condanne ai neofascisti e gli anni di carcere che alcuni nostalgici passarono in cella prima di essere riconosciuti innocenti, nessuno ha mai potuto fornire un movente valido e convincente al perché i neofascisti Italiani avrebbero dovuto mettere una bomba nella stazione di Bologna. Un crimine efferato e senza movente, né politico e ne economico. Chi ha in odio l’estrema destra ed il neofascismo potrà anche sentirsi soddisfatto di questo, ma qui non si dovrebbe trattare di politica, ma di assicurare alla giustizia degli stragisti e degli eventuali traditori e non è possibile ipotizzare che quelli che stanno scontando la pena per la strage di Bologna siano veramente colpevoli.

Certamente si può convenire che almeno per Mambro e Fioravanti, comunque sono colpevoli di altri reati da ergastolo e pertanto non sarebbero stati comunque in libertà, ma questa è la motivazione utile a trovare dei capri espiatori e non dei colpevoli, non trovate?
Tornando a quella prima parte del 1980, a maggio vengo a sapere che erano stati ceduti ai servizi Libici gli elenchi dei rifugiati che stavamo estradando dalla Libia perché il regime Libico li stava per arrestare ed eliminare. Erano nostri collaboratori e avevano chiesto asilo al Governo Italiano. Si trovavano con documenti Italiani in diverse abitazioni di Roma e in quei giorni venivano ritrovati morti o risultavano spariti nel nulla. Denunciai la cosa e chiesi spiegazioni ma di li a poco venni arrestato con un pretesto e quando potei uscire era tutto finito. Nessuno era sopravissuto a quella mattanza.

Continuai a chiedere spiegazioni ma non ottenni alcuna risposta.
Dopo anni, venni a sapere che il generale Jucci aveva ammesso pubblicamente di avere consegnato l’elenco dei rifugiati Libici ai servizi segreti di  Gheddafi e di averlo fatto perché così gli era stato ordinato.
Chi può dare ordini del genere ai capi dei servizi segreti sono solo i capi del Governo e qualsiasi dichiarazione contraria in merito e da considerasi pura propaganda!
Quindi, il governo Cossiga, aveva ordinato al Gen. Jucci di consegnare l’elenco dei rifugiati Libici, dissidenti della dittatura di Gheddafi, ai servizi segreti Libici e questo ben sapendo che essi, che ci chiesero asilo  politico, sarebbero stati tutti torturati a morte e uccisi.

Di fronte a considerazioni di questo genere sorge spontaneo porsi la domanda: ma perché il Governo Cossiga avrebbe dovuto ordinare una cosa simile che sarebbe anche tradimento nei confronti di coloro che avevamo rifugiato in Italia?
E’ il sen. Pellegrino a rispondere in una trasmissione notturna di Telecamere, insieme al Ministro Frattini confermando che furono consegnati quegli elenchi per evitare ritorsioni Libiche, ed il senatore Cossiga lo aveva già ammesso nel  1997, un anno dopo che io pubblicai l’affare Maltese nel sito The Real History of Gladio, in audizione davanti alla Commissione Stragi del sen. Pellegrino (tutti i dettagli sono nel libro L’Ultima Missione). Disse il sen. Cossiga che furono costretti a cedere quegli elenchi alla Libia perché Gheddafi altrimenti avrebbe compiuto delle stragi in Italia come aveva minacciato di fare.

In questo modo, invece, egli aveva garantito una sorta di moratoria terroristica in Italia: niente attentati in cambio degli elenchi dei dissidenti  rifugiati in Italia.
Ci sarebbe da ridere se non ci fossero dietro tutto questo tante tragedie familiari e nazionali.
Comprese le sofferenze di chi è stato perseguitato ingiustamente da una giustizia incapace di capire ed in qualche caso pilotata dalla disinformazione teleguidata da chi controlla l’informazione in Italia.

Ecco cosa giustifica, quindi, tutto l’impegno profuso in Italia per allontanare i sospetti delle stragi del 1980 dal regime Libico. Se quelle stragi sono state effettivamente ordinate dal regime di Gheddafi, allora cosa ha veramente avuto in cambio degli elenchi dei rifugiati indubbiamente consegnati ai servizi segreti di Gheddafi chi ha effettivamente dato quegli ordini, condannando effettivamente a morte quegli uomini?
Nell’Ultima Missione ipotizzo: la Libia ha solo tre cose da offrire in pagamento, cammelli, Sabbia e Petrolio. Quale busta avrà scelto chi trattò materialmente l’affare? …non risponderete sabbia spero!

Del resto, non mancano responsabilità morali in questo risultato finale in cassazione da parte delle associazioni delle vittime che al giusto sdegno e alla volontà di vedere far luce sulla verità dei mandanti dietro le stragi del 1980 hanno mischiato le opinioni politiche di chi li aizzava contro i militari che avrebbero nascosto due portaerei nel Tirreno, agitando anche lo spettro dei soliti servizi deviati dietro l’incapacità di assicurare alla giustizia i responsabili. 
Sia detto per inciso, non sono mai esistiti servizi segreti deviati in Italia. Mai!

Ora prendetemi anche per folle, ma continuerete a non capire nulla della vostra storia ed è tutto qui quello che voglio fare, aiutarvi a capire la storia, dopo tanti anni non ci può essere più giustizia, solo verità storica.
Seguitemi in questo ragionamento: era deviato il generale Jucci ad avere consegnato ai servizi segreti Libici, (in tempo di Guerra Fredda da iscriversi come nemici, anche se Stay Behind), oppure era solo un alto ufficiale Direttore dei Servizi segreti che eseguiva gli ordini del legittimo Governo della Repubblica come era in suo dovere di fare?

A me sembra che la risposta sia ovvia e spero che lo sia anche per voi.
Oggi vedete in diretta una storia simile e sono sottoprocesso i vertici dei servizi segreti Militari per i quali non ho simpatia personale, essi mi hanno perseguitato per impedirmi di pubblicare le verità di cui sono a conoscenza perché a questo punto così era giusto fare, ma non c’era niente di personale, stavano eseguendo gli ordini ricevuti dal Ministro della Difesa Martino e dal Presidente del Consiglio Berlusconi e questo era il loro dovere …e lo hanno fatto.

Oggi sono loro ad essere sottoprocesso per avere preso parte al rapimento dell’Imam Abu Omar, ma voi volete così male a quella gente da voler credere che essi, all’improvviso, una bella mattina, si sono svegliati sentendosi invece che militari di carriera dei banditi e si siano dati da fare per collaborare con altri banditi  stranieri nel sequestro di un Imam indifeso a Milano?
Io credo che siate abbastanza intelligenti da capire che i veri imputati in quel processo dovrebbero essere coloro che diedero quell’ordine. Perché quelli che diedero quell’ordine potevano non farlo, mentre i Militari del Servizio segreto Militare non possono non eseguirlo, …è il loro dovere!

E lo stesso vale per gli stranieri che certo non sono venuti in Italia a rapire un Imam indifeso per farlo torturare in Egitto perché lo avevano in odio, ma sicuramente perché a Washington qualcuno che poteva farlo glielo aveva ordinato.
Con questo vorrei spiegarvi che la favola dei servizi deviati e servita sempre a chi dava certi ordini per nascondersi dietro alla responsabilità di devianze inesistenti.

Negli anni successivi, per tornare all’affare Maltese, furono rese note le sentenze per la strage di Lockerbie che condannò, avendo accertato la responsabilità dei servizi segreti Libici, un agente di Gheddafi a venti anni di reclusione proprio perché si è trattato di un mero esecutore di ordini. Certamente occorre essere anche criminali per eseguire un attentato su un aereo sapendo quante vittime innocenti veniva a provocare, oppure dei militari indottrinati alla guerra non ortodossa, come quella detta Fredda, dove per il blocco dell’est, di cui la Libia faceva parte, anche gli attentati terroristici erano atti di guerra e pertanto accettabili come ordini da eseguire. Ma risultò evidente che il vero responsabile era chi dava quegli ordini a Tripoli.

Lo stesso accadeva per la strage della Discoteca a Berlino, ed in Francia per la strage dell’aereo noleggiato dall’Air France precipitato per un esplosione a bordo sul Niger, venivano condannati all’ergastolo il Colonnello Jalloud e Gheddafi come mandanti.
Mentre in Italia le inchieste su Ustica inseguivano le “mosche” con spese miliardarie in consulenze e perizie di vario genere (circa 350 miliardi di lire), nel resto d’Europa, private dalle pressioni politiche e mediatiche le inchieste andavano nella direzione giusta inchiodando il Regime Libico alle sue responsabilità e decretando un embargo per l’appoggio che Gheddafi concedeva a bande di terroristi Internazionali come quella “Separat” di Carlos, alias lo Sciacallo, Venezuelano, laureato all’università del KGB della Lubianka a Mosca e rifugiato a Tripoli.

Venezuelana era l’auto usata dalle BR a Via Fani e un uomo di Carlos era alloggiato all’hotel di fronte alla Stazione di Bologna la notte precedente la strage di Bologna; altre stragi minacciate da Carlos erano state compiute negli stessi anni in Francia, sui treni TGV e nella stessa stazione di Marsiglia, dove  l’attentato si era svolto con le stesse modalità di quello di Bologna, stesso esplosivo e stessa modalità d’esecuzione, eppure nessuna inchiesta fu possibile avviare in quella direzione in Italia.
Anche i parenti delle vittime non volevano sentire ragioni: “Era opera di neofascisti e servizi deviati!” …Con buona pace della verità e della giustizia.

Ora, ma non da adesso, Gheddafi messo alle strette da processi e condanne fondate su prove materiali e non su teoremi, ha accettato di pagare 2870 miliardi di vecchie lire come risarcimento dei danni alle vittime dei suoi attentati, anche per evitare ritorsioni di tipo militare che avrebbero messo in pericolo il suo regime.
Oltre dieci milioni di dollari a testa per ognuna delle vittime consegnati ai parenti sopravissuti come eredi.
Alle vittime degli attentati “neofascisti e dei servizi deviati” o delle portaerei Franco Americane nascoste nel Tirreno, invece, è rimasta la sentenza che hanno costruito anche loro con il loro atteggiamento verso la verità che li ha portati inevitabilmente verso il vicolo cieco in cui si trovano adesso.

Ne sono davvero spiacente, soprattutto perché in Italia Gheddafi, grazie ai miliardi di dollari che a quel tempo, ma non solo a quel tempo, investiva in Italia e sui quali non c’è mai stato nemmeno l’ombra di un sospetto di tangente, i miliardi non li offre per indennizzare alcunché, bensì li pretende come danni dell’occupazione. Ma nessuno che gli chiede quali sarebbero stati questi danni dell’occupazione. L’Italia fascista nonostante gli scarsi mezzi dell’epoca ha occupato un territorio desertico ed abbandonato e ne ha fatto un giardino, strade, infrastrutture e interi villaggi agricoli fatti e consegnati ai “contadini senza terra” Italiani, andati a dissodare un deserto. Nessuno ricorda che le opere pubbliche dei primi anni del regime Fascista, le grandi bonifiche e le case coloniche, come la bonifica che diede vita a latina, o ad Arborea in Sardegna, furono effettuate anche in Libia e nel 1969 Gheddafi espulse gli Italiani dalla Libia espropriandoli di ogni bene, anche delle terre che avevano dissodato e rese produttive.

Persino il palazzo del Governo Libico a Tripoli, dove Gheddafi governava fino a pochi anni fa era la “Casa d’Italia” costruita dagli Italiani.
Gheddafi governa un paese costruito dall’Occupazione Italiana e chiede i danni di guerra? …Detto questo, però, è innegabile che come tutti i regimi coloniali anche quello Italiano ha commesso abusi ed eseguito sentenze di morte contro i ribelli Libici. Ma ciò non toglie che la verità sia questa e non quella che Gheddafi nel silenzio dei nostri rappresentanti, ci vuole spacciare.

Agiranno così perché magari,  a pagare sarebbero le casse dello stato, quindi le nostre e magari “qualcuno”, cioè  i “soliti ignoti”, ci farebbero dei grassi affari sopra gestendo gli appalti per le costruzioni delle autostrade e degli ospedali che Gheddafi ci chiede?
In finale di questo quadretto certo poco edificante ma vero, vorrei suggerire un osservazione, ma davvero vi sembra credibile che in un ambientino  come quello che l’inchiesta “mani pulite” che ha mostrato la realtà di tangentopoli, ma anche quelle successive che hanno dimostrato che non è cambiato assolutamente nulla, possa accadere che decine di miliardi di dollari annui di affari tra l’Italia e la Libia possano restare immuni da tangenti, mazzette, pizzi e scandali di alcun genere? 

Un Paese dove le inchieste, quando alcuni magistrati riescono a farle, dimostrano che non si muove foglia senza che ci sia una tangente sopra, addirittura su affari da due lire come le vendite delle castagne !?
In un Paese ridotto così …su affari da ventimiliardi di dollari l’anno (di vent’anni fa), tra l’Italia e la Libia non c’è mai stato nemmeno un episodio, dico uno, di tangenti e mazzette …ma vi pare possibile?
…a me no!   A meno che non dovrò mettermi a credere ai miracoli anche io …ah ah ah!

Spero che come me anche voi  preferiate delle brutte verità a delle bellissime bugie!
Auguri a tutti di buon 2007.
Antonino Arconte   (G-71)

 
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