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L’ombra
dei servizi segreti sugli attentati terroristici e sulle guerre civili
di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
Autrice del
libro: "DITTATURE: LA STORIA OCCULTA"
Una tragica notizia di questi giorni è che un kamikaze si
è fatto esplodere nei pressi di Khost, in Afghanistan, fra un gruppo di
operai afgani (in attesa di essere assoldati dagli americani),
uccidendone 10 e ferendone 14. Una "pratica" tragicamente
comune in Iraq, in cui molte volte i kamikaze si sono fatti esplodere
fra iracheni in fila per essere arruolati dagli americani. C'è da
chiedersi come mai dopo numerosi attentati agli aspiranti poliziotti
iracheni, gli americani abbiano continuato gli arruolamenti come prima,
facendo sostare le persone in strada, esponendoli al pericolo di morte,
che per molti è arrivata puntuale. Chi trae vantaggio da queste morti?
E perché gli americani non proteggono nemmeno i potenziali
collaboratori?
La resistenza irachena e afgana non trae vantaggio del creare terrore
fra la popolazione, mentre gli occupanti certamente sì. Gli aggressori
americani stanno attuando i crimini più feroci per sottomettere il
popolo iracheno e quello afgano. Hanno diviso l'Iraq territorialmente e
nei mezzi di comunicazione, e hanno potenziato l'estremismo religioso,
come spiega Giuliana Sgrena:
La guerra civile serve a sancire la divisione del paese. La spartizione
è innanzitutto un disegno Usa, fin dal 1991 con la creazione delle
no-fly zone (con il pretesto di proteggere gli sciiti a sud e i kurdi a
nord). Divisione alimentata anche dai jihadisti che sono arrivati
nell'Iraq occupato per combattere la “guerra santa” contro gli
infedeli, non solo occidentali ma anche iracheni sciiti, considerati dai
wahabiti (sunniti) traditori dell'islam. Alla base della divisione
etnico-confessionale è stato anche il diverso atteggiamento nei
confronti dell'intervento militare: kurdi favorevoli, sunniti contrari e
sciiti ambigui, questi non potevano schierarsi con l'occidente ma hanno
approfittato della situazione per liberarsi di Saddam... Questa
spartizione favorisce Teheran che controlla una grossa fetta dell'Iraq,
mettendo in difficoltà gli occupanti Usa. Ma certo l'Iran (almeno il
governo) preferirebbe mantenere il controllo su un paese più
“stabilizzato” con un governo in grado magari persino di chiedere il
ritiro delle truppe straniere invece che su un territorio dilaniato ogni
giorno da massacri di sciiti e sunniti. Pur se la guerra sporca è
alimentata anche dalle squadre addestrate dai pasdaran.[1]
Sono molte le sette americane arrivate in Iraq, con molti soldi, sotto
la copertura di Ong, che in cambio della conversione promettono agli
iracheni aiuti e soprattutto il miraggio di un visto per gli Stati
Uniti.
Un altro dei tanti paradossi iracheni: uno fra i più laici tra i paesi
arabi è caduto ora nelle mani dei partiti e delle milizie religiose.[2]
In tutti i paesi che subiscono aggressioni militari da
parte degli Stati Uniti, Iraq, Afghanistan, Somalia ecc., la situazione
diventa assai simile: si verificano attentati terroristici, si formano
gruppi contrapposti in lotta fra loro, acquisiscono sempre più potere
bande criminali o gruppi di estremisti che vessano la popolazione e la
costringono a vivere nella paura e nell'insicurezza.
A partire dagli anni Cinquanta, i servizi segreti europei e
americani hanno speso cifre da capogiro per attuare ricerche sul
controllo mentale a distanza, su tecniche di manipolazione dell'opinione
pubblica e di sottomissione di interi popoli.
Già nel
Gli esperti del Tavistock si specializzarono nell'abilità
di creare falsi movimenti di "liberazione". Era il periodo in
cui nascevano in Asia e in Africa diversi movimenti anticoloniali, e
l'impero britannico elaborò un modo efficace per renderli deboli:
creare falsi movimenti rivali e scatenare una guerra "civile".
I gruppi rivali creati dalla Corona britannica erano i più feroci e
disposti ad agire in modo terroristico, uccidendo civili inermi. Il
generale Rees si occupò, nel periodo 1949-50, di un programma chiamato
"Tensione mondiale: la psicopatologia delle relazioni
internazionali". Lo scopo era quello di capire le caratteristiche
culturali ed etniche dei gruppi anticoloniali, “per poterli meglio
controllare”. Il controllo esigeva anche tecniche di creazione di
tensioni sociali o contrasti fra i gruppi, utilizzando metodi violenti o
ingannevoli. Durante gli
anni Cinquanta, il generale Rees e i suoi collaboratori fecero diversi
viaggi in Asia e in Africa, per creare un'équipe di psichiatri che
seguissero di vicino le organizzazioni false e vere di
"liberazione".
Dal dopoguerra, anche il governo statunitense si interessò
alle tecniche di controllo e di sottomissione dei popoli. Le ricerche
sul controllo mentale furono finanziate dal Centro Chimico
dell’Esercito. Diversi esperimenti
del dottor Paul Hoch sul lavaggio del cervello si valevano di
droghe create dagli stessi scienziati della Cia, come l'Lsd. Alcune
autorità di governo sostennero il progetto MK Ultra, che prevedeva
l'uso dell'elettroshock, di
veleni e di numerose sostanze psicogene.
Secondo le ricerche di Carol Greene,[4]
Charles Manson era un "soggetto di ricerca" del Nimh (National
Institut of Mental Healt). Il Nimh
era un progetto nato per studiare gli effetti della tossicodipendenza su
soggetti bianchi. Manson era in libertà vigilata e doveva presentarsi
regolarmente presso
Istituti che la gente crede siano a tutela dei cittadini,
come
Successivamente, altri studi della Cia avevano l'obiettivo
di produrre un controllo mentale totale per dirigere il comportamento.
Uno studio della Cia sull’ipnosi fu diretto da Alden Searse
dell’Università del Minnesota. Sears
lavorava per creare con l'ipnosi “una personalità totalmente
separata”, e produrre un'amnesia duratura. Milton Klein, un
altro "esperto" della Cia, sosteneva che fosse possibile
creare un soggetto totalmente controllato, che può essere indotto a
commettere qualsiasi crimine, compresi l'omicidio e il suicidio. Secondo
Klein sarebbe possibile creare un soggetto ipno-pazzoide in soli tre
mesi.
Queste conoscenze sono state elaborate per produrre
risultati concreti nei progetti di dominio americani. Ciò significa che
anche oggi vengono utilizzate queste tecniche (o ne vengono elaborate di
nuove) per provocare divisioni, guerre civili, violenze e attentati
terroristici, allo scopo di imporre il proprio potere.
Nel
Gli esperimenti più recenti sono fatti su pazienti
psichiatrici, carcerati, disabili e su soggetti arbitrariamente
sequestrati. Alcuni metodi più recenti di controllo mentale sono di
tipo tecnologico, ad esempio, attraverso piccoli chip neuronali, che
recepiscono segnali elettronici e li inviano al computer che li traduce.[6]
Anche due italiani, il colonnello della Guardia di Finanza comandante
del gruppo anticrimine e tecnologico, Umberto Rapetto e il
giornalista Roberto Di Nunzio,[7]
sostengono l'esistenza di metodi sofisticati di controllo mentale di
individui e di interi gruppi sociali. Nel loro libro dal titolo Le nuove guerre, spiegano le varie
tecniche e strategie che mirano al controllo mentale e alla
manipolazione dell'opinione pubblica, anche attraverso l'uso di sostanze
farmaceutiche e dei mass media.
Gli iracheni si sono tragicamente resi conto che mentre prima dell'occupazione americana i vari gruppi religiosi vivevano in armonia fra loro, dopo l'occupazione si sono verificati una serie di eventi che hanno seminato odio e divisioni. Racconta lo studioso Ghali Hassan, dell'Università di Perth (Australia):
E’ ampiamente documentato: i pretesti per la guerra e l'occupazione
erano basati su informazioni false. Per questo motivo gli USA ed i loro
“alleati” si trovano nella condizione, attraverso la disinformazione
da parte dei media, di dover non solo legittimare l'occupazione, ma
anche creare nuove false ragioni per il mantenimento di una presenza
militare continuata degli USA.
Il pretesto più ricorrente nei mezzi d’informazione è che le forze
USA sono state invitate a rimanere in Iraq per prevenire la guerra
civile e “mantenere la stabilità”. Ma, come per le armi di
distruzione di massa, non esiste evidenza alcuna che avvalori tali
menzogne diffuse dagli USA.
In Iraq esiste una struttura di governo disegnata dagli USA, dove
nessuno dispone di una maggioranza che gli permetta effettivamente di
governare. Il “governo”, installato dagli USA, non ha alcuna forza
ed è retto dagli stessi gruppi di esiliati che fecero pressione per
l'invasione ed occupazione dell'Iraq. Gli USA stanno aizzando gli
iracheni tra di loro, creando un clima di paura. A questo proposito, la
creazione, il finanziamento e l’armamento di “milizie etniche” e
squadroni della morte da parte degli USA, sono pensati per creare
divisioni etniche e provocare violenza settaria tra gli iracheni.[8]
Secondo Hassan, gli Usa sovvenzionano i gruppi
fondamentalisti islamici per creare divisioni e scatenare la guerra
civile. Questi gruppi operano con metodi terroristici, organizzando
massacri contro le comunità religiose, distruggendo luoghi sacri e
facendo in modo che le responsabilità ricadano sui gruppi avversi. La
vera resistenza irachena non uccide civili né ha interesse a creare un
clima di odio e di violenza, come invece conviene all'aggressore.
In Iraq, Afghanistan e in molti altri paesi del mondo in cui le autorità
americane vogliono imporre il proprio potere avvengono episodi analoghi:
violenze e crimini contro i cittadini e tentativi vari di seminare
divisioni fra gruppi e fra paesi vicini. Avvengono anche molti attentati
terroristici che seminano terrore e avvantaggiano soltanto gli
occupanti.
[1]
Il manifesto, 25 novembre
2006.
[2]
Sgrena Giuliana, Fuoco amico,
Feltrinelli, Milano 2005, p. 94.
[3]
Rees John Rawlings, The
shaping of shaping of psichiatry by war, W. W. Norton & Co.,
[4]
Greene Carol, Mirder aus der Retorte: Der Fall Charles Manson (Omicidi di
Laboratorio: il caso Charles Manson), Böttiger,
Wiesbaden-Nordenstadt 1992.
[5]
A.R.E.S. www.ares2000.net, www.aisjca-mft.org
[6]
Costa Marco, Psicologia
militare, Franco Angeli, Milano 2003.
[7]
Rapetto Umberto, Di Nunzio Roberto, Le
nuove guerre, Dalla
Cyberwar ai Black Bloc, dal sabotaggio mediatico a Bin Laden,
Rizzoli, Milano 2001.
[8]
Uruknet, 15 giugno 2005, www.rebelion.org