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Roraima: il Brasile sconosciuto
Quello che segue è
la relazione scritta da una persona che ha recentemente passato un
concorso pubblico federale e si è recata a lavorare in Roraima. Si
tratta di una zona del Brasile che normalmente la gente non conosce.
Le due settimane a
Manaus (capitale dell'Amazzonia) furono interessanti per conoscere un
Brasile un poco differente, ma, arrivando a Boa Vista (capitale della
Roraima), non ho potuto resistere dal fare una relazione sulle cose che
ho visto e ascoltato qui.
Ho parlato con alcune persone in questi tre giorni, da ingegneri fino a
persone dotate di un minimo di istruzione. Per cominciare, il più
difficile da incontrare qui è il roraimense. A dire il vero, credo che
la proporzione di un roraimense ogni 10 persone sia ben ragionevole. Ci
sono gauchos (abitanti del Rio Grande do Sul), carioca (abitanti di
Rio), cearense (abitanti del Cearà), amazonense (abitanti dell'Amazzonia),
piauiense (abitanti del Piauì), maranhense (abitanti del Maranhao).
Manca pertanto una identità della terra.
Qui non esistono molti mezzi di sopravvivenza se la persona è un
dipendente pubblico, e qui quasi tutti lo sono. A Boa Vista, oltre alla
prefettura, si concentrano tutti gli organi federali e statali della
Roraima. Se non è un dipendente pubblico, la persona lavora nel
commercio locale o riceve aiuti da programmi del governo.
Non esiste industria di nessun tipo. Poco più del 70% del territorio
roraimense è demarcato come riserva indigena; togliendo i fiumi e le
terre improduttive, che sono molte, per coltivare la terra e per
localizzare le proprie città rimane
appena il 30% del territorio.
Nell'unica strada rotabile che esiste in direzione del Brasile ( circa
800 km che collegano Boa Vista con Manaus), esiste un tratto di circa
200 km (riserva indigena Waimiri Atroari) nel quale si può transitare
solamente dalle 6 di mattina alle 6 di sera. Nelle rimanenti 12 ore la
strada è chiusa dagli indios ( con l'autorizzazione della FUNAI
-apparato governativo preposto a "tutelare" i nativi- e degli
americani) affiche gli stessi non siano disturbati.
Dettaglio: voi non
passate se siete brasiliani, mentre l'accesso è libero per gli
americani, gli europei e i
giapponesi. Di questo 70% di territorio indigeno direi che nessuno può
accedere al 90% dello stesso senza una grande burocrazia e
autorizzazione della FUNAI. Dettaglio: gli americani entrano quando
vogliono; se non avete l'autorizzazione della FUNAI ma avete quella
degli americani allora potete entrare.
La maggioranza degli indios parla la lingua nativa e, all'infuori
dell'inglese e del francese, la maggioranza non sa parlare portoghese.
Dicono che è comune entrare in alcune riserve e incontrarvi issate
bandiere americane o inglesi.
Dicono che qui è comune incontrare americani tipo “nerds" con l'aspetto di chi non vuole nulla, che è
venuto a cacciare farfalle e coccinelle per catalogarle ma, in fin dei
conti, meravigliatevi se volete impiantare un'attività per esportare
piante, frutta tropicale come cupuaçu, açaí camu-camu etc,
medicinali, o componenti naturali per la fabbricazione di medicine,
perché dovrete prepararvi a pagare delle royalities per le compagnie
giapponesi e americane che hanno già brevettato la
Per tre volte ho ripetuto la seguente frase: "così gli americani
finiranno prendendosi tutta l'Amazzonia" e tutte e tre le volte ho
ricevuto la stessa risposta, sia pure con parole diverse. Riporto la
risposta di una donna semplice che vendeva spremute di frutta e acqua
sulla strada nei pressi di Mucajaí:
"lo faranno figliola, tu non lo sai, ma qui tutto è già loro,
comandano tutto, non entri in nessun posto se loro non te lo permettono.
Quando terminerà questa guerra verranno qua e faranno come hanno fatto
in Iraq, quando hanno determinato una zona per i curdi dove non entrano
gli iracheni; qui sarà la stessa cosa.
"La
signora è davvero ben informata, non è vero?" Il peggio è che
secondo l'ONU il concetto di nazione indigena è un concetto di sovranità
e le aree demarcate hanno il nome di nazione indigena. Su questa base
gli americani potranno addurre il pretesto che stanno liberando i popoli
indigeni.