|
Il
Cavalier gaffe: sciocchezzario del 2003
di
Marco Travaglio – da «Avvenimenti» nr.50 gennaio 2004
Chiamarle
gaffes sarebbe sbagliato. Lui pensa davvero come parla. «Berlusconi è
l’unico bugiardo sincero che io conosca», diceva di lui Indro
Montanelli, che lo conosceva bene: «Crede davvero alle scempiaggini che
dice e che fa». Spesso si tratta di parole in libertà, pronunciate
soprattutto all’estero, quando l’uomo sfugge al controllo dei suoi
consiglieri e parla a braccio, lontano dai ghost writer.
Più spesso ancora sono forzature volute, per alzare il livello
dello scontro e abbassare sempre più quello di reazione. O magari per
minacciare vergogne impossibili allo scopo di farne accettare di un
pochino meno impossibili. In ogni caso, quest’anno il Cavaliere ha
superato se stesso. E non era facile.
Gennaio. Comincia bene, il 2003. La legge Lunardi sulle opere pubbliche, all’articolo 28 (edificabilità nelle zone limitrofe ad aree cimiteriali), riforma la legge napoleonica che vietava di seppellire i morti fuori dai cimiteri: Berlusconi potrà finalmente dare degna sepoltura ad amici, parenti e infine a se stesso nel celebre mausoleo del Cascella, liberamente ispirato alla tomba di Tutankamen nel giardino della sua villa di Arcore. Il premier ipotizza un “condono creativo” per gli abusi edilizi: anziché abbattere gli eco-mostri, basterà abbellirli con «giardini e parchi giochi». Ai funerali di Gianni Agnelli, Berlusconi si presenta a bordo di una fiammante Mercedes e protesta perché non gli hanno riservato una poltrona in prima fila nel Duomo di Torino: fischi dalla folla. Solo il Tg3 dà la notizia. La Cassazione respinge la richiesta di trasferire i processi “toghe sporche” da Milano a Brescia e condanna Berlusconi e Previti a pagare 1500 euro di spese processuali; il giorno prima il Cavaliere aveva assicurato «assoluta fiducia nella Suprema Corte»; il giorno dopo appare in tv a reti unificate per attaccare la Cassazione e la magistratura tutta («si giudica da sé e si autoassolve in ogni sede»), chiedere di essere giudicato solo dai suoi “pari”, invocare il ritorno all’immunità parlamentare.
Febbraio. Ultimi preparativi per la guerra all’Iraq. Berlusconi incontra Bush e, uscendo dalla Casa Bianca, preannuncia una «terribile strage con le armi di Saddam Hussein». Imbarazzo al Pentagono. «L’Italia è perfettamente allineata a Washington», garantisce il premier. Poi concede agli Usa basi aeree, strade, porti e ferrovie per trasportare armamenti e uomini in Iraq. I pacifisti manifestano a Roma in 2 milioni, ma la Rai oscura l’evento («potrebbe influenzare il voto del Parlamento», spiega il dg Rai, Agostino Saccà). Per Berlusconi, «i pacifisti fanno il gioco di Saddam». E per il ministro della Difesa Antonio Martino «l’Italia è con gli americani anche fuori dall’Onu». Ma il premier, alla Camera, riesce a schierarsi contemporaneamente con Bush, il Papa, l’Onu, l’Europa e Pannella (che chiede l’esilio di Saddam). Il governo vara un decreto per sanare i debiti delle società di calcio (fra le quali il suo Milan), fra le proteste dell’Unione europea. Berlusconi riunisce in casa sua i leader della Cdl per decidere il nuovo Cda Rai. Ma poi Pera e Casini ne nominano un altro.
Marzo. Fuoco di sbarramento polista contro Paolo Mieli presidente della Rai. Alla fine la spunta Lucia Annunziata. Maggioranza spaccata alla Camera sull’indultino: Lega e An contro, Fi e Udc a favore. Berlusconi annuncia il lodo Maccanico per abolire i suoi processi. Gli angloamericani invadono l’Iraq: l’Italia di Berlusconi è “non belligerante” e viene esclusa sia dal vertice dei paesi pro-guerra sia da quello degli anti-guerra.
Aprile. La Corte dei Conti boccia come «irrealistiche» le previsioni di crescita formulate dal governo. Berlusconi si presenta il Venerdì Santo in tribunale per chiedere di essere sentito e interrompere la contumacia: ma manca un avvocato, e prima che venga sostituito il premier se ne va: «Ho un impegno a Roma». Dopo la Santa Pasqua e un’ultima raffica di ricusazioni, Previti viene condannato a 11 anni per corruzione dei giudici nel processo Imi-Sir/Mondadori. Il Cavaliere la prende male e strilla ai «giudici golpisti» e alla «sentenza politica».
Maggio. Berlusconi torna in tribunale e stavolta parla, per accusare Prodi di «svendita della Sme» e addirittura di tangenti da De Benedetti. Poi, nervosissimo, chiede ai carabinieri di identificare un cittadino che in tribunale gli ha detto: «Buffone, fatti processare». Berlusconi annuncia che chiunque lo contesterà sarà denunciato da Palazzo Chigi per vilipendio delle istituzioni: subito i casi di contestazione si moltiplicano in tutta Italia. La commissione Telekom Serbia estrae dal cilindro Igor Marini e manda una delegazione a Lugano, subito arrestata in blocco appena passata la frontiera. Berlusconi inventa gli «impedimenti istituzionali» più impensati (compreso un vertice col prefetto di Belluno sulla criminalità nel Mare Adriatico e la finalissima di Champions League) per disertare il Tribunale. Poi invita i suoi a insidiare le mogli dei magistrati. Persino gli avvocati delle Camere penali scioperano contro il governo.
Giugno. Nuovi disperati tentativi del premier di fuggire al processo, compresa una visita a sorpresa in Lussemburgo, seguita da un lungo incontro con la stampa e da un’imbarazzante ammissione: «Non scappo dalla giustizia, semmai dall’ingiustizia». Comunque scappa. Il giorno 9 la Cdl tracolla alle amministrative, dal Friuli a Brescia. Il 17 Berlusconi torna finalmente in aula, seconda puntata delle dichiarazioni spontanee (85 bugie in 115 minuti). Il 18 passa il lodo Maccanico che abroga il processo. Il 19 Berlusconi comunica: «Io ero contrario il lodo, l’ha voluto Ciampi». Imbarazzo al Quirinale.
Luglio. Comincia bene il semestre europeo a presidenza italiana: nella seduta inaugurale a Bruxelles, Berlusconi insulta il socialdemocratico tedesco Shulz che aveva osato porgli due domande («la proporrò per il ruolo di kapò nazista») e l’intero europarlamento: «Siete dei turisti della democrazia». Proteste corali di tutte le cancellerie e dell’intera stampa continentale. Altre proteste per un’uscita del sottosegretario al Turismo Stefano Stefani sui tedeschi «famosi per la birra e le gare di rutti». Stefani si dimette. Berlusconi è costretto a scusarsi con Schroeder. Poi annuncia che la mafia è sconfitta perché «tutti i mafiosi sono in carcere». I giudici antimafia smentiscono. Dossier dell’Economist con le domande a cui il premier italiano non risponde: lo staff del premier parla di «spazzatura» e annuncia una querela al settimanale britannico.
Agosto. Berlusconi, uscendo dal Quirinale, annuncia che Ciampi è d’accordo sulla legge Gasparri. Ciampi smentisce: «Non ne abbiamo mai parlato». Il Tribunale di Milano deposita la sentenza Imi-Sir/Mondadori e parla del «più grave caso di corruzione della storia d’Italia e forse non solo». La commissione Telekom si riconvoca d’urgenza per ridare la parola a Igor Marini, che accusa anche Rutelli, Veltroni, Mastella, Bordon. Il premier diserta la “prima” dell’Arena di Verona, dove avrebbe dovuto incontrare Prodi e Schroeder, perché corre voce che i “disobbedienti” vorrebbero contestarlo armati di terribili fischietti. In compenso partecipa alle nozze del figlio del premier turco e si produce in un baciamano della sposa che, essendo musulmana, è coperta di veli e non può essere neppure sfiorata. Imbarazzo ad Ankara.
Settembre. Intervista a puntate a due giornalisti dello Spectator. Berlusconi afferma che i giudici italiani sono «matti, mentalmente disturbati, antropologicamente estranei alla razza umana»; che Montanelli e Biagi l’hanno criticano perché «sono invidiosi di me»; e che «Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori li mandava in vacanza al confino». Ciampi esprime «piena fiducia nella magistratura», ricorda gli orrori del fascismo e rammenta che la Repubblica è nata dalla Resistenza. L’Italia viene esclusa dal vertice Francia-Gran Bretagna-Germania-Spagna sull’Iraq. Berlusconi parla a Wall Street e invita a investire in Italia dove «non ci sono più comunisti», ma in compenso «abbiamo segretarie bellissime». Poi tiene un messaggio a reti unificate per magnificare la sua riforma delle pensioni, che non piace e nessuno, nemmeno agli alleati.
Ottobre. Mentre Giuliano Ferrara definisce «omicida» l’Unità e accusa Furio Colombo e Antonio Tabucchi di essere i «mandanti linguistici del mio prossimo assassinio», Berlusconi minaccia le elezioni anticipate per sedare le risse ormai quotidiane fra Lega da una parte e An e Udc dall’altra. Fini propone di far votare gl’immigrati e la Lega minaccia la crisi. Attacchi al governo anche da Bankitalia e Confindustria. Un telesondaggio di Domenica In chiede agli italiani a che cosa dicono basta. Vince la risposta «Basta con Berlusconi e con i politici che dicono e poi non fanno». Ma viene letta in diretta una sola volta: dalla domenica successiva la Rai cambia la domanda e proibisce quelle politiche.
Novembre. Previti condannato ad altri 5 anni di galera (totale: 16 anni, in primo grado) per corruzione dei giudici nel processo Sme-Ariosto. Condannato anche Squillante, assolto il giudice Verde: il centrodestra, incredibilmente, esulta. La Rai censura RaiOt di Sabina Guzzanti per aver raccontato la legge Gasparri. La Rai vieta a Bonolis di intervistare Enzo Biagi e Paolo Rossi, che vorrebbe leggere un passo di Tucidide sulla democrazia ateniese. Riesplodono in tutte le piazze d’Italia i girotondi. Berlusconi, reduce da un imbarazzante viaggio in Cina, comunica: «La situazione in Iraq sta migliorando molto. Si parla molto di attentati terroristici che prevalgono sulla immagine globale della situazione. Ormai l’Iraq sta andando verso la normalità e la democrazia». Pochi giorni dopo, a Nassiriya, la guerriglia irachena fa strage di carabinieri italiani. Il Cavaliere riceve l’amico Putin e, in conferenza stampa, risponde per lui: giurando che la Russia è un modello di diritti umani, in Cecenia non è successo niente di grave, «ci sono attentati della guerriglia, ma Mosca non ha mai risposto». Cancellati 200mila morti per i bombardamenti russi su un milione di abitanti. L’indomani la commissione e il parlamento europei condannano quei deliri, ma i telegiornali oscurano la notizia. Berlusconi annuncia al New York Times che bisogna abbattere tutti i regimi non democratici nel mondo, anche con le armi, modificando il concetto di sovranità nazionale. Poi dice che l’hanno frainteso.
Dicembre. «Se fossi un dittatore, sarei il più sfigato», spiega il Cavaliere a fine anno. In effetti, nel giro di pochi giorni, gli tornano sul muso tutti i boomerang lanciati durante l’anno: Igor Marini incriminato per calunnia ai danni di Prodi, Fassino & C; archiviata l’inchiesta di Brescia sui pm Colombo e Boccassini per il fascicolo 9520/95; fallita miseramente la convenzione europea, ultima debacle del semestre italiano; contestata da un milione di persone a Roma la riforma delle pensioni; bocciata financo da Casini la legge finanziaria, parzialmente priva di copertura finanziaria; colossi come Parmalat e Cirio che affondano nei trucchi contabili dopo la depenalizzazione del falso in bilancio; prezzi più alti che nel resto d’Europa; crescita ridotta allo zero virgola qualcosa; un paese che si sente sempre più povero (fonte Istat); scioperi selvaggi nel settore dei trasporti; bocciata da Ciampi la legge Gasparri per manifesta incostituzionalità; rischi analoghi per il lodo Maccanico, trascinato dinanzi alla Consulta dal Tribunale di Milano. Sempre più nervoso e impopolare, Berlusconi se la prende con la carta stampata («è obsoleta, superata da internet, e pende per l’85 per cento a sinistra: il vero regime è quello»). Poi, alla conferenza stampa di fine anno, si supera: «Il conflitto d’interessi è una leggenda metropolitana... Ciampi non ha firmato la Gasparri per le pressioni dalla lobby degli editori... Gli aumenti dei prezzi sono colpa dell’euro... Chi lavora all’Unità dovrebbe vergognarsi...». E minaccia: «Governerò per altri 10-15 anni». Il suo augurio per un sereno Natale a tutti gli italiani.