Un decreto emanato dal governo, guarda caso nel giorno di lutto nazionale per la strage a Nassiriya, impone (per legge) di sotterrare nel comune di Scanzano Ionico, un piccolo e tranquillo paesino della Basilicata, ben 80.000 tonnellate di scorie nucleari.
La società incaricata dal governo per la costruzione sarà la Sogin, e la realizzazione dell'impianto sarà affidata al generale Carlo Jean, guarda caso un generale già presidente della stessa...

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Scanzano sarà nucleare
di Massimo Riannetti - «Il manifesto» 14 novembre 2003

Un paese lucano scelto dal governo come futuro sito nazionale per le scorie nucleari. Ed è subito rivolta. Protestano anche la regione Basilicata e l'opposizione parlamentare: «E' una follia»

Roma
Le sei mila anime di Scanzano Ionico sono già in rivolta. Non sapevano niente della decisione annunciata ieri dal governo. Una decisione che cambierà per sempre il futuro del paese lucano, intento proprio in questi mesi a progettarsene un altro completamente diverso, tutto proiettato a richiamare il turismo estivo nel suo mare. Da oggi, si cambia scenario perché il governo delle libertà gli ha appena rifilato - per decreto - la bellezza di ottantamila metri cubi di rifiuti radioattivi, scarti di centrali nucleari dismesse e di materiale sanitario che non si sa dove mettere in sicurezza. Insomma, un bel paccone di immondizie nocive - le dimensioni sono quelle di un campo di calcio per un altezza di oltre 20 metri - che nessun abitante della terra vorrebbe comprensibilmente avere dietro casa. Scorie resistentissime, di «seconda» e «terza categoria», vengono definite, e sono destinate a rimanere in vita, benché sottoterra, anche 150mila anni. Praticamente per sempre. La scelta del futuro «cimitero delle scorie» è arrivata a sorpresa. «A tradimento», correggono in blocco i parlamentari dell'opposizione (ma anche esponenti del centro destra locali) incitando Scanzano alla ribellione contro «questa follia».

Forse il decreto che ne avvia la costruzione era pronto già da tempo, ma quantomeno incuriosisce la data in cui è stato emanato. Arriva infatti il giorno del lutto nazionale per la strage degli italiani a Nassiriya, ma il legame con la guerra è smentito e confermato dagli esponenti dello stesso governo a seconda di chi parla. E' solo opportunismo o si sono segnali di possibili attentati terroristici negli attuali siti nucleari sparsi per l'Italia? Dal governo nessuna risposta a queste richieste. Ricorda invece, e con grande enfasi, che l'area individuata a Scanzano è stata ritenuta «ideale già sei anni fa dai tecnici del servizio geologico nazionale». 
Questo perché la morfologia del territorio, viene detto, «è sostanzialmente equivalente alle condizioni del sito nazionale scelto in Usa per lo stesso scopo». Le scorie, garantisce il governo, saranno collocate a una «profondità di 800 metri in una grande “lente” di salgemma, sottile ai lati e spessa al centro, in grado di dare il top delle garanzie di stabilità». Il sito sarà costruito «in mezzo a due grossi letti di argilla spessi alcune centinaia di metri». Il tutto, Scanzano permettendo, sarà realizzato in sette-otto anni. Lo stanziamento previsto per partire è 500mila euro per il 2003 e di altri 9 milioni per i prossimi due anni. Per completare i lavori sono previsti 350 milioni di euro. Nel frattempo le scorie in viaggio verrebbero «incanalate temporaneamente dentro speciali bunker di cemento armato».

Il cimitero del nucleare sarà un'«opera di difesa militare, di proprietà dello stato» - precisa Palazzo Chigi - e la realizzazione sarà gestita dal commissario del governo Carlo Jean, un generale già presidente della Sogin - la società a cui da tempi ormai lontani è stata affidato lo smantellamento mai avviato delle centrali dismesse -. Il quale generale, in virtù dei poteri eccezionali che gli sono stati conferiti sin dai giorni della guerra in Iraq, avrà mano libera su qualsiasi cosa, sopratutto sugli appalti. Ma questa è un'altra storia, forse futura. L'attualità è che non è affatto detto che Scanzano perda la sua vocazione agricola e turistica a vantaggio delle scorie radioattive. L'ultima scommessa del governo potrebbe infatti finire esattamente come tutte le altre che l'hanno preceduta. Per il sito nazionale del rifiuti nucleari si era infatti parlato prima della Sardegna (miniere del Sulcis), poi della Puglia (il parco della Murgia) e poi ancora, parole sante del ministro Giovanardi, da distribuire un po' in tutte le regioni. Le proteste locali hanno fatto rimbalzare la patata bollente sulla povera Lucania, ora anch'essa sul piede di guerra.
«Se il governo pensa di poter impunemente usare il nostro territorio - dice il presidente della regione Basilicata, Filippo Bubbico - ha sbagliato i suoi calcoli, perché incontrerà la più ferma opposizione delle istituzioni e delle comunità locali. Si tratta di una decisione del tutto inopinata, assunta in aperta violazione dell'ordinanza del presidente del consiglio del 7 marzo del 2003 e senza alcuna espressione di consenso da parte delle istituzioni che, sino a prova contraria, esercitano le funzioni costituzionali di governo del territorio». La battaglia è appena cominciata.

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Scorie nucleari in Lucania, il popolo della Rete si mobilita
Tratto da http://notizie.tiscali.it

Si è aperto ufficialmente il fronte di Internet nella lotta del popolo lucano contro la decisione del governo di costruire a Scanzano Jonico, in provincia di Matera, il deposito nazionale delle scorie nucleari. Proprio come era avvenuto in Sardegna poco prima dell'estate - quando gli utenti della Rete avevano risposto in maniera massiccia alla campagna sostenuta da Tiscali contro la possibilità che i rifiuti nucleari venissero stoccati nell'Isola - ora anche in Basilicata decine di associazioni si stanno mobilitando per scongiurare il provvedimento dell'esecutivo. 
E ancora una volta sembra il Web, con la sua praticità e la sua capacità di penetrazione, il medium più efficace per portare avanti una campagna di questo tipo. Vale la pena di ricordare che la sola raccolta di firme organizzata all'interno dello Speciale scorie di Tiscali aveva fatto registrare nel giro di pochi giorni oltre cinquantamila adesioni.
Già da ieri, ossia da appena si è appresa la notizia della decisione del Consiglio dei ministri, sono giunte alla nostra redazione numerose e.mail nelle quali si richiede a Tiscali di ripetere anche per la Basilicata l'iniziativa che aveva sortito esiti così positivi per la Sardegna. Tra le tante lettere, quella dell'associazione Itineranda, che si dichiara disponibile "a partecipare attivamente alla campagna di informazione per contrastare una decisione presa ai vertici senza interpellare le comunità locali".

Intanto si sta muovendo su Internet anche la stessa amministrazione comunale di Scanzano Jonico, che ha attivato un'e.mail per raccogliere la protesta degli italiani contro il sito designato a contenere le scorie nucleari. L'indirizzo è info@comune.scanzanojonico.mt.it. Inoltre i consiglieri comunali e i cittadini del paese hanno cominciato a manifestare presidiando il municipio. Nel pomeriggio ci sarà l'occupazione della zona delle miniere di Salgemma e per domani è prevista una seduta straordinaria urgente del consiglio comunale. "Voglio un confronto pubblico con Sogin, la società incaricata di stoccare le scorie - ha detto il sindaco Altieri - e la prossima settimana aspetto di essere ricevuto da Silvio Berlusconi". Il presidente della regione Basilicata, Filippo Bubbico, ha invece deciso di scrivere direttamente al primo ministro per chiedere la revoca del decreto che individua il territorio di Scanzano Jonico come discarica nazionale di materiale radioattivo. 
Se il governo non dovesse tornare indietro sulla sua decisione, nel paese lucano finiranno i 55mila metri cubi di scorie prodotti in Italia fino al referendum che - dopo il disastro di Chernobyl - sancì il "no" degli italiani alle centrali atomiche. La decisione che dà il via libera alla costruzione del grande "cimitero del nucleare" in Basilicata è arrivata dal Consiglio dei ministri con un decreto legge approvato ieri. Precedentemente era stata proposta, come sito unico nazionale, la Sardegna. Ma la forte protesta popolare aveva portato il Commissario del governo Carlo Jean, presidente della Sogin (società addetta allo stoccaggio delle scorie) a rivolgersi ad un'altra regione italiana.

 
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