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Dal “Piano di rinascita piduista resta da realizzare solo la divisione giudici-pm

I test psico-attitudinali una vecchia idea di Gelli
Marco Travaglio – “La Repubblica” 11 novembre 2004

ROMA - Ha un padre nobile l'idea di sottoporre gli aspiranti magistrati a un «esame psico-attitudinale». Un padre nobile e venerabile: Licio Gelli. Se già lo scorso anno il Gran Maestro della P2, intervistato da «Repubblica», rivendicava il copyright sulle più recenti «riforme» e si felicitava per lo stato avanzamento lavori del suo «Piano di Rinascita democratica», ingiustamente bollato di golpismo negli anni '80 e ora riabilitato dal governo Berlusconi, oggi sarà addirittura entusiasta: anche la riforma dell'ordinamento giudiziario, oltre a quella della Costituzione, gli riconosce un ruolo di precursore indiscusso. Nel Piano, scritto da Gelli & C. intorno al 1976 e ritrovato nel 1982 nel doppiofondo della valigia della figlia Maria Grazia, si leggeva fra l'altro: «Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono: - la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; la normativa per l'accesso in carriera (esami psico-attitudinali preliminari)». Obiettivi entrambi centrati: la responsabilità civile fu istituita dopo il referendum craxiano dell'87; gli esami psico-attitudinali sono appena passati grazie alla «riforma» Castelli.

Ma non basta. Il Venerabile invocava la «responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del Pm». Fatto! La Castelli prevede una relazione annuale del ministro sull'attività delle Procure. Gelli suggeriva una «riforma dell'ordina giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati» e «separare le carriere requirente e giudicante». La Castelli risolve anche queste faccenduole.
Addirittura profetico era il Piano di rinascita a proposito dell'«ordinamento del governo»: la fotocopia della riforma costituzionale del «premier forte» appena approvata in prima lettura dalla Casa delle libertà, con la blindatura del premier che scioglie le Camere a piacere. Il venerabile Licio auspicava una «modifica della Costituzione per stabilire che il presidente del Consiglio è eletto dalla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del successore». Fatto! Il Nostradamus di Castiglion Fibocchi aveva previsto persino la nascita di un partito modello «club di natura rotariana ove siano rappresentati operatori imprenditoriali e finanziari». E invitava gli adepti a "favorire le città-satellite» (tipo Milano 2, per dire).
Ad «acquisire settimanali di battaglia» e a «coordinare molte tv da impiantare a catena per controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese». A «dissolvere la Rai Tv in nome della libertà di antenna». Fatto! Lievemente più prudere del confratello Silvio, Gelli si accontentava di pochi "ritocchi alla Costituzione", non potendo immaginare la riscrittura di 43 articoli in una baita del Cadore. Quanto alla politica fiscale, si limitava all'«abbattimento delle aliquote per le donazioni»: nel 2001 l'allievo ha superato il gran maestro e le ha direttamente azzerate. Persino il rientro dei capitali dall'estero è un'idea del Venerabile: «Concessione di sgravi fiscali – scriveva nel Piano – ai capitali stranieri per agevolare il ritorno di capitali dall’estero». Nel 2002, con lo “scudo fiscale”, è stato accontentato. 
Restano, purtroppo, alcuni punti del Piano ancora inapplicati. Per esempio la pretesa di riservare l'ingresso al «Club» a «uomini omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale» (in Parlamento siede una trentina di,condannati). 0 la proposta di una draconiana «legislazione anti-monopolio modello Usa». Che, se importata in Italia, vieterebbe a un privato di controllare più di una tv (figurarsi sei). A ripeterle oggi, quelle idee pericolose, Gelli passerebbe per comunista. Il test psico-attitudinale lo farebbero a lui.


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