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Una
secolare tecnica inglese
Sella di
Monteluce tratto da “Verità
sulla finanza italiana”
Tutto ciò potrebbe sembrare frutto di una brutta fantasia.
Ma non per coloro che conoscono la storia della diplomazia inglese. In
ogni epoca, lo strumento monetano è stata l'arma principale
dell’imperialismo britannico. E’ fatale che il peso della
tradizione determini il comportamento inglese. Anche i popoli sono
prigionieri delle loro abitudini.
Pochi sanno che il metodo inglese di dominio delle colonie
nord americane fu quello di proibire la costituzione di banche locali,
di rendervi scarsa la moneta, per comperare con poche sterline tutta la
produzione di quei territori.
La stessa tecnica fu usata dalla diplomazia inglese in
Francia. In questo paese, in materia finanziaria, il governo subì la
scandalosa influenza di un agente Inglese, durante la reggenza di Luigi XV. Il tentativo di Law
di rinnovare le finanze francesi si è spezzato contro gli intrighi di Dubois,
agente Inglese per documentate prove storiche. In accordo col governo di
Londra Dubois operò con ogni mezzo per infrangere il tentativo di
dilatazione creditizia: sopraffece Law, divenne arcivescovo di Chambrai,
fu cardinale il 25 giugno 1721; l'anno successivo divenne primo ministro
mentre il reggente stava morendo, e il re era tredicenne. Con lui Londra
fu onnipotente in Francia. Ma le finanze della nazione disperate.
Si! Tutto ciò potrebbe sembrare frutto di fantasia.
Purtroppo non lo è! Negli anni scorsi abbiamo letto infinite volte che
lo sbarco alleato in Sicilia, la rinuncia a sbarcare in Grecia, la
cessione del paesi danubiani a Stalin,
furono errori di Roosevelt.
Nelle memorie di sir Winston
Churchill, queste tesi sono riconfermate e documentate: pure noi
abbiamo avuto infinite volte il sospetto che le cose non stessero così
e che dietro le quinte della storia ci fossero retroscena ignoti ai
popoli, che prima o poi avrebbero finito per venire alla luce. Indizi
raccolti nei nostri viaggi e nei nostri colloqui, con uomini politici
tra i più qualificati, ci avevano persuaso che il gioco diplomatico non
era stato condotto dagli USA, ma dall’Inghilterra. Con una abilità
diplomatica consumatissima, corrispondente alla sua altissima
qualificazione di nazione civile, essa doveva avere mosso le fila,
lasciando credere che i promotori de1le iniziative fossero gli
americani: e non a caso. Ciò era servito a disorientare gli avversari;
quegli avversari cioè che essa combatteva, senza che gli interessati
sapessero neppure di essere combattuti. Sempre ed ovunque era stato
scritto che Churchill era stato fautore di uno sbarco a Salonicco e che Eisenhower
aveva imposto
Ed oggi, mentre scriviamo queste pagine, un episodio fa
improvvisamente luce sulla verità di quanto affermiamo. La
documentazione che lo sbarco in Italia è stato imposto da Churchill è
stata offerta in questi giorni dalla Casa Bianca, per rispondere a una
mossa di Truman turista in Italia. Il fatto è importante perché prova
esplicitamente che «Churchill si oppose anche allo sbarco nei Balcani».
Quale è la portata di queste rivelazioni, e quale era il gioco
diplomatico che Londra perseguiva?
Se lo sbarco alleato fosse avvenuto in Grecia, se le armate
anglo-americane avessero risalito il bacino danubiano, Grecia, Romania,
Bulgaria, Austria e forse Polonia sarebbero state liberate. Gli eserciti
alleati si sarebbero incontrati coi russi ben più a nord di Vienna. Il
bacino danubiano si sarebbe organizzato con delle libere democrazie; e
la prevalenza cattolica delle popolazioni, le avrebbe fatte gravitare
verso S. Pietro.
Lo sbarco in Grecia e la penetrazione nel bacino danubiano
avrebbero posto la pietra angolare alla nascita di una Europa cattolica,
organizzata intorno a una Italia intatta. La minaccia di un controllo
sul mediterraneo e sul continente, da parte di una potenza protetta
dalla croce di Cristo, capace di influenzare con la sua voce oltre mezzo
miliardo di cattolici sparsi in tutti gli angoli della terra, era ben più
grave per Londra, della minaccia di un impero fascista, rivendicante il
mare nostrum, sempre in potenziale antitesi con
Londra corse ai ripari. Churchill prese in mano la situazione.
Lo sbarco a Salerno fu effettuato in apparente accordo tra
gli anglo-americani. II velo del retroscena non fu mai sollevato. Il
giorno in cui l’ex presidente degli Stati Uniti Truman venne per una
visita di piacere in Italia, giunto a Roma, benché battista, si reco a
rendere visita al sovrano Pontefice. Si ignorano gli argomenti trattati
nel colloquio. Dopo tre giorni, Truman si recava a Salerno. Visitava il
luogo dello sbarco alleato. Molte colline circondavano la località; col
suo più grande candore, dichiarò che la località era stata scelta
male, era costata una massa enorme di perdite; concluse: «La scelta
deve essere opera di qualche testa di scoiattolo di generale ». Il
generale che comandava il settore era il presidente in carica degli
Stati Uniti: Eisenhower. La notizia piombò come un fulmine alla Casa
Bianca, dove si stava preparando la campagna presidenziale. Nella
precipitosa necessita di scaricare il presidente, gli archivi segreti
furono aperti ed il mondo sbalordito venne a sapere che lo stratega
dello sbarco in Italia, e della bocciatura dello sbarco in Grecia, era
lo stesso personaggio che aveva orientato la mossa strategica con cui
gli alleati cedettero graziosamente gli stati danubiani a Stalin. II
signor Wiston Churchill primo ministro di S. M. britannica: era il 23
maggio 1956.
Era evidente che lo sbarco a Salerno. come lo sbarco in
Sicilia, non erano serviti a liberare l’Italia, e tanto meno a
liberare l'Europa. Servirono a passare il rullo compressore sul
territorio italiano per predisporre quella disorganizzazione della
penisola che avrebbe impedito alla Chiesa cattolica di dedicarsi
immediatamente alla riorganizzazione del continente europeo. Faceva
parte di un piano il cui sviluppo era previsto per il «tempo di pace ».
La paziente e preveggente iniziativa britannica aveva predisposto il suo
gioco con una visione a largo raggio sorprendendo alleati ed avversari.
Certo nello stesso tempo Londra stava già studiando le azioni che
avrebbero portato a completare lo smantellamento (anche economico e
produttivo) della nostra nazione.
Sullo sbarco in Italia, la sera del 23 maggio 1956
Washington diramava queste comunicazioni riportate da tutta la stampa:
«Le battaglie, si osserva al Pentagono, furono il
risultato della «diretta consultazione» degli Stati Maggiori inglese e
americano. Esse tendevano a eliminare l’Italia dalla seconda guerra
mondiale. Se poi si vuole risalire alla persona che ha la responsabilità
di queste operazioni, si dice a Washington, allora bisogna varcare
l'Atlantico e cercarla in Inghilterra. Fu il primo ministro Winston
Churchill che ideò il progetto britannico di «knocking Italy out of
the war», ossia di mettere l’Italia fuori combattimento. In un certo
senso, nota un militare di consumata esperienza, questo progetto fu per
mesi l’idea fissa di Churchill. Fu la sua « intuizione strategica ».
Egli difese vigorosamente la sua tesi durante la conferenza di
Washington del maggio del 1943, e allora ottenne una parziale
approvazione. Poi segui l’invasione della Sicilia; Mussolini cadde
senza spargimento di sangue. Churchill torna alla carica con la sua «
intuizione strategica », e i capi di stato maggiore inglese e americano
studiarono il piano di sbarco a Salerno. L'operazione portava
naturalmente la firma del generale Eisenhower.
«Anche lo sbarco di Anzio si ricorda al Pentagono, faceva
parte del disegno di Winston Churchill. Egli lo sostenne vigorosamente.
Lo ideò come un mezzo per rompere la stasi sul fronte di Cassino. Una
testa di ponte ad Anzio, egli disse ai generali, avrebbe disfatto la
resistenza tedesca, e avrebbe condotto al1a rapida conquista di Roma.
«Il primo ministro inglese, ricordano a Washington, era così
innamorato della sua idea, che partecipa ad alcune .conferenze
strategiche. Alcuni generali americani, tra cui Eisenhower,
considerarono il piano con sospetto e preoccupazione, e ritennero che in
ogni caso le forze dislocate per lo sbarco erano troppo esigue. Tanto
per accontentare gli americani, e aggirare le loro obiezioni, le forze
furono raddoppiate. Ma alla resa dei conti il generale Clark
si avvide che non erano sufficienti per il grosso obiettivo: Roma.
«La testa di ponte di Anzio fu occupata da truppe al
comando del generale John P.
Lucas. Il primo scontro violento avvenne all' alba del 22 gennaio
1944. Si era sperata in una rapida penetrazione attraverso i Colli
Albani, il che avrebbe permesso di rompere le linee di comunicazione che
portavano al fronte tedesco del Sud: in particolare la roccaforte di
Cassino. Ma gli alleati fecero troppo affidamento sulla loro superiorità
aerea. I tedeschi riuscirono a contenere la testa di ponte senza
indebolire le loro linee difensive.
«Il capro espiatorio fu naturalmente il generale John Lucas. Gli fu
tolto il comando della testa di ponte. Ma non pochi storici e studiosi
di arte militare sono del parere che il generate Lucas sia stato la «vittima
silenziosa» che ha coperto gli errori dello statista insigne. Le truppe
asserragliate nella testa di ponte di Anzio non riuscirono ad aprirsi la
strada che nel maggio, e Roma, mal. grado i piani e le previsioni di
Churchill, non fu conquistata che il 4 giugno. Dal 1944 la quinta armata
americana perdette 52.130 uomini.
«Nel suo libro Crusade
in Europe, il generale Eisenhower ha rivelato le obiezioni che fece
al primo ministro Churchill durante una conferenza in Tunisia.
Eisenhower predisse delle «pesanti perdite» e suggerì di rivedere il
piano con Ia massima attenzione. Ma Churchill era ormai deciso a mettere
in azione il suo piano».
Il generale Mark W. Clark alla domanda: «Quali
errori sono stati commessi dagli alleati?», ha risposto: «Avremmo
dovuto sbarcare nei Balcani. A quest’ora