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Truppe sottoposte a screening di massa per il riscontro di malattie
di Jo Revill, 4 maggio 2003 "The Observer"
(si ringrazia per la traduzione Bruno Stella)
Migliaia di truppe in rientro
dalla guerra in Iraq saranno testate per il riscontro di segni di malattie
fisiche e mentali causate da estremo stress o esposizione a sostanze chimiche
dannose.
Agli esperti che hanno studiato la sindrome da Guerra del Golfo, che apparse
dopo il conflitto del 1991, sarà chiesto di investigare le modalità di
malessere tra gli uomini in servizio e i riservisti schierati in Iraq
quest’anno.
Tutto ciò è considerata una mossa preventiva contro qualsiasi accusa che i
capi della difesa stiano sottovalutando le conseguenze della guerra sulla
salute, o che essi espongano avventatamente personale in servizio ad agenti
chimici potenzialmente dannosi.
Comunque sia, gli esperti considerano sia troppo presto per poter dire se i
primi segni di PTSD siano genuini. Vogliono aspettare ancora alcuni mesi fin
quando uomini e donne di servizio abbiano avuto l’opportunità di riposarsi a
casa propria prima di cominciare a dare valutazioni mediche.
Il ministro della difesa Lewis Moonie, che esercitò come dottore, era
d’accordo con questa opinione l’altra sera, ma aggiunse: “Noi prendiamo
molto seriamente la salute sia dei soldati regolari che dei riservisti.”
Sono pronti i soldati a lasciare il Golfo mentre sono in quello che viene
ufficialmente chiamato “periodo di decompressione”, ovvero quando gli è
permesso di riposare e rilassarsi prima del rientro in patria?
Gli verrà poi chiesto rapporto, e se alcuno di loro mostrasse segni di stress
il loro superiore gli parlerà e deciderà dell’eventuale aiuto.
Lo studio a carattere nazionale, che verrà probabilmente affidato da esperti
del King’s College di Londra, durerà molti mesi.
Al posto di continuare con intense interviste con ogni uomo o donna delle truppe
– una tecnica favorita dagli americani – il team osserverà i malesseri per
come essi verranno esposti, e vedranno se gli indici della malattia emergono,
sino a che punto e nei casi particolari.
Il Governo ha gia annunciato che ai soldati verranno offerti test per verificare
i livelli di uranio impoverito nel loro corpo per valutare il rischio di danno
renale e cancro ai polmoni.
La Royal Society , il gruppo britannico scientifico preminente, ha avvisato che
i soldati e i civili nelle zone di guerra potrebbero essere stati esposti al
pericoloso uranio che viene emesso entro un certo raggio dalle armi anti-carro e
dalle bombe. Più di 2000 tonnellate di questo potrebbero essere state usate
durante la guerra.
Circa 45000 elementi del personale Britannico sono stati coinvolti, pressappoco
26000 di loro nelle forze di terra.
I Ministri sono stati sotto pressione per preparare uno studio che monitorizzi i
potenziali effetti sulla salute della guerra, in seguito ai ritardi e alla
confusione del conflitto del 1991, che lasciò più di 3000 uomini che
affermavano di aver avuto la sindrome da Guerra del Golfo.
Il Ministro della Difesa non ha mai accettato il fatto che la sindrome
esistesse, e sta mettendo alla prova dal Maggio scorso una delle pietre miliari
rappresentata dai tribunali per pensioni di guerra, i quali sostengono che
l’ex Sergente del Reggimento Paracadutisti Shaun Rusling soffra di
tale sindrome come risultato del servizio nella guerra del 1991.
Si aspetta il risultato di tale prova nelle prossime tre settimane. Se Rusling
vincesse, più di 2000 dei suoi compagni veterani del Golfo avranno la speranza
di andare in causa per compensi.
Gli esperti di salute mentale dicono che l’ultima guerra è stata più dura e
più traumatica per le truppe rispetto all’altra, con paure più grandi verso
il possibile uso di armi chimiche e biologiche.
Benché Inghilterra e Stati Uniti rifiutano di riconoscere la sindrome da Guerra
del Golfo , 159.238 veterani dell’esercito USA sono nei registri degli
ufficiali messi in relazione alla malattia e 262.582 – 46% - sono stati
classificati disabili, più per dopo guerra del Vietnam.
Simon Wessely, professore di psichiatria al King’s College, disse: “Dovremmo
imparare dalla lezione dataci dall’ultima guerra del Golfo. E’ necessario
che vengano fatti studi scientifici chiari che si rivolgano agli effetti sulla
salute fisica e psicologica dei membri delle nostre forze armate in Iraq.”
Inoltre ha aggiunto: “Uomini e donne in servizio affrontano rischi enormi per
noi e talvolta questo da conseguenze sia alla salute fisica sia psichica. Se ciò
accade, e vi è un se, allora dovremmo essere preparati a capirlo il prima
possibile.
Lo psichiatra Martin Baggaley, che ha prestato servizio nell’esercito fino a
di recente, ha detto che si aspettava di trovare casi di classica PTSD,
particolarmente tra coloro che hanno visto più violenza.
Egli
ammonì di altre problematiche: “ Se i soldati stanno sul posto per un periodo
prolungato con una popolazione in crescente ostilità, ciò causerà problemi,
perché essi si collocano dal ruolo di combattenti a quello di coloro che
mantengono la pace, il che può risultare quasi esaltante.
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