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Presidente dell’Iran e l’Irangate
Marcello Pamio - 1 luglio 2005

Il “Washington Times” oggi riporta che il nuovo leader iraniano, Mahamoud Ahmadinejad, ebbe un ruolo chiave nel sequestro dei civili nell’ambasciata statunitense USA di Teheran nel 1979, e lo fa riportando le testimonianze di tre ostaggi di allora.
Tutti gli ex sequestrati, durante le interviste, hanno riconosciuto il neoeletto ultraconservatore come uno degli uomini del commando, addirittura come quello che li ha interrogati.
«Non appena ho visto la sua foto sul giornale – dice il colonnello in pensione Charles Scott -  ho saputo che era quel bastardo»[1]. «So che era uno di quelli che interrogavano»[2], sostiene invece Sharer, 64 anni, di Bedford, Iowa, che afferma di essere stato personalmente interrogato dall'attuale presidente iraniano, ma di non ricordare su cosa. Quello che ricorda bene è che «non era una brava persona»[3] e che li chiamò «cani e maiali»[4]. Lo ha precisato in un'intervista al programma Abc “Good Morning America”
All’epoca il neoeletto presidente iraniano aveva 23 anni ed era uno dei fondatori di un gruppo di studenti radicali che partecipò al sequestro nell'ambasciata americana a Teheran, afferma sempre il “Washington Times”.

Ma cosa è successo esattamente quel giorno?
E’ bene ricordare che la situazione in Iran in quel periodo era in pieno e totale subbuglio.
Il 16 gennaio 1979 lo Scià (sostenuto dagli Stati Uniti) abbandona in fretta e furia il paese, e rientra Khomeini dopo 15 anni di esilio. Inizia così la famosa rivoluzione khomeinista.
Il 4 novembre centinaia di manifestanti penetrano nell’ambasciata statunitense a Teheran e prendono in ostaggio 55 tra civili e funzionari perché vogliono l’estradizione dello Scià che si trova a casa degli amici americani, e precisamente a New York. Ad attenderlo infatti oltreoceano c’era la sua famiglia e forse anche qualche conto cifrato…
I sequestratori tengono gli ostaggi per ben 444 giorni.

Questa è la storia ufficiale che tutti sanno. Mancano alcune cosette che però i giornali dell’establishment come il Washington Times, si sono dimenticati casualmente di ricordare:
- Scandalo Irangate: all’epoca gli Usa vendevano armi agli iraniani (c’era la guerra con l’Iraq) e con i soldi ricavati finanziavano i Contras (truppe militari controrivoluzionarie) in Nicaragua. La guerra nel paese sudamericano provocò oltre 30.000 morti!
- In quel periodo l’amministrazione americana supportava militarmente l’amico Saddam Hussein. In pratica con la mano destra armavano l’Iran e con la sinistra l’Iraq. La guerra durata 8 anni provocò oltre un milione e mezzo di morti. In pratica gli Stati Uniti hanno lasciato che i due paesi (stranamente dell’OPEC) si distruggessero a vicenda. Ed è ciò che è avvenuto
- Per liberare gli ostaggi nell’ambasciata USA, il già direttore della CIA sotto la presidenza Carter, George Herbert Walker Bush (massone del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato), fece ritardare la consegna degli ostaggi fino all’insediamento del suo protetto e burattino Reagan perché sapeva che Carter avrebbe perduto le elezioni del 1980. Bush senior divenne infatti vicepresidente sotto Ronald Reagan quando Carter perdette proprio per non aver risolto la crisi degli ostaggi.

Il 16 gennaio del 1981 la Federal Reserve e la Banca d’Inghilterra (le Banche Centrali dei due paesi) trasferirono 7 milioni di dollari (5 milioni dalla Chase Manhattan Bank e 2 dalla Citibank, entrambe della famiglia Rockefeller) in un conto presso una banca iraniana a Teheran.
Dopo qualche giorno, il 21 gennaio del 1981, durante il discorso di insediamento Reagan annuncia la liberazione degli ostaggi!
Oltre ai 7 milioni di dollari furono inviate anche armi agli insorti iraniani…
Vorrei chiedere a questo punto al colonnello Charles Scott, ex ostaggio, che nell’intervista ha ringhiato giustamente contro l’attuale presidente iraniano, se è più bastardo un giovane di 23 anni che lottava per degli ideali seppur rivoluzionari, oppure un direttore della CIA che ha lasciato lui e altri 54 persone in ostaggio per ben 444 giorni per accaparrasi la poltrona di vicepresidente.
Ovviamente le interviste e le dichiarazioni non sono casuali, ma create ad hoc, per instillare odio e rabbia nei confronti del nuovo presidente e dell’ex Persia in generale. Nel 2000 l’Iran ha iniziato a scambiare petrolio in euro invece che in dollari, ed entro marzo 2006 dovrebbe nascere la prima Borsa petrolifera regionale che renderà «il paese il principale fulcro delle vendite di petrolio nella regione»[5].

Sono o non sono queste delle buone ragioni per intervenire militarmente nel paese?
Non vorrei che il nucleare fosse per l’Iran quello che sono state le armi di distruzione di massa per l’Iraq: scusanti per bloccare lo scambio di petrolio in euro e strategia geopolitica per controllare l’OPEC dal di dentro!


[1] Ansa 30/06/05 www.ansa.it/main/notizie/fdg/200506301347204828/200506301347204828.html
[2] Idem
[3] Reuters 30/06/05 www.reuters.com/locales/c_newsArticle.jsp?type=topNews&localeKey=it_IT&storyID=8941805
[4] Idem
[5] Hossein Talebi, direttore del settore tecnologia informatica della National Iranian Oil Company


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