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		Scandalo del 
		collirio: “Multarella da  180 milioni alle case farmaceutiche che hanno 
		spennato le nostre ASL ASL per una cifra esageratamente superiore
		Tratto da 
		http://bastacasta.altervista.org/p10849/
Concluso il processo, il verdetto del Garante: le due società (ROCHE E NOVARTIS) si sono divise i proventi miliardari della vendita di due medicinali identici con nomi e prezzi diversi. Danneggiati i pazienti, il Servizio Sanitario e le assicurazioni private.
		Big Pharma pensa a 
		incassare miliardi, non a guarire i malati. Due colossi mondiali del 
		farmaco, Roche e Novartis, si sono messi d’accordo per spartirsi i 
		miliardi dalla vendita di due farmaci identici ma con nomi diversi 
		(Avastin e Lucentis) e soprattutto a prezzi diversi. A danno dei malati, 
		del servizio sanitario pubblico, delle assicurazioni private. 
		A danno di tutti gli altri, insomma. 
		Uno scandalo che ora l’Antitrust italiano ha sanzionato con una multa 
		esemplare: 180 milioni di euro.
		All’inizio c’è la 
		scoperta di uno scienziato italiano, Napoleone Ferrara, che nei 
		laboratori della California della Genentech (prima che questa venisse 
		rilevata al 100% dalla Roche) individua un principio che blocca il 
		fattore della crescita dei vasi sanguigni. Un principio attivo che con 
		Avastin serve, senza però portare risultati, per la cura di alcuni 
		tumori molti gravi, mentre con Lucentis serve per guarire dalla 
		degenerazione maculare senile, malattia che conduce alla cecità e che 
		nei Paesi industrializzati minaccia un over 60 su tre. Il farmaco è lo 
		stesso ma mentre una dose di Avastin ha un prezzo tra i 15 e gli 80 
		euro, Lucentis costa più di 900 euro a dose. 
		Cosa fanno Roche e Novartis? Si mettono d’accordo per spartirsi il 
		mercato. La Roche (che controlla Genentech) non registra il farmaco per 
		la cura della malattia agli occhi e incassa alte royalties dalla 
		Novartis per la commercializzazione del Lucentis. 
		E siccome Novartis controlla oltre il 33% del capitale di Roche incassa, 
		oltre ai proventi dalle vendite, la propria quota di utili.
Uno scandalo senza esclusione di colpi: le due multinazionali (ci sono incontri, scambi di mail, telefonate collusive che lo documentano) si sono spartite i compiti per creare l’allarme presso i pazienti sull’uso di Avastin nelle cure oftalmiche, e per sabotare il valore di ricerche indipendenti che dimostrano invece l’assoluta equivalenza terapeutica dei due farmaci. Poi c’è il lavoro di lobby sulla stampa specializzata, sulle commissioni parlamentari, sugli organismi del ministero. Per il servizio sanitario nazionale tutto questo si è tradotto, per il solo 2012, in una maggiore spesa di 45 milioni di euro. La Regione Emilia Romagna ha calcolato che con il costo sostenuto per acquistare dosi di Lucentis avrebbe potuto assumere 69 medici, oppure 155 infermieri, oppure 193 ausiliari, oppure, infine, effettuare 243.183 visite specialistiche. E ancora: secondo la Società oftalmologica italiana (Soi) ci sono circa 100 mila pazienti che, a causa dei costi elevatissimi di Lucentis spesso non compatibili con i budget dei singoli ospedali, non riescono ad avere accesso alla cura.
Se Avastin dovesse essere del tutto sostituito da Lucentis il costo potenziale per il servizio sanitario pubblico sarebbe, per il 2014, di 678,6 milioni contro i 63,5 stimati in mancanza di sostituzione. La Francia, Paese simile all’Italia, ha adottato esclusivamente il Lucentis e il costo per le casse pubbliche è stato non inferiore ai 700 milioni di euro. Queste sono le regole di Big Pharma. Che però, per una volta, potrebbe non farla franca