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PsicoCardiologia
A
cura del Dottor Marco Marilungo
Già
nella antica Cina l’importanza della relazione della interconnessione
inscindibile tra il corpo e la mente era riconosciuta. Un disagio della
mente può provocare dolore, ansia, aspettative e speranze frustrate,
che possono provocare, se ripetute nel tempo e non risolte, problemi
cardiaci. Esiste una stretta correlazione tra le emozioni profonde di
una persona e le sue reazioni fisiche e cardiologiche.
Nei primi anni del secolo ventesimo, il 1900, iniziarono le prime
osservazioni ed i primi studi sulle malattie cardiache e sulle
potenziali cause psicologiche. Alcuni studiosi osservarono che
l’eccessiva preoccupazione, la tendenza a reprimere la rabbia, seri
problemi familiari e lavorativi, oppure eccessivo attaccamento al
lavoro, la ricerca della perfezione delle prestazioni, l’assenza di
svago, dello sport, del tempo libero da dedicare a sé stessi, potevano
essere la causa di insorgenza di malattie del cuore.
Furono,
negli anni successivi, gli anni ’40 del 1900, individuate altre cause,
o concause. Si vide che l’assenza di hobbies, l’alto interesse per
le attività intellettuali, l’ostinazione, la cavillosità e la
ricerca del perfezionismo, potevano essere fattori di rischio per
cardiopatie, tanto è vero che si cominciò a parlare delle malattie
cardiache come di uno stato di tensione e di attesa di una ricompensa
affettiva, di una ostilità repressa nei confronti del padre, o di
entrambi i genitori.
La PsicoCardiologia affonda le sue radici nella Psicologia della Salute,
che studia i rischi psico-sociali i quali possono incidere sulla
insorgenza di problemi o malattie cardiovascolari. E’ una disciplina
che fa da ponte tra la Cardiologia e la Psicologia, più sovente
condotta da Psicologi, di rado gestita da Cardiologi. L’ideale
sarebbe la gestione della PsicoCardiologia da parte di Psicologi anche
Medici-Cardiologi o da Cardiologi anche Psicologi-Psicoterapeuti.
La
PsicoCardiologia può portare ad informare le persone, quindi a
promuovere, su come modificare lo stile di vita per non divenire
“malati fisico-organici”, tantomeno cardiologici. Nel caso in cui un
problema cardiaco sia già presente, è di aiuto nel non perseguire gli
“errori” passati con il fine di ottimizzare le terapie, basate sui
farmaci, basate sulla parola (Psicoterapia, Counseling, etc.).
La PsicoCardiologia invita e sostiene le persone ad utilizzare la
propria rete di relazioni sociali, se non esiste a crearla; ad
integrarsi con la realtà che le circonda essendo consapevoli della
potenza che la rete può fornire, ma anche della potenza che ognuno di
noi possiede senza sapere di possedere. Promuovendo le nostre capacità
interne (empowerment).
Ai
giorni nostri si parla sovente di stress, una parola che è in realtà
un grande contenitore. Lo stress… Non è detto che lo stress sia
negativo. Quando lo stress può essere positivo si può parlare di
eustress. Un esempio: lavoro 12 ore al giorno, sono contento del lavoro
che sto svolgendo, è gratificante dal punto di vista creativo ed
economico (Perché no? Anche economico, stiamo svolgendo un lavoro per
il quale è giusto che si riceva la giusta ricompensa!).
Ma quando lo stress diventa negativo? Allora si parla di distress, lo
stress che toglie energie, che non è gratificante, che fa tornare a
casa frustrati, non compresi, pensate al mobbing.
Quando il Distress è presente, molto presente, può capitare che si
inizi ad avvertire dolori, difficoltà a respirare, a notare che la
pressione arteriosa si alza, che compaiono dolori più o meno diffusi
sul torace, che si pensi possano essere dolori del cuore. Allora si può
prendere la decisione di andare dal Cardiologo. Poi il Cardiologo può
dire che il cuore funziona alla perfezione; allora? Che si fa?
Spesso
capita che si cerchi un altro professionista che avvalori l’idea che
si è cardiopatici, ci si sottopone ad una miriade di esami; alla fine
tutti gli esami effettuati danno lo stesso risultato: “Il cuore sta
bene”. Certo, va bene accertarsi che il nostro cuore funzioni alla
perfezione, va bene sottoporsi ad accertamenti, ma quando le indagini
svolte ci confermano che il cuore (fisico, organico) funziona?
E se, in realtà, stiamo parlando del Cuore Metafisico, il cuore dei
sentimenti, delle emozioni, dei dolori? Dopo che il nostro Cardiologo ci
ha detto che il Cuore (Muscolo, Valvole, Nervi, Arterie Coronarie)
funziona? Che fare? Forse dovremmo dare più ascolto ai nostri
sentimenti, ai nostri bisogni, alle nostre emozioni. Magari facendoci
aiutare da esperti delle emozioni, da esperti che basano la
“Terapia” sulle parole, piuttosto che sulle molecole.