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Dal
rialzo dei tassi al controllo globale!
Marcello Pamio - 29/11/2005
Nonostante
le belle parole degli esperti, la locomotiva
Stati Uniti d’America che una volta trainava il mondo, è arrivata
quasi alla fine del binario dell’economia capitalistica. Oggi il treno
a vapore a stelle e strisce ha decisamente finito il carbone e sta
facendo di tutto per impedire l’arresto, alla stazione chiamata:
crack!
Non esagero quando dico che gli States sono il paese più indebitato al
mondo! Il suo debito ha toccato l’astronomica cifra di 7,5 trilioni di
dollari, cioè 7.500 miliardi di dollari. A questo debito pubblico
andrebbe sommato pure il debito delle famiglie (6 trilioni) e delle
imprese (13 trilioni). Risultato: il debito complessivo (aziende,
famiglie e pubbliche amministrazioni) raggiunge quota 30 trilioni di
dollari (30.000 miliardi di dollari) e rappresenta quasi il 300% del Pil!
Tanto per intenderci, nelle settimane precedenti il crollo di Wall
Street del 1929 tale rapporto era del 240%. In soldoni: la situazione
economica attuale è peggiore di quella che diede inizio agli anni bui
che andarono dal ’29 al ’33.
E questa è l’economia, veniamo adesso alla sistema monetario
Il dollaro sopravvalutato
Il dollaro è in vera e propria
caduta libera e sta perdendo credibilità a livello internazionale come
moneta di scambio. Dal grafico qui sotto si può vedere come la moneta
unica europea da gennaio 2002 fino a gennaio 2005 si è rivalutata nei
confronti del dollaro, partendo da 0,9 e arrivando fino a 1,3 euri
contro dollaro.
Gli ultimi mesi hanno visto una ripresa del conio americano, per via
degli aumenti del tasso di sconto (quindi del costo del denaro) iniziati
da giugno 2004 da parte del presidente del Federal Reserve Board, Alan
Greenspan.
Oggi alle ore 14:00, per comperare un euro servono 1,1713 dollari!
Il
dollaro però rappresenta un paese la cui popolazione per decenni ha
vissuto, non dico sopra le proprie possibilità, ma quasi, facendo
ricorso a carte di credito, al credito al consumo e agli acquisti fatti
a rate (meccanismi, guarda caso tanto in voga anche qui da noi!)
La cosa che ancora ci differenzia (non so per quanto) è che noi
europei, abbiamo puntato la crescita del benessere sul risparmio e sugli
investimenti.
Quindi tornando al dollaro, la moneta verde è stravalutata e gli
analisti del settore si aspettano nei prossimi mesi che il rapporto
EUR/USD torni nella fascia 1,40 se non addirittura più su!
Caro
petrolio
A
complicare il già delicatissimo quadro economico-monetario c’è pure
l’incognita del petrolio. Ad aprile 2005 la prestigiosa banca
d’affari Goldman Sachs ha
pubblicato un report-choc sull’andamento del prezzo del petrolio al
barile prevedendo il picco di 100/105 dollari a barile! Attenzione però,
questa previsione non era a lunga scadenza ma riguardava i prossimi 2
anni!
Dal 2002 la crescita è pressoché lineare fino a metà di quest’anno.
Il picco massimo è stato raggiunto l’1 settembre 2005 con 67,40
dollari, e oggi, un leggero calo lo ha portato attorno ai 56 dollari.
A proposito di picchi, è doveroso ricordare che molto probabilmente si
raggiunto pure il picco massimo di produzione mondiale di petrolio.
Sapete questo cosa significa?
Oltrepassare il picco di produzione petrolifera significa che tutte le
nazioni del mondo messe assieme non potranno mai più estrarre dal
terreno tanto petrolio quanto ne estraevano al momento del picco. Ciò
ha implicazioni straordinarie per la nostra civiltà industriale fondata
totalmente sull’oro nero. Il superamento del picco della produzione
rappresenta una crisi economica senza precedenti, che toccherà per
forza di cose tutte le economie nazionali.
Ecco perché il petrolio costerà sempre di più: per la legge della
domanda e dell’offerta.
La domanda è in continuo aumento grazie al crescere dei consumi dei
paesi industrializzati e all’entrata di paesi come Cina e India:
l’offerta invece è in calo!
La bolla immobiliare
L’ultimo tassello o
mattoncino di questo gioco perverso e pericoloso è proprio quello
edilizio. Mi riferisco alla bolla immobiliare definita dal giornale
britannico “The Economist”
come la più grande bolla speculativa della storia dell’umanità!
Come è potuta accadere una simile cosa?
Semplice: i
bassissimi tassi di interesse delle banche.
Il grafico qui sopra mostra come dal 1985 i tassi Ribor/Euribor - ad
eccezione degli anni 92/93 - sono scesi quasi linearmente fino a toccare
il punto più basso nei nostri giorni: 2%. Questi tassi sono la base per
calcolare il Tasso Variabile di un mutuo (la banca aggiunge al tasso
Euribor un’altra percentuale detta “spread” che rappresenta il
guadagno dell’istituto bancario: dall’1 al 2%)
Tassi così bassi hanno consentito a molti imprenditori edilizi di
indebitarsi a costo irrisorio per costruire una valanga di case e a
molte persone di farsi un mutuo per comperare casa. L’Italia ha
segnato un record in assoluto in termini di erogazione di mutui.
Oggi siamo
in questa situazione:
- una miriade di case costruite e moltissime sono sfitte;
- una miriade di mutui accesi grazie a tassi molto bassi;
Ad aggravare
il quadro generale c’è però:
- la crisi dei posti di lavoro
dovuta alla delocalizzazione delle industrie;
- la crisi di redditività dovuta al rialzo dei prezzi dopo
l’immissione dell’euro;
- la crisi dei consumi non è altro che la logica conseguenza
della crisi di redditività;
Quindi oggi
c’è grande disponibilità di case, pochissimi soldi e posti di
lavoro, ma mutui molto agevolati.
Venerdì scorso
Lo ha confermato anche il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz:
«l’aumento del tasso
d’interesse farà sì che la gente comperi euro, aumentando il suo
valore, ma l’esportazione diminuirà», la conseguenza è
l’aumento della disoccupazione. L’aumento della disoccupazione
aggraverà la crisi di redditività, che aggraverà quella dei consumi,
ecc.
In pratica
Si tratta di un errore tecnico grossolano, o invece Trichet sta facendo
il gioco dei Signori della finanza internazionale che desiderano
pilotare e manovrare una crisi economica molto simile, ma per certi
versi molto più preoccupante, a quella avvenuta nel 1929?
Grazie al crollo della borsa di Wall Street nel ’29 e alla
successiva catena di fallimenti, i signori della truffa si accaparrarono
decine di migliaia di aziende e svariate banche.
La storia si ripete oppure no?
Osservando gli accadimenti macroeconomici la risposta potrebbe essere
affermativa. La differenza è che oggi siamo mentalmente e culturalmente
pronti per accettare la carta di credito con microchip. Se dovesse
succedere un crack finanziario a partire da quello immobiliare, state
certi che la soluzione che ci prospetteranno per evitare altre cose
simili in futuro sarà la tessera con microchip.
Con la carta di credito non potrà accadere più nulla e saremo tutti più
sicuri.
State certi che non useremo più la moneta come la conosciamo oggi, e le
transazioni saranno virtuali attraverso computer. Quando ciò accadrà,
cioè quando la moneta avrà perduto il valore originario di mezzo di
scambio e si sarà virtualizzata totalmente, potremo ancora dire di
essere liberi? Penso proprio di no: in quel momento la nostra intera
esistenza dipenderà da un computer e soprattutto da Colui che
controllerà quel computer!