Acqua: Berlino dà
l'esempio
Fonte: ilribelle.com
Il referendum popolare di
domenica scorsa si è chiuso con una vittoria che ha sfiorato
l’unanimità: il 98,2 per cento dei cittadini vuole che la Berliner
Wasserbetriebe sia gestita esclusivamente dal Comune
Anche a Berlino l’acqua torna
pubblica. A deciderlo una consultazione popolare che ha chiesto ai
cittadini della capitale tedesca, domenica 13 febbraio, di dire “sì”
o “no” alla proposta di togliere la gestione dell’acqua ai
privati.
Se in Italia si deve ancora votare sulla
questione della privatizzazione
dei servizi idrici, e se in una città come Parigi è già stato
deciso da parecchio tempo di renderli nuovamente pubblici, oggi anche
Berlino ha deciso che non si possono più associare speculazioni e
profitti ad un bene di primaria importanza come l’acqua. I berlinesi
hanno infatti votato “sì” al referendum per l’annullamento
della privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi
idrici. Una vittoria a dir poco schiacciante: su oltre 678.000
elettori, il 98,2%, ha votato a favore di un’inversione di marcia,
rivendicando anche una maggiore trasparenza dei contratti.
«Un bene essenziale come l’acqua non
può essere fonte di profitto, vogliamo che torni in mano pubblica»,
ha dichiarato il portavoce del Comitato promotore, Thomas Rodek. E così
sarà. Quello del referendum berlinese è stato un trionfo dei sì: ne
servivano almeno 616.571, e ne sono arrivati 665.713. Andreas Fuchs,
il cassiere del comitato referendario, commenta: «Ci speravo, ma non
me l’aspettavo più, vista la scarsa affluenza in mattinata». Ed
aggiunge: «È la prova che si può fare molto anche con pochi mezzi».
Pochi mezzi davvero, dato che il comitato disponeva di soli 12 mila
euro per organizzare tutto: soldi ottenuti interamente da donazioni
(mentre gli organizzatori del fallito referendum sulla religione a
scuola di due anni fa avevano raccolto centinaia di migliaia di euro).
La richiesta riguardava la pubblicazione
integrale del contratto con cui nel 1999 la capitale tedesca, cercando
di fare cassa, decise di vendere alle società Rwe e Veolia il 49,9%
dell’azienda dei servizi idrici comunali, la Berliner Wasserbetriebe.
Un contratto di cui solo nel novembre del 2010 i promotori del
referendum hanno ottenuto la pubblicazione da parte del municipio
berlinese: 700 pagine che illustrano il processo di privatizzazione
parziale. Un dossier che mostra come la città abbia garantito alti
margini di guadagno alle due imprese interessate, Rwe e Veolia. Che,
nell’arco di dieci anni, hanno incassato più utili dell’intera
città di Berlino: 1,3 miliardi contro 696 milioni. Ora l’obiettivo
del comitato referendario resta quello di riportare completamente la
Berliner Wasserbetriebe in mani pubbliche. Evitando possibilmente di
replicare quanto successo nella vicina Potsdam, dove, nonostante la
società di gestione dei servizi idrici sia stata rimunicipalizzata
dieci anni fa, i prezzi hanno continuato a salire. E a far pagare oggi
un metro cubo d’acqua più che a Berlino (5,82 euro).
In una domenica compresa tra il 15
aprile ed il 15 giugno gli italiani si potranno esprimere sul quesito
riguardante l’abrogazione del decreto Ronchi, col quale nel 2009 è
stato sancito che il servizio idrico non potrà più essere gestito da
società pubbliche, ma solamente affidato a società che sono o
totalmente private, o possedute da privati per almeno il 40%. Il
secondo quesito riguarda invece la cancellazione del “Codice
dell’ambiente”, una norma che prevede una quota di profitto sulla
tariffa per il servizio idrico, la cosiddetta “remunerazione del
capitale investito”.
Secondo i detrattori italiani dei
referendum sull’acqua “privatizzare non può che migliorare la
qualità dei servizi”. Per i sostenitori del referendum di Berlino,
invece, in seguito alla privatizzazione parziale dei servizi idrici
comunali i prezzi dell’acqua sono aumentati del 35%, collocandosi
fra i più alti di qualsiasi altra città tedesca. A Berlino un metro
cubo d’acqua costa 5,12 euro, a Colonia 3,26. Teniamolo ben
presente, quando questa primavera ci recheremo a votare. Ce lo ricorda
anche Dorothea Härlin, del comitato referendario berlinese, che
sottolinea l’importanza internazionale del successo registrato nelle
urne il 13 febbraio, ricordando che «non soltanto i berlinesi, ma i
cittadini di tutto il mondo si battono per l’acqua».
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