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Impunità
farmaceutica
“The Guardian” (GB) – tratto
da “Internazionale” 544, 18 giugno 2004
La
decisione del procuratore generale di New York di citare in giudizio la GlaxoSmithKline
per “frode
ripetuta e persistente" è una grande sfida alle aziende
farmaceutiche. Distratti dalla modestia della multa richiesta -
l'equivalente dei profitti realizzati dalla Glaxo vendendo ai bambini il
suo antidepressivo Paxil - siamo stati tentati di liquidare il caso
considerandolo poco importante. Per un'azienda
che vale cento miliardi di euro, la multa di 210 milioni (questo
il valore stimato delle vendite di Paxil ai minori di 18 anni), sarebbe
infatti irrisoria.
Se
la Glaxo avesse da temere solo questo, si potrebbe archiviare
l'episodio come imbarazzante. Ma scegliendo di accusarla formalmente di
frode, il procuratore di New York potrebbe cambiare il modo in cui le
grandi case farmaceutiche commercializzano e vendono i loro prodotti. Al
cuore del procedimento ci sono infatti le accuse secondo cui la Glaxo
avrebbe deliberatamente tentato di insabbiare i risultati di alcuni
studi scientifici, in base ai quali il Paxil non solo era inefficace, ma
poteva spingere al suicidio. Insomma, il procuratore Spitzer ha in
mano una pistola fumante: si tratta di alcuni memorandum della Glaxo, in
uno dei quali è scritto a chiare lettere che l'azienda intendeva
"gestire oculatamente la diffusione dei dati, in modo da ridurre al
minimo le potenziali conseguenze negative sul piano commerciale".
La
Glaxo respinge le accuse. Ma per il procuratore Spitzer un'azienda
che non informa i medici su tutti gli effetti possibili di un
farmaco è colpevole di frode. A incoraggiarlo ci sono altri
procedimenti intentati negli ultimi tempi: per esempio la Pfizer,
il più grande gruppo farmaceutico mondiale, ha dovuto pagare una
penale di 240 milioni di euro per aver promosso un farmaco privo di
effetti terapeutici. La stessa Glaxo è sotto inchiesta in Italia in
relazione a dei regali illeciti ai medici per una cifra stimata in 225
milioni di euro.
Lo stato di servizio del procuratore Spitzer è significativo: lui che
ha costretto le banche di Wall Street a rendere conto lei loro misfatti,
spingendole a modificare alcune prassi poco corrette. Il suo tentativo
di fare pulizia nel mondo delle grandi case farmaceutiche merita
sostegno. Non si deve permettere alle industrie farmaceutiche di
comportarsi come i pubblicitari
che lavorano per i teatri del West End londinese, che scelgono
le recensioni favorevoli e scartano le altre. La posta in gioco
in questo caso è troppo alta.