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La
notizia emersa durante una riunione dell’Autorità nazionale per la
sicurezza
Rai: scoperta una struttura a difesa del “Segreto di Stato”
Marco
Marsili - tratto da La Voce - www.voceditalia.it:80/index.asp?T=&R=cro&ART=9814
Ne farebbero parte 50 giornalisti con potere di
censura
Roma, 22 mag. – La notizia è clamorosa: secondo quanto
appreso da fonti dell’intelligence militare, in Rai sarebbe attivo un
“organo esecutivo sicurezza” (Oes), alle dirette dipendenze del
ministero delle Comunicazioni, con il compito di “vagliare” le
notizie da diffondere. Stando a quanto scoperto dalla Voce,
farebbero parte di questa struttura segreta circa 50 giornalisti – tra
cui alcuni caporedattori – che avrebbero il potere di autorizzare il
“Nulla osta di sicurezza” (Nos) sulla divulgazione di notizie sulle
reti della tv pubblica. La rivelazione dell’esistenza di un organo
preposto alla tutela del segreto di Stato in Rai, sarebbe stata fatta la
settimana scorsa, durante una riunione dell’Autorità nazionale per la
sicurezza (Ans), da parte del rappresentante del dicastero delle
Comunicazioni - attualmente guidato da Paolo Gentiloni della Margherita
-, dal cui Organo centrale di sicurezza (Ocs) dipenderebbe la struttura
di viale Mazzini.
L’Ans è alle dirette dipendenze del Presidente del
Consiglio dei ministri, al quale, secondo la legge n. 801 del 24 ottobre
1977 sull’Istituzione ed
ordinamento dei servizi per l’informazione e la sicurezza e disciplina
del segreto di Stato, è demandato il potere di decidere la
secretazione delle informazioni. La materia è stata poi ulteriormente
regolata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3
febbraio 2006 contenente le “Norme unificate per la protezione e la
tutela delle informazioni classificate” (Berlusconi lo aveva usato per
“coprire” l’abuso edilizio di villa Certosa in Sardegna).
Tuttavia, il regolamento
attuativo emanato
da Palazzo Chigi è stato classificato come
“riservatissimo”, e, quindi, occultato all’opinione pubblica. La
scoperta ha lasciato stupefatti anche gli uomini del reparto
Informazione e sicurezza del Centro intelligence interforze dello Stato
maggiore della Difesa, che partecipavano all’incontro: persino i
militari ne erano all’oscuro.
Il possesso del Nos non implica tuttavia l’accesso
automatico alle informazioni classificate, in quanto tale qualifica è
subordinata all’effettiva “necessità di conoscere”. La normativa
in vigore sul segreto di Stato stabilisce che sono coperti “gli atti,
i documenti, le notizie, le attività ed ogni altra cosa la cui
diffusione sia idonea a recar danno all’integrità
dello Stato democratico, anche in relazione ad accordi
internazionali, alla difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a
suo fondamento, al libero esercizio delle funzioni degli organi
costituzionali, all’indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati
e alle relazioni con essi, alla preparazione e alla difesa militare
dello Stato”.
Secondo questa definizione, potrebbe rientrare qualsiasi
tipo di notizia, comprese quelle “politiche” (prima della riforma,
il Regio decreto 11 luglio 1941, n. 1161 sulle Norme
relative al segreto militare si riferiva infatti al
“segreto politico o militare”). L’articolo 7 della legge sul
segreto di Stato specifica che “è tenuto all'osservanza delle norme
ed è responsabile di ogni infrazione alle stesse, chiunque, per ragione
della sua carica, impiego, professione o servizio, ovvero in occasione
dell'esercizio di essi, venga a conoscenza di notizie di carattere
segreto o riservato”. L’articolo 262 del Codice
penale stabilisce
che “chiunque rivela notizie, delle quali l'Autorità competente ha
vietato la divulgazione, è punito con la reclusione non inferiore a tre
anni.”, e che “le pene si applicano anche a chi ottiene la
notizia”. L’articolo 256 sul Procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato
punisce inoltre “chiunque si procura notizie che, nell'interesse della
sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o
internazionale, dello Stato, debbono rimanere segrete con la reclusione
da tre a dieci anni”. L’articolo 261 sulla Rivelazione
di segreti di Stato stabilisce inoltre che “chiunque
rivela taluna delle notizie di carattere segreto indicate nell'art. 256
è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni”.
Evidentemente la richiesta di Santoro era temporaneamente
“sfuggita” al controllo dell’organo esecutivo di sicurezza di
viale Mazzini, obbligando le istituzioni preposte ad un tardivo, quanto
goffo, intervento, per cercare di bloccarne la messa in onda. Vedremo
che impatto avrà questa clamorosa scoperta sulle proposte
di legge del governo sulla riforma della Rai e dei
servizi segreti. E se
Marco Marsili