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La
Croce e la Rosa
Ulisse
Bacci, da: “Il libro del vero massone”, ed. Melita
Perché i
pensatori ed i filosofi, i quali si introdussero nella Massoneria e
vollero ai tre gradi antichissimi aggiungerne altri, affinché essa non
si fermasse alla educazione dell'uomo, facendogli conoscere donde venga,
che cosa sia, e dove vada, obietto fondamentale dei gradi simbolici, ma
intendesse, scegliendo a quest'uopo i più provati e più colti
fratelli, a ricercare ed affermare la verità, desunta dalle leggi della
natura, nel campo del sentimento ed in quello della vita sociale, cioè
nella religione e nella politica, perché questi pensatori e questi
filosofi assunsero il simbolo di una croce con sopra una rosa, e dal
simbolo si denominarono Rosa-Croce?
Migliaia di anni prima del cristianesimo, la croce era emblema sacro
presso gli antichi popoli.
Maurice nel suo libro sulle antichità indiane, e Wilchinson nell'opera
sulle antichità dell'Egitto, affermano che la croce fu ugualmente
onorata da pagani e cristiani,
come emblema universale di quel mondo alle quattro opposte direzioni del
quale si volgevano i suo raggi o braccia divergenti: la croce decorava,
in Egitto, le mani della maggior parte delle statue divine, e nella
India appariva scolpita sopra i più maestosi santuari: era posta a capo
di tutte le sacre scritture, generalmente in forma di «svastica» o
croce con braccia ripiegate: sulle tombe egiziane era usata come segno
di rinascita, cioè di vita attraverso la morte: fu portata più tardi
in Roma dalle Vestali: l'ansa o manico, coll'andar del tempo, scomparve.
Sembra che i Druidi tagliassero i rami laterali degli alberi alti e
diritti, inchiodandovi poi una trave in croce, e che intagliassero sulla
loro corteccia il Tao o segno di vita.
Anche fra le tribù
indiane dell'America se ne trovarono di cosi fatte con alberi e
nell'interno del Messico si scoprirono immense croci di pietra,
somiglianti a quelle della Scozia e dell'Irlanda, ma di dimensioni
alquanto maggiori. I Templi di Ellora e di Elefanta erano scavati nella
roccia in forma di croce, e pure in forma di croce erano costruiti i
templi di Bemares e di Mathura.
La croce, qualunque forma abbia
assunto, significò sempre vita, nuova vita; i Cristiani l'ebbero come
simbolo di punizione e di morte, ma non mancano prove che anche, per
essi esprimesse l'identica idea, che significò nelle remotissime
religioni: nello stesso tipo caratteristico di albero della vita,
osserva Williamson, suona ancora una eco dell'antico significato. E' più
che una coincidenza, dice Baring-Gould, citato del Williamson, che
Osiride dia colla croce la vita eterna allo spirito del giusto, che Thor
schiacci colla croce la testa del serpente e risusciti gli uccisi da
esso, che sotto la croce le madri di Muysca pongano i loro bambini per
difenderli dallo spirito maligno e che gli antichi popoli dell'Italia
settentrionale li deponessero con quel simbolo nella polvere per
proteggerli da ogni avversa influenza. E' da ricordare che Platone parla
del secondo potere della divinità: «che imprime sè stesso in forma
di croce sull'universo».
La croce, inoltre, nella remotissima: antichità, simboleggiava il
congiungimento dell'eclittica con l’equatore, in quei punti del cielo
che stanno da un lato fra i pesci e l’agnello e dall'altro vicino alla
Vergine. La croce, per gli iniziati, non era dunque che l'immagine degli
equinozi quando il sole, nella sua corsa annuale, copre successivamente
quelle figure dello Zodiaco: all'equinozio di primavera la croce
simboleggiava la vita, a quello di autunno la morte, cioè la
rigenerazione e la distruzione: appunto all'equinozio di primavera, cioè
quando si manifesta la resurrezione della natura, i Rosa-Croce celebrano
anche oggi la loro, Agape rituale, immolano l'agnello; ricordo
dell'agnello pasquale e della formula cristiana: «ecce agnus Dei,
qui tollit peccata, mundi»: è sempre l'antica leggenda: il sole,
che risale al segno equinoziale di primavera, viene a riparare ed a
distruggere i mali introdotti nel mondo durante l'inverno.
La Rosa, il più
delicato e più gentile degli emblemi massonici, fu in tutti i tempi
considerata, come la regina dei fiori, il profumo degli dei, l'ornamento
delle Grazie, la delizia di Citerea, Essa fu in ogni tempo emblema di
giovinezza, di grazia, di venustà: i poeti la chiamarono figlia del
cielo, ornamento della terra, gloria della primavera, regina dei fiori:
i mitologi greci la finsero nata dal sangue di Adone, anzi pure da
quello di Venere. La Bibbia celebra le rose di Gerico: il gran Sacerdote
di Israele, in occasione di sacrifici, si cingeva il capo di una corona
dì rose. Le rose di Poestum furono celebri presso i romani: se ne
ornavano nelle cerimonie religiose e nei solenni conviti: di rose
ornavansi le statue degli eroi, e le donzelle ed i giovani, che
celebravano danzando le feste dell'imeneo. La madre di Gesù, nel mondo
cristiano, si ebbe il nome di rosa mistica. La rosa, come si esprime
poeticamente Ragon, simboleggia ad un tempo la pietà, l'amore ed il
dolore, il pudore e la carità; essa fu anche l'emblema della donna; e,
come, la croce simboleggiava del pari, negli antichi riti egiziani, la
forza dell'uomo e il sole nella sua massima potenza, l'unione dei due
simboli, la croce e la rosa, costituiva un emblema gentile e discreto
della rigenerazione e riproduzione universale.
Inoltre,
la croce, di cui le braccia indicano i quattro punti cardinali, è anche
emblema di immortalità, e la rosa, come immagine di compostezza e di
discrezione, simboleggia anche il silenzio, cotalchè suol dirsi essere
«sub rosa» quando non si temono gli indiscreti, così come si dice
essere al coperto nei gradi simbolici quando la Loggia è al sicuro da
ogni occhio ed orecchio profano. La rosa sopra una croce è dunque il
modo più semplice di scrivere in geroglifici od emblemi: secreto
dell'immortalità, cioè ultima e più recondita ed arcana conoscenza
degli antichi misteri.