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Primavere arabe e Rivoluzioni SPA
Marcello Pamio – 8 novembre 2012

 

Naturalmente, la gente comune non vuole la guerra;

né in Russia, né in Inghilterra, né in America, né in Germania.

Questo è chiaro.

Alla fine, però, è il leader di un Paese a determinare la politica

ed è sempre abbastanza semplice costringere la gente a seguirlo,

che ci sia una democrazia, una dittatura fascista, un Parlamento

o una dittatura comunista.

Che abbiano voce o meno,

le persone possono sempre essere portate a seguire i propri leader.

E’ semplice. Tutto quello che bisogna fare è dire loro che sono sotto attacco e denunciare i pacifisti per la mancanza di patriottismo,

per esporre la nazione al pericolo.

Funziona allo stesso modo in ogni Paese.

Hermann Wilhelm Göering, Presidente del Reichstag tedesco

 

Nel gennaio 2011 nell’Africa settentrionale e nel Medio Oriente hanno cominciato a diffondersi a tappeto delle ribellioni “spontanee” e “locali” che sarebbero poi esplose nella cosiddetta Primavera Araba. Questo è quello che ci hanno fatto credere.
Ci sono voluti diversi mesi perché la verità venisse a galla, e cioè che dietro le sollevazioni popolari e libere si celava la lunga mano uksraeliana (Inghilterra, Usa e Israele).
Il New York Times ad aprile dello stesso anno ha dovuto intitolare: “Gruppi americani hanno favorito la diffusione della Primavera Araba”.

Chi sono questi gruppi e qual è il loro gioco?
Tanto per citarne qualcuno: “Otpor!” in Serbia e in altri paesi, il “Movimento Giovanile 6 aprile” in Egitto, il “Centro per i Diritti Umani” del Bahrain, il “Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia”, “Donne sotto assedio” in Siria, “Golos” in Russia, la “Fratellanza Musulmana”, ecc. Questi gruppi hanno ricevuto, finanziamenti dal National Democratic Institute (NDI), dal Freedom House di Washington e addestramento dall’intelligence statunitense (CIA) e britannica (MI5).

Per meglio comprendere qual è il gioco, ad esempio il “Movimento Giovanile 6 aprile” è collegato con il CANVAS (Centro per l’Azione e le Strategie Applicate Non Violente), una ONG (Organizzazione non governativa) chiamata “Otpor!”, creata dal governo americano in Serbia nel 2000 e finanziata dall’Open Society Institute di George Soros, per rovesciare il governo di Slobodan Milosevic. Il CANVAS ha inoltre fornito assistenza ai manifestanti della “Rivoluzione Rosa” in Georgia e a quella “Arancione” in Ucraina.

Chi sceglie i colori delle Rivoluzioni?
L’attuale e potentissima élite economico-finanziaria, crea dal nulla organizzazioni non governative di facciata per poter lavorare indisturbato nei paesi che vuole rovesciare.
Esistono, oltre a NDI e Freedom House, altri centri utili a dirottare milioni di dollari dalle casse governative ed esportare la cosiddetta democrazia a stelle e strisce, per esempio il Fondo Nazionale per la Democrazia (National Endowment for Democracy) riceve ogni anno 100 milioni di dollari dal Congresso statunitense.

Vi sono però gruppi che non finanziano, ma creano letteralmente le Primavere e le Rivoluzioni, è il caso dell’International Crisis Group il cui motto ufficiale nel sito è il paradossale e ipocrita “Working to prevent conflict worldwide”, letteralmente: “lavorando per prevenire conflitti nel mondo”.
I nomi di alcuni membri del gruppo possono far comprendere la portata: il Presidente israeliano Simon Peres, il governatore della Banca d’Inghilterra Stanley Fisher, il banchiere-speculatore George Soros della Open Society Institute, gli storici della manipolazione della geopolitica come Zbigniew Brzezinski, Richard Armitage, Samuel Berger e il generale Wesley Clarck, e la nostrana Emma Bonino.

Tra i finanziatori vi sono le peggiori società del pianeta, tra cui le petrolifere BP, Chevron, Shell, Statoil e la società mineraria (platino, diamanti, minerali, ecc.) Anglo American PLC.
Risulta essere molto interessante e indicativo sapere che le società che partecipano attivamente alla distruzione ambientale, energetica e sociale di interi paesi e continenti, fanno parte del gruppo che “lavora per prevenire i conflitti nel mondo”!

Tra tutti i membri, merita un approfondimento a parte l’ebreo ungherese George Soros (il cui vero cognome poi modificato era Schwartz). Soros è il quindicesimo uomo più ricco al mondo, secondo la rivista Forbes, e uno dei maggiori e spietati speculatori planetari.

Membro, tra le altre cose, del Consiglio per le Relazioni con l’Estero (CFR, il governo ombra americano) e del Gruppo Bilderberg, finanziò Solidarnosc, fece crollare sterlina e lira nel 1992, e negli ultimi anni si è dilettato, tramite il suo Open Society Institute, a finanziare le varie Rivoluzioni. La sua collusione è a tal punto evidente che il premier russo Vladimir Putin per difendere il proprio Paese dalle intromissioni esterne, avrebbe emesso un mandato di cattura nei confronti di Soros, accusato di speculare sul Rublo e di finanziare l'opposizione in vista delle elezioni di marzo” (ASI, Agenzia Stampa Italia).
Putin ha perfettamente ragione, perché c’è sempre Soros dietro le Pussy Riot, il gruppo russo di femministe riottose che, nel nome delle libertà, usano pornografia (atti sessuali di gruppo in luoghi pubblici, una di loro si è perfino fatta filmare in un supermercato mentre s’infilava un pollo dentro la vagina) e blasfemia, il tutto per creare rotture mirate interne all’attuale governo di Mosca.
Le immagini che circolano in Rete non lasciano spazio a dubbi: le ragazze esagitate si fanno fotografare sventolando la bandiera dell’Otpor!

 

Un'altra istituzione è il Brookings Institution.

Si tratta di un'organizzazione no-profit con sede a Washington, la cui missione è condurre ricerche indipendenti per poi fornire raccomandazioni pratiche su come rafforzare la democrazia americana, promuovere lo sviluppo economico e il benessere sociale, la sicurezza per tutti gli americani, e infine fissare una più aperta e prospera cooperazione internazionale.

E’ completamente sconosciuto, ma il Brookings è il think tank (serbatoio di pensiero) della politica americana, cioè uno dei gruppi più influenti al mondo.

Il Brookings riceve finanziamenti da Fondazioni Carnegie, Rockefeller e Ford, da banche come Goldman Sachs e Banca d’America e da industrie come Lockheed Martin (armi e difesa), Exxon, Boeing, General Electric, Alcoa, Nike, Gruppo Carlyle, Duke Energy, PepsiCo, At&T.

Il comitato è composto da dirigenti d'azienda, illustri accademici, funzionari governativi ed ex leader. E’ così influente questo gruppo che l’attuale embargo economico all’Iran è opera loro. Nello studio pubblicato nel 2009 dal titolo: “Quale strada verso la Persia?”, il Brookings ha esaminato attentamente le modalità con cui l’amministrazione statunitense possa influenzare il cambio di regime a Teheran, e il suggerimento, poi reso operativo, è stato di costringere il paese a penalizzanti sanzioni economiche. La realtà è che le analisi e le soluzioni fornite dal gruppo, vengono poi messe in atto dai camerieri dei banchieri: i politici.

Fa tutto parte - spiega Flynt Leverett, ex ufficiale del Consiglio di Sicurezza Nazionale sotto Bush - di  una campagna di provocazione, finalizzata ad aumentare la pressione sull’Iran. L’idea è che a un certo punto gli iraniani risponderanno e allora l’Amministrazione avrà il pretesto per colpirli”.

Stanno cercando la scusante mediatica (armi nucleari o una risposta militare) per poi intervenire e rovesciare il regime.

 

Problema à Reazione à Soluzione

 

La Soluzione è il cambio di regime nei paesi considerati dall’élite il Male assoluto: Siria e Iran per esempio, il tutto per instaurare delle dittature militari e/o governi fantoccio filoccidentali; il Problema è creare divisioni e dissidi attraverso organizzazioni e la stampa, scontri armati, omicidi e stragi grazie a mercenari e spie, facendo poi cadere la colpa sul governo di turno, al fine di innescare la Reazione emotiva violenta delle persone.

Allora può intervenire l’esercito salvatore del Messia, lo zio Tom, che con missili intelligenti, bombe a grappolo, al fosforo, all’uranio impoverito, bombe nucleari tattiche e sporche può riportare la Pace e l’Armonia, tanto implorata dalla miserabile e stremata popolazione.

Non ricorda qualcosa di già visto?

Il ruolo della CIA
Cosa c’entra la CIA in tutto questo?
L’Agenzia di intelligence più famosa al mondo, grazie ai film propaganda di Hollywood, mette lo zampino da oltre sessant’anni in tutte le guerre, attentati, colpi di stato e Rivoluzioni.
Secondo la Commissione investigativa del senatore statunitense Church, la CIA avrebbe organizzato oltre 3000 operazioni maggiori e 10.000 operazioni minori che hanno provocato la morte di più di 6 milioni di persone.

Quando c’è qualcosa di illegale, i servizi segreti hanno sempre la mani in pasta.
Con i fondi neri che derivano dall’esportazione illegale di droga e armi, le intelligence finanziano gruppi armati, li addestrano e li preparano per i vari scenari globali.
Qualche esempio? Negli anni Ottanta i mujaheddin, quando combattevano in Afghanistan contro il nemico russo, erano dipinti, dalla cricca massonica CIA & Hollywood, come eroi e combattenti per le libertà. Venivano definiti come la “resistenza afghana”, e la loro guerra decennale è stata finanziata segretamente dall’intelligence.

Proprio dalla CIA-mujaheddin nasce al-Qaeda, che non è il nome di un gruppo terroristico, ma il nome di un database (o meglio “la base”) con tutti i nomi dei mujaheddin e trafficanti internazionali di armi utilizzato da CIA e dai regnanti sauditi. Per essere più precisi, si trattava di due file: “Q eidat il-Maaloomaat” e “Q eidat i-Taaleemaat”, tenuti in un unico file “Q eidat ilmu'ti'aat”, abbreviato dagli arabi in al-Qaeda, che in arabo significa la base.
Da allora la base, al-Qaeda, ha continuato a ricevere segretamente supporto dalle varie intelligence ed è stata utilizzata nei vari scenari: nel 2000 in Serbia (Esercito di Liberazione del Kosovo) fino ai nostri giorni, nella infinita e dissanguante “Guerra al terrorismo”.

Al-Qaeda era un database che è diventato uno strumento militare pronto per essere usato quando serve.
L’élite ha sempre avuto la necessità di mantenere attiva la paura di qualsiasi genere.
Il nemico è utilissimo perché da una parte permette di guadagnare migliaia di miliardi di dollari per le spese militari, di sicurezza e difesa, dall’altra occupare i media e distrarre l’attenzione del grande pubblico e infine, far passare leggi repressive, antiliberali e antidemocratiche.
Prima si faceva tutto questo grazie alla Russia e alla Guerra Fredda, ora, dopo la caduta del muro di Berlino, hanno dovuto creare dal nulla un altro nemico, uno molto più subdolo, invisibile e feroce: il terrorismo.

Il terrorismo diretto e indiretto oggi viene utilizzato in qualsiasi situazione: è il classico nemico-amico camaleontico, adattabile e funzionale al Sistema. Apparentemente è un nemico quando uccide civili inermi (attentati, stragi, 11 settembre 2001, ecc.), ma diventa utile quando permette l’intervento militare successivo (Afghanistan, Iraq, ecc.).

L’invenzione dell’Asse del Male
Il 2 marzo 2007 il generale Wesley Clarck in una intervista a Amy Goodman, ha spiegato che l’amministrazione Bush aveva programmato di “far fuori” sette paesi dell’Asse del Male: Iraq, Libano, Somalia, Libia, Siria e Iran.
L’agenda dell’élite, a prescindere dai vari burattini (Bush, Obama e gli altri), è stata portata avanti in maniera sistematica, ad eccezione dell’ultima roccaforte: l’Iran. Tutti gli altri paesi, chi più chi meno, sono stati “liberati” e “occidentalizzati”.

L’ultimo paese sovrano ad eccezione dell’Iran, è la Siria che è sempre stata anche nella “lista nera” di Israele: è l’ultimo Stato arabo indipendente, secolarizzato e multietnico in Medio Oriente, fedele alleato dell’ex Persia e quindi un ostacolo per l’egemonia israeliana sulla regione.
Una verità molto scomoda è che tutti i governi arabi che rifiutano di sottomettersi al dominio occidental-israeliano vengono tormentati con attentati e destabilizzati di continuo, fino a essere costretti, se vogliono sopravvivere, a sviluppare un apparato di sicurezza che risulta totalitario. A questo punto, quando fa loro più comodo, le potenze occidentali e Israele possono evidenziare, con toni accusatori, la mancanza di “libertà” all’interno delle nazioni prese di mira e avviare il processo di rovesciamento. Viene per così dire, guardata la pagliuzza nell’occhio degli altri, ma non la trave nei propri.

Come nasce una Rivoluzione colorata?
Ogni Rivoluzione che si rispetti, ha un nome e un colore diversi: Rivoluzione di Velluto in Cecoslovacchia, Rivoluzione del 5 maggio in Serbia, delle Rose in Georgia, dei Tulipani in Kirghizistan, dei Cedri in Libano, Arancione in Ucraina, Zafferano in Myanmar, Verde in Iran e Viola in Italia.
Colori e nomi a parte, dietro c’è sempre lo stesso artista e il medesimo motto: Divide et Impera.

Prendendo spunto dall’ultima strategia di gioco messa in atto in Siria, ecco una breve panoramica che ben descrive però quello che realmente è successo. Tale modello è lo stesso messo in atto anche negli altri paesi.
Prima viene fondata una o più ONG, Organizzazione non-governativa, per creare un clima di protesta nel paese preso di mira; alcuni provocatori ben pagati organizzano manifestazioni di piazza, per poi sparare sulla folla allo scopo di alimentare le violenze; creare e pubblicare in Rete video artefatti che danno l’illusione della repressione da parte del governo; si procede con l’invasione delle città di confine con forze speciali e squadroni della morte; si fomenta la guerra civile e si fabbricano i pretesti per un intervento militare dell’ONU o della NATO; il socialismo arabo e il governo popolare viene rimpiazzato da un governo fantoccio nelle mani dei banchieri di Wall Street e della City di Londra. Infine le multinazionali firmano i contratti miliardari per la “ricostruzione“ e la “sicurezza”.

In questo modo distruggono dall’interno un paese sovrano, sostituiscono i legittimi governanti mettendo al loro posto un governo fantoccio totalmente controllato, depredano le risorse del sottosuolo (minerali, metalli, petrolio, gas, acqua, ecc.), e infine, ricostruiscono dalle macerie, guadagnandoci migliaia di miliardi di dollari.
Esportare la democrazia, è la scusa ufficiale per cancellare dalle carte geografiche tutti i governi indipendenti e sovrani, che potrebbero essere da esempio ad altri, mettendo a rischio il controllo globale, e dall’altra parte, l’intervento militar-industriale serve per accaparrarsi le risorse energetiche e/o minerarie.

Pochi sanno che il Regno Unito ha investito ben 500 milioni di dollari nell’intervento della Nato in Libia, e non certo per liberare la popolazione da una dittatura pluridecennale. Secondo il Dipartimento del Commercio e degli Investimenti i contratti per la ricostruzione del paese (sanità, educazione, elettricità e risorse idriche) ammontano a più di 300 miliardi di dollari.
La guerra e la successiva ricostruzione fa diventare ricchissimi, visto che il rapporto è 1:600, cioè investi 1 dollaro e ne porti a casa 600.
La strategia è perfetta e soprattutto ben oliata.

La “Rivoluzione siriana”, i media e le false flag
La rivoluzione è iniziata nel marzo 2011, quando sono scoppiati i primi scontri armati, ma è stata concepita molto tempo prima…
Questa rivoluzione è la copia carbone della maggior parte dei “cambi di regime” incoraggiati e fomentati dalla CIA: mercenari, sicari (vedere uno dei nostri precedenti articoli dal titolo “Il sicario dell’economia”), squadroni della morte pagati centinaia di migliaia di dollari per accendere la miccia, il tutto seguito da una campagna di bombardamento al momento opportuno.
Esattamente quello che è accaduto in Libia, con britannici e israeliani che hanno coordinato le loro risorse e condiviso le dotazioni di combattenti mercenari di al-Qaeda reclutati.
In Libia e Siria, i cecchini e i criminali che hanno sparato sulla folla e sulla polizia, erano soldati mercenari pagati per farlo.
I media mainstream totalmente allineati, alterano e modificano sistematicamente le notizie per farci credere quello che l’élite vuole che noi crediamo: a sparare sulla folla sono stati i militari siriani  o libici.

Inventare atrocità mai commesse è uno dei mezzi più antichi ed efficaci per ottenere il supporto ad una guerra. Un esempio di questa strategia sono le notizie che accusavano Muammar Gheddafi di avere colpito dei pacifici dimostranti con aerei da combattimento, facendo una strage e uccidendo più di 6000 civili, il doppio delle Torri Gemelle. Queste notizie sono state il pretesto per l’espulsione del governo libico dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e per realizzare i crimini contro l’umanità verificatisi successivamente in Libia.
Non stupisce sapere che una delle fonti di queste gravissime accuse è la Lega Libica per i Diritti Umani, che riceve sovvenzioni direttamente dal Dipartimento di Stato americano...
L’esercito russo ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che la zona dove sarebbe avvenuta la strage è monitorata costantemente dallo spazio con i loro satelliti, e nessun attacco ha mai avuto luogo! Avete sentito questa notizia? Non è mai avvenuta quella strage, quindi i media occidentali hanno riportato notizie false, inventate di sana pianta.

Le false flag o false bandiere, sono esattamente la strategia contraria: un attentato o una strage realmente accaduta, viene addebitata a qualcun altro. L’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 è la pietra miliare delle false flag: l’auto-attentato è stato artatamente addebitato a dei talebani, diventati per l’occasione piloti provetti di Boeing.
I giornalisti embedden continuano ancora oggi, dopo ben 11 anni, a riportare la versione ufficiale, quella cioè politicamente corretta: i cattivi sono stati i talebani, mentre i buoni sono gli americani.

Per avere maggiori informazioni e chiarirsi eventuali dubbi su Rivoluzioni e Primavere arabe consiglio i seguenti libri: “Rivoluzioni S.p.A.: chi c’è dietro la Primavera Araba” di Alfredo Macchi, Alpine studio e “Obiettivo Siria”, Tony Cartalucci e Nile Bowie, Arianna editrice.


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