|
La
verità sul petrolio nigeriano
Antonella Randazzo per www.disiformazione.it
- 11 dicembre 2006
A
causa del rapimento di tre italiani, lo scorso 6 dicembre, i
telegiornali hanno parlato della situazione nigeriana, ma senza far
comprendere cosa sta accadendo veramente. Hanno parlato di un paese
poverissimo, come se la povertà fosse una sorta di calamità naturale.
Hanno detto che il paese è ricchissimo di petrolio e di gas, ma non
hanno spiegato come mai un paese così ricco di risorse energetiche sia
così povero. Molti documentari e articoli “informativi” sulla
Nigeria (ad esempio la puntata di Leonardo
andata in onda su Raitre l’8 dicembre), hanno parlato di estrema
“arretratezza” del paese, inducendoci a pensare che essendo un paese
africano non ha avuto lo “sviluppo” dell’Europa. La giornalista
del programma Leonardo disse
che: “esistono bande per la libertà della Nigeria, peccato che esse
si mescolino con la comune criminalità”, facendo intendere che ciò
che accade in Nigeria è dovuto alla criminalità comune. I media
alimentano l’etnocentrismo europeo e il razzismo, pur di tenere
nascosta la vera condizione dell’Africa.
La
verità è che il popolo nigeriano è vessato da un sistema criminale
che gli sottrae le ricchezze e lo priva delle condizioni minime di
sopravvivenza. L’Agip partecipa attivamente a questo sistema
criminale, pagando milizie paramilitari che non esitano ad uccidere
civili. Nei nostri media fanno notizia soltanto i rapimenti di persone
che lavorano nella struttura petrolifera, mentre le centinaia di vite
spezzate dai paramilitari dell’Eni e delle altre Corporation non
generano alcun interesse. Darne notizia farebbe emergere qualche dubbio
sull’operato delle Corporation che si appropriano delle risorse
dell’Africa. I media (quelle poche volte che danno notizie
sull’Africa) parlano genericamente di “corruzione” dei governi
africani, ma non approfondiscono mai il discorso. Se esistono corrotti
devono per forza esistere anche i corruttori e le vittime. Nessun
telegiornale dice che i corruttori sono le Corporation (anche l’Eni),
e che le vittime sono le popolazioni, costrette a vivere in condizioni
di miseria e di degrado a causa della corruzione. La Nigeria
è il primo produttore di petrolio in Africa, e il sesto esportatore nel
mondo, ma la maggior parte della popolazione vive in condizioni di
estrema miseria. Oltre il 30% degli abitanti è analfabeta e la
disoccupazione tocca livelli del 70%.
L’Agip
agisce con metodi propri dei gangster (come le altre Corporation) e
inventa persino false notizie per depistare e nascondere la verità. La
giornalista Anna Pozzi si è interessata alla situazione dell’Agip in
Nigeria e il 30 marzo del
I
lavoratori nigeriani morti a causa di incidenti sono assai numerosi.
Alla fine degli anni Novanta si ebbero diversi incendi nei pozzi dell’Agip,
con una quantità impressionante di persone arse vive, ma i media
italiani non se ne occuparono.
Il 21 giugno del 2005, le Comunità del Delta del Niger e i Friends of
the Earth della Nigeria (Era) presentarono all’Alta Corte Federale
della Nigeria una denuncia contro il governo nigeriano, contro la
compagnia petrolifera di Stato (Nigerian National Petroleum
Corporation-NNPC) e i suoi partners (Agip, Shell, Chevron, Esso e
Total), per porre fine alla pratica altamente inquinante del gas
flaring, ovvero la combustione in torcia del gas che fuoriesce dai
pozzi petroliferi. Tale pratica, immette nell’atmosfera una quantità
enorme di gas serre. Nel novembre del 2005, un giudice nigeriano
dell’Alta Corte federale ha emesso un documento giudiziario che
considera il gas flaring, come
una tecnica che “va contro il diritto alla vita, alla salute e alla
dignità”.
Nel
2004, l’Agip è stata esclusa dagli indici che indicano l’operato
socialmente responsabile degli investitori (FTSE4Good), per aver
demolito una bidonville dove vivevano 5.000 persone, rimaste senza casa.
La costruzione degli oleodotti dell’Agip ha costretto diverse tribù,
come gli Otari e gli Iyak a perdere le loro terre e a rimanere senza
alcun mezzo di sostentamento.
Le associazioni per i diritti umani denunciano una lista lunghissima di
abusi e di crimini commessi dalle Corporation contro la popolazione
nigeriana.
Le notizie relative ai gruppi di nigeriani che lottano per cambiare la
situazione sono assai frammentarie e confuse. Di sicuro le proteste e le
sollevazioni popolari sono numerose, e ogni Corporation reprime con
proprie milizie private. Le iniziative popolari di protesta sono
diverse. Ad esempio, nel 2002, migliaia di donne delle comunità dello
Ijaw, Itsekiri e Ilaje occuparono alcune strutture della ChevronTexaco
per chiedere la fine dell’inquinamento e il risarcimento per i danni
causati. Le donne furono represse duramente anche se riuscirono a
negoziare poche concessioni.
Esistono
anche gruppi di Resistenza indigena organizzata. Il gruppo militante più
numeroso è quello dagli Ijaw, che da tempo cerca di trovare nuovi
accordi con le Corporation, per ottenere una minima redistribuzione
della ricchezza che deriva dalla vendita del greggio.
Negli ultimi anni sono stati organizzati diversi sequestri di personale
nigeriano, europeo e americano. Solo nel 2006, sono avvenuti i sequestri
di almeno 60 persone straniere e nigeriane. Il rapimento dei tre
italiani e di un libanese è avvenuto in seguito ad un attacco alla
stazione di pompaggio dell'Agip nello stato di Bayelsa. Gli ostaggi sono
lavoratori della Nigeria Agip oil company (Naoc), e sono stati catturati
in seguito ad un conflitto a fuoco, in cui le milizie dell’Agip hanno
aperto il fuoco e gli assalitori hanno risposto. Il sito dell’Agip
rende noto che un libanese è rimasto ucciso, mentre tre italiani e un
altro libanese sono stati presi in ostaggio.
Ogni
caso di rapimento andrebbe analizzato per verificare se si tratta di
bande che hanno scopi di estorsione oppure di tentativi della Resistenza
indigena di negoziare. Quando chiedono il risarcimento per i danni
ambientali o vogliono cambiare la situazione nigeriana chiedendo di
limitare il potere delle Corporation (come nel recente caso dei tre
ostaggi italiani), si tratta della Forza di volontari del popolo del
Delta del Niger (Ndpvf) o di gruppi affini. Secondo fonti Misna, le
autorità locali starebbero trattando con i rapitori, ma non si precisa
se c’è l’intenzione da parte della Corporation di cedere alle
richieste dei rapitori. Lo scopo dei rapimenti è anche quello di far
parlare della situazione nigeriana. Si tratta di un metodo ingenuo se si
pensa che le stesse persone che controllano le Corporation hanno il
potere mediatico di manipolare le informazioni. Di
sicuro, queste persone approfittano di questi fatti per criminalizzare
gli indigeni attraverso i media occidentali. Quello che colpisce è che
mentre di solito i giornalisti dei telegiornali corredano le notizie con
interviste alla gente comune oppure alle autorità locali, quando si
tratta dell’Africa non intervistano nessuno e si limitano a far vedere
immagini di repertorio. Ciò avviene principalmente per non far capire
qual è la vera situazione del paese. I media occidentali sono indotti a
comportarsi come se il popolo africano non esistesse, e come se non vi
fosse alcun governo locale. Il dramma è che davvero non esiste alcun
vero governo (solo governi fantoccio), e che la vita degli africani
viene considerata priva di valore.
Quasi
tutti i sequestri si sono sempre risolti col rilascio degli ostaggi.
Soltanto ad agosto e a novembre persero la vita un ostaggio nigeriano e
un ostaggio britannico, durante non meglio precisati blitz delle forze
governative. Oltre ai rapimenti vengono attuati anche attacchi alle
stazioni petrolifere e sabotaggi.
Occorre essere prudenti nel valutare i gruppi della Resistenza, e
considerare che in tutto il Terzo Mondo vengono creati dalle stesse
Corporation falsi movimenti di resistenza, per terrorizzare la
popolazione e screditare ogni lotta indigena.
Anche
il governo nigeriano utilizza diversi metodi per indebolire la
popolazione e costringerla a rassegnarsi all’ingiustizia e alla povertà.
Il 19 giugno del 2003, si verificò un incidente terribile che provocò
la morte di oltre 400 persone, nello stato di Abia (Nigeria
meridionale). Il governatore della regione disse: “Questo non è un
disastro. Questo è un caso di persone che stavano derubando il governo.
E' terribile che esseri umani ne siano coinvolti... gente spinta dalla
povertà. Ho avvertito i leaders tradizionali di questa regione di
mettere in guardia [la popolazione]. Ma certo non si può biasimare
gente affamata - possano le loro anime riposare in pace”.
Colpisce la frase “stavano derubando il governo”, e l’ammissione
che la popolazione vive in estrema povertà. I governi corrotti hanno la
caratteristica di considerare il potere di governo come un’entità
esterna al popolo, che tutto possiede e che tutto può gestire come
vuole.
Quel
giorno era accaduto che alcuni nigeriani, spinti dalla disperazione,
avevano sottratto petrolio. In base alle testimonianze, alcune centinaia
di persone stavano sottraendo carburante da un oleodotto che perdeva,
all’improvviso, non si sa come, una scintilla ha provocato
l’incendio. Il dubbio è che la falla sia stata aperta
volontariamente. Diversi giorni prima, Innocent Ugoagha, un membro della
tribù Amaokwe, aveva avvertito i responsabili del Consiglio di governo
locale dell’esistenza della falla nell'oleodotto.
Dopo il terribile incidente, il governo si è limitato ad
istituire l’ennesimo corpo militare per arrestare chiunque fosse
trovato con taniche di benzina. Secondo l’organizzazione Environmental
Rights Action (Era), si tratta di tecniche per criminalizzare la
popolazione: “Il disastro di Amaokwe si poteva evitare, invece le
autorità di limitano a parlare di sabotaggio: criminalizzare la
popolazione è una comoda scusa”.[1]
Oltre
all’Agip, in Nigeria operano anche
[1] Il manifesto, 26 settembre 2003.