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Riscaldamento Globale
Non
è colpa dell'uomo
Furio
Stella - "EfferveScienza" inserto del mensile
Biolcalenda, anno XX, nr. 2 - febbraio 2010, www.labiolca.it
Piccolo esperimento: chiudete gli occhi e pensate al «Riscaldamento
Globale». Che cosa vi viene in mente? Se l’immagine che si sta
formando nella vostra mente è quella di enormi ciminiere che buttano in
cielo nuvoloni neri densi di fumo, avete risposto giusto. Sono, quelle,
le stesse immagini che vengono utilizzate quotidianamente dalla vostra
tv per accompagnare i notiziari sul «Global Warming». Ora, siccome
quel che leggiamo o ci viene detto passa attraverso il vaglio della
nostra coscienza critica, mentre le immagini no, la morale è semplice:
che ci crediate o no, che ne siate consapevoli o no, state accettando
completamente l’equazione «riscaldamento globale uguale opera
dell’uomo». Che è quanto esattamente l’ortodossia scientifica -
quella delle Nazioni Unite, di Al Gore, dei premi Nobel, di Kyoto e del
recentissimo supervertice di Copenhagen - vi sta suggerendo.
Senza che questa verità ufficiale, questo paradigma scientifico, venga
minimamente messo in discussione dai fatti.
Quali fatti? Be’, per esempio che i modelli climatici
usati dagli scienziati dell’I.P.C.C., il potentissimo Panel
Intergovernativo sul Cambiamento Climatico che lavora sotto l’egida
dell’ONU, premiato nel 2007 addirittura con un premio Nobel e i cui
dati costituiscono «verità assoluta» sul tema, non sono condivisi da
migliaia di loro colleghi nel mondo non meno bravi o qualificati di loro
(anzi). Un esempio arriva dall’N.I.P.C.C., l’organismo «non
governativo» che ha prodotto una stroncatura scientifica delle teorie
secondo cui la responsabilità del riscaldamento globale sarebbe solo
e unicamente dell’uomo: il suo rapporto di 700 pagine pubblicato nel
2009 («Climate change reconsidered», il cambiamento climatico
ripensato) è stato firmato difatti da oltre 31.000 scienziati, tra cui
3.800 geologi e scienziati dell’atmosfera, ma anche matematici,
chimici, fisici, medici e ingegneri. Qualche nome di spicco? Tra i primi
firmatari Frederick Seitz, già presidente dell’American Pysical
Society e della National Academy of Sciences, scomparso nel 2008. Oppure
Kary Mullis, il geniale premio Nobel che già aveva denunciato negli
anni ’90 la falsità dell’equazione «H.I.V. uguale A.I.D.S.». «Variazioni
naturali legate al sole o all’acqua, l’uomo non c’entra»,
assicurano.
CLIMAGATE
Sulla «scientificità» dei dati prodotti dal Panel ci
sarebbe da interrogarsi da qui fino a Pasqua. Specie dopo che a metà
novembre scorso è saltato fuori lo scandalo «Climagate».
Ne avete sentito parlare? In pratica un gruppo di hacker ha rubato dal
server della East Anglia University oltre mille e-mail scritte tra il
1996 e il 2009 da vari scienziati dell’I.P.C.C. e del Climatic
Research Unit (C.R.U.) che ci lavora a tempo pieno, e le ha diffuse su
Internet.
In quelle mail gli scienziati esprimono dubbi sulla teoria del
riscaldamento globale che loro stessi portano avanti e, cosa ancora più
grave, ammettono allegramente di aver manipolato le prove scientifiche.
Sul serio. In uno scambio di e-mail del 1999, tanto per citarne una, il
capo del C.R.U., il professor Phil Jones, racconta di aver usato un «trick»,
cioè un trucco, per nascondere il calo nelle temperature.
«Ho appena completato il trucco fatto da
Mike (Michael Mann, un altro ricercatore) su Nature - scrive
- aggiungendo le temperature reali a ogni serie per gli ultimi
vent’anni così che quello di Keith (un altro ricercatore) possa
nascondere il declino». E lo stesso Mann: «Sappiamo tutti che
qui non si tratta di stabilire la verità, ma di prepararsi a respingere
le accuse in modo plausibile». E così via.
Trucchi, dunque. Dati manipolati ad arte, persino articoli
pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche del pianeta. Uno
scandalo, il Climagate, che ha travolto con sé anche l’ex
vicepresidente americano Al Gore, autore del documentario ecologista «An
inconvenient truth», una verità scomoda, premiato con due Oscar per la
denuncia sui rischi del nostro pianeta.
Oscar che la destra di Hollywood ha proposto subito di togliergli, visto
che le informazioni del film coincidevano con quelle «false»
denunciate dalle mail dei ricercatori.
Al contrario delle informazioni «vere» che vengono invece
sistematicamente taciute o derubricate.
Per esempio che la terra ha già vissuto periodi in cui i livelli di CO2,
il temibile biossido di carbonio ritenuto responsabile dell’effetto
serra, erano gli stessi di adesso. Anche nell’Eocene, parliamo di 20
milioni di anni fa, quando dell’uomo non v’era nemmeno traccia.
GAS SERRA
Colpa dei gas serra, dicono oggi.
Vero. Peccato che la stragrande maggioranza di tutte le emissioni sia,
secondo gli scienziati «negazionisti», di origine naturale e non
umana. Cioè una posizione diametralmente opposta a quella dei loro
colleghi dell’I.P.C.C., i cui dati propagandati da giornali e tv
indicano invece che la causa del riscaldamento globale è provocata
invece al 92,5% dai gas serra di origine antropica. Tesi strana, visto
che il rapporto tra i livelli di CO2 e l’aumento delle
temperature non indica sempre una diretta proporzionalità. Al
contrario. Il crollo di Wall Street del 1929, per esempio, fece scendere
la produzione di tutte le industrie del mondo del 30%. Per tornare ai
livelli precedenti, toccò aspettare la fine della Seconda guerra
mondiale e gli anni della ricostruzione 1945-50.
Eppure, come ha dimostrato nel 2001 il
professor Martin Hertzberg, meterologo dell’U.S. Navy, nonostante il
crollo industriale il CO2 ha continuato a salire. Il 21% in più
nell’ultimo secolo. «Com’è possibile - si domanda Hertzberg
– se negli ultimi cent’anni, dal 1880 al 1980, le temperature
sono salite di solo mezzo grado?».
IL CALDO MEDIOEVO
Dicevamo delle epoche storiche.
Tutti gli scienziati ammettono l’esistenza di un «periodo caldo»
(addirittura tre gradi in più rispetto a oggi) compreso fra il 950 e il
1450.
Ne fanno fede anche i resoconti del 1421 di una spedizione nel Mare
Artico di una flotta dell’imperatore cinese che «non aveva incontrato
ghiaccio in nessuna zona». La stessa Groenlandia (da «groenland»,
terra verde) prese il nome dai primi insediamenti vichinghi che la
trovarono evidentemente ben coltivabile dopo la sua scoperta avvenuta
nel 985 da parte del navigatore Erik il Rosso.
Non solo. Dopo il periodo caldo medievale, ben documentato
anche da un rapporto O.N.U. del 1996, salvo poi essere cancellato «misteriosamente»
nell’analogo rapporto del 2001, che cosa ti arriva? Un periodo freddo,
anzi una vera e propria «piccola era glaciale». Circa trecento anni,
con il suo apice compreso fra il 1550 e il 1700 provocato, secondo gli
studi del ricercatore danese Henrik Svensmark finanziati dalla Royal
Society britannica, «dalla ridotta attività solare e dalla maggiore
irradiazione di raggi cosmici che ha ridotto la nuvolosità del clima».
Le temperature in Europa calarono di 1,5° solo nel giro di un secolo
per poi abbassarsi ancora durante il periodo più freddo, e rialzarsi
infine verso il 1750. Un rialzo che continua ai giorni nostri. Sono
dunque circa 400 anni che il pianeta si sta riscaldando, e non 150 come
sostenuto dalle teoria degli ambientalisti.
GHIACCI E CO2
E i ghiacci che si sciolgono? «Variazioni
periodiche», dicono gli scettici del riscaldamento. Ai quali si è
aggiunta nel mese scorso la clamorosa scoperta dell’E.T.H.,
l’Istituto federale svizzero per
Non solo i ghiacci, purtroppo. Più si sale in alto, più i dati si
discostano da quelli decantati dall’I.P.C.C.
La teoria del riscaldamento globale prevede difatti un aumento delle
temperature anche nella troposfera
GOVERNO MONDIALE
Colpa del sole, allora. O colpa dell’acqua, se volete.
Molti studi indicano come l’aumento del biossido
Decine di vulcani sottomarini in piena attività.
Già ce l’immaginiamo l’effetto sui ghiacci. Ma allora perché dei
vulcani sotto il Polo Nord non si è sentito parlare? Per lo stesso
motivo per cui vengono veicolate solo le notizie coerenti con le «verità
scientifiche». Ci sono, dietro le teorie ufficiali, fior di professori
che su quelle «verità» hanno costruito prestigio, cattedre e carriere. Ci sono, naturalmente, enormi interessi
economici in ballo.
E ci sono organizzazioni mondiali, vere e proprie elites a cui si accede
per nomina e non per elezione democratica, che sembrano pendere da tutte
le parti fuorché da quella dei cittadini. Come si è visto con
No, di loro forse è il caso di non fidarsi troppo. Né,
tornando a bomba sui cambiamenti climatici, dell’«impegno a spendere»
l’1% del PIL mondiale preso a Copenhagen anche dal presidente Usa
Barack Obama (domanda: con i soldi di chi?). Una politica dalle
conseguenze sociali imprevedibili, tanto più in un periodo di
spaventosa depressione economica come questo. C’è già difatti chi
grida al pretesto per l’istituzione di un unico «governo mondiale»,
con organismi di controllo sovranazionali, gli stessi già intravisti
all’opera durante l’allarme pandemico dell’O.M.S., limitazioni
alle libertà personali; e magari anche un bel po’ di politiche di «pianificazione
familiare» per ridurre la popolazione del pianeta (in fin dei conti la
colpa del riscaldamento è nostra, no?) come invoca persino il «Profeta
Verde» degli ambientalisti Lester Brown.
Ecco perché nelle immagini tv si vedono le ciminiere che
buttano fumo.
Perché «con sufficiente ripetitività e conoscenza psicologica delle persone coinvolte non
sarebbe difficile dimostrare loro che un quadrato in realtà è un cerchio».
Non lo ha scritto uno scienziato dell’I.P.C.C. o dell’O.M.S.,
ma Joseph Goebbels, il ministro della propaganda