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Petrolio
musulmano, dollaro di carta straccia
Tratto
da Borsari.it
Quasi
tutti gli altri paesi occidentali (con l'esclusione dell'Inghilterra,
che è esportatrice), si trovano in una situazione simile.
Cosa
significa?
Una
cosa molto semplice: se, per ipotesi, il petrolio fosse
"gratis", Italia, Stati Uniti e gli altri paesi occidentali
importatori di petrolio, vedrebbero aumentare la loro ricchezza (il Pil)
dell'importo risparmiato (40 miliardi per l'Italia, 300 per gli Usa, etc..).
Un sacco di quattrini.
Dall'altra
parte, i paesi esportatori, soprattutto quelli che non hanno altre
risorse, precipiterebbero nella miseria più nera.
Viceversa,
se il petrolio aumentasse ancora di prezzo (rispetto ai 58 dollari
attuali), i paesi importatori cederebbero ulteriore quote della loro
ricchezza ai paesi esportatori; se, ad esempio, il petrolio raddoppiasse
ancora di prezzo (oltre i 100 dollari per barile), ipotesi tutt'altro
che peregrina, l'Italia spenderebbe 80 miliardi di euro l'anno (poco
meno dell'8.0% del Pil) per comprare il petrolio che gli serve, e gli
Stati Uniti 600.
In poche parole: i paesi importatori diventerebbero molto più poveri e
quelli esportatori molto più ricchi, ridisegnando, in tal modo, la
geografia politica-economica del mondo.
Gli Stati Uniti, in particolare, hanno già un deficit con l'estero
(esportazioni - importazioni) di circa 800 miliardi di dollari (poco
meno dell'8.0% del loro Pil) e, in quell'ipotesi di raddoppio dei prezzi
petroliferi, vedrebbero il loro deficit crescere fino a quasi 1100
miliardi di dollari (il 10.0% circa del loro Pil). Sarebbero, in poche
parole, un paese prossimo alla bancarotta.
Non
esiste, nella storia economica del mondo, un esempio di un paese che sia
riuscito a sopravvivere con un deficit con l'estero tanto alto.
In che modo potrebbero "difendersi" gli Stati Uniti dalla
bancarotta?
Aumentando la ...... "produzione" di dollari: stampando altra
"carta" con cui pagare le proprie importazioni di petrolio (ed
altro).
Finché troverà ........ "polli" che accetteranno quella
"carta".
Mi
spiego?
Fintantoché il dollaro verrà considerata una moneta affidabile e sarà,
quindi, accettato in pagamento per le merci ed i servizi ricevuti, lo
zio Sam potrà continuare a stamparne in quantità sufficienti a colmare
(in tutto o in parte) quel deficit tra esportazioni ed importazioni.
Ma, cosa succederebbe, il giorno in cui i fornitori degli Stati Uniti
(esportatori di petrolio in testa) non ritenessero più affidabile il
dollaro (in quanto inflazionato da ..... troppa "carta" in
circolazione) e volessero essere pagati in altra valuta (ad esempio in
euro), oppure direttamente in oro?
Succederebbe che il valore di cambio del dollaro precipiterebbe
immediatamente a livelli oggi inimmaginabili e, tutti quelli che
detenessero (a quel momento) la loro ricchezza in dollari, sarebbero, di
colpo, "ripuliti" di gran parte dei loro averi.
Se,
ad esempio, il cambio dollaro-euro passasse da 1.2 (attuali) a 2.4, la
ricchezza americana (il Pil) si dimezzerebbe di colpo e, gli Stati Uniti
non sarebbero più il più ricco paese del mondo.
Quando Saddam Hussein cominciò a pretendere il pagamento in euro (e non
più in dollari) per il suo petrolio, l'amministrazione Bush lo accusò
immediatamente di essere un fiancheggiatore di Al Qaeda (e non era vero)
e di possedere armi di distruzione di massa (e non era vero neanche
questo), in modo da avere una scusa "presentabile" al mondo,
che giustificasse l'attacco militare all'Iraq e la destituzione di
Saddam Hussein.
Se l'esempio di Saddam Hussein (di richiedere il pagamento in euro)
fosse stato seguito dagli altri paesi produttori di petrolio, gli Stati
Uniti avrebbero visto precipitare la loro situazione economica, nella
maniera spiegata sopra.
Ecco perché dovevano dare una "lezione" esemplare: ne
"bastoni" uno, per educarne 100.
E'
ovvio, tuttavia, che all'aumentare del prezzo del petrolio (e, quindi,
del deficit americano) il problema di "affidabilità" del
dollaro si presenterà, prima o poi, in tutta la sua drammatica attualità
e, dunque, le "guerre preventive" (come quella contro l'Iraq)
non saranno più sufficienti ad impedire il crollo del dollaro. Ecco
perché è necessario che gli Stati Uniti diventino autosufficienti dal
punto di vista degli approvvigionamenti di petrolio.
Ma, mi direte, come può essere autosufficiente un paese che produce 7,5
milioni al giorno di barili di petrolio, e ne consuma 20.0?
In effetti, allo stato attuale sembrerebbe impossibile; a meno che
...... a seguito delle varie guerre di "esportazione della
democrazia", gli americani non si "impossessino"
(sottraendolo ai legittimi proprietari) del petrolio mancante.
Facciamo
quattro conti: 20.0 - 7.5= 12.5 milioni di barili al giorno è quanto
serve allo zio Sam per essere autosufficiente.
L' Iraq ne può produrre 2.6 milioni al giorno, l'Iran 3.4 milioni e
l'Arabia Saudita 8.7 milioni. Questi tre produttori, da soli, bastano ed
avanzano per assicurare tranquillità d'animo e certezza di
approvvigionamenti (in dollari) all'America.
In Arabia ci sono già le basi militari americane (appoggiate da un
regime tanto amico, quanto tirannico e corrotto) e, quindi, quei pozzi
di petrolio possono essere, agevolmente, "controllati"; in
Iraq, i marines hanno appena svolto il loro lavoro ed hanno
"democraticamente" requisito i pozzi petroliferi di proprietà
degli iracheni.
Resta l'Iran; ma occorre una buona scusa per attaccarlo ed
"esportare", anche li, la democrazia occidentale.
Ecco,
dunque, che si comincia a parlare di impianti iraniani in grado di
produrre bombe nucleari e della necessità di "neutralizzare"
quella minaccia prima che diventi troppo pericolosa; c'è necessità,
anche qui, di un "attacco preventivo" in difesa della pace e
della democrazia.
Più o meno la stessa "balla" utilizzata in Iraq.
E, nel frattempo, i mass media di tutto il mondo occidentale, battono
sul tasto "religioso": quelli (i paesi produttori di petrolio)
sono musulmani, mentre noi siamo cristiani.
Il loro profeta (Maometto), viene presentato come un personaggio da
fumetti (in modo che quelli s'incazzino), ed il nostro messia (Gesù) è
innalzato al rango di "unico" inviato da Dio (in modo che noi
ci sentiamo superiori a loro).
Sicché, dopo tanto turbinare di messaggi mediatici, balle religiose ed
invenzioni di minacce inesistenti, ognuno può scegliere il motivo per
cui sia legittimo fare guerra ai musulmani (per far trionfare la nostra
verità religiosa, per esportare la nostra democrazia, per difenderci da
una minaccia nucleare etc...) e nessuno pensi alle cose che, invece,
dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti: il petrolio che loro hanno e
noi no e la minaccia all'affidabilità del dollaro, da cui dipende
l'intera economia americana.
D'altronde, le guerre sono sempre state "vestite" di nobili
ideali, mentre, in realtà, si sono sempre fatte per il più banale dei
motivi: appropriarsi della ricchezza altrui.
Ed
anche questa, come ho spiegato, non fa differenza.