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Riviste
mediche sotto osservazione
Nuovi casi di legami non dichiarati con le case
farmaceutiche
Tratto da RSI: Responsabilità Sociale delle Imprese - www.rsinews.it
Pochi giorni dopo il
caso dello studio favorevole all’uso degli antidepressivi in
gravidanza, pubblicato dal Journal of the American Medical
Association (JAMA), in cui la maggioranza degli autori non aveva
dichiarato i propri legami economici con le case farmaceutiche, il fatto
si è ripetuto.
Questa volta riguarda uno studio riguardante le donne che soffrono di
emicrania associata a disturbi visivi, la cosiddetta “emicrania con
aura”, in cui si evidenzia che questi soggetti hanno un rischio doppio
del normale d’incorrere in attacchi cardiaci.
L’Associated
Press ha scoperto che i sei autori dello studio pubblicato da JAMA
non hanno dichiarato di essere consulenti o di ricevere fondi per le
ricerche da case produttrici di farmaci contro l’emicrania o per la
cura dei disturbi cardiaci.
Il principale autore dello studio, Tobias Kurth, ha replicato di non
aver dichiarato i legami finanziari con le compagnie farmaceutiche,
perché li giudicava “irrilevanti”, dal momento che lo studio non
promuoveva alcun trattamento.
Un altro caso,
rivelato dal Wall Street Journal e ripreso in un editoriale dal New
York Times, riguarda uno studio, pubblicato on-line in aprile e
sulla rivista in luglio da Neuropsychopharmacology,
in cui si propone un nuovo trattamento, per i soggetti resistenti alle
terapie convenzionali contro la depressione.
Otto dei nove autori di questo studio sono consulenti della casa
produttrice di questo tipo di trattamento ma non hanno dichiarato
questi rapporti economici. Il nono autore, la cui posizione è l’unica
dichiarata, lavora direttamente per questa compagnia. Non basta, il
principale autore dello studio è anche direttore della rivista che lo
ha pubblicato e già in passato è stato accusato di promuovere terapie
in cui aveva interessi finanziari.
In questo caso, il
trattamento è quello offerto dalla compagnia statunitense Cyberonics,
che produce un elettrostimolatore, da inserire sottopelle, che viene
collegato al nervo vago. Cyberonics ha ordinato 10.000 copie
dell’articolo pubblicato da Neuropsychopharmacology, di cui ha
dato notizia anche con un comunicato
stampa.
Le riserve su questo strumento terapeutico sono numerose, come riportato
lo scorso anno dalla rivista Newton.
Nonostante ciò,
I dubbi su questo trattamento e sulle modalità della sue approvazione
sono state rilanciate dal Washington Post lo scorso marzo. La
decisione della FDA è stata oggetto anche di un rapporto
critico della Commissione Finanze del Senato Usa, diffuso il 16 febbraio
scorso.
In maggio, l’organizzazione dei consumatori Public Citizen ha inviato
una lettera
alla FDA, chiedendo l’immediato ritiro della pubblicità di Cyberonics
sul sito WebMD, che esagera i risultati degli studi clinici condotti
sullo stimolatore del nervo vago, per un totale di almeno dieci
violazioni delle regole di correttezza della pubblicità