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Sta per iniziare il Festival di Sanremo, e come sempre non senza polemiche.
Evitiamo di commentare le dichiarazioni poco felici del direttore artistico sui cantanti "cagasotto"; l'ex bambino prodigio Tony Renis, forte e fiero delle "amicizie" con personaggi poco raccomandabili delle cosche mafiose, non ha ben compreso infatti che il festival della musica oramai è arrivato al suo capolinea; e le stesse case discografiche lo confermano. Forse Renis vorrebbe che tutto filasse liscio, perché è orgoglioso di cantare dal palco dell'Ariston (non è uno scherzo, purtroppo!) una canzone molto particolare: si tratta un'opera musicale scritta dal grande amico-autore, nonché a tempo perso, presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Un vero e proprio stacanovista, pure in convalescenza. Infatti il premier durante il mese di assenza dalla scena politica (in una situazione politico-economica allarmante), mentre attendeva che si sgonfiasse l'edema e si assorbisse l'ematoma, ha avuto il tempo per abbozzare la canzone da regalare al suo "friend" Tony.
Per tutti coloro che possono fare a meno di ascoltare l'italo-americano che canta l'inno forzaitaliota di Berlusconi, a Mantova contemporaneamente con quello a Sanremo, si svolgerà il Festival della Musica:
www.festivaldellamusicadimantova.it. Numerosi cantanti e comici si alterneranno sul palco per dare un'alternativa al monopolio, oramai in declino, sanremese.
Partecipiamo numerosi!!!

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Sanremo, Mazza: “L’industria discografica lo boicotta? 
E’ la Rai che tiene in piedi un evento decotto"

Stefano Corradino 29 Febbraio – www.articolo21.com

Pochi giorni all’inizio del festival di Sanremo e le polemiche non si placano. L’infelice dichiarazione del direttore artistico Tony Renis sugli artisti “cagasotto” che si sono rifiutati di partecipare alla rassegna è stata l’ultima goccia. L’industria discografica è sul piede di guerra. Intanto a Mantova si propone un festival alternativo a Sanremo che rilanci la qualità dell’offerta musicale e dibatta i problemi di questo settore. Il giudizio di Enzo Mazza, direttore generale della Fimi (che rappresenta major ed etichette discografiche indipendenti) su Sanremo è lapidario: “gran parte dell’industria discografica, è rimasta a casa di fronte a un progetto raffazzonato e inconcludente”.

Cosa contestate in particolare alla organizzazione della kermesse canora?
Rai e Comune di Sanremo vogliono tenere in piedi un evento decotto, peraltro organizzato in ritardo e messo in  piedi in maniera approssimativa; e hanno cercato di imporlo a un settore industriale che vive una crisi profonda e non si può più permettere di perdere ulteriori soldi. Oltretutto molte etichette indipendenti italiane e anche alcune grandi imprese aspettano ancora i rimborsi dello scorso anno.

Ma vi accusano di boicottaggio.
E questa è la cosa più assurda. Il vero boicottaggio di questo festival è innanzitutto quello condotto dalla Rai e dal Comune di Sanremo nei confronti di questo settore. Siamo al paradosso: uno decide di non andare a una festa perché il biglietto costa caro, non guadagna nulla, aspetta peraltro ancora i soldi per aver contribuito ad una festa precedente e gli si dice “tu boicotti la festa”.

“Cornuti e mazziati”…
La Rai non è nuova a comportamenti volti ad escludere l’industria dalla presenza in trasmissioni dove poter discutere dei problemi del settore. Non è nuova neanche ad operazioni sgradevoli come quella di non aver fornito copertura televisiva all’Italian Music Awards del novembre scorso.

Insomma a cosa serve il festival di Sanremo oggi? Certo non è utile da un punto di vista commerciale visto che non rappresenta più neanche il 2% del mercato discografico, ma nel 2003 è arrivato appena allo 0,78%.
Sanremo non ha più nulla da dare dal punto di vista economico e di mercato. Ha un costo esorbitante ed è un prodotto solo televisivo; e ritengo sia difficile pensare di recuperarlo in futuro sotto il profilo del mercato discografico.

Non si può dire che il deficit commerciale sia compensato dalla qualità dell’offerta musicale…
Per la qualità dell’offerta il declino mi sembra irreversibile. Perché l’attenzione massima viene posta esclusivamente al prodotto televisivo. Sanremo interessa alla Rai solo come fatto televisivo; e al Comune di Sanremo importa solo di prendere i soldi della convenzione che peraltro è pagata con i contributi pubblici.

Siete arrivati addirittura a scrivere una lettera aperta al presidente Ciampi per sottoporgli i gravi problemi del settore…
Non potevamo fare altrimenti, nessuno sembra interessarsene. In questi giorni anche programmi di intrattenimento e di informazione affrontano il tema di Sanremo solo nei suoi aspetti di spettacolo senza considerare cosa sta subendo questo settore, non solo in termini di crisi di mercato ma anche di assenza di politiche di sviluppo. C’è una “legge musica” che non avanza da anni, c’è il problema dell’Iva, quello della pirateria… Tutte questioni irrisolte. Si sviluppano numerose leggi per i contenitori (le norme sul decoder, la banda larga…). Ma come si fa a favorire i contenitori e non parlare mai dei contenuti?

Qualcuno il problema dei contenuti, sembra porselo. A Mantova, in contemporanea con il festival di Sanremo musicisti, attori e varie personalità dello spettacolo hanno ideato una formula alternativa e proporranno canzoni di qualità, abbinandole a riflessioni sui problemi che anche voi state ponendo.
Siamo stati sempre favorevoli a tutte le occasioni in cui la musica è protagonista. E soprattutto a quelle che vedono la presenza di artisti che vengono regolarmente esclusi dai grandi circuiti radiofonici e televisivi. 

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«Caro Del Noce, Renis è amico dichiarato dei boss»
di Nando dalla Chiesa – www.articolo21.com

Ah, lei caro dottor Del Noce ci dice che è normale avere amicizie strette con i mafiosi, che non c’è nulla di male, che Tony Renis in fondo non è mai stato condannato e che, via, occorre un po’ di realismo? Ci spiega che lo sanno tutti che soprattutto in America si fa carriera con l’appoggio della mafia e frequentando i mafiosi? Ma lo sa, caro dottor Del Noce, che lei non sta parlando a nome di Telecupola, tivù privata di don Tano Navarra, ma sta parlando a nome del servizio pubblico, a nome della tivù di Stato, di quello stesso Stato che chiede ai suoi uomini in toga e in divisa di andare a rischiare la pelle contro i mafiosi?

Certo che lo sa. E sa anche perché si permette di rispondere così a chi le chiede conto di questa nomina sciagurata, un amico conclamato dei boss mafiosi direttore artistico di Sanremo? Glielo dico io perché se lo può permettere: perché lei ha il monopolio di questo festival e pensa che ce lo dobbiamo ingoiare così come lo fa lei, anche con questo insopportabile lezzo di mafia addosso. E allora vuol sapere che cosa facciamo? Ne facciamo un altro noi di festival, e in quegli stessi giorni, così il suo monopolio se lo infila elegantemente in saccoccia.
Sì, è incominciato così il festival di Mantova, la cui prima edizione si terrà dall’1 al 7 marzo prossimi. Con una scelta di ribellione civile, sfociata subito in un nuovo progetto di musica e cultura. Presa la decisione del festival, la scelta del posto è stata quasi istintiva, dopo avere pensato per una sera sola a un’altra località della Liguria. Mantova è sempre più capitale di arte e di cultura, negli ultimi anni ha realizzato mostre e iniziative culturali di primissimo piano, offre un ambiente artisticamente incantevole, è centro di strepitose tradizioni gastronomiche e soprattutto ha dato vita da qualche anno a un festival della letteratura che si è conquistato un primato indiscusso sul piano nazionale. La cultura e l’arte contro il casinò. Quale antitesi più efficace?
In poco tempo si sono riunite intorno al progetto una ventina di persone, convinte di farcela al di là delle difficoltà organizzative e delle prevedibili resistenze ambientali, sia politiche sia televisive. Comune e Provincia di Mantova, anzitutto. Poi un comitato promotore formato dalla scrittrice Lidia Ravera, dallo psicologo Fulvio Scaparro, dall’imprenditore mantovano Paolo Rampi e dal giornalista di Repubblica Fabio Zanchi, anche lui di famiglia mantovana, più il sottoscritto. Come si vede, tutto - significativamente - è partito da persone senza interessi di sorta nella mondo della canzone. Poi il progetto si è allargato ad altri, entusiasti all’idea di portare un po’ di aria nuova nella musica italiana. Si è formato così un gruppo di critici, musicisti e cultori disposto a selezionare (ascoltandoli!) i quasi mille cd arrivati da ogni parte d’Italia: Franco Fabbri, Ricky Gianco, Gianni Mura, Marina Petrillo, Enzo Gentile, Antonio Silva, Giorgia Fazzini, Alberto Tonti. Si sono aggiunti i due direttori artistici, Vittorio Cosma e Titti Santini. E progressivamente molti altri, sempre più fiduciosi di riuscire nell’impresa proibita, mentre una tivù via l’altra facevano sapere prima di essere molto interessate e poi, misteriosamente, di non esserlo più.

Alla fine ce l’abbiamo fatta. A Mantova sono attese per quei giorni decine di migliaia di persone. Che si troveranno davanti a un festival come mai in Italia ve ne sono stati. Qualcosa che ricorda, per modulo e atmosfera, il festival del teatro di Edimburgo, quello del cinema di Venezia e quello, appunto, della letteratura di Mantova. Con la energia creativa della “prima volta” che promette di riservare molte gradevoli sorprese a chi ci sarà. La musica al centro. La musica dei professionisti ma anche quella dei dilettanti, visto che la stupenda piazza Sordello funzionerà per molte ore al giorno da Hyde Park della musica. E intorno, cinema, teatro, satira, conversazione, libri, interviste pubbliche. Più di quattrocento musicisti, cantanti, attori, scrittori, comici, e altri intellettuali saranno presenti nelle sette giornate in forma praticamente gratuita, solo ospitalità e spese vere, per una manifestazione che ha davvero tutti i numeri per rompere il monopolio Rai e segnare una nuova strada nella storia dei festival.
Dottor Del Noce, vuol vedere che non tutti i mali (ossia lei e Renis) vengono per nuocere?

 
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