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Le ragioni di un debito
pubblico così elevato
di Pierluigi Paoletti www.centrofondi.it
Ieri nel
gruppo di discussione di centrofondi http://groups.google.com/group/centrofondi?hl=it
l’amico
Da una
parte vediamo l’inflazione (in giallo), la linea marrone è la
variazione negli anni del TUS e in rosso l’evoluzione, o forse è
meglio dire l’esplosione, del debito pubblico.
Possiamo vedere come fino agli inizi degli anni ’80 il debito pubblico
rimase a livelli alti, ma sempre nella media degli altri paesi europei.
Anche se sarà superfluo ricordarlo, è bene ribadire che il debito
pubblico non è altro che la richiesta di denaro da parte dello stato
alla banca centrale (bankitalia o bce): lo stato che ha necessità di
denaro si indebita, per il valore facciale e non per il costo di stampa
come sarebbe legittimo, nei confronti della banca centrale. Questo porta
all’assurdo che più un’economia cresce, più ha bisogno di denaro
cartaceo per rappresentare i beni ed i servizi prodotti, più si
indebita. La cosa ancor più difficile da digerire per una mente che usa
il buon senso è che lo stato si indebita con la banca centrale anche
per fare infrastrutture, investimenti, che aiutino lo sviluppo e la
crescita del paese e anche per l’assistenza e gli ammortizzatori
sociali.
Tutto questo si può vedere bene nella crescita del debito pubblico
durante tutto il dopo guerra. Ma cosa accadde esattamente negli anni
’80 per far decollare il debito pubblico?
Fino a
quegli anni le banche commerciali “finanziavano” le esigenze di
cassa dello stato avendo dei vincoli di portafoglio che le obbligavano a
comprare i titoli del debito pubblico a tassi molto bassi. In quegli
anni le autorità monetarie abolirono questi vincoli obbligando così lo
stato ad approvigionarsi a tassi di mercato. La spiegazione ufficiale
era che si voleva evitare che la classe politica al potere
(democristiani e socialisti) utilizzasse la leva degli investimenti
pubblici a fini clientelari e di corruzione. La vera ragione era invece
che in quel modo lo stato avrebbe dovuto finanziare tutta la differenza
tra entrate e uscite (il disavanzo) a tassi di mercato, offrendo, grazie
alla classe politica miope, collusa e irresponsabile, guadagni
spropositati a tutto il sistema bancario nel suo insieme che acquistava
così titoli ad altissima remunerazione, che arrivarono anche fino al
20% (!!!). Con il divorzio nel 1982 tra Tesoro e bankitalia (prima il
TUS veniva deciso di concerto tra Tesoro e Bankitalia), la banca
centrale decideva in piena autonomia quanto sarebbe costato il denaro e
quanto avrebbe guadagnato tutto il sistema bancario. Se a questo
aggiungiamo l’eliminazione dei vincoli di portafoglio che obbligavano
le banche a detenere titoli di stato a tassi bassissimi, il quadro
diventa particolarmente chiaro.
Addirittura ci furono periodi in cui il tasso per le linee di credito praticato dalle banche ai migliori clienti come Fiat era inferiore a quello che si ricavava dai titoli di stato per cui le grandi imprese, comprese quelle a partecipazione statale, prendevano soldi a prestito e li investivano in titoli di stato lucrando la differenza tra tasso pagato alle banche e quello percepito dai titoli del debito pubblico.
Per una
migliore comprensione del periodo consigliamo di leggere il libro di
Il grafico
aiuta la comprensione di quanto detto e fa vedere come il TUS fino al
1980 era contenuto sotto il tasso di inflazione, mentre dopo il divorzio
tra Tesoro e bankitalia è stato sempre ampiamente sopra ed ha
contribuito molto pesantemente alla lievitazione del debito pubblico. In
quegli anni Ciampi era governatore della banda centrale e durante il suo
mandato il debito pubblico salì dal 62,40% al 118,40%. La carriera di
quest’uomo, soprattutto nel periodo successivo alla guida in
bankitalia (presidente del consiglio, superministro dell’economia,
presidente della repubblica), dimostra quali sono i poteri che realmente
comandano in italia ed il vero valore della politica.
Dopo aver spremuto fino all’inverosimile lo Stato, dal 1992, grazie
alla speculazione valutaria e all’uscita dallo SME della lira, i
poteri finanziari esteri si sono comprati tutte le ricchezze italiane
con lo sconto del 40%. Con la firma del trattato di Maastricht,
sempre nel 1992, inizia anche un’ulteriore periodo di guadagno per il
sistema bancario perché il debito pubblico in 10 anni, dal 1994 al
2004, è stato portato dal 124,5% al 103,8% per permetterci di entrare
nell’euro.
Non ci
dobbiamo dimenticare che con l’abolizione del vincolo per le banche a
non interferire nella vita delle aziende finanziate, oggi le banche
dirigono e di fatto possiedono la quasi totalità del mondo produttivo
italiano (o almeno quello che ne resta).
Una prova ulteriore del danno che questa avidità insaziabile e
fuorimisura del sistema bancario abbia inciso sulla nostra economia ce
la offre questo grafico che prende in considerazione la differenza tra
la nostra produzione e la media europea
Se fino al 1972 abbiamo
avuto una produzione superiore rispetto alla media europea dell’8% e
nel decennio successivo addirittura quasi del 40% (!!!), dal 1982 la
nostra economia non si è più ripresa.
I parametri suicidi degli accordi europei, il debito così alto e
impossibile da ridurre e un sistema di cambi fissi e penalizzanti come
quelli adottati dall’euro, spiegano perché oggi abbiamo tanta
difficoltà a riprenderci.
Noi lo sappiamo, i politici fanno finta di niente e continuano a fare il
loro teatrino, mentre i banchieri continuano a guadagnare….
Una cosa è certa, non possiamo rimanere a guardare! Queste
persone, www.ecoroma.org – www.progettoscec.com
– www.progettotau.org , lo
sanno e stanno facendo, dal basso, quello che dovremmo fare tutti,
rimboccarci le maniche e ricostruire poco per volta per riprendere le
nostre sovranità perdute, monetaria, alimentare, territoriale.
That’s
all folks
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