Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
Diamoci
i pizzicotti
di Carlo Bertani – 22 giugno 2007
Ho
appena terminato di vedere l’ultima puntata di “Annozero": veramente, aveva acceso
A dire il vero, la trasmissione sembrava ben incamminata: servizio
giornalistico sullo stato del Po, carenza d’acqua, centrali a carbone,
energie rinnovabili…oh: vuoi vedere che ne parlano seriamente? Mai
fidarsi dei Santi, soprattutto di Sant’Oro.
Premetto che chi si è perso la trasmissione non s’è proprio perso
nulla: già ho chiarito che sono stato io a perdermi un film.
Il
primo round di scelleratezze se lo giocano Rutelli e Sgarbi: il primo
afferma che il consumo pro-capite d’acqua è di
La
palla passa a Dario Fo che, dall’alto della sua veneranda età,
ricorda com’era bello l’Olona prima che diventasse una fogna. Ha
ragione, ma che c’azzecca con tutto il resto? Con un passaggio che
taglia la metà campo, Fo passa a Fo. Da Dario a Jacopo, il quale – in
tenuta da pasdaran dell’ambientalismo – racconta che tutto si può
risolvere facilmente, installando pannelli solari fotovoltaici.
Peccato che, la legge emanata sia dal governo Berlusconi che dal governo
Prodi, è per gli aspetti energetici irrilevante. Si tratta di un
esperimento o poco più: con le quote d’incentivi concesse, s’andrà
ad incidere per lo 0,00 qualcosa del fabbisogno nazionale. Di più:
l’ENEL – approfittando a tempo di record della legge emanata
nell’agosto 2005 – si riservò il 75% degli impianti. Insomma, una
partita di giro, che a fine anno Tremonti riscosse con un prelievo sul
bilancio della società, la “riedizione” della “tassa sul tubo”.
A
questo punto si va avanti con l’attacco di Sgarbi agli aerogeneratori:
basta con questi mulini cazzuti che ingombrano le colline! Mi guardo
intorno e non ne vedo: in compenso, noto uno sterminio di tralicci per
le telecomunicazioni, ma Sgarbi non le considera. Non scempiano.
Peccato che, soltanto pochi giorni or sono[1],
l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) abbia messo in guardia
proprio dalla proliferazione di tali antenne e tralicci, che
causerebbero l’elettrosmog. Ho usato il condizionale perché la
scienza non ha ancora chiarito se l’inquinamento elettromagnetico
esiste ed è pericoloso: Tullio Regge s’affannò a dire che non
esisteva, l’OMS, sulla base di recenti studi, la pensa diversamente.
Di certo, Sgarbi non sapeva nulla di tutto ciò.
L’attacco
di Sgarbi agli aerogeneratori è violento e diretto: non si devono
installare! Mai! E cita l’installazione (bloccata) d’alcuni mulini
su amene colline a lui care. Con perfetto stile bipartisan, Rutelli lo
conforta: “tranquillo, ho fatto bloccare tutto”. Comincio a darmi il
primo pizzicotto: ma che sta succedendo?
Consci della bravura di Piero Angela, e dei suoi esperimenti scientifici
in studio, si va alla dimostrazione dell’auto ad idrogeno: un tizio
mette a terra una macchinina che non ha nemmeno l’ardire di percorrere
un metro. Fallimento: la prossima volta chiameremo qualcuno dello staff
di Angela. Secondo pizzicotto.
Alla fine del primo tempo, la situazione è questa: i mulini a vento se
li facciano in Germania, mettete dei pannelli fotovoltaici (che
producono sì energia, ma ancora troppo cara) mentre l’automobilina
elettrica – dietro le quinte – viene distrutta a pestoni dal povero
disgraziato che doveva farla funzionare. Secondo tempo.
Aspettiamo
Travaglio: magari racconterà lo scandalo della cacciata di Rubbia
dall’ENEA, il ritardo nella partenza del solare termodinamico, almeno
risponderà per le rime a Sgarbi – che a Varese Ligure, con gli
aerogeneratori, il comune ha il bilancio in attivo – e invece ci si
perde in una filippica fra Berlusconi e Prodi che lascia il tempo che
trova. Anche l’antipolitica sta iniziando a stufare.
A questo punto, ci si perde nelle nebbie delle inchieste giudiziarie,
quando giunge un’ANSA dove Montezemolo affermerebbe che “ i
sindacati sono i rappresentanti dei fannulloni”. Altro quarto d’ora
per capire se Berlusconi avrà un successore, maschio o femmina,
interista o milanista.
Infine,
una povera vedova dell’amianto racconta la tragedia di Monfalcone
(centinaia di morti ai cantieri navali) e Rutelli, candidamente,
risponde che non ne sa nulla. D’accordo che Monfalcone è distante da
Roma, ma in quei cantieri nacquero corazzate e portaerei, sommergibili
ed incrociatori: si chiamavano CRDA (Cantieri Riuniti Dell’Adriatico),
oggi Fincantieri. Il vice- premier non sa proprio nulla? Sa dov’è
Monfalcone?
Se il livello rimarrà tale, la prossima volta ci saranno Fassino, Bondi,
e i Maldini (padre e figlio). Questo è il livello dell’informazione
sull’energia, il clima e l’inquinamento. Perché?
Perché la verità non la possono raccontare.
Prima
delle ultime elezioni politiche, il responsabile per l’ambiente
dell’Italia dei Valori – Giuseppe Vatinno, persona sincera e
competente – m’inviò l’anteprima del programma dell’Unione:
rimasi stupito dal confinamento della questione del carbone (centrale di
Civitavecchia) in appendice.
Non c’è stato nulla da fare, rispose: i DS hanno preteso la
presidenza della commissione che doveva redigere il documento, e su
tutto aleggia il sentore di un accordo bipartisan per far passare il
cosiddetto “carbone pulito”. Oggi, quelle parole trovano conferma
nei fatti.
Perché
tanto livore contro gli aerogeneratori? Perché quelli funzionano,
producono parecchia energia e non inquinano: quel che serve. Proprio per
questo, allora, bisogna trovare qualcosa che non va: deturpano il
paesaggio!
Il bello è che qualcuno ci casca! Guardiamoci attorno: ovunque ci
rechiamo, è difficile non incocciare in una linea elettrica, in un
traliccio, in un’antenna per le telecomunicazioni. Sono belle? No,
fanno schifo, eppure nessuno si sogna di fare una campagna contro i
tralicci dell’ENEL e le antenne di Sua Emittenza! Sono forse belli gli
svincoli autostradali?
La trasmissione, in realtà, doveva lanciare alcune parole d’ordine
ben precise: munitevi di pannelli fotovoltaici (tanto, per quel poco che
incidono…) non installate aerogeneratori (quelli sì che possono darci
fastidio…) e lavatevi i piedi con poca acqua per risparmiare.
Il
convitato di pietra, ovviamente, non c’era: e lo crediamo bene!
La bestemmia che non deve essere menzionata – e nessuno dei solerti
“esperti” lo ha citato – è la nuova tecnologia energetica –
tutta italiana! – chiamata “solare termodinamico”.
Il nuovo metodo, tracciato da Rubbia e sviluppato dall’ENEA, parte da
un concetto molto semplice: un metro quadrato di specchi costa molto di
meno rispetto a qualsiasi tipo di pannello. La fase successiva è quella
di concentrare la radiazione, scaldare un fluido, far ruotare una
turbina e produrre energia elettrica.
Ecco
cosa dichiarò Rubbia sull’argomento nel 2004[2]
(e fu subito cacciato dall’ENEA):
D. Quanto costa oggi un metro
quadrato di specchi?
R. “Oggi, cioè in fase
preindustriale, il costo complessivo dell'impianto oscilla tra i 100 e i
150 euro a metro quadrato. E da un metro quadrato si ricava ogni anno
un'energia equivalente a quella di un barile di petrolio. Il che vuol
dire che utilizzando un'area desertica o semidesertica di dieci
chilometri quadrati si ottengono mille megawatt: la stessa energia che
si ricava da un impianto nucleare o a combustibili fossili, ma con costi
inferiori e con una lunga serie di problemi in meno”.
L’ENEA[3]
ha già pubblicato i risultati della fase di ricerca: 65 euro per 1 MW/h
(1.000 KW/h) nelle aree meridionali italiane e 45 euro se, invece, fosse
possibile installare gli impianti in Africa. Per avere un raffronto,
pensiamo che lo stesso MW/h costa 65 euro con il nucleare, 70 con
petrolio e gas, 80 con l’idroelettrico e circa 140 con il fotovoltaico.
Il carbone costa poco, circa 45 euro per MW/h, ma a questa cifra bisogna
aggiungere la “carbon tax” ed i costi di ristrutturazione delle
centrali. Per poi crepare asfissiati.
Domanda. Perché nessuno ne ha parlato nella trasmissione?
Perché gli argomenti per affossare il solare termodinamico sono pochi e
difficili da scovare: probabilmente, Sgarbi e Ripa di Meana staranno
meditando qualcosa, ma per adesso nel Bignami non hanno ancora trovato
nulla. Spesso mi chiedo chi foraggia questa gente per sostenere – di
fatto – il settore termoelettrico, e non trovo risposte: ci saranno?
Altro
capitolo riguarda lo stato dell’industria energetica italiana: se
escludiamo il settore petrolifero ed elettrico, siamo praticamente a
zero.
Il signor Montezemolo – che s’affanna a definire i lavoratori “dei
fannulloni” – dovrebbe ricordare che
Da quel centro, nel 1979, partirono i solerti ingegneri che installarono
in quel di Stella (SV), in località San Martino, il primo (per quel che
allora si sapeva) prototipo d’aerogeneratore di costruzione italiana,
il Libellula. Il mulino, un
piccolo impianto sperimentale, affidava ad un complesso sistema di molle
e contrappesi la sua difesa contro le raffiche troppo violente.
Puntualmente, ad ogni temporale, molle e contrappesi andavano in pezzi.
Tornavano
gli ingegneri che cambiavano i meccanismi, ed il vento tornava a
frantumare tutto: io ero presente a quella impari lotta e, a ripensarci,
ancora mi scappa da ridere. Inutile ricordare come finì la storia. Dopo
l’ennesimo temporale, gli ingegneri non tornarono più: il vento
provvide a cancellare ogni traccia.
I tedeschi, invece, affidarono alla scienza dei materiali la torsione
delle pale (tecnologia aeronautica) e la loro industria energetica,
oggi, occupa circa 250.000 persone.
Come si potrà costatare da questo piccolo esempio (che vissi
personalmente), non sono solo i lavoratori ad essere “fannulloni”.
Signor Montezemolo: come dicono a Napoli, ‘o
pesce fete da ‘a capa.
Per
l’acqua, poi, siamo al ridicolo: non si riesce a coordinare il sistema
idrico del Po perché ci sono 22 diversi enti, afferma Rutelli. Sa, il
vice premier, cos’è un “Testo Unico”?
E’ una legge che regola un comparto, la quale abroga tutte le vecchie
disposizioni in materia ed alla quale tutti devono attenersi. Bisogna
però scriverla e, da gente che non sa nemmeno quanta acqua si consuma
ogni giorno, cosa ci si può aspettare? Che vadano in parlamento a
depositarla? E chi?
Ho suggerito più volte che, con tre misere chiuse all’uscita dei tre
grandi laghi prealpini, s’otterrebbe un raddoppio della portata del Po
per 40 giorni circa, immagazzinando l’acqua al livello di massimo
invaso sui laghi Maggiore, di Como e di Garda. Non sarebbe la soluzione
di tutti i problemi, ma una prima “pezza” sì: a volte sono stufo di
ripetermi, ma gli olandesi lo avrebbero già fatto da un secolo.
Se
volete una personale opinione su come andrà a finire la faccenda, sono
pessimista: con questa gente non si va da nessuna parte. Almeno,
facessero il santo piacere di andare da Vespa a parlare di Cogne e delle
Veline: si vede che – dall’Insetto – sono più a loro agio. Io, da
parte mia, recrimino solo per il film che mi sono perso.
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__mutamenti_climatici.php?id_wish=10678
Carlo
Bertani articoli@carlobertani.it
www.carlobertani.it