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climatico
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Scie
chimiche, ma per il vostro bene…
Maurizio Blondet - www.effedieffe.com
- 14 aprile 2008
L’idea, che viene già sperimentata, è questa:
bombardare la stratosfera con un finissimo particolato di vetro (1).
E perché?
Per il vostro bene: combattere l’effetto serra, naturalmente. La
polvere di vetro speciale (porous-walled glass microsphere) dovrebbe
assorbire parte del CO2, e soprattutto riflettere i raggi solari,
impedendo loro di giungere sulla Terra in eccesso.
Il punto è che gli esperimenti («limitati») sono condotti da un anno
in segreto dal Savannah River National Laboratory di Alken (South
Carolina), un centro che appartiene al Dipartimento dell’Energia (DOE):
un ministero che si occupa anche di realizzazioni militari, specie di
quelle troppo «delicate» per apparire sotto la sovrintendenza del
Pentagono. Tipicamente, certi esperimenti con materiale fissile e
radiattivo cadono sotto la competenza del DOE.
Sembra che il progetto derivi da una proposta di Paul
Crutzen, chimico olandese e Nobel 1995 per studi «sulla chimica
dell’atmosfera, in particolare riguardo alla formazione e
decomposizione dell’ozono», grazie ai quali è stato bandito in tutto
il mondo il CFC, gas di raffreddamento dei frigoriferi, colpevole del
leggendario «buco nell’ozono».
E’ dunque uno scienziato molto vicino all’industria (quando si «scoprì»
il buco dell’ozono, stava scadendo il brevetto del CFC appartenente al
colosso chimico canadese DuPont, della famiglia Bronfman, che stava per
perderne l’esclusiva). Inoltre, Crutzen lavora tra il Max Plank
Institut tedesco e Stanford, San Francisco.
Fanaticamente convinto delle colpe dell’uomo nel causare
l’effetto-serra, Crutzen propose di inondare la stratosfera con grandi
quantità di zolfo lanciato da Boeing 747, ciò che secondo lui avrebbe
raffreddato
Patrick Michaels, docente di scienze ambientali all’Università della
Virginia, dice che i progetti di inseminazione della stratosfera
derivano dalle ricerche «degli scienziati sovietici che negli anni
‘70 cercarono di mutare il clima nel Nord della Russia, e persino di
rovesciare il corso di certi fiumi».
E’ impossibile che l’apparato scientifico-militare
americano abbia trascurato un simile promettente campo di guerra, una
volta aperto dal nemico. Come si intuisce, tutto questo porta molto
vicino al fenomeno delle «scie chimiche», rilasciate da aerei senza
insegne la mattina prestissimo su USA ed Europa.
Una radio della Lousiana, KSLA News, ha fatto condurre un ennesimo esame
del materiale caduto a terra da scie chimiche, trovando che conteneva
alti livelli di Bario (6,8 parti per milione) e piombo (8,2 ppm), oltre
che tracce di arsenico, cromo, cadmio, selenio e argento. Tutti metalli
tranne uno, in genere tossici e di rado presenti in natura.
Il Louisiana Deparment of Environmental Quality ha riconosciuto che la
quantità di bario è «molto insolita» (di fatto, era sei volte il
livello di tossicità ammesso dall’EPA, l’Environmental Protection
Agency), ma che «dimostrare la fonte» dalle scie chimiche «è un
altro paio di maniche». Naturalmente, naturalmente.
Un governo democratico non può volere il male dei suoi
cittadini. Anche se in USA, come hanno stabilito varie audizioni del
Congresso, tra il 1949 e il 1969 il governo USA sperimentò agenti
biologici su 239 aree popolate. Altre innovazioni pensate per il vostro
bene sono già in commercio.
Per esempio l’argento: noto per le sue proprietà batteriologiche fin
dai tempi dei Romani, esso viene oggi aggiunto in forma di
nano-particelle in calze e tute da ginnastica (come deodorante), in
certi bendaggi e prodotti di pulizia per la casa.
Sulle qualità nuove, impreviste, spesso tossiche e
super-attive che i metalli assumono quando finemente polverizzati in
nano-particelle (un nanometro è un miliardesimo di metro) gli
scienziati hanno moltiplicato gli allarmi.
Ora due ricercatori, Paul Westerhoff e Troy Benn dell’Arizona State
University, hanno presentato uno studio alla American Chemical Society
su un loro semplice esperimento condotto su calzini impregnati di
nano-argento, e già comunemente in commercio in USA (evitano la puzza).
Lavando e rilavando i calzini, hanno appurato che essi
rilasciano nano-particelle di argento che finiscono negli scarichi e
infine nell’acqua di fiumi e laghi (2). Qui, non attaccano solo
i batteri colpevoli dei cattivi odori; aggrediscono microbi benefici ed
anche pesci, interferendo in modo imprevisto, e ancora non ben studiato,
nei processi biochimici della vita.
I danni per l’ambiente - ed anche per l’uomo: le nano-particelle
superano la barriera delle fosse nasali che filtra i particolati meno
fini, finendo nei polmoni e nel circolo, e gli effetti cancerosi
dell’amianto sono dovuti allo sfarinameno in micro-particelle -
possono essere imponenti, quanto più si diffonde l’uso commerciale di
nano-materiali.
C’è anche il rischio che qualche Nobel proponga di disseminare
nano-particelle nell’alta atmosfera, per salvarci
dall’effetto-serra.
Note
1)
Pete Winn, «DOE testing idea to shoot particles into sky to fight
global warming», Crosswalk, 10 aprile 2008.
2)
«Scientists scared as nanotechnology and nanoparticles become common in
consumer products», GlobarResearch, 11 aprile 2008