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Predatori
di bambini: turismo e pedofilia
A cura della redazione di
ReporterAssociati
www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=5439
Il
fenomeno della prostituzione infantile non è purtroppo una novità.
Esistono testimonianze, risalenti addirittura al XV
secolo, che indicano come questo turpe commercio ai danni di chi non può
difendersi sia una costante nella storia dell'Umanità. Ai nostri giorni
il dito viene puntato contro il turismo internazionale, fondatamente
considerato il massimo responsabile del fatto che oltre due milioni di
bambini vengano costretti a prostituirsi, di questi 500.000 vivono in
Brasile e il resto soprattutto nell'Asia meridionale e orientale. Il
giro d'affari di questa "nicchia"
di mercato sommerso si aggira attorno ai cinque miliardi di dollari, e i
"clienti"
provengono dai paesi più ricchi della Terra: Stati Uniti, Germania,
Giappone, Australia, Regno Unito.
Questa inqualificabile attività criminale ha assunto dimensioni globali
a partire degli anni '70, con la crescita economica dei paesi
industrializzati e l'abbassamento dei costi dei biglietti aerei e le
mille offerte dei tour operator
globali. Così oggi, in poche ore, i turisti del sesso possono
raggiungere il Brasile, la Tailandia o le Filippine, dove la miseria
spinge migliaia di famiglie, spesso tratte in inganno, a cedere i propri
figli agli intermediari dei bordelli
delle capitali.
Le
cause dell'offerta di prostituzione infantile sono da cercarsi quasi
esclusivamente nella povertà.
Nella stragrande maggioranza dei casi, i bambini provengono da paesi
remoti dell'entroterra. Qui sono stati comprati ai loro genitori per
cifre irrisorie da intermediari che di solito dichiarano di volere il
bambino per impiegarlo in città come personale domestico. Per la
famiglia è una bocca in meno da sfamare e un piccolo capitale
inaspettato, per il bambino il quasi sicuro approdo in pochi giorni in
un bordello. Come negli altri rapporti economici Nord-Sud,
quanto più povero è il paese di origine, tanto più alto è il
beneficio ottenuto con l'esportazione del bambino. Nelle zone di confine
tra Tailandia, Birmania e Cambogia, si è sviluppata una florida
economia che si basa sui traffici di droga e di bambini destinati a
rifornire le case chiuse delle note città tailandesi frequentate dal
turismo internazionale.
Ma ovviamente il fenomeno della prostituzione infantile non riguarda
soltanto i ricchi turisti occidentali. In Brasile, Venezuela e Colombia,
esistono bande specializzate nell'acquisto o sequestro di bambine per
rifornire i bordelli dei centri minerari in Amazzonia. Sui paesi arabi
non si hanno notizie certe, ma è noto il traffico di bambini razziati
in Sudan ed esportati come schiavi in Arabia Saudita, Marocco, Egitto.
Anche i mille conflitti dell'Africa sono il pretesto per il sequestro di
bambini che diventano prima schiavi sessuali dei vari eserciti, e poi,
se sopravvissuti, baby-soldati.
L'Interpol
sta seguendo da anni questo spaventoso fenomeno, e ha tracciato una
mappa che mette in risalto i paesi di origine dei pedofili, le
destinazioni privilegiate, la criminalità organizzata e l'uso dei
moderni mezzi telematici, come la rete Internet, che agevolano il
collegamento tra l'offerta e la domanda.
Il giornalista tedesco Dirck Schumer ha definito coloro che praticano la
pedofilia all'estero "predatori di bambini",
e ha pubblicato nel 1998 un'inchiesta-choc
che svela i meccanismi che portano persone dalla vita per così dire
"regolare"
ad essere pedofili lontano da casa. Esiste un nesso, è stato rilevato
dagli esperti internazionali, tra la diffusione del turismo sessuale nel
Sud del mondo e i casi di pedofilia criminale registrati ultimamente in
Europa. Chi in un posto lontano da casa sa di avere diritto di vita o di
morte su un bambino, "importa"
a casa propria un meccanismo psicologico difficile da controllare.
Secondo dati del Governo federale tedesco, in Germania sono circa 50.000
le persone che consumano regolarmente pornografia infantile e che si
recano all'estero in località dove l'offerta di questo tipo di
perversione viene soddisfatta senza grossi rischi. Il noto pedofilo
belga Dutroux, secondo i rapporti di polizia, si era recato in Brasile
rimanendo però "deluso".
Era difficile nel paese sudamericano trovare bambine magre, pallide e
bionde come piacevano al mostro, secondo la testimonianza di diverse
persone che avevano ascoltato pubblicamente queste affermazioni. Se
Dutroux avesse avuto altri gusti e avesse frequentato più a lungo il
Brasile o la Tailandia o lo Sri Lanka, molto probabilmente non sarebbe
stato mai fermato.
Nei
bordelli di Pattaya o Manila, l'assistente sociale belga France Botte (autrice
de "La notte dei coccodrilli"),
ha intervistato baby-prostitute
di 8-10 anni
con i corpi martoriati dalle bruciature di sigarette o addirittura con
piccole mutilazioni sessuali. In Brasile, il giro della prostituzione
infantile si nutre di "meninos da rua",
i bambini di strada che a migliaia si aggirano senza fissa dimora nelle
metropoli del paese. Qui è facile trovare bambine di otto anni che si
prostituiscono sotto il controllo di "protettrici"
dodicenni.
Questi bambini, spesso che non risultano all'anagrafe, vivono una breve
vita d'inferno presto consumata da malattia e violenze, e la loro
scomparsa non viene nemmeno registrata. Molto spesso l'unica via di fuga
per questi piccoli è la droga dei poveri, la colla da bricolage
o da calzolaio e il crack.
Da rilevamenti fatti a campione in Tailandia, circa il 50% delle baby-prostitute
sono state contagiate dal virus HIV
ed è prassi comune che quando cominciano a farsi notare i primi sintomi
della malattia, vengono eliminate senza lasciare traccia.
Negli ultimi anni la sensibilità dei paesi di provenienza dei pedofili
è largamente aumentata a partire delle campagne coordinate da ECPAT (End
Child Prostitution on Asian Tourism),
il principale network internazionale
attivo su queste problematiche. La Svezia ad esempio, ha spedito
poliziotti e assistenti sociali nelle città più colpite del fenomeno
in Asia.
Questo
principio rivoluzionario
sposta la responsabilità penale dal paese dove si commettono i reati al
paese di residenza, dando una dimensione internazionale a una tipologia
di crimine che difficilmente viene perseguita dove la corruzione aiuta
le persone a sfuggire alle proprie responsabilità.
La Commissione Europea, che ha organizzato pochi mesi fa a Bruxelles il
primo Meeting
continentale riguardante la lotta alla pedofilia nel turismo, punta
anche sull'informazione ritenendo che la pratica della pedofilia nei
paesi terzi sia causata da problemi patologici individuali ma anche da
un diffuso atteggiamento di disprezzo più o meno conscio verso le
persone dei paesi più poveri. I pregiudizi negativi che descrivono tali
società come caricature dove tutto è permesso a chi ha soldi, cosa
peraltro realistica in più di un caso, finiscono per legittimare azioni
che nessuna persona normale si azzarderebbe mai a giustificare nel
proprio paese. In questo senso è rivoluzionaria la legislazione che
l'Italia ha appena approvato per perseguire al rientro in patria coloro
che commettono reati di pedofilia all'estero.
D'ora
in poi, se ci sarà una denuncia per pedofilia contro un cittadino
italiano all'estero, indipendentemente dall'esito dell'iter giudiziario
locale, dovrà fare i conti con la giustizia italiana al rientro. Di
difficile interpretazione sono invece i dati emersi dalla prima
inchiesta sul turismo sessuale a danno dei bambini condotta dall'Unione
Europea.
Stupisce il livello di informazione medio degli europei rispetto al
grande riserbo, o forse pudore, che si ha verso questo argomento. Il 94%
del campione di cittadini dei 15 paesi dell'UE considera moralmente
inaccettabile il turismo sessuale, e il 63% ritiene che si possa
evitare. Per quanto riguarda le cause dell'offerta, il 72% la collega
alla povertà dei paesi del Sud del mondo, seguita dall'esistenza di
reti criminali. Sulle ricette il campione si spacca, il 38% tende alla
repressione mentre il 36% alla prevenzione, infine, ben il 54% del
campione dichiara di essere disponibile a cambiare luogo di vacanze se
scoprisse che si pratica la prostituzione infantile.
Finora sono state avviate campagne di sensibilizzazione nel Nord Europa,
soprattutto sugli aerei che viaggiano in Asia e Brasile e sono stati
finanziati diversi programmi di cooperazione destinati a dare una mano
ai bambini strappati alle reti criminali della prostituzione. Sono state
costruite ad esempio case-alloggio
per accogliere i piccoli strappati alla malavita a Calcutta (India),
Bogotà (Colombia), Olinda (Brasile)
e Nairobi (Kenya)
ma si è ancora molto lontani dal raggiungimento di risultati concreti.
Il
turismo sessuale, che abbia per oggetto bambini o adulti, è una delle
tante facce dello squilibrio economico mondiale che divide le persone
tra "compratori"
e "venditori", anche
della dignità umana.
Per
ulteriori informazioni e approfondimenti:
“Associazione Italiana Turismo Responsabile” (AITR)
via E. Breda 54
20126 Milano
Tel 02 25785763
Fax 02 2552270
E-mail:
info@aitr.org