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Il senso delle malattie infantili 
di Olaf Koob tratto da: «Vaccinazioni. Perché?»

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Ogni malattia infantile ha un suo significato spirituale. Se ne stronchiamo i sintomi essi poi ritornano in una forma modificata e non sempre innocua in  altri organi.

«[…] La domanda relativa al significato della malattia non è mai stata posta dalla medicina moderna, in quanto la medicina si considera una disciplina scientifica e la domanda sul significato della realtà non rientra nelle domande poste dalle scienze naturali, in quanto si tratta alla fine di una questione metafisica. Per quanto gli scienziati rifiutino le questioni relative al significato delle cose […] molti, alla fine si lasciano guidare da domande che emergono proprio da questo problema. Anche il medico non può semplicemente schivare la domanda sul senso della malattia, in quanto i pazienti non chiedono soltanto il motivo della loro malattia, ma vogliono sapere perché sono proprio loro ad ammalarsi di una certa malattia» (A. Jones Una medicina del domani, Berna e Stoccarda 1969).
[…]
Come mai l’inizio del cammino terreno è già subito accompagnato da crisi corporee? Se guardiamo la polarità di gioventù e vecchiaia possiamo constatare, anche osservando le malattie infantili, come vi sia da un lato un predominio delle infiammazioni accompagnate da febbre, con un carattere spesso infettivo, dall’altro delle malattie croniche, distruttive, più subdole e legate a processi di indurimento.
Se osserviamo le malattie infantili da questo aspetto arriviamo, nel riguardare l’inizio della vita, al mistero del calore, della febbre: l’elemento fisico viene per così dire purificato dalla sua scorie e da quanto si è indurito, di modo che con un nuovo ordine la corporeità sia più disponibile alle esigenze individuali della sfera animico spirituale. Questo è collegato al fatto che in realtà, in quanto persone, siamo costituiti da “due esseri”, quello fisico e quello psichico, spesso in lotta fra loro. Per questo abbiamo sentimenti di dubbio, di difficoltà, di contrasto, mentre l’unità e l’armonia sono il risultato di una dura lotta […]. In un certo senso siamo corpo (terra) e anima spirituale (cielo), queste due parti devono gradualmente congiungersi.

Se ora guardiamo più da vicino e senza preconcetti le malattie infantili, possiamo caratterizzare brevemente la loro “fisionomia”;
1.     le malattie esantematiche compaiono quasi tutte con un innalzamento della temperatura, cioè con febbre;   
2.     in gran parte si manifestano sulla pelle, come arrossamento o esantema;
3.     salvo qualche eccezione, non vengono ripetute;
4.     si trasmettono facilmente in una certa fascia di età (in genere nel primo settenio), cioè sono infettive;
5.     quasi sempre il bambino ha una trasformazione positiva, diviene più resistente.

Seguiamo i diversi punti più da vicino:
1. La febbre rappresenta una maggiore attività del nostro metabolismo di calore, questa penetra fin nella struttura delle proteine con cambiamenti e trasformazioni. Il vecchio viene distrutto o “rifuso”, le forze reattive vengono rafforzate, si sviluppa una facoltà del nostro io che più tardi ci protegge da esseri estranei (bacilli, virus), donando all’uomo sia nell’aspetto corporeo che in quello animico forze di calore.
2.  La pelle è un organo che aiuta a liberarci dei veleni ed è uno specchio fedele della nostra organizzazione corporea ed anche dei processi animici (“cambiar pelle”, “non star nella pelle…”). Attraverso la pelle il corpo butta fuori ciò che va eliminato dall’organismo. L’arrossamento stesso mostra un ricambio del sangue maggiorato che arriva fino alla distruzione della pelle stessa (per esempio nella scarlattina).
3. Un evento unico rappresenta sempre la chiusura di una evoluzione, l’espressione di un superamento, in questo caso di un tratto dell’infanzia (nelle malattie infantili fatte da adulti si mostra un pezzo di infanzia non del tutto superato). Non siamo di fronte ad errori personali, bensì di fronte a leggi evolutive sopra individuali.
4.  Nel primo settennio il bambino lavora al suo “modello ereditario” fisico (R. Steiner) per configurarlo come strumento della sua personalità; il bambino si concentra sulla realtà fisica, imitando tutto quanto lo circonda, fin nel proprio ricambio, è tutto organo di senso. La corporeità è qualcosa di universalmente umano, il corpo nel suo complesso è una imitazione della figura archetipica comune a tutti i corpi, l’uomo diviene individuale soltanto nella sua natura animico-spirituale. Le malattie infettive si trasmettono in quanto vengono “imitate” nel lato puramente corporeo. Il bambino nel primo settennio ha la massima tendenza a imitare. Quanto più forte diventa l’io tanto minore diventa l’imitazione, quindi anche minore il rischio di infezione (paura non è altro che “debolezza dell’io”, come dice Paracelso, per cui il rischio di infezione è spesso molto maggiore).
5.  In quanto corporeità si modifica per azione delle malattie infantili, diventando più simile alle esigenze individuali, si arriva ad una maggiore coincidenza fra l’uomo esteriore (corpo) e l’uomo interiore (anima-spirito). L’uomo diviene in se stesso più conchiuso, più saldo. Il processo di fuoco della febbre fa superare certe debolezze, infreddature croniche, enuresi, labilità psichiche, e così via. Ogni madre può confermare la cosa […].

La malattia infantile [quindi] è l’espressione di un evento evolutivo necessario per il processo di crescita che porterà a diventare adulti, di modo che il corpo ereditato possa diventare valido strumento per l’animico-spirituale individuale.
Quanto meno il lato superiore (animico-spitiruale) e il lato inferiore (corpo) concordano fra di loro, tanto più frequenti e drammatiche saranno le malattie infantili. Quando non compaiono, anche se si è rinunciato alle vaccinazioni, siamo di fronte a un segno di concordanza fra aspetto esteriore e interiore.
La cosa diviene evidente anche di fronte a tutto
il problema delle vaccinazioni nei primi anni di vita: si tratta di un incisivo intervento nel processo immunitario del bambino, qualcosa di mummificante che rende più difficile il processo di integrazione fra l’individuo e la sua corporeità, disturbando il necessario confronto fra le due parti costitutive dell’uomo.
Naturalmente è possibile riequilibrare una parte di queste situazioni attraverso un adeguato processo educativo. Forse parecchi dei problemi animici dei giovani di oggi sono connessi più di quanto non si creda con la rimozione delle malattie infantili, cioè della lotta ricordata che porta a una nuova e più adatta configurazione della corporeità, facendo poi sorgere la necessità di certi “autointerventi”, per esempio con droghe e simili, per spezzare la rigidità dell’involucro corporeo.

Anche il sempre più diffuso senso di freddezza animica, sia nel lato corporeo che animico, può collegarsi a questi problemi. Attraverso un’alimentazione degenerata, un vestiario poco adatto, le vaccinazioni, la rimozione della febbre e così via, andiamo distruggendo fin dall’infanzia le forze di calore, così necessarie per le funzioni di difesa. Ne conseguono abbassamento di temperatura (per es. nei tumori) malattie degenerative e “freddo” animico. […]
Abbiamo così visto come ogni malattia abbia un suo significato.
Non è sempre necessario stroncare i sintomi di una malattia, spesso essi tornano poi in una forma modificata e non sempre innocua in altri distretti organici. Le malattie infantili sono un richiamo, sia per i genitori che per i medici, affinché venga preso più sul serio il linguaggio della corporeità e dell’anima, cercando di non interferire nei processi che vogliono manifestarsi con la malattia e le crisi attraverso la corporeità.
Le malattie infantili ben superate diventano salute del corpo e dell’anima per la persona divenuta adulta, infatti la lotta fra i diversi piani corporeo, animico e spirituale porta sempre a un rafforzamento, a una vittoria sul vecchio e su quanto è ormai logoro. Si arriva così anche al superamento di quanto oggi è così nocivo a una sana evoluzione, delle tendenze all’indurimento e all’irrigidimento sui piani più disparati.

FONTE
Olaf Koob, “Il senso delle malattie infettive”, in Notiziario Weleda, n. 45, I semestre, primavera  1986, pp. 7-13.

 
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