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«Politichese»
e la legge Gasparri
di
Raffaele Bernardini
Gli
uomini della politica italiana parlano spesso, molto spesso, in
“politichese”, anche quando si tratta di problemi e provvedimenti
legislativi che dovrebbero essere spiegati in maniera assolutamente
chiara, pragmatica, tali da poter essere compresi, fin nei particolari,
da tutti i cittadini o, quanto meno, da quelle persone che hanno una
“cultura elementare”.
Il “politichese” fa comodo perché spiega tutto e niente. E’ una
terminologia che viene applicata a tutto campo, nei commenti e nei
dibattiti, con una qual certa tacita “connivenza” di giornalisti e
politologi, che spesso non desiderano “compromettersi” con i
politici , soprattutto quando si tratta di personaggi di rilievo o di
esponenti del governo.
In
tal modo, con tale comportamento, la gente, quella che viene definita un
po’ spregiativamente “comune”, non riesce a capire nulla di ciò
che dicono i politici, delle loro noiose “puntualizzazioni”. Parlano
per non farsi capire e questo riguarda, ahimé !,
tutto lo schieramento politico italiano, da destra a sinistra,
passando per il centro.
Ritengo inutile e controproducente essere ipocriti in materia politica.
Le cose vanno dette e precisate secondo come sono scritte, specie quando
si tratta di leggi, che debbono essere interpretate e spiegate
correttamente e non in maniera strumentale e tendenziosa.
Così
quasi sempre troviamo da una parte le facce note di personaggi del
governo e della sua maggioranza che “decantano” le iniziative del
governo e del suo “capo”, che illustrano demagogicamente il
“percorso berlusconiano” verso una “terra
promessa”, che oggettivamente non sembra proprio raggiungibile
finché vi sono al governo ministri
tipo Bossi e Castelli e, quali “portavoce”, personaggi come Bondi e
Schifani.
Ma anche dal versante dell’opposizione le cose non vanno bene e certe
spiegazioni vengono anch’esse erogate in puro “politichese”,
lingua che in Italia “accomuna” gli uomini politici di tutte le
parti. A sentire certe precisazioni o spiegazioni, la gente rimane
intontita, perplessa…e pare che molto spesso ( l’Auditel non lo
dice…) nelle trasmissioni specificamente politiche, coloro che si
addormentano davanti alla tv sono moltissimi, specialmente tra adulti ed
anziani, dato che molti giovani passano diversamente il loro tempo più
che ascoltare le “prediche” degli ospiti ( con gettone Rai di
presenza) di “Porta a Porta” o di “Excalibur” (si può concedere
qualche “attenuante” a Giovanni Floris, conduttore di “Ballarò”,
che cerca disperatamente di distinguersi…).
Il
“cuore” di questo mio discorso, per parlare di un problema di viva
attualità, riguarda la ormai famosa legge Gasparri, così chiamata dal
nome del pimpante ministro di A.N., esaltata dalla maggioranza e
vituperata e contestata ferocemente dall’opposizione. Su questa legge
se ne dicono di cotte e di crude e che sia anche incostituzionale . E’
comunque certo che la maggioranza degli italiani non ha capito proprio
un bel nulla di detta legge…Non ne parliamo di quei venti milioni di
italiani ritenuti “incolti”, che della tv forse riescono soltanto a
“capire” certe trasmissioni-spazzatura o “nazional-popolari”…
Per questi ultimi la legge Gasparri pare sia
scritta in arabo…Da
una parte si afferma che “esalta” il pluralismo, dall’altra che lo
distrugge per fare, more solito, gli interessi preminenti del Cavaliere
di Arcore e nostro presidente del Consiglio.
Ma dove sta, insomma, quella che si chiama la “verità” ? Qual è il
vero “spirito” della legge Gasparri? E’ costituzionale od
incostituzionale ? E’ pluralista o meno ? E perché si afferma che di
fatto distrugge la libertà d’informazione ? E che cosa poi significa
“tv digitale” e quali vantaggi o svantaggi provoca alla gente ? Come
ne esce il “servizio pubblico” dalle norme della legge in questione
? Ma possiamo ancora chiamare “servizio pubblico” quello che
fornisce la Rai ?
Bisogna
fare dunque chiarezza ed i politici si debbono rendere conto del
“grido di dolore” che proviene dalla “gente”, soprattutto quella
definita “comune”, alla quale per spiegare tutto non viene spiegato
niente…
La conseguenza la sconterà, a mio avviso, la politica che alle prossime
elezioni rischia di avere un forte calo nell’affluenza alle urne.
Astensioni dal voto che significano, in sostanza,
rifiuto netto o disinteresse dalla politica così come viene
praticata nel nostro Paese. E sarà questo un segnale allarmante nella
vita del nostro Paese ancora succube, ahimé !, del “politichese”.
Raffaele Bernardini