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La
scomparsa delle classi
Le strategie dell'inganno politico
Di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
- 25 maggio 2007
Autrice del
libro: "DITTATURE: LA STORIA OCCULTA"
I mass media si sono dedicati a lungo alle elezioni
presidenziali francesi, parlando della "nuova sinistra",
rappresentata da Ségolène Royal e della "nuova destra", di
Nicolas Sarcozy. Ma cosa si intendesse per "nuova destra" o
"nuova sinistra" nessuno lo spiegava, nemmeno alcuni programmi
televisivi sull'argomento, che menzionavano questi concetti come fossero
assiomi. Non c'era alcun approfondimento su ciò che si diceva, e non si
permetteva allo spettatore di capire cosa si stesse effettivamente
sostenendo. Evidentemente, questi programmi hanno ospiti ben
selezionati, poiché se anche un solo interlocutore avesse chiesto
ulteriori approfondimenti, le trasmissioni sarebbero miseramente
crollate insieme ai loro assiomi.
Qual'era la differenza fra Royal e Sarcozy? Chi lo ha
capito? Entrambi hanno parlato a tutti i francesi, hanno utilizzato la
bandiera,
Perché accade questo? I valori tradizionali della sinistra erano basati
sulla distinzione fra le classi, e su una constatazione oggettiva: ossia
l'esistenza di classi non dotate di mezzi finanziari ed economici come
altre fasce sociali.
Oggi, in tutti i paesi d'Europa, i politici propagandano di avere a
cuore l'interesse di tutti. Sembra che gli interessi di classe non
esistano più, anzi, le stesse classi sociali sembrano sparite nel
nulla, come se tutti i cittadini avessero improvvisamente acquisito lo
stesso status, con le medesime possibilità e gli stessi privilegi.
Con la presunta scomparsa delle classi, anche le formazioni
politiche di sinistra, che prima difendevano i lavoratori, hanno assunto
prospettive favorevoli al rafforzamento del potere dell'oligarchia
dominante, e attuano politiche non dissimili da quelle dei partiti di
destra. La campagna elettorale è diventata come uno spettacolo, e gli
schieramenti somigliano più alle tifoserie, e non offrono una reale
possibilità di scelta responsabile di ciò che è meglio per la
collettività. I personaggi politici sono diventati protagonisti per la
loro personalità, e non tanto per la capacità di governare, mentre la
fiducia verso le istituzioni crolla sempre più, e in alcuni paesi
induce molti cittadini a non votare. I pubblicitari e i
"consulenti" più esperti, chiamati spin
doctors (dottore del raggiro, manipolatore di opinioni) curano le
campagne elettorali, utilizzando conoscenze sociologiche e di psicologia
sociale, allo scopo di dirottare l'attenzione e evocare emozioni. Come
disse il pubblicitario che si occupò della campagna elettorale di François
Mitterrand, Jacques Séguéla: "(c'è stato un) passaggio dalla
democrazia rappresentativa alla democrazia consumista". Tutti i
governi, di qualsiasi colore, manipolano l'opinione pubblica, spacciando
qualsiasi politica come dovuta all'interesse generale. Durante le
campagne politiche tutti i partiti dicono di voler difendere gli
interessi di tutti. Dopo le elezioni, gli schieramenti fanno il gioco
delle parti: chi non è al governo accusa l'altro di alzare le tasse, di
precarizzare il lavoro, di fare tagli alla sanità o alla scuola ecc.
Così gli elettori si convincono a votare l'altro schieramento, che
quando sarà al potere riceverà dall'opposizione le stesse accuse. Il
teatrino elettorale nasconde così la verità di un sistema in cui è un
ristretto gruppo di banchieri-imprenditori a controllare tutti i settori
dell'economia, e si vale dei politici per conservare il potere.
Negli ultimi decenni, c'è stata l'eliminazione mediatica
degli operai e delle classi sociali che hanno grosse difficoltà a
sopravvivere in modo dignitoso. I loro problemi non vengono notificati
nei telegiornali, né i politici offrono soluzioni efficaci ed adeguate
a risolverli. Eppure proprio negli ultimi anni la povertà è aumentata
significativamente in molti paesi del mondo, e continua ad aumentare. In
Italia, la quantità di poveri è passata dal 6,5% della popolazione,
del periodo 1980/90, al 12% del 2005; in Germania, dal 5,9% del 2001, la
povertà è salita all'11,6% nel 2005; e in Gran Bretagna si è passati
dal 12,7% del 1980/90 al 19,5% del 2005.[1]
Questo vuol dire che non soltanto esistono ancora le classi
deboli, ma che ogni anno migliaia di nuove famiglie entrano a far parte
delle fasce più povere della popolazione. La propaganda neoliberista
aveva garantito che con la globalizzazione tutti avrebbero avuto
vantaggi economici, e invece è accaduto l'opposto. In realtà,
l'obiettivo era proprio quello di indebolire le classi popolari, e di
privarle del sostegno delle istituzioni, in modo tale da indurle ad
accettare passivamente la povertà. Il sistema politico si è
trasformato in spettacolo proprio perché ha perduto l'originaria
funzione di mediazione fra le classi, diventando un organo di controllo
dei cittadini e di tutela degli interessi bancari e delle grandi
corporation. In questo contesto non è possibile alcuna democrazia,
intesa come un sistema in cui il cittadino ha voce in capitolo e può
lottare attivamente per i propri interessi. Alcuni studiosi parlano di
sistema postdemocratico, che vede i cittadini subordinati allo
strapotere delle élite, che li controlla e li passivizza attraverso il
potere mediatico.
Facciamo un po' di chiarezza: per classe si intende un
determinato livello economico, lavorativo o di potere e prestigio, e
ogni persona appartiene ad un gruppo che esprime un determinato status
socio-economico. I soggetti di una classe sociale hanno quindi
caratteristiche analoghe di cultura, stile di vita, condizione economica
o professionale.
Oggi in Europa è più difficile attuare nette distinzioni tra le classi
perché le classi medie si sono estese, e all'interno di esse sono sorte
diverse categorie in ordine al lavoro o al titolo di studio. Anche i
nuovi criteri lavorativi, dovuti all'automazione dei processi di
produzione e alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, creano
nuove distinzioni sociali. I processi di globalizzazione hanno imposto
il sistema neocapitalistico al mondo intero, provocando l'impoverimento
ulteriore dei paesi poveri e la ridefinizione delle classi nei paesi
ricchi. Mentre la classe operaia si è trovata disoccupata oppure
costretta a salari sempre più bassi, la classe media si è trovata,
oltre che con stipendi non sufficienti a mantenere alta la qualità
della vita, in molti casi anche in situazioni lavorative incerte e
precarie. In altre parole, la globalizzazione, anziché creare maggiore
benessere e il miglioramento della qualità della vita per tutti,
com'era stato promesso, ha creato destabilizzazione e nuove povertà.
Lo Stato sociale, che prima dava un minimo di garanzie per
la sopravvivenza dei più deboli, è stato smantellato per permettere
alle corporation di privatizzare beni e servizi in tutti i paesi,
rimpinguando ancora di più le loro casse. Oggi con la globalizzazione
viene attuato un capitalismo sfrenato e senza regole (se non quelle che
convengono al gruppo dominante) e le corporation investono in ogni
angolo del mondo, utilizzando guerre e disastri naturali per piegare
alla loro volontà. Un mercato senza regole e la privatizzazione ad
oltranza hanno trasformato il mondo in un luogo di miseria e di
corruzione, in cui i valori sbandierati dalle nazioni ricche sono falsi
come i programmi festosi e colorati delle televisioni. Le classi più
povere, perdendo potere sulle formazioni politiche che in precedenza si
professavano a difesa dei loro diritti, non hanno più la possibilità
di migliorare la propria situazione che, quindi, è destinata a
peggiorare.
Impoverendo tutti, e creando confusione fra le distinzioni di status, l'élite
ha reso fuori moda parlare di classi sociali. La stessa parola
"classe" è stata messa al bando, sostenendo che non esistono
più classi, così come si propaganda che non esistono più ideologie.
La verità è che l'oligarchia dominante ha voluto cancellare le idee e
le istanze a favore delle classi svantaggiate, creando confusione nei
concetti. Lo scrittore James Petras spiega come è stata creata la
confusione:
"Durante gli anni Ottanta i mass-media occidentali si appropriarono
sistematicamente delle idee fondamentali della sinistra, svuotandole dei
loro contenuti originali e riempendole con altri. Le manovre dei
politici per rafforzare il capitalismo e accrescere le ineguaglianze
venivano descritte come "rivoluzionarie" e
"riformatrici", mentre coloro che si opponevano a questa
visione erano etichettati come "conservatori".
Questo rovesciamento del senso del linguaggio politico disorientò
molte persone, rendendole vulnerabili ai proclami secondo cui i termini
"destra" e "sinistra" avevano perso di significato e
le ideologie non contavano più nulla. La manipolazione culturale
globale va avanti grazie a questa corruzione del senso. Nel Terzo Mondo,
la privatizzazione delle aziende pubbliche starebbe "dissolvendo i
monopoli". "Riconversione" è l'eufemismo usato per
tornare indietro a condizioni lavorative da diciannovesimo secolo,
defraudate di ogni conquista sociale. 'Deregulation" indica invece
il passaggio del potere dalle mani dello stato sociale nazionale a
quelle del sistema bancario internazionale (e) di un'élite di
corporation".[2]
Sostenendo l'assenza di ideologie, si ritiene che anche il
discorso sulla lotta di classe debba essere archiviato e bandito dalla
storia. La realtà è che il divario fra le classi sta crescendo a
dismisura ovunque. Nei paesi poveri
Oggi cinque compagnie della Anglo-American Corporation
controllano tre quarti di tutti i capitali della borsa di Johannesburg,
un miracolo economico, ma soltanto per chi già era ricco. Per le classi
povere il "miracolo" corrisponde a maggiore miseria. Oggi, in
Sudafrica, si pone anche il problema dell'assistenza medica e
dell'istruzione perché il paese non può più garantire neanche i
minimi servizi e il denaro che spendeva in precedenza adesso serve a
ripagare gli interessi del debito contratto con le istituzioni
finanziarie occidentali.
Negli ultimi dieci anni, i ricchi statunitensi sono diventati ancora più
ricchi e si isolano sempre
di più vivendo lontani dalla gente comune, che diventa sempre più
povera, e deve affrontare molti impedimenti nel migliorare la propria
situazione. Talvolta c'è persino il riconoscimento percettivo delle
classi, come racconta un turista europeo negli Usa: "Sono
rimasto sconvolto dal constatare come sembri di avere a che fare con due
"razze" diverse. L'élite è alta, bella e magra, veste con
gusto e cura il proprio aspetto. Tale elite frequenta solo i quartieri
migliori delle città importanti e non si trova nel resto del paese.
Quanto al resto del paese... il popolo è sciatto, trascurato, e molte
persone, anche se ancora giovani, sembrano malate o sono obese".
Negli Stati Uniti, dalle differenze di classe origina non
soltanto una diversa condizione lavorativa e una diversa qualità della
vita ma, anche, diverse condizioni di salute e diversi livelli
d'istruzione.
Molti americani credono ancora al "sogno americano", cioè di
potersi arricchire dall'oggi al domani come fosse facile per chiunque
l'accesso alla ricchezza. Ma nuovi studi sulla mobilità sostengono che
è sempre più difficile passare ad una classe più elevata, mentre
diventa più facile accedere a cariche elevate, come diventare giudice
della Corte Suprema, se si appartiene all'élite ricca. Di fatto, fa
strada quasi esclusivamente chi appartiene a famiglie con redditi alti,
molto istruite e con buone conoscenze nel mondo che conta. Anche i
candidati presidenti provengono tutti dalle élite ricche, e ricevono
per le loro campagne elettorali somme elevatissime dalle banche e dalle
grandi corporation.
Da un sondaggio del New York Times[3]
emerge che secondo l'opinione del 40% degli americani esistono oggi più
di prima le possibilità di accedere ad una classe più elevata, mentre
in realtà è avvenuto il contrario. E' probabile che la percezione
errata degli americani dipenda dal voler mantenere vecchie convinzioni
nonostante esse non siano più suffragate dai fatti, oppure
semplicemente dal credere ai mass media, che non danno l'impressione che
qualcosa sia peggiorato, anzi, parlano di progressi economici, che
avvengono però, di fatto, soltanto per i più ricchi.
La fortissima disparità nei redditi fra ricchi e poveri
presente negli Usa, pregiudica anche le possibilità di rendimento
scolastico dei figli che non possono accedere per gli alti costi alle
migliori scuole, che si trovano tutte nei quartieri alti.
I sociologi americani, fino a poco tempo fa, distinguevano soprattutto
tre classi sociali: la classe alta, la media e la classe bassa o
lavoratrice. Oggi ne distinguono decine, caratterizzate dal tipo di
lavoro e dallo stile di vita. Alcuni sociologi, in linea con le tendenze
del momento, hanno cercato di spazzar via lo stesso concetto di classe
mentre altri sociologi, come Michael Hout, si sono opposti all'inganno.
Hout ha dichiarato:
"Trovo questo
dibattito sulla 'fine della classe' ingenuo e ironico, perché siamo in
un periodo di espansione delle disuguaglianze".[4]
Il nuovo corso dell'economia, con i cambiamenti tecnologici
e i processi di globalizzazione (cioè delocalizzazione delle industrie
in posti dove si sfrutta la manodopera a costi e a condizioni
semischiavistiche), ha provocato la chiusura di fabbriche e aumentato il
reddito dell'1% delle famiglie (quelle già ricche) del 139% nel periodo
fra il 1979 e il 2001, mentre quello delle classi povere è salito meno
rispetto al livello dell'inflazione, provocando così un peggioramento
delle condizioni economiche di milioni di persone. Di fatto gli
americani percepiscono che la loro condizione è peggiorata soprattutto
a causa del costosissimo sistema sanitario, che lascia senza sicurezza
sanitaria ben 50 milioni di cittadini americani. Ma gli americani sembra
non vogliano rinunciare al "sogno americano" anche se esso
rimarrà soltanto un sogno. Nella realtà di tutti i giorni, la classe
sociale rimane un fattore importantissimo per l'intera vita del soggetto
e anche per la sua morte. Come dice Ichico Kawachi, docente di
epidemiologia sociale all'Harvard School of Public Health:
"Negli ultimi 20 anni ci sono stati progressi enormi nel soccorso
prestato ai pazienti colpiti da attacco cardiaco e nella conoscenza di
come si previene un attacco. Ogni volta che si fa strada un'innovazione,
le persone agiate sono le più veloci ad adottarla. All'altra estremità
della scala sociale, invece, per i poveri si sono accumulati vari
svantaggi: la dieta è peggiorata, c'è più stress dovuto al lavoro. La
gente, se è povera, ha meno tempo per dedicarsi ad attività che
consentono di restare in buona salute".[5]
Nel
"I) Borghesia vera e propria: grandi proprietari di
fondi rustici e urbani (rendite); imprenditori e alti dirigenti di
società per azioni (profitti e rendite misti che contengono elevate
quote di profitto); professionisti autonomi (redditi misti, con
caratteri di redditi di monopolio).
IIa) Piccola borghesia impiegatizia (stipendi).
IIb) Piccola borghesia relativamente autonoma (redditi misti:
coltivatori diretti, artigiani (inclusi i piccoli professionisti),
commercianti.
IIc) Piccola borghesia: categorie particolari (militari religiosi ed
altri) (stipendi).
IIIa) Classe operaia
IIIb) Sottoproletariato".[6]
Il libro di Sylos Labini, che offre uno spaccato della
società italiana del secolo scorso, venne pubblicato proprio quando in
Italia si verificavano scontri e lotte per migliorare la situazione dei
lavoratori. Le lotte e le contestazioni degli anni Sessanta e Settanta
permisero all'Italia di fare passi avanti nei diritti dei lavoratori,
delle donne, e nel diritto allo studio, ma negli ultimi anni, a causa
della precarizzazione del lavoro, della svendita dei beni pubblici e
della corruzione politica, tutto questo è stato demolito.
I processi di globalizzazione hanno fatto aumentare il
divario fra ricchi e poveri anche nei paesi ricchi, e molte persone
appartenenti alle classi medie si sono trovate a non avere più i
vantaggi economici di prima. La competizione lavorativa è diventata
mondiale, e viene diretta e controllata da chi già detiene una fetta
enorme di potere economico. I paesi poveri vengono costretti a produrre
di più mentre il prezzo delle loro materie prime viene abbassato, e nei
paesi ricchi aumentano la disoccupazione e il lavoro precario. I
meccanismi di tassazione, che prima permettevano di aiutare le classi
povere garantendo loro istruzione e assistenza sanitaria, oggi vengono
smantellati per favorire un maggiore accumulo di capitale alla classe
ricca. In Europa, negli ultimi venti anni, sono diminuite le tasse sul
capitale e sono aumentate quelle sul lavoro, mentre negli Usa le tasse
delle società per azioni sono scese dal 27% al 17% del totale. In molti
paesi asiatici e africani le corporation transnazionali trovano
concessioni fiscali straordinarie che danneggiano le classi povere.
L'idea che le imprese private debbano essere più importanti
dell'interesse nazionale ha reso gli Stati più deboli e la difesa delle
classi povere sempre meno presente all'interno di essi. La tutela delle
classi povere e dei lavoratori è ormai un argomento non più dibattuto,
esso ha lasciato il posto ai concetti di "competizione
globale" e di neoliberismo mondiale, argomenti spesso falsati per
indurre a credere che la globalizzazione sia favorevole anche alle
classi povere. Ma ciò non corrisponde a realtà poiché il liberismo
mondiale coincide con un potere esercitato da chi è più ricco, contro
chi è povero. La realtà futura, se non si riesce a contrastare la
tendenza attuale, vede un ulteriore impoverimento delle classi povere a
favore dei ricchi, che concentreranno ancora di più le ricchezze nelle
loro mani contro i diritti sanciti nell'articolo 25
1° comma dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani:
"Ognuno ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute
e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo
all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, alle cure mediche e ai
servizi sociali necessari; ognuno ha diritto alla sicurezza in caso di
disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia e in ogni
altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze
indipendenti dalla sua volontà".
La smania dei politici di dimostrare di poter rappresentare
tutte le classi e difendere i diritti di tutti, manifesta un
comportamento di copertura, ossia che è vero l'opposto: il politico
oggi non è a servizio dei cittadini, e la politica è soltanto un
canale che serve al gruppo egemone per mantenere il controllo politico
sulla popolazione. Per capirlo basta osservare come nelle campagne
elettorali il cittadino non è affatto il protagonista ma è bersaglio
della propaganda. Le classi popolari sono diventate ormai preda di
inganni, talvolta grossolani, e di illusioni. I popoli sono indotti alla
passivizzazione e coinvolti emotivamente nello spettacolo politico. Uno
spettacolo sempre più squallido, che nel mettere in scena personaggi
benevoli, paternalistici o che cantano allegri l'inno nazionale, ignora
la vera funzione della politica. Nel valorizzare ciò che appare e che
suscita emozioni momentanee, si nasconde quello che sarebbe meglio per
la società, e ci si guarda bene dal chiedersi se i valori come la
solidarietà e il principio di redistribuzione della ricchezza debbano
essere, oggi più che mai, alla base di ogni scelta politica che sia
degna di essere rispettata.
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);
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Autrice del
libro: "DITTATURE: LA STORIA OCCULTA"
Note:
[1]
Fonti: World Economy
2001, Banca Mondiale, dati ISTAT, The World Factbook CIA.
[2]
Cit. in Pilger John, Agende nascoste, Fandango, Roma 2003, p. 540.
[3]
The New York Times,
25 maggio 2005.
[4]
Scott Janny e David Leonhardt, "Classi in America", The
New York Times,
25 maggio 2005.
[5]
Scott Janny, "Più salute e vita migliore per chi ha più
mezzi", in The New York Times, 25 maggio 2005.
[6]
Labini Sylos Paolo, Saggio sulle classi sociali, Laterza, Roma-Bari
1975.