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Al servizio segreto di Sua Maestà:
lo sbarco dei Mille
Tratto da libro: "L'Inghilterra
contro il Regno delle Due Sicilie"
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I fuochisti, cioè coloro che dovevano dar fuoco alle
polveri, di certo non mancavano: bastava trovarli tra i fuoriusciti, tra
gli esiliati e gli scontenti che ogni regime ha sempre generato.
Costoro, poi, alle soddisfazioni, diciamo così, ideologiche avrebbero
aggiunto in seguito anche benefici materiali quali, ad esempi carriera
politica, posti di comando, agiatezza economica e sarebbero stati, al
momento, affiancati nella loro opera da agenti inglesi che, sull'isola,
si annidavano tra i numerosi addetti alle industrie dello zolfo e del
vino di cui gli inglesi, da generazioni, detenevano, in pratica, il
monopolio; come già detto, come punto di sbarco per i garibaldini sarà
scelto, molto opportunamente, proprio il porto di Marsala, quell'angolo
remoto e mezzo barbaro della Sicilia che pullulava di sudditi
britannici.
Uno di questi prezzolati arruffapopoli, il cui compito era quello di
favorire la missione di Garibaldi,
si
Un altro illustre esule, nell'estate del 1859, lasciava
Londra per
Ufficialmente la finalità dell'Ordine è la 'Fratellanza
Universale" attraverso l'evoluzione spirituale dell'essere, da
raggiungere non solo mediante iniziative filantropiche, ma anche
mediante l'impegno per una giustizia vera, sana e non settaria a
beneficio dell'umanità intera. Nobili intenti, senza dubbio, ma che,
tuttavia, non riescono a disperdere quella nebbia di mistero e di
segretezza che avvolge tutti i suoi riti, le sue iniziazioni, la sua
simbologia. Per non parlare poi delle cosiddette logge segrete o, da più
parti definite, deviate. Chi non ricorda la scandalo della "P2”?
E’ il nome di una loggia fondata nel lontano 1877 (nella sigla, la
lettera 'P' sta per Propaganda) che si distinse subito per un cedimento
a interessi di natura squisitamente profana dei suoi adepti, molti dei
quali furono coinvolti nello scandalo della Banca Romana del 1892. Dopo
la caduta del Fascismo, che aveva spazzato via
Torniamo, però, alla ormai prossima spedizione dei Mille:
le cose dovevano essere organizzate con estrema cura al fine di
garantire l'assoluto successo dell'impresa: Garibaldi non voleva
ripetere i suoi tragici fallimenti. Egli era disposto a correre qualche
rischio ma solo se c'era una chance, anche una su cento. Egli prese,
perciò, la sua decisione solo dopo essersi assicurato che
l'insurrezione fosse stata riaccesa sulle montagne attorno a Palermo. I
moti che scoppiarono dal 3 al 18 aprile a Boccadifalco, Palermo,
Monreale e Carini esaudirono la sua richiesta. Crispi, da sempre un
mazziniano dei più violenti e, in questa occasione, a tutti gli effetti
un agente inglese, aveva lavorato bene. La rivolta fu prontamente sedata
ma essa era servita a non dar pretesto ad eventuali ripensamenti del
Generale. Per la cronaca, Garibaldi, leggendo un dispaccio del suo
corrispondente da Malta, Nicola
Fabrizi, che lo informava del fallimento dell'insurrezione, avrebbe
esclamato con le lacrime agli occhi: “Sarebbe pazzia andare" e a
Genova, dove -nel frattempo- erano cominciati ad affluire numerosi
volontari, cominciò a diffondersi la voce che non si sarebbe più
partiti; mentre qualcuno già cominciava a smobilitare, si sentivano i
partigiani di Mazzini esclamare: "Garibaldi ha paura".
A Torino, più o meno contemporaneamente a questi eventi,
Garibaldi, che si diceva stesse meditando una sortita a Nizza per
riportare al Piemonte la sua città natale (da poco ceduta alla Francia
così come previsto dagli accordi di Plombières), dove, con duecento
uomini, avrebbe sfasciato le urne in cui erano state deposte le schede
del "SI” del plebiscito di annessione e sparpagliate le carte in
modo da rendere necessario un nuovo ballottaggio, era più volte
ricevuto dall'ambasciatore britannico sir James
Hudson che, rassicurandolo delle simpatie dell'Inghilterra, gli
garantiva ampia protezione per la riuscita della missione in Sicilia.
E a questo punto della storia che compare, all'improvviso, l'ambigua
figura di un personaggio che incoraggerebbe il velleitario Garibaldi a
credere nel successo del suo inverosimile piano. Lo sconosciuto,
misterioso, eccentrico e divertente avventuriero, nell'aprile del 1860,
seguirà Garibaldi in ogni suo spostamento, viaggiando negli stessi
scompartimenti, dimorando negli stessi alberghi e sedendogli sempre
accanto nel convivi; presentato come giornalista inglese e considerato
da Garibaldi e dal suoi seguaci un esperto in procedure costituzionali
anche di paesi stranieri con diverse istituzioni, egli era, in realtà,
un agente segreto al servizio di Sua Maestà Britannica ed il suo nome
era Oliphant, Laurence Oliphant,
ottocentesco omologo di James Bond. Proprio come il mitico personaggio
dei romanzi di lan Fleming,
infatti, egli aveva girato il mondo in lungo e in largo e, stranamente,
la sua presenza era sempre segnalata laddove era imminente una guerra o
una sommossa che interessasse particolarmente la sua madrepatria. Non
era quella la prima volta (e non sarebbe stata nemmeno l'ultima) che
viaggiava in Italia: c'era già stato da giovane, all'inizio del 1848,
strana coincidenza, proprio in concomitanza dei primi tumulti di quell'anno...
La sera del 13 aprile 1860, mentre egli stava cenando con
Garibaldi, in una stanza dell'Albergo della Felicità, a Genova, insieme
con un'altra ventina di commensali, il Generale gli disse di essere
dispiaciuto di dover abbandonare il progetto di Nizza perché cose ben
più importanti bollivano in pentola. Egli spiegò che i gentiluomini a
tavola erano tutti siciliani venuti ad incontrarlo per dirgli che ormai
era tempo di invadere
Le tracce del misterioso personaggio scompaiono, altrettanto
improvvisamente, alla vigilia della partenza dei Mille. Laurence
Oliphant, comunque, riportato dall'Enciclopedia Britannica come british
author (18291888), rimarrà in Italia o vi tornerà dopo un paio d'anni,
per conto dell'Intelligence Service, per tenere sotto controllo lo
sviluppo del Brigantaggio e per seguire gli avvenimenti, se non per
sostenerli, che impedirono il ritorno di Francesco II sul suo legittimo
trono. Tra i vari Confidential Reports, da lui inviati a Londra, ce n'è
uno spedito da Foggia il 19 aprile
A meno di tre settimane dalla partenza da Quarto, nessuno
poteva realisticamente credere a un’improvvisa quanto estemporanea
spedizione a Nizza: in realtà tutto era già stato predisposto ed
organizzato, per l'avventura nell'Italia Meridionale. Già la sera del
16 febbraio precedente, infatti, quasi tre mesi prima dello sbarco, il
cavalier Martini, Ministro Plenipotenziario dell'Imperatore d'Austria a
Napoli, riceveva un dispaccio telegrafico: "Una spedizione partirà
prossimamente da Genova e da Livorno per Napoli." Il largo anticipo
e l'accurata precisione con cui il controspionaggio austriaco informava
Napoli di quanto si stesse progettando in suo danno, fanno cadere ogni
dubbio circa la veridicità dell'ipotetico sbarco in Costa -Azzurra.
Nessuno, oltretutto, nemmeno l'Inghilterra poteva correre il rischio di
uno scontro, anche se solo diplomatico, con
Le cose dovettero andare in maniera diversa da quanto si
vuol far credere: l'agente britannico, molto più verosimilmente, era
venuto a dare il via libera del suo governo all'unica, vera invasione da
tempo progettata, quella della Sicilia. Un tipo come Garibaldi, tutto
Sturm und Drang, così come ce lo hanno dipinto gli storici, non avrebbe
mai abbandonato l'ardito progetto di liberare la sua città natale
(anche se irrealizzabile) sol perché alcuni fautori dell'invasione
siciliana l'avevano persuaso a cambiare idea. Egli stava per eseguire
degli ordini: della Massoneria o del Governo Inglese; in ogni caso,
disposizioni provenienti da Londra ed accompagnate da un milione di
piastre turche (oltre quindici milioni di dollari attuali!), più che
rilevante somma consegnatagli proprio durante la sua breve permanenza a
Genova...
L’ottocentesco antesignano di 007, dunque, oltre alla consegna dell'argent,
era venuto per ripassare gli ultimi dettagli e a comunicare le
disposizioni finali; molto probabilmente, era venuto a consegnare armi e
a fornire i codici di collegamento con le navi britanniche che avrebbero
garantito, con la loro ininterrotta presenza, il buon esito della
missione. Già... perché, proprio per avere certezza di successo, l'entirely
neutral english government aveva da tempo spedito nelle acque del
Tirreno un imponente squadrone navale, circa la metà di tutta
Tratto da libro: "L'Inghilterra
contro il Regno delle Due Sicilie"
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